Il romanzo della misericordia: La parabola del figliol prodigo in letteratura
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I contributi raccolti in questo volume non possono che rendere conto in maniera parziale della straordinaria fortuna della parabola del figliol prodigo: dopo il saggio sull’esegesi dei primi cinque secoli del Cristianesimo, negli altri articoli il discorso si sposta sul Romanzo della misericordia in letteratura. I contributi si soffermano su Courtois d’Arras, Shakespeare, Defoe, Gide e Rilke e la poesia irlandese moderna e contemporanea.
Contribuiti di: Emilia Di Rocco, Giuseppe Bonfrate, Nicoletta Caputo, Riccardo Capoferro, Emanuela Zirzotti.
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Book preview
Il romanzo della misericordia - Emilia Di Rocco
Emilia di Rocco – Irene Montori (edd.)
IL ROMANZO DELLA MISERICORDIA
La parabola del figliol prodigo in letteratura
«Studium» è una Rivista bimestrale
Direttori emeriti: Vincenzo Cappelletti, Franco Casavola
Direttore responsabile: Vincenzo Cappelletti
Comitato di direzione: Francesco Bonini, Matteo Negro, Fabio Pierangeli
Coordinatore sezione on-line di Storia: Francesco Bonini
Coordinatori sezione on-line di Letteratura: Emilia Di Rocco, Giuseppe Leonelli, Fabio Pierangeli
Coordinatori sezione on-line di Filosofia: Massimo Borghesi, Calogero Caltagirone, Matteo Negro
Coordinamento collana ebook Biblioteca della Rivista «Studium»: Simone Bocchetta, Anna Augusta Aglitti
Copyright © 2020 by Edizioni Studium – Roma
ISBN 978-88-382-4952-5
http://www.edizionistudium.it/
ISBN: 9788838249525
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Introduzione
Il romanzo della misericordia: la parabola di Luca 15, 11-32 e la sua crescita nella letteratura cristiana antica
Courtois d’Arras: una versione medievale della storia del figliol prodigo
Figli e…. padri prodighi
in William Shakespeare
1. La fortuna
del figliol prodigo in epoca Tudor
2. Il giovane Principe Hal
3. Il vecchio Re Lear
Riassunto
Abstract
La strana e sorprendente carriera di un figliol prodigo: figure dell’autorità nel Robinson Crusoe
La parabola del figliol prodigo come paradigma della ricerca di identità poetica in alcune voci irlandesi
1. Ritorni immaginati
2. Contrizione
3. Padri prodighi
Heimkehr: wohin?, Auszug: wohin?: la parabola esistenziale del figliol prodigo nella letteratura del Novecento.
1. La partenza del figliol prodigo
2. Dall’opera della vista all’opera del cuore.
3. La scoperta dell’amore
BIBLIOTECA DELLA RIVISTA «STUDIUM» / 12.
LETTERATURA E SPETTACOLO / 2.
Emilia di Rocco – Irene Montori (edd.)
IL ROMANZO DELLA MISERICORDIA
La parabola del figliol prodigo in letteratura
Introduzione
di Emilia Di Rocco
Agli inizi del Novecento, nel Portico del mistero della seconda virtù Charles Peguy scrive che la parabola del figliol prodigo «è la parola di Gesù che è arrivata più lontano» perché essa tocca un punto unico, segreto e misterioso nel cuore dell’uomo, accompagnandolo nei suoi più grandi eccessi, quasi rispondesse a una voce interiore più profonda [1] . Le affermazioni di Péguy non sono che una delle testimonianze dell’interesse che l’Occidente cristiano ha dimostrato da sempre per il racconto di Luca. Oltre ad aver dato vita a una florida tradizione esegetica, la storia del figliol prodigo ha conosciuto una significativa fortuna nella letteratura e nelle arti, come attestano le innumerevoli riscritture e reinterpretazioni dalle origini del Cristianesimo fino ai nostri giorni [2].
