Racconti dal Lato Oscuro
By Jenny Twist
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About this ebook
Un ricordo d’infanzia torna a tormentare una sedicenne
Una donna sente una voce aliena chiamarla nella sua testa.
Un’anziana signora è terrorizzata da un’oscura sagoma che l’aspetta in fondo alle scale
Un fabbro deforme esce solo di notte
Una ragazza passa la notte col suo fidanzato e l’eccentrica famiglia di lui ma nessuno la mette in guardia dallo Zio Vernon
Una zitella attempata va ad assistere alla Sfilata di Pasqua ma quest’anno c’è un personaggio inaspettato
Una madre riceve un telegramma che l’informa che il suo adorato figlio è stato ucciso in azione ed esprime un desiderio fatale…
E tredici parole – tre storie brevi… molto brevi
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Racconti dal Lato Oscuro - Jenny Twist
Racconti dal Lato Oscuro
Di Jenny Twist
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Nove brevi racconti horror per Halloween
Jenny Twist, Copyright © 2017
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
––––––––
L’autore è l’unico detentore dei diritti di copyright. L’autore può far valere i suoi diritti di copyright in maniera estensiva.
La licenza di questo e-book riguarda esclusivamente il proprio divertimento personale. Questo e-book non può essere rivenduto, riprodotto o trasmesso con nessun mezzo in nessuna forma o passato ad altre persone senza il permesso specifico dell’autore. Se vuoi condividere questo libro con altre persone, per favore, acquistane un’altra copia per ogni persona a cui desideri darlo. Se stai leggendo questo libro e non lo hai acquistato, o non è stato acquistato per il tuo uso esclusivo, sei pregato di restituirlo al tuo fornitore e acquistare la tua copia. Grazie per aver rispettato il duro lavoro di questo autore.
Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a persone vive o morte è puramente casuale.
Meriti
Editore: Emily Eva Editing
http://emilyevaediting.weebly.com/
Artista di Copertina: Novel Prevue
http://www.novelprevue.com/cover-art.html
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Una Casa delle Bambole Vittoriana, Prendimi se ci riesci and L’Uomo Senza Volto sono stati originariamente pubblicati nell’antologia Bedtime Shadows di Mélange Books, LLC
Zio Vernon è stato originariamente pubblicato nell’antologia Spellbound di Mélange Books, LLC
I tre brani di Storie Brevi sono stati originariamente pubblicati sulla rivista Penny Fiction.
Mettendo indietro l’Orologio è stato originariamente pubblicato nell’antologia Horrific History di Hazardous Press
Tutti i diritti sono ora tornati all’autore.
Dedica
a Julieanne
Un racconto è una cosa completamente diversa – un racconto è come un bacio nel buio da uno sconosciuto.
― Stephen King, Scheletri
CONTENUTI
L’Uomo Senza Volto
Voci
Mentre Scendevo le Scale...
Una Casa delle Bambole Vittoriana
Prendimi se ci Riesci
Tredici Parole
Zio Vernon
L’Uomo Coniglio
Mettendo Indietro l’Orologio
L’Uomo Senza Volto
Ho letto da qualche parte che la maggior parte delle persone non ha memoria prima dei cinque anni e che molto pochi possano ricordare qualcosa prima dei due. Non che i bimbi non pensino. E’ che non hanno imparato come salvare i loro pensieri sotto forma di ricordi.
Ma io ho memoria di molto prima.
Sono seduta nella mia carrozzina. So di essere in una carrozzina perché la capote è sollevata e la vista di fronte a me è incorniciata dal bordo della capote. Lo vedo molto chiaramente. Ha un rivestimento di materiale elasticizzato, nero con disegni bianchi. I disegni potrebbero essere delle scritte. Non posso dirlo perché sono troppo piccola per saper leggere. Al di là della capote, di fronte a me, c’è un giardino, circondato da un alto muro di mattoni. Il muro è coperto da un tripudio di fiori rossi. Ora so che quella pianta si chiama Japonica, ma nel ricordo che ho non ho parole per descrivere nulla. Nel mezzo del giardino ci sono due persone, strette in un goffo abbraccio. O sono immobili, il ricordo è di un’immagine fissa – un’istantanea nel tempo.
Posso vedere la donna molto chiaramente. Indossa un abito di cotone bianco con un disegno di piccoli fiori blu. Il suo viso è rivolto verso di me, e ha un’espressione angosciata. Credo sia mia madre.
