L’Unione europea nel mondo globale: storia, economia, ambiente, sicurezza: Atti del Convegno per il 60° anniversario dei Trattati di Roma tenuto il 28 marzo 2017 a Viterbo presso l'Università degli studi della Tuscia
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Contributi di: Giuseppe Garofalo, Sante Cruciani, Giulio Guarini, Barbara Pancino, Michele Negri, Alessandro Sorrentino
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Book preview
L’Unione europea nel mondo globale - Sante Cruciani
Sante Cruciani – Giulio Guarini (edd.)
L’Unione europea nel mondo globale: storia, economia, ambiente, sicurezza
Atti del Convegno per il 60° anniversario dei Trattati di Roma tenuto il 28 marzo 2017 a Viterbo presso l'Università degli studi della Tuscia
«Studium» è una Rivista bimestrale
Direttori emeriti: Vincenzo Cappelletti, Franco Casavola
Direttore responsabile: Vincenzo Cappelletti
Comitato di direzione: Francesco Bonini, Matteo Negro, Fabio Pierangeli
Coordinatore sezione on-line di Storia: Francesco Bonini
Coordinatori sezione on-line di Letteratura: Emilia Di Rocco, Giuseppe Leonelli, Fabio Pierangeli
Coordinatori sezione on-line di Filosofia: Massimo Borghesi, Calogero Caltagirone, Matteo Negro
Coordinamento collana ebook Biblioteca della Rivista «Studium»: Simone Bocchetta, Anna Augusta Aglitti
Copyright © 2020 by Edizioni Studium – Roma
ISBN 978-88-382-4953-2
ISBN: 9788838249532
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Prefazione
Introduzione
L’integrazione europea dalla guerra fredda al mondo globale (1947-2017)
1. Introduzione
2. L’integrazione europea dal Piano Marshall ai Trattati di Roma (1947-1957)
3. La CEE dal decennio gollista alla Conferenza dell’Aja (1958-1969)
4. L’Europa dei Nove e l’elezione diretta del Parlamento europeo (1969-1979)
5. La Commissione Delors, la fine della guerra fredda e il Trattato di Maastricht (1979-1993)
6. La parabola e la crisi politica dell’Unione europea nel mondo globale (1993-2017)
7. Conclusioni
L’Unione europea per una crescita innovativa, sostenibile e inclusiva
1. Introduzione
2. Analisi empirica
3. Quadro concettuale macroeconomico
4. Ruolo delle istituzioni
5. Conclusioni e questioni aperte di policy
APPENDICE
Sviluppo sostenibile e ambiente: le potenzialità dell’Unione Europea
1.Introduzione
2. Il quadro di riferimento internazionale
3. Il ruolo dell’Unione Europea
4. Verso uno sviluppo sostenibile?
L’Unione europea e le sfide della sicurezza e della difesa
1. Difesa e sicurezza: un macro-sistema in mutamento. Come cambia la Difesa?
2. La sicurezza nel postmoderno: tra rischi sociali classici
e rischi di nuova generazione
3. L’Unione europea, senso di sicurezza
e prospettive per la difesa europea
4. Spillover neofunzionalista e accelerazione secondaria dell’unificazione politica
5. Narrazioni ostili e anti-radicalizzazione come ambito esemplare della necessità e della possibilità di costruire sicurezza attraverso l’integrazione europea di carattere informativo, formativo e organizzativo
Postfazione
Autori
BIBLIOTECA DELLA RIVISTA «STUDIUM» / 13.
SCIENZE UMANE / 2.
Sante Cruciani – Giulio Guarini (edd.)
L’UNIONE EUROPEA NEL MONDO GLOBALE: STORIA, ECONOMIA, AMBIENTE, SICUREZZA.
Atti del Convegno per il 60° anniversario dei Trattati di Roma tenuto il 28 marzo 2017 a Viterbo presso l'Università degli studi della Tuscia
Prefazione
La crisi e il futuro dell’Europa nel mondo globale: politica, economia, ambiente, sicurezza
arlare di Europa, e, a maggior ragione, di euro, in modo obiettivo non è facile: ai giorni nostri (dominati dal populismo e dalle fake news) senz’altro; ma, direi, anche in passato, dato che l’argomento è oggetto di opposte tifoserie che evitano analisi complesse dei pro e dei contro, dei costi e dei benefici [1] .
Una tesi spesso sostenuta è che la scarsa crescita italiana sia dovuta ai vincoli europei e all’euro, ma si scontra con la presenza di carenze strutturali della nostra economia e della nostra classe dirigente che, anche non riconducendole a fenomeni di più lunga durata [2] , si sono manifestate con il calo della produttività [3] e l’affanno nel cogliere le sfide della globalizzazione e della quarta rivoluzione industriale con un atteggiamento pro-attivo, e non con semplice rassegnazione. Il ritardo nell’acquisizione di quanto accade all’estero ci ha portati a cavalcare il mito del libero mercato contrapposto allo Stato, quando era ormai evidente che solo da una loro integrazione si può generare crescita [4] .