Non possiamo non chiederci quali siano le ragioni del successo intramontabile di una parabola che ha affascinato scrittori, musicisti, pittori e scultori di tutte le epoche. Diverse possono essere le risposte. In primo luogo, a richiamare l’attenzione dell’interprete è il «segreto della Parola» [3], l’eccezionale «capacità di germinare» di una trama costruita in maniera tale da ribaltare continuamente le aspettative del lettore. Di fronte a un testo che sembra presentare una situazione comune, ci accorgiamo ben presto che dietro una normale scena di vita familiare c’è molto di più, che l’intreccio della storia dell’«uomo che aveva due figli» nasconde assai più di quanto non riveli, è intessuto di silenzi e misteri e riserva sorprese sconcertanti. La situazione presentata in apertura pone dei problemi che non si chiariscono nel resto della storia; al contrario, dopo l’insolita reazione del padre alla richiesta dell’eredità da parte del figlio minore, il mistero si infittisce e gli interrogativi aumentano man mano che si prosegue con la lettura [4]. In secondo luogo, alla base della popolarità della parabola di Luca stanno il carattere universale degli eventi narrati, così come l’uso di archetipi – quali quello del ritorno – e di motivi – come lo scontro generazionale e il riconoscimento – che sono alla base di alcune delle trame più note della letteratura. Infine, a tenere vivo l’interesse per il racconto lucano contribuisce la presenza di sentimenti come la compassione e l’amore del padre per i propri figli, oppure di passioni come l’invidia e la gelosia tra fratelli.
Il figlio prodigo – che secondo alcuni interpreti diventa il protagonista della vicenda – è entrato nell’immaginario comune come personaggio principale di una storia in cui interpreti e lettori di tutte le epoche hanno letto i problemi e le ansie del loro tempo. Johannes Wild nella prima metà del Cinquecento scrive che la parabola del figliol prodigo è «uno specchio che Cristo ha preparato per noi», in cui siamo chiamati a riconoscere noi stessi e i nostri peccati prima di intraprendere il cammino della penitenza. La pericope lucana diventa un catechismo narrativo, «uno specchio multiplo» – come scrive Delcorno [5] – che alle soglie della modernità riflette immagini diverse e nel quale l’uomo ancora oggi continua a contemplare la propria vita.
Tutto inizia con una straordinaria avventura esegetica che sfrutta appieno la divina abbondanza
di un testo che – come scrive Giuseppe Bonfrate nel saggio che apre questo volume – dimostra come mettersi sulle tracce dell’interpretazione delle Scritture significhi avventurarsi nel labirinto di un libro infinito, «consegnato aperto ma concluso». Le riletture cristiane della parabola del padre che aveva due figli
[6], fa notare Bonfrate, si aprono con una pagina silenziosa – quella della Gnosi – e con un’assenza – quella dei testi perduti (Clemente, Origene e Teodoro di Mopsuestia). In principio, dunque, sono il silenzio e l’assenza, ma subito la vena interpretativa dimostra tutta la sua vitalità e fertilità: nel corso dei primi cinque secoli – fondamentali – gli esegeti non solo spiegano il testo, bensì stabiliscono la terminologia per una chiesa che in questo periodo va definendo la propria identità. Non si può rendere conto di un’opera esegetica che copre circa venti secoli nello spazio di un’introduzione se non in maniera sommaria. L’interpretazione della parabola nei primi secoli può essere riassunta in quattro punti fondamentali: gnostica, etnica, morale e penitenziale [7]. Queste letture nel Medioevo confluiscono nelle postille di Ugo di Santo Caro e in quelle di Nicola di Lira alla Glossa ordinaria [8]. Tra gli interpreti più raffinati, autori di letture che proiettano la loro ombra fino ai nostri giorni, vanno ricordati almeno Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Girolamo, Cirillo di Alessandria, Pietro Crisologo e Bonaventura da Bagnoregio [9]. Per dare un’idea di come l’opera di questi Padri e Dottori della Chiesa abbia ispirato la nostra cultura, si potrebbero citare innumerevoli esempi. Qui ne scelgo due: Giovanni Scoto Eriugena e Rainer Maria Rilke. Mentre per quest’ultimo rimando al mio saggio in questo volume, per il primo vorrei richiamare l’attenzione sulla sezione finale del suo capolavoro, Sulle nature dell’universo [10], dove l’autore mette le tre parabole della misericordia in relazione al tema del ritorno universale, riprendendo le interpretazioni di Massimo il Confessore e di Sant’Ambrogio e ricamando sulle allegorie dei Padri della Chiesa.
