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Dragonball: un romanzo cinese
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Dragonball: un romanzo cinese

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Saggi - saggio (38 pagine) - Da Viaggio in occidente a Dragonball, dalla tradizione popolare cinese a uno dei manga più popolari


La leggenda più popolare dell’estremo Oriente incontra il manga e anime più famoso degli anni ‘90.

La storia dà vita alla leggenda; la leggenda diventa romanzo; il romanzo si trasforma in opera animata.

Dal Xīyóujì (西游记 Viaggio in Occidente) a Dragon Ball, cambiano i tempi e muta la forma, ma il messaggio ed il significato di questa leggenda rimangono validi ancora oggi.


Matteo Scrima nasce a Cattolica il giorno 11 Settembre 1985, benché sia sempre cresciuto e abbia sempre vissuto nella città di Pesaro, dove vive, convive con Sara e lavora stabilmente ancora oggi.

Di formazione linguistica, nel 2008 completa gli studi al corso di laurea in Lingue e Civiltà Orientali, facoltà che gli ha permesso di sviluppare ed approfondire la passione per le culture dell’estremo Oriente. Appassionato tre le altre cose anche di fumetti ed animazione, approccia il mondo dell’editoria con la propria Tesi di Laurea, che funge da trait-d’union tra queste due passioni, creando un mix di culture “geek” ed Orientale.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateJul 7, 2020
ISBN9788825412758
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    Dragonball - Matteo Scrima

    Orientale.

    Introduzione

    Nella nostra cultura il romanzo ha sempre avuto un ruolo predominante. Fascino e semplicità nel linguaggio lo hanno reso il genere più diffuso all’interno del ceto medio, spesso privo delle conoscenze letterarie per apprezzare l’arte poetica. Nato come forma prediletta per la narrazione di lunghe storie, avventure e gesta eroiche, esso ha trovato, lungo i secoli, nuovi spunti e nuove ispirazioni. Ai nostri giorni si possono trovare romanzi di ogni genere, dallo storico al fantasy, dal rosa al giallo, dal politico al futuristico.

    Il romanzo raggiunge un pubblico piuttosto ampio, giovani, adulti ed anziani, uomini e donne senza distinzione; eppure non raggiunge i bambini, i quali vengono disorientati dalla complessità della trama e dalla lunghezza della narrazione. Per questo sono state create versioni semplificate o ridotte dei maggiori romanzi, rivolte appunto a quella fascia di lettori che, altrimenti, non ne sarebbero partecipi.

    Ma c’è un’altra forma di rappresentazione, non cartacea, che attira maggiormente l’attenzione dei più piccoli: il cartone animato. Grazie alle innovazioni tecniche della seconda metà del secolo scorso, quest’arte visiva ha avuto un rapido sviluppo ed un ampio successo che ancora oggi continuano. Le storie rappresentate in questa maniera, oltre ad affascinare i bambini, spesso attraggono anche i grandi, poiché il cartone animato aggiunge al romanzo l’immediatezza ed il coinvolgimento non solo emotivo ma anche sensoriale (visivo) dello spettatore. Per questa capacità di coinvolgere il pubblico, sempre più spesso con tale tecnica vengono riproposte versioni animate di grandi romanzi o realizzate storie animate tratte da spunti romanzeschi.

    È questo il caso di Viaggio in Occidente (Xīyóujì; 西游记), romanzo cinese di epoca Míng (1368-1647) che nasce da leggende tradizionali molto diffuse tra la popolazione. Quest'opera è stata fonte di ispirazione per innumerevoli animazioni sia in Cina sia in Giappone. In alcuni casi si tratta di lungometraggi animati che narrano la storia del romanzo; in altri si tratta di serie animate, a volte anche molto lunghe, che colgono alcuni spunti dal romanzo (personaggi, trama, eventi singoli, etc etc) ma si sviluppano in maniera differente. Nel nostro caso analizzeremo una di queste serie animate, molto famosa durante gli anni ‘90 del XX secolo, per cercare di individuare cosa abbia tratto dal romanzo e come lo abbia trasformato.

    Questo studio intende, quindi, analizzare comparativamente il romanzo cinese Viaggio in Occidente attribuito a Wú Chéng’ēn e la serie animata giapponese Dragon Ball, tratta dall’omonimo fumetto manga di Akira Toriyama.

    Il romanzo cinese

    Il romanzo ha sempre assunto, in Cina, un ruolo secondario rispetto agli altri generi letterari maggiori, ovvero poesia, scritti filosofici e prosa storica.

    La conoscenza mnemonica di questi generi, infatti, era richiesta agli Esami Imperiali per l’ammissione alle cariche istituzionali. Chi voleva diventare funzionario pubblico e far carriera politica era tenuto a conoscere interamente i classici Confuciani; inoltre doveva dimostrarsi capace di esprimersi in doti letterarie, pittoriche e calligrafiche, spesso commiste alla poesia,¹ ed essere esempio di probità nel rispetto dei valori morali dettati da Confucio. La virtù (德) di un letterato era valutata sulle sue produzioni artistiche. Il letterato era burocrate; l’arte non era fine a se stessa, ma era strumento per l’autoperfezionamento. Il talento artistico trovava coronamento in una brillante carriera burocratica; in caso contrario, per il letterato la vita era fallimento e vergogna.² Gli Esami Imperiali erano,

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