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L' appartamento Milanese
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L' appartamento Milanese

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About this ebook

Isabella va a Milano per realizzare il suo sogno di diventare stilista, ma Giulio, il suo ex fidanzato, non ci sta e tenta di riconquistarla con lo stalking. Lei non si fa intimorire e lo denuncia ai carabinieri, e così, oltre ad assicurarlo alla giustizia, trova un nuovo amore in Andrea, il carabiniere che raccoglie la sua denuncia. Isabella studia, lavora e realizza il suo sogno, e dopo che si è diplomata ed è stata assunta da un prestigioso atelier, Andrea le chiede di sposarlo. Ma anche per le ragazze con cui Isabella condivide l’appartamento, arrivano belle sorprese professionali e personali: le quattro amiche condividono gioie e problemi in una bella storia di solidarietà femminile, aiutandosi reciprocamente in ogni loro difficoltà. Emma, studentessa di medicina, durante un tirocinio in ospedale visita Fabio, il bassista del suo gruppo musicale preferito, e quell’incontro non si esaurirà in un selfie. Giada, figlia di un avvocato, studia legge senza convinzione, ma grazie al piccolo Tommaso scopre che la sua vera vocazione è fare la maestra, oltre a trovare l’amore di Valerio, il papà vedovo del bambino. Alessia, aspirante interprete parlamentare, ha dei complessi dovuti ad un’educazione rigida ma se ne libera grazie al simpatico Diego, filosofo per vocazione e portiere d’albergo per guadagnarsi da vivere. Alla fine della storia, quando avranno le loro carriere avviate e le loro storie d’amore consolidate, le ragazze capiranno che la loro amicizia continuerà e ci saranno sempre l’una per l’altra, oltre a dare il benvenuto a Milano alle quattro nuove studentesse che occuperanno l’appartamento, alle quali augurano la stessa fortuna che quella casa ha portato a loro.
LanguageItaliano
PublisherLUPIEDITORE
Release dateJun 6, 2020
ISBN9788835843399
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    L' appartamento Milanese - Michela De Poli

    l'editore

    L'APPARTAMENTO MILANESE

    MICHELA DE PAOLI

    1

    - Allora, quando ci sposiamo? – domandò Giulio. Isabella lo guardò con aria di sfida e gli disse:

    - Sei fuori come un balcone, bello. Io ho tutti i miei progetti, vado a Milano per studiare moda, voglio fare la stilista. Ho solo diciannove anni, ho tutta una vita davanti, non voglio mica seppellirmi in casa con dei nanerottoli adesso. Magari avrò dei figli, ma più avanti.

    - Cos’hai contro i bambini?

    - Niente, mi sento semplicemente troppo giovane per diventare mamma. Senza contare che sono figlia di una donna che lavora e quindi per me è naturale che anche le donne vadano a lavorare. Già, ma tua madre non ha bisogno di lavorare perché la fabbrichetta di famiglia va di lusso, vero?

    - Certo, cara. Mio padre lavora duramente per far stare lei come una regina, e io sono disposto a fare lo stesso per te.

    - Beh, fallo per me fra quattro o cinque anni, quando tornerò fra queste vigne con il mio diploma di stilista. Intanto calcola con la tua abilità di ragioniere quanto prosecco devi vendere per mantenermi nel lusso. Ma sappi che io non mi uniformo al tuo modello preconfezionato di moglie.

    Giulio rispose a quella frase con uno schiaffo. Isabella, massaggiandosi la guancia dolorante, urlò:

    - Non ti permettere mai più! – poi inforcò la bicicletta e partì, pedalando furiosamente fino ad un bar in centro. Accostò la bici al muro ed entrò nel bar senza nemmeno preoccuparsi di legarla, urlando:

    - Papà, Giulio è impazzito! Mi ha dato uno schiaffo perché non vuole che io vada a Milano a fare la scuola per stilisti, vuole che ci sposiamo subito! – L’uomo dietro il bancone smise di lavare i bicchieri e abbracciò la figlia.

    - Vai subito a casa, cara. Non appena Marco arriva a darmi il cambio vengo anch’io.