L’interpretazione di Scoto Eriugena rappresenta un primo passo di un lungo cammino che conosce infinite svolte e biforcazioni. Nel suo In the Mirror of the Prodigal Son Pietro Delcorno ha ricostruito in maniera puntuale e attenta il sentiero dell’interpretazione nella letteratura omiletica europea tra il XIII e l’inizio del XVI secolo per dimostrare come nelle mani dei predicatori la parabola diventi un formidabile strumento per definire e negoziare l’identità religiosa dei fedeli. Si tratta di un ulteriore aspetto che contribuisce alla fortuna della storia del figliol prodigo nella nostra cultura.
Tra le interpretazioni cristiane che hanno ispirato la letteratura quella di Agostino nelle Confessioni occupa una posizione di rilievo [11]. La rilettura della storia del figliol prodigo come un ritorno a Dio nel quale la ricerca della verità si intreccia con il percorso spirituale e la crescita interiore del protagonista, infatti, stabilisce un modello unico che si è rivelato fondamentale per gli scrittori di tutti i tempi. Nel Novecento molti autori hanno ripreso la lettura agostiniana della pericope di Luca come paradigma di conversione per descrivere un percorso interiore di rigenerazione che si snoda lungo la prodigal way
[12]. Senza questo archetipo sarebbe impensabile leggere la leggenda che conclude Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge di Rilke, nonché le interpretazioni della parabola in chiave esistenziale di André Gide, Franz Kafka e molti altri.
Tanto la letteratura quanto la critica letteraria hanno visto nel comportamento dei figli una rivolta contro la figura paterna e hanno riflettuto e ancora continuano a riflettere su questo tema, interrogandosi sull’identità del padre e sulla sua condotta nei confronti dei due fratelli [13]. Nella lettera pastorale del 1998-1999 Carlo Maria Martini scrive che quella di Luca «è un po’ la parabola dell’umanità moderna che ha smarrito il senso di chi è veramente il padre» [14]. L’incontro tra il padre e il prodigo costituisce indubbiamente il fulcro della narrazione, ma altrettanto importante è il dialogo tra il genitore e il figlio maggiore. L’abbraccio benedicente
[15], una scena sorprendente e altamente emotiva, cui Luca mette di fronte il lettore conferma la centralità dell’archetipo del ritorno e del rapporto tra padre e figli. È il momento in cui la compassione irrompe nel racconto come sguardo nuovo sull’altro, come scrive Lytta Basset [16] ed è grazie a questo sentimento che comprendiamo quanto sia qui in gioco a livello umano. Nella parabola il giovane è riaccolto dal padre, l’unico a soffrire insieme a lui, a comprendere la sua sofferenza perché anch’egli con la sua partenza ha fatto esperienza dell’abbandono. Tuttavia, a volte la perdita
non viene superata con il ritorno e la riconciliazione non mette fine allo straniamento, come suggeriscono molte reinterpretazioni in letteratura. Fin troppo ovvio sembrerebbe il caso di Kafka che con il suo Heimkehr significativamente chiosa la sua esistenza e il rapporto tormentato con la figura paterna.
L’opera di Kafka rappresenta un punto d’arrivo, certamente non l’unico. Tutto però inizia ben prima, nella Francia del XIII secolo quando la vicenda del figliol prodigo diventa testo letterario e artistico. Per una strana coincidenza, infatti, in questo periodo fioriscono in Francia le rappresentazioni della storia di Luca sulle maggiori cattedrali e compare la prima riscrittura letteraria, l’anonimo Courtois d’Arras. A partire da questo momento si sviluppa una tradizione letteraria e artistica che non conosce interruzione fino ai nostri giorni. In tutta Europa di riscrive la parabola del figliol prodigo, si dipingono quadri, si scolpiscono sculture e si affrescano stanze, dalla Francia, all’Inghilterra, all’Italia, alla Spagna e ben oltre fino a oltrepassare l’Atlantico dopo la scoperta dell’America. Alla luce di questo intramontabile successo, comprendiamo perché ad esempio quella di Luca sia la parabola più citata da Shakespeare e perché Charles Dickens – un grande estimatore del Bardo – abbia affermato che la vicenda del figliol prodigo è «The greatest short story ever written» [17].
