Confessioni di una Instagramdipendente
si fermava verso la metà di marzo, c’era ancora un posto dove potevo trovare la consueta normalità: Instagram. La mia famiglia era lì: mia madre, che condivideva le sue ultime opere; mio fratello, con gli scatti di suo figlio appena nato; e poi i contenuti dei miei amici, così reali ma anche così costruiti. Però potevo anche trovare il mio istruttore di fitness preferito, che fa la lezione di ginnastica dolce il sabato su Instagram Live, i parrucchieri del salone di Brooklyn dove vado di solito, che condividevano tutorial su come tagliarsi da soli la frangetta, e gli chef di molti tra i più rinomati ristoranti di New York che tenevano lezioni su IGTV dalle loro cucine di casa, alla fine nemmeno troppo diverse dalla mia. Praticamente da un giorno all’altro, tutta la mia vita si è spostata su Instagram. E non è stato l’unico cambiamento ad aver stravolto la mia esistenza sui social. Man mano che smettevo di indossare gli abiti che usualmente metto a lavoro, come i blazer con le spalline e i tacchi adatti alla vita da pendolare, gli annunci pubblicitari che occupano il mio feed si sono trasformati con me. Lo schermo era a quel punto pieno di contenuti sponsorizzati per pantaloni da tuta, leggings e completi da casa. La trasformazione è andata ben al di là dell’abbigliamento, con annunci per box di frutta e verdura consegnati a casa, scrivanie per lo smart working, set
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