Ciò non significa salvare a priori il progetto di Unione europea, non riconoscendone i difetti da un punto di vista economico, politico, monetario, riconducibili a colpe delle autorità di politica economica straniere ( in primis quelle tedesche con il mito dell’ austerity), ma anche di quelle italiane, oltre alle colpe dell’euroburocrazia, abbarbicata sui propri privilegi e riti bizantini. Il problema vero è che il ripiegamento del Paese in se stesso ha portato a non sfruttare le opportunità che quel progetto avrebbe potuto comportare o, magari, a utilizzarlo come grimaldello per forzare alcune situazioni (con i facili richiami del tipo ce lo chiede l’Europa
, alla quale, pertanto, andava addossata la responsabilità di politiche che non si aveva il coraggio di affermare).
Nell’incontro all’Università della Tuscia abbiamo provato a ragionare su un’Europa diversa che possa contribuire ad un miglioramento della competitività dell’economia italiana e ad un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini italiani.
Una premessa doverosa è che, in un contesto globale, conta avere la dimensione giusta
. Su questo punto ritengo opportuno un approfondimento in questa sede.
Nel 2008, anno di deflagrazione della crisi economico-finanziaria e della Grande deflazione del nuovo secolo, a livello di Pil reale (base 1990), misurato in milioni di dollari statunitensi corretti per la parità dei poteri d’acquisto (PPP) [5] , le principali dieci economie del mondo erano:
Un dato che va sottolineato, a fronte della denigrazione della situazione del nostro Paese, è che comunque l’Italia era, in quella data, la decima economia del mondo.
Se, però, raggruppiamo i 28 stati facenti parte dell’UE, e i 19 paesi che fanno parte della Zona euro, la gerarchia cambia radicalmente:
Questo dato getta un sospetto sull’opposizione manifestata sull’altra sponda dell’Atlantico rispetto al progetto europeo e alla moneta unica, anche se il dibattito sulle aree valutarie ottimali [6] è un argomento incontrovertibile di cui si sarebbe dovuto tener conto per attrezzarsi in tempo.
Nella terza tabella che proponiamo riportiamo un quadro aggiornato della situazione al 2015 (l’anno base per il deflazionamento delle grandezze, in questo caso è più recente, il 2010).
L’UE-28 è la prima economia del mondo, mentre la Zona euro viene dopo solo agli USA e alla Cina.
L’orgoglio per questa situazione non deve farci dimenticare le carenze che permangono, come il ritardo rispetto agli USA, nella produttività per ora lavorata. Per non appesantire il discorso non riportiamo il grafico, che mostra comunque, per UE-28, Zona euro e Italia, una discesa repentina negli anni Novanta del secolo scorso, quando le rispettive linee di trend scendono sotto quella relativa agli USA, per poi risalire in modo costante, mantenendosi, però, sempre a distanza da quest’ultima.
La domanda che ci siamo posti nel corso dell’incontro a Viterbo è su quale Europa/Italia puntare.
La risposta è concorde nei quattro saggi che seguono. L’Europa/ l’Italia che vogliamo è quella che punta su uno sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo
, come previsto (ma scarsamente attuato), nel 2010, dalla Commissione europea, nella strategia Europa 2020; un’Europa che punti sulle tematiche ambientali (ma senza moralismi); che si faccia carico dei problemi della sicurezza a livello interno ed internazionale; che sappia reinterpretare continuamente il proprio ruolo adattandolo ad un contesto esterno sempre nuovo.
Per rimanere più vicini all’esperienza accademica, l’Europa che abbiamo inteso affermare è quella dell’Erasmus (di ricercatori, studenti, ma anche, sul modello dello Small business act [7] , di giovani imprenditori) perché gli scambi tra persone sono il fondamento vero dei movimenti transfrontalieri di merci, servizi e capitali, e della cooperazione tra Stati.
Giuseppe Garofalo
[1] Si veda, tra gli altri, L. Zingales, Europa o no, sogno da realizzare o incubo da cui uscire , Rizzoli, Milano 2014.
[2] Si veda G. Toniolo (a cura di), L’Italia e l’economia mondiale. Dall’Unità a oggi, Marsilio, Venezia 2013, disponibile all’indirizzo http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/collana-storica/italia-economia-mondiale/Italia-e-economia-mondiale.pdf.
[3] Si veda, tra gli altri, E. Saltari-G. Travaglini, Le radici del declino economico: Occupazione e produttività in Italia nell’ultimo decennio , UTET, Torino 2006.
[4] Si veda M. Mazzucato, Lo Stato innovatore, Laterza, Roma-Bari 2014.
[5] La metodologia è quella proposta in A. Maddison, The World Economy: a Millennial Perspective, OECD, Paris 2001.
[6] La teoria, introdotta da R. Mundell nel 1961 e integrata da R. McKinnon (1963) e P. Kenen (1969), è