I contributi raccolti in questo volume – in parte già apparsi su due numeri monografici della rivista Studium da me curati [18] – non possono che rendere conto in maniera parziale della straordinaria fortuna della parabola del figliol prodigo in letteratura. Dopo il saggio introduttivo di Giuseppe Bonfrate sull’esegesi dei primi cinque secoli del cristianesimo, negli altri articoli il discorso si sposta sul Romanzo della misericordia in letteratura. Il mio contributo su Courtois d’Arras mostra come l’anonimo autore, ribaltando le aspettative del pubblico all’interno di un dialogo con la cultura cavalleresca e cortese, nonché con l’iconografia dei vizi capitali, cancelli completamente lo spazio della compassione nella scena del ritorno. La parabola gode di una particolare popolarità in Inghilterra a partire dall’epoca Elisabettiana – quando emergono i prodigal son plays
– e diventa uno dei testi prediletti di Shakespeare [19]. Quest’ultimo, come suggerisce Nicoletta Caputo, declina il motivo in maniera diversa a seconda che si tratti della giovinezza scapestrata del principe Hal, futuro Enrico V, oppure della tragedia del re Lear. Riccardo Capoferro offre un’interessante lettura del Robinson Crusoe di Daniel Defoe, in cui dimostra come l’azione della provvidenza divina smentisca il ruolo normativo della parabola e come la visione patriarcale del padre ceda il passo a un’etica progressiva favorevole all’impresa capitalista che definisce il figlio come soggetto politico ed economico. Gli ultimi due saggi si concentrano sulle interpretazioni novecentesche mettendo a fuoco da un lato le riletture in chiave esistenziale (Gide e Rilke), dall’altro il percorso di formazione di W.B. Yeats e S. Heaney che, ripercorrendo le orme del prodigo, definiscono la propria voce autoriale nel momento in cui si confrontano con l’eredità della tradizione letteraria e culturale dell’Irlanda (Zirzotti).
[1] Lc 15:11-32. C. Péguy, Le porche du mystére de la deuxième vertu, Gallimard, Paris 1986, pp. 110, 112-113; trad. it., Il portico del mistero della seconda virtù, in C. Péguy, I Misteri, Jaca Book, Milano 1997, pp. 155-282, pp. 240-241, 243.
[2] Su questo si veda il mio L’avventura narrativa del figliol prodigo, in Nuova informazione bibliografica II, 2019, pp. 277-294.
[3] F. Kermode, The Genesis of Secrecy. On the Interpretation of Narrative, Harvard University Press, Cambridge (Mass.)-London 1979; trad. it. Il segreto nella Parola. Sull’interpretazione della narrativa, il Mulino, Bologna 1993.
[4] Ho affrontato questi temi nel terzo capitolo del mio Raccontare il ritorno. Temi e trame della letteratura, il Mulino, Bologna 2017.
[5] P. Delcorno, In the Mirror of the Prodigal Son. The Pastoral Use of a Biblical Narrative (c. 1200-1550), Brill, Leiden-Boston 2018, si veda in particolare il capitolo 6.
[6] Come è noto diversi titoli sono stati proposti per la parabola nel corso del tempo, a ulteriore conferma della ricchezza semantica del racconto.
[7] Oltre alla bibliografia del monumentale commento di F. Bovon ( L’évangelie selon saint Luc, Labor et Fides, Genève 2007-2009; trad. it. Luca, Paideia, Brescia 2007-2013, 3 voll..), si vedano anche J.L.M. Foerster, L’évangile des deux fils dans l’exégèse des Pères de l’Église, in Cahiers Évangile, supplément, CI, 1997, pp. 8-53; Y. Tissot, Allégories patristiques de la parabole lucanienne des deux fils (Luc 15, 11-32), in Exegesis. Problèmes de méthode ed exercices de lecture (Genèse 22 et Luc 15), éd. F. Bovon-G. Rouller, Delachaux & Niestlé, Neuchâtel-Paris 1975, pp. 243-272; E. Cattaneo, L’interpretazione di Lc 15,11-32 nei Padri della Chiesa, in Interpretazione e invenzione. La parabola del figliol prodigo tra interpretazioni scientifiche e invenzioni artistiche. Atti dell’ottavo colloquio sulla interpretazione (Macerata, 17-19 marzo 1986), a cura di G. Galli, Marietti, