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Il risveglio di un indaco
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Ebook140 pages1 hour

Il risveglio di un indaco

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About this ebook

Ci sono momenti nella vita di tutti noi in cui le domande di carattere spirituale occupano più spazio nella nostra mente e nel cuore, sono avvertite come impellenti e devono trovare uno sbocco. Il risveglio non è tuttavia un evento isolato, improvviso, un colpo di fulmine, come in amore. È un processo, una fioritura continua, una costante ricerca. In questo testo ricco di spunti e di riferimenti ai testi sacri, l’autore descrive in modo chiaro e intenso il suo percorso di avvicinamento a una spiritualità diversa da quella legata ai dogmi di fede e all’osservanza dei precetti della Chiesa cattolica. Il bisogno di sperimentare, di vivere in prima persona alcune esperienze e di costruirsi da sé un puzzle per il miglioramento rendono la spiritualità un qualcosa di più complesso e affascinante. Il risveglio di un indaco è la testimonianza a cuore aperto di un uomo che non senza difficoltà ha intrapreso un percorso di vita nuovo, cercando di liberarsi dalle inquietudini e dai tormenti e di raggiungere un livello di coscienza colmo di amore, compassione e verità.
 
LanguageItaliano
Release dateMay 31, 2020
ISBN9791220100151
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    Il risveglio di un indaco - Bruno Brunetti

    Bruno Brunetti

    Il risveglio di un indaco

    EDIFICARE

    UNIVERSI

    © 2020 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it

    I edizione elettronica maggio 2020

    ISBN 979-12-201-0015-1

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri

    A te madre mia,

    madre spirituale,

    con amore e gratitudine

    dedico questo mio scritto.

    Da te è iniziato

    il mio cammino verso il risveglio

    e grazie a te sperimento

    l’esistenza di ogni giorno

    con la pace nel cuore.

    Libia Martinengo Bertelli

    Introduzione

    Ls = Lobo sinistro

    Ld =Lobo destro

    Ls – Scrivere un libro?

    Perché scrivere un libro?

    E poi per dire cosa?

    Per dire cose già dette migliaia di volte da centinaia di maestri spirituali di cui l’umanità non ricorda nemmeno il nome?

    No, grazie… è solo tempo sprecato!

    Ld – Ne sei certo?

    Ls – Certo che ne sono certo! Se un uomo ascolta la parola di Gesù e non capisce, legge un aforisma di Lao-Tse e non lo comprende, impara una parabola del Buddha ma non ne rimane colpito, come puoi pensare che le mie parole gli saranno d’aiuto?

    Io non sono nessuno, tanto meno un maestro spirituale, e non ho nessun titolo per parlare di queste cose né per pensare di poterle insegnare a qualcuno…

    Ld – Fallo per mamma Libia, fallo per lei… le dobbiamo tanto!

    Fallo per tutto l’amore che ci ha donato, per il tempo che ci ha dedicato senza mai chiedere nulla e poi per i suoi insegnamenti… Ti ricordi quanti libri abbiamo letto?

    Ls – Tanti.

    Ld – Ti ricordi quando ci insegnava a confrontare i testi sacri di culture diverse, a sintetizzarne le verità e a non lasciarci trarre in inganno dai diversi termini usati ma ad andare al di là delle parole per comprenderne l’essenza profonda?

    Ls – Sì, mi ricordo.

    Ld – E quanto capivi di ciò che ci veniva insegnato?

    Ls – Beh… certi concetti vanno oltre le mie capacità di ragionamento… diciamo che… qualcosa capivo ma…

    Ld – Ma oggi le idee son più chiare, non è vero?

    Ls – Sì, certo. Pian piano la coscienza si è espansa e i pezzi del puzzle sono andati al loro posto.

    Ld – E quanto tempo è passato?

    Ls – Più o meno… mezzo secolo.

    Ld – E chi o cosa ha prodotto questa espansione di coscienza… è stato il Buddha o Krishna? Quand’è che ti si è accesa la lampadina?

    Ls – Beh… ecco… non è stato un insegnamento specifico, oggi sei colpito da una scena di un film e domani da un discorso del tuo migliore amico, una volta ascolti un brano musicale che ti commuove ed un’altra volta provi un senso di profondo stupore guardando le luci di un tramonto… insomma, penso che se raccogli una pietra e la guardi attentamente, anch’essa può insegnarti qualcosa.

    Ld – E tu pensi di essere meno importante di una pietra?

    Ls – No, non è questo il problema, la verità, e tu lo sai bene, è che ho sempre cercato il controllo di ogni situazione, ho sempre tentato di dominarti, di impedirti di esprimere i tuoi bisogni, i tuoi desideri e così ho collezionato una pesante sequela di delusioni, di umiliazioni e fallimenti ed ora…

    Ld – Basta! Il passato è passato, ogni cosa è cambiata, ora c’è dialogo tra noi e l’energia scorre più intensa e più fluida che mai… Scriveremo insieme questo libro?