    A casa Isabella si gettò sul letto e pianse disperatamente, ignorando la madre che le chiedeva cos’era successo. Solo a cena, in presenza anche del padre, parlò, riferendo dettagliatamente la discussione.

    - Isa, così non si può andare avanti – le disse il papà. – E’ un anno che Giulio ti tormenta perché vuole sposarti subito. Non ti ama davvero, se ti amasse non ti costringerebbe a rinunciare ai tuoi sogni. Devi allontanarti dal Veneto e da lui, domattina parti subito per Milano, ti accompagno e resto con te finché non ti sei sistemata.

    - Papà ha ragione, cara – aggiunse la mamma – sei una ragazza intelligente e brillante, ti piace disegnare e hai delle buone idee. E poi inventare e cucire vestiti ti è sempre piaciuto, mi ricordo di quando li facevi per le bambole. Non disperarti, adesso vai a vivere in una città bellissima, realizzerai i tuoi sogni e farai nuove amicizie. E prima o poi troverai un ragazzo che ti ama davvero, uno che accetta i tuoi sogni e le tue aspirazioni.

    Lucia, la mamma di Isabella, era ostetrica e lavorava nell’ospedale di Conegliano, e avere una mamma lavoratrice aveva sempre fatto pensare a Isabella che era naturale che anche le donne lavorassero. Invece Carmen, la mamma di Giulio, era una casalinga tutta dedita ai figli, lusso che poteva concedersi perché la fabbrica di famiglia faceva ottimi affari, e perciò il ragazzo si aspettava di sposarsi con una donna dello stesso tipo. Era questo il motivo per cui non gli andava giù che Isabella volesse studiare e costruirsi una carriera. Valentina, la sorellina di Isabella, frequentava ancora la scuola media e sognava di fare da grande l’architetto; anche per lei il buon giorno si era visto dal mattino, da piccola amava molto costruire con i mattoncini case bellissime. Inoltre era bravissima in matematica e in disegno, due materie che erano entrambe fondamentali per un architetto. Isabella disse alla sorella:

    - Vale, anche tu rimani fedele ai tuoi sogni come sto facendo io, mi raccomando. Non permettere mai ad un ragazzo di portarteli via.

    Dopo cena, Isabella preparò i bagagli. Infilò in una valigia gli abiti più adatti per la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, un po’ di biancheria e di cosmetici, e mise in un borsone il computer portatile, un album da disegno, alcuni quaderni, un paio di libri sulla storia del costume, una valigetta piena di pennarelli, matite colorate e acquarelli e i documenti necessari per iscriversi alla nuova scuola. La mattina seguente fu svegliata dal papà molto presto.

    - Andiamo, principessa? Vestiti, che partiamo subito.

    - Di già, papà? Che ore sono?

    - Le sei e mezza.

    - Non salutiamo Valentina e la mamma?

    - Dormono ancora, le saluti dopo al telefono.

    - E non facciamo colazione?

    - La fai al bar mentre parlo con i miei soci.

    Isabella si vestì, prese i bagagli e il papà la aiutò a caricarli in auto. Pochi minuti dopo erano al bar. Dietro il bancone c’era Luigi, uno dei due soci del papà, quello che abitualmente apriva il locale al mattino.

    - Come mai sei qui così presto, Daniele? E come mai Isabella è con te?

    - E’ una brutta storia, Luigi. Isabella deve partire subito per allontanarsi da Giulio. La accompagno a Milano e resterò con lei per qualche giorno, finché non si è sistemata. Tu e Marco potete cavarvela senza di me?

    - Penso di sì, se abbiamo bisogno magari chiamiamo le nostre mogli, e anche mia figlia ormai è abbastanza grande per aiutarci.

    - Ottimo. C’è un po’ di contante in cassa, che ho il portafoglio vuoto?

    Luigi aprì la cassa e prese cinquecento euro che diede a Daniele, poi ricominciò a trafficare al banco mentre l’amico gli spiegava cosa era successo, e pochi minuti dopo mise davanti a Isabella un croissant, una cioccolata con la panna e una spremuta di arancia.

    - Mangia, principessa – le disse – hai bisogno di energia per affrontare la tua nuova vita.

    - Grazie, Luigi, sei sempre generoso – disse Isabella addentando il croissant. – Mi raccomando, anche tu e Sonia, se vi accorgerete che Matilde si è innamorata di un ragazzo sbagliato apritele gli occhi. Anche lei non dovrà mai rinunciare ai suoi sogni. – Matilde era la figlia di Luigi, aveva sedici anni ed era per Isabella un’altra sorellina. Frequentava il liceo scientifico con piacere e successo e desiderava iscriversi poi a chimica o biologia all’università.

    - Stai tranquilla, cara. Matilde per adesso è troppo concentrata sullo studio per pensare ai ragazzi.

    Dopo che Isabella ebbe finito la sontuosa colazione, Daniele le disse:

    - Andiamo, principessa?

    - Certo, papà. Sono impaziente di iniziare la mia nuova vita. Ciao, Luigi, salutami Sonia e Matilde.

    - Mi mancherai, Isa. Sono il tuo padrino di battesimo, ti ricordi, vero? Perciò ti sono sempre stato accanto mentre crescevi, come un secondo papà, voglio anche a te il bene che voglio a Matilde. Buona fortuna e sii felice. – Isabella rise:

    - Beh, non vado in guerra, mi rivedrai. Non fare il drammatico.

    Isabella e Daniele risalirono in auto e arrivarono a Milano verso mezzogiorno. Per prima cosa si recarono in un ufficio turistico a cercare una camera d’albergo, poi andarono a pranzare in un ristorantino del centro. Finito di mangiare, andarono a sistemarsi in albergo, poi uscirono di nuovo per fare due passi nelle vie centrali. Daniele disse alla figlia:

    - Isa, comprati pure qualche vestito nuovo, consideralo un regalo per l’inizio della tua nuova vita.

    Isabella si comprò un abitino nero, un maglioncino di cashmere rosa, un paio di jeans e un paio di scarpe rosse coi tacchi. La sera indossò subito l’abito e le scarpe per uscire a cena.

    - Sei bellissima – le disse il papà – somigli tanto alla mamma quando aveva la tua età. E non sei solo bella, sei anche intelligente, sensibile e indipendente. Non meriti proprio un bifolco come Giulio. Sei giovane, vedrai che prima o poi ti innamorerai di nuovo, e di qualcuno degno di te.

    - Quindi, papà, tu sei stato contento di sposare una donna che lavorava? Non avresti preferito che la mamma stesse a casa con me e Valentina?

    - Ma anche no, cara. Io sono un uomo moderno, ho avuto anch’io una mamma lavoratrice, perciò anch’io ho sempre considerato naturale che le donne lavorassero. Anzi, le donne lavoratrici meritano il massimo rispetto perché fanno tante cose e le fanno tutte bene. Tua nonna mi ha proprio fatto capire quanto sono fantastiche le donne, è anche merito suo se sono un uomo di mente aperta.

    - Ed è merito suo se sei un gentiluomo.

    La mattina seguente Isabella andò ad iscriversi alla scuola per stilisti. Accanto al bar della scuola vide una bacheca di annunci e guardò se c’era qualcosa che poteva interessarle per trovare un alloggio; infatti uno c’era, tre ragazze che condividevano un appartamento cercavano una quarta coinquilina perché avevano un letto libero. Si chiamavano Emma, Giada e Alessia, sul volantino c’erano i loro numeri di cellulare. Isabella li annotò sulla propria agenda, poi chiamò subito Emma.

    - Buongiorno, parlo con Emma?

    - Sì, sono io.

    - Ciao, mi chiamo Isabella. Sono appena arrivata a Milano e sto cercando un alloggio, ho visto il tuo annuncio. Quando posso venire a vedere la casa?

    - Oggi pomeriggio alle due.

    - Perfetto. Dimmi l’indirizzo esatto.

    Emma disse l’indirizzo e Isabella lo annotò sull’agenda. Poi annunciò trionfante al padre:

    - Buone notizie, forse ho trovato una casa. Oggi pomeriggio andiamo subito.

    - Ci sono altre ragazze?

    - Sì, sono tre, hanno un letto libero.

    - Dov’è la casa?

    - A Porta Ticinese, in riva al Naviglio. Papà…

    - Sì?

    - Quando torni a Conegliano, per favore… dì a Giulio di non cercarmi più. Non tornerò a casa per un po’ proprio perché voglio che lui mi dimentichi. Quindi, se avrò bisogno di qualcosa che ho lasciato a casa, tu e la mamma dovrete portarmelo qui.

    - Stai tranquilla, verremo qualche domenica, venirti a trovare sarà una scusa per fare una gita, così portiamo anche Valentina. Sarà tutta contenta anche lei, vedrai che ne approfitterà per farsi comprare qualche vestito nuovo o per vedere qualche edificio famoso. – Già, Valentina a soli tredici anni aveva già l’anima da architetto, fotografava gli edifici famosi e cercava informazioni su di essi su Internet o in biblioteca. Il suo sogno era andare in America a vedere la casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright.

    - Credo che non tornerò prima di Natale. Quindi magari quando venite a trovarmi ne potrete approfittare anche per comprare un po’ di regali.

    - L’importante è che tu sia felice, cara. Ci mancherai, ma è giusto che tu ti faccia la tua vita. Quando eri piccola e cucivi i vestitini per le bambole, io e la mamma ce lo sentivamo che non era solo un gioco, che era una vera passione. Sono sicuro che diventerai una grande stilista. Lo stesso pensavamo quando Valentina costruiva le sue bellissime casette, anche lei diventerà un grande architetto.

    - Tu e la mamma avete fatto due figlie creative. Beh, lei è ostetrica, anche il suo lavoro ha a che fare con la creazione. E tu sei creativo quando prepari un panino o un cocktail.

    - Hai ragione, buon sangue non mente.

    Daniele fermò l’auto davanti a una banca e disse alla figlia:

    - Andiamo dentro, qui c’è qualcosa di cui avrai bisogno.

    In banca, Daniele acquistò una carta di credito ricaricabile, indicando Isabella come titolare, e gliela caricò subito con i cinquecento euro che gli aveva dato Luigi.

    - Direi che per le tue prime spese milanesi sei a posto. Ne hai per mangiare, per usare i mezzi pubblici, e anche per comprare cose che ti possono servire… che so, libri, strumenti da disegno, ancora un maglione se dovesse cominciare a far freddo. Quando li finisci, fai una telefonata e io e la mamma ti carichiamo qualcosa. Anche per il cellulare non preoccuparti, quando torno a casa ti faccio cinquanta euro di ricarica.

    Isabella diede al padre un bacio a stampo su una guancia.

    - Grazie e ancora grazie. Sei il migliore papà del mondo.

    - E tu sei una ragazza straordinaria che merita tutto il meglio.

    Alle due, Isabella e Daniele erano puntualissimi nell’appartamento sui Navigli. Le tre ragazze si presentarono:

    - Ciao, io sono Emma, sono quella che ha parlato con te stamattina. Sono la veterana di questa baracca, devo fare il terzo anno di medicina.

    - Io sono Giada e devo fare il secondo di legge.

    - Io sono Alessia e devo fare il secondo della scuola per interpreti. Fino a poche settimane fa abitava con noi anche Marika, ma adesso è andata a convivere con il suo fidanzato e perciò abbiamo un posto libero.

    - Bene, ragazze, mi piacete, mi sembrate a posto tutte e tre. Io mi chiamo Daniele, sono il papà di Isabella, e l’ho accompagnata per vedere come si sistema e tornare a casa più tranquillo.

    - Vedrà, signor Daniele – disse Emma – Isabella con noi starà molto bene.

    - Quando potrò venire qui? – domandò Isabella. Emma rispose:

    - Facciamo una telefonata al padrone di casa per dirgli che facciamo un nuovo acquisto, per la regolarità bisognerà mettere il tuo nome nel contratto di affitto. Comunque puoi venire anche subito.

    - Vengo domattina, devo andare a prendere la mia roba in albergo.

    - Intanto lasciami i tuoi dati, così comincio a darli al padrone di casa – disse Emma prendendo un notes e una penna. – Dimmi il tuo nome e cognome, luogo e data di nascita, codice fiscale e cosa devi fare a Milano.

    - Allora, mi chiamo Isabella Boscariol, sono nata a Conegliano Veneto… Emma, se vuoi ti lascio le fotocopie della mia carta d’identità e codice fiscale.

    - Facciamo le fotocopie qui – disse Giada, indicando la stampante. Isabella prese i documenti nella borsa e li diede a Giada, che li inserì nella stampante e li copiò.

    - Cosa studi? – domandò Emma.

    - Mi sono iscritta all’accademia della moda. – Isabella prese nella borsa anche il certificato di iscrizione che la scuola le aveva rilasciato quel mattino e Giada fotocopiò anche quello.

    - Perfetto – disse Emma. – Adesso telefoniamo al padrone di casa e gli diciamo tutto di te. Il tuo numero di cellulare è quello che hai usato per chiamarmi stamattina?

    - Sì.

    - Benissimo, allora lo salvo.

    - Ok, sarò qui domattina verso le nove e mezza. Io e mio papà facciamo colazione, saldiamo il conto dell’albergo, carichiamo i bagagli e poi veniamo qui. Chi trovo di voi?

    - Ci sarò io – rispose Alessia. Isabella aveva un dubbio e volle chiarirlo subito:

    - Vi faccio subito una domanda, ragazze: siete precisine nel dividervi il frigorifero, ad ognuna il suo ripiano? O mettete via la roba con il nome sopra?

    - Né l’uno né l’altro – rise Giada. – Qui siamo in una specie di comune, chi fa la spesa la fa per tutti. Per esempio, se una di noi compra spaghetti e salsa di pomodoro, ci facciamo tutte una bella spaghettata. Per caso sei vegana, o soffri di allergie o intolleranze?

    - Assolutamente no, mangio tutto senza problemi, a parte quei due o tre cibi che proprio non mi piacciono.

    - Ok, allora sei dei nostri.

    - A domani, allora.

    - Sono contento, Isa – disse Daniele alla figlia mentre risalivano in auto. – Mi sembra che tu abbia trovato tre brave ragazze con cui stare. Vedrai, adesso comincia per te una nuova vita.

    - Sono contenta anch’io.

    La sera, padre e figlia andarono al cinema a vedere un film molto divertente. Il cinema era uno dei rituali che Daniele aveva sempre condiviso con le figlie: lavorando in ospedale, Lucia a volte era impegnata anche alla domenica pomeriggio, e in quelle domeniche le bambine andavano spesso e volentieri a vedere un film con il padre.

    - Che bello, Isa, io e te al cinema insieme, come quando eri piccola. Forse questa è l’ultima volta che vediamo un film insieme, teniamola come un bel ricordo.

    La mattina dopo, Isabella si recò finalmente nel suo nuovo alloggio, dove trovò Alessia ad aspettarla. La cameretta che Isabella avrebbe condiviso proprio con Alessia aveva i letti a castello.

    - Io dormo sotto – le disse Alessia – ti disturba stare sopra?

    - No, anzi, anche ai campi scuola dell’oratorio mi mettevo sempre sopra.

    Dopo che Isabella ebbe disfatto i bagagli e sistemato le proprie cose, Alessia la accompagnò in un giro del quartiere per farglielo conoscere. A mezzogiorno mangiarono due pizze prese nella pizzeria da asporto sotto casa, poi presero la metropolitana per fare un giro in centro. Alla sera erano a casa tutte e quattro ed Emma preparò le polpette con la ricetta che le aveva dato la nonna; Isabella pensò che quella era la cena più bella e festosa della sua vita anche se era così semplice. Prima di dormire, Isabella parlò al telefono con la mamma e la sorella, rassicurandole sul fatto che si trovava benissimo, e come ultimo gesto della giornata cancellò dalla rubrica del cellulare il numero di Giulio.

    2

    Nei giorni successivi, Isabella ebbe modo di conoscere meglio le sue nuove amiche. Scoprì così che Emma era piemontese, di Vercelli, ma a differenza dei suoi ex compagni di liceo che erano andati per lo più a Torino lei aveva scelto di fare l’università a Milano perché pensava che la città sabauda fosse troppo snob; che Alessia era di Genova e Giada della provincia di Como, vicino al confine svizzero. Tutte e tre avevano scelto Milano perché

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