Non riesco invece a vedere l’uomo. Non sono neanche sicura che sia un uomo. Ma credo lo sia. È una figura sbiadita, con una mano stringe mia madre, se è mia madre, e tiene l’altra sopra la testa. Tiene qualcosa in mano, qualcosa di lungo e sottile – come un bastone, forse. Non riesco a vederlo chiaramente. Ogni cosa di quell’uomo è sfocata.
Ho sempre creduto che se solo avessi potuto vedere la sua faccia, se avessi potuto identificarlo, allora avrei capito tutto.
Quando ero piccola pensavo a mia madre ogni momento. Papà non parlava mai di lei, e non c’erano fotografie. Ma zia Em diceva che era scappata con il suo amante, e papà non l’aveva mai superato. Io non ci credevo. Ero solita inventare io stessa i motivi per cui ci aveva lasciato. Come aveva potuto lasciare papà, che è la persona più bella del mondo? E me? Avevo solo nove mesi. Come aveva potuto lasciare la sua bambina?
Immaginavo che fosse stata rapita – dall’uomo dei miei ricordi – l’uomo senza volto – e che un giorno sarebbe scappata e tornata da noi.
Quando era andata via, papà aveva venduto la casa con il bel giardino e si era trasferito da nonna e zia Em. Anni dopo zia Em mi aveva indicato la casa. È nella parte bella della città, in alto sulla collina. Non si riesce a vedere dentro il giardino, ma si vedono i fiori scarlatti della Japonica che crescono affacciandosi dalla sommità del muro. Ne ho rubato una manciata quando nessuno mi guardava e li ho portati a casa per pressarli in un libro. Pensavo che mi avrebbe aiutato a ricordare. Ma non è stato così.
Non ho mai raccontato a papà del mio ricordo. Era così arrabbiato per mia madre che non volevo chiedergli nulla. Ma l’ho detto a zia Em. Lei dice che non può essere un ricordo. Nessuno può ricordare così indietro. Doveva esser stato un sogno. E ha detto che avrei dovuto togliermelo dalla mente perché riusciva solo a rendermi triste. Capisco perché lo pensi, ma non credo che abbia ragione. Se non fosse un vero ricordo, come avrei potuto sapere dei fiori di Japonica? Avevo quel ricordo da molto prima che lei mi mostrasse la casa. Passo spesso di là, e guardo i fiori, e immagino come sarebbe stato, crescere in quella casa con un così bel giardino, con papà e mamma. Una famiglia vera.
Non che sia stata infelice con nonna e zia Em. Non voglio che lo pensiate. Loro sono meravigliose. È come avere due madri, in realtà. E papà è il miglior padre del mondo. Quando tornava a casa dal lavoro mi faceva sedere sulle sue ginocchia e mi chiamava la sua Piccola Principessa e mi leggeva le favole. Nei weekend mi portava a fare passeggiate in campagna e mi diceva i nomi di tutti i fiori e degli alberi e degli uccelli. Anche ora che sono cresciuta, continua ad essere un padre fantastico. Ancora mi chiama Principessa e cerca di capire cosa mi piaccia. Ci prova davvero. È perfino venuto con me ai concerti rock. Ci credete?
Anche se mise un paletto ai rave. Gli dissi che molti vecchi frequentano i rave. Vecchi hippy con le loro code di cavallo. Lui rise e mi disse, Aspetta fino a quando avrai la mia età, e poi dimmi se penserai di essere vecchia.
Risi con lui. È così dolce! Immagina di non pensare che un quarantenne non sia vecchio!
E’ solo, sai, che a volte mi chiedo come sarebbe stato se lei fosse rimasta. Suppongo che tutti i figli abbandonati se lo chiedano, non importa quanto siano felici.
~ * ~
Nonna è morta la settimana scorsa. E’ stato orribile. Una sera è andata a dormire e non si è risvegliata. La gente dice che è un bel modo per andarsene. Beh, credo che se devi andartene un modo vale l’altro. Personalmente, preferirei non andarmene.
Mi manca così tanto. Era incredibilmente vecchia ma una persona così adorabile e tanto saggia. Potevi dirle di tutto. Ma non ti derideva mai. Mi manca.
Papà è così arrabbiato che riesce a malapena a parlare. Non è andato al lavoro per il resto della