    Ls – Mi starai vicino?

    Ld – Vicino? Non ti mollerò nemmeno un istante!

    Ls – E allora dai! Si parte… e vediamo che succede.

    Il risveglio

    Qual è quel peccato così malvagio, così vergognoso ed efferato, tanto da essere definito mortale, che commesso nell’arco di una vita ti spalanca le porte dell’inferno e ti conduce alla dannazione eterna?

    Avevo quattordici anni e questa era una delle tante domande che mi frullavano per la testa e a cui non sapevo rispondere.

    Sicuramente anche tu che stai leggendo, almeno una volta nella vita, ti sarai posto questa domanda… no?

    Insomma, ti sarà venuto il dubbio che forse qualcuno abbia esagerato e l’abbia sparata un po’ troppo grossa, non pensi?

    Già quello strano accostamento, quell’infelice binomio… luogo-eterno non mi piaceva per niente… un luogo, pensavo fra me e me, è collocato in uno spazio-tempo, mentre l’eternità è un concetto aspaziale ed atemporale.

    Ma poi, se un uomo si ravvede, mi dicevo, e profondamente pentito chiede perdono a Dio, che è infinito amore, com’è possibile dover scontare un’eterna sofferenza?

    Non ci ha forse saggiamente insegnato Cesare Beccaria, nel suo Dei delitti e delle pene, che una punizione, per essere giusta, deve sempre risultare proporzionata al delitto commesso?

    Se questo concetto di ugual peso e proporzione tra azione e reazione, tra delitto e castigo, conosciuto fin dai tempi del codice babilonese di Hammurabi (… occhio per occhio, dente per dente) è valido per gli uomini, tanto più varrà per un Dio che per mezzo di Gesù ci ha insegnato a perdonare non sette volte, bensì settanta volte sette, cioè senza limiti (Mt. 18,22).

    Se un’anima si pente e Dio non la perdona, dov’è allora il suo infinito amore?

    E se un’anima si pente e Dio la perdona e la riaccoglie in paradiso, dov’è allora l’eternità della punizione?

    Sentivo la soluzione al problema sempre più vicina, ma ancora i conti non tornavano, finché giunse un’idea che spazzò via ogni mio dubbio: quella di coloro che per odio verso Dio o per incapacità di perdonare a se stessi le atrocità commesse, si autocondannano al castigo infernale.

    Ecco dunque sparire ogni conflitto, ogni stonatura logica; l’infinito amore e l’eternità dell’inferno ora potevano tranquillamente coesistere, ma ad un’unica condizione: l’inferno non era più un luogo, bensì uno stato soggettivo e psicologico, cioè uno stato di coscienza.

    Naturalmente non avevo scoperto nulla di nuovo, in fondo questa verità era nota da tempo e il Buddha aveva detto le stesse cose già cinquecento anni prima di Gesù, ma io ero cattolico e a quel tempo il condizionamento religioso impartitomi dalla famiglia e dalla scuola salesiana generava in me una forte resistenza emotiva e psicologica e dovevano passare ancora molti anni prima di riuscire a spezzare definitivamente quelle strette e profonde catene culturali.

    Ero un ragazzo e crescevo rapidamente ed altrettanto rapidamente cresceva la mia insofferenza verso il parrocchianesimo e verso tutti quegl’insegnamenti palesemente illogici, confutabili e mancanti di buon senso… era iniziato il cammino verso il risveglio.

    Il problema venne poi risolto ed archiviato quando, durante l’udienza generale di mercoledì 28 luglio 1999, Papa Giovanni Paolo II definì l’inferno non più un luogo, bensì una situazione in cui viene a trovarsi chi liberamente si allontana da Dio, sorgente di vita e di gioia.

    Ero giunto alla svolta tanto attesa, ancora ben distante dalle attuali intuizioni della fisica quantistica, ma almeno consapevole che inferno, purgatorio e paradiso non appartenevano più a quella solida realtà del mondo inteso come oggettivo e concreto, ma facevano parte di un mondo interiore, soggettivo e psicologico… ed una piccola luce stava iniziando ad illuminare la mia coscienza.

    Bene, a questo punto vorrei tanto che tu comprendessi qual è il significato che io attribuisco al concetto di risveglio e per cominciare ti dirò subito che non si tratta di un evento isolato, ma piuttosto di un processo, una fioritura continua che s’interrompe quando, appagato dal tuo credo, smetti di cercare, per poi riprendere, come dice Igor Sibaldi, quando le scarpe diventano strette ed i piedi cominciano a far male.

    Detto in altri termini, quando la tua fede, le tue convinzioni ti soddisfano e non ti creano dubbi né problemi di alcun genere, allora la ricerca interiore subisce temporaneamente una battuta d’arresto per poi riprendere il suo percorso quando l’esistenza ti pone di fronte a situazioni che ti obbligano a rimettere tutto in discussione.

    Sostanzialmente,

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