Catone Maggiore: Dialogo sulla vecchiaia
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Anteprima del libro
Catone Maggiore - Marco Tullio Cicerone
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Intro
Il Catone Maggiore, ovvero Dialogo intorno alla vecchiezza fra Catone, Scipione e Lelio, dedicato a Tito Pomponio Attico . È questo il titolo completo del Cato Maior, de senectute ( Catone il Vecchio, sulla vecchiaia ), un’opera filosofica composta da Cicerone nel 44 a.C., poco prima della sua morte e dedicata all’amico Attico. Articolata in 23 capitoli, ha la forma di un dialogo che si immagina sia accaduto nell’anno 151, quando il personaggio che dà il titolo all’opera (Catone il Censore) aveva già 83 anni.
IL CATONE MAGGIORE, OVVERO DIALOGO INTORNO ALLA VECCHIEZZA FRA CATONE, SCIPIONE E LELIO, DEDICATO A TITO POMPONIO ATTICO
Se la fitta in tuo cuor doglia molesta,
O Tito mio, mitigar m’è dato,
Della buon’opera mi darai mercede?
I.
Concedi, Attico, di rivolgermi a te con i medesimi metri, che Ennio poeta, meno eminente per ricchezze che per animo sensibile alla schietta amicizia, rivolgeva a Tito Quinzio Flamminino, comunque io minimamente non ti creda la mente giorno e notte così agitata, siccome a quel personaggio. Sono a me troppo noti il senso e la mitezza tua, portando io ferma opinione che tu prendesti il soprannome da Atene non, che nel puro tuo accento greco, per l’amenità dei costumi e la giudiziosa fermezza.
Tuttavia suppongo te dagli stessi casi profondamente commosso, che me pure talvolta tengono turbato, a confortarci dei quali da noi soli non bastiamo, e unico sollievo possiamo aspettarlo dal tempo.
Perciò appunto ho deliberato d’inviarti i miei pensieri intorno alla vecchiezza. Essa, che ormai ne ha raggiunti e che non sta in potere nostro di sfuggire ¹, voglio pormi con ogni studio a rendere meno tediosa per ambedue, per quanto mi sia nota la moderazione e saviezza con cui sopporti e sei preparato a sopportare quest’incomodo, al pari di qualsiasi altro.
E venuto nel proposito di tener discorso della vecchiezza, di te mi risovvenne a spronarmi in tale divisamento, siccome cosa che potrebbe ridondare a vantaggio d’ambedue.
Comporre questo trattato mi riuscì tanto più gradito, non che io m’attenda una panacea universale contro la molestia della vecchiezza: ma perché sembra a me la via di rendere la presenza di essa più mite e gioconda.
Per cui non potrà mai abbastanza meritatamente encomiarsi la filosofia di far trascorrere a tutti coloro che sanno farne buon uso, senza dispiaceri l’intero corso della vita.
Ma di ciò a lungo già parlammo altrove e spesse volte ancora diremo.
Io questo libro intorno alla vecchiaia t’invio: e davvero non mi parve tornasse conto di porre, siccome fece Aristone di Chio sulle labbra di Titone, questo sermone, sebbene pronunciato da favolosi personaggi pochi trovasse propensi a credergli da senno. Bensì mi sembrò più a proposito di farne interlocutore Catone il seniore onde alle sentenze s’aggiungesse peso grazie alla autorità di tanto nome. Lelio e Scipione feci ammiratori della amenità con cui Catone trova di accomodarsi alla vecchiezza, e di sue argute risposte.
Ove ti sembri che egli in questi dialoghi spenda maggior copia di erudizione, che non sia solito farlo in altri suoi scritti, il merito è tutto delle lettere greche, da quel sommo indefessamente coltivate negli anni senili. Ma a che giovano parole? Lasciamo a Catone medesimo il vanto di porre in maggiore luce le massime nostre intorno alla vecchiezza.
II. (Lodi a Catone. Opinioni controverse intorno alla vecchiezza)
SCIPIONE. Io e Lelio siamo, o Catone, frequenti volte ammiratori del tuo squisito e profondo sapere in ogni cosa. Ma tanto più viva è la nostra ammirazione, perché consapevoli che non t’incomoda il peso della vecchiezza, di cui non pochi uomini sono infastiditi quasi pesasse sul loro dorso il monte Etna.
CATONE. Lelio e Scipione, voi prendete a fare le meraviglie per cosa di lieve conto. A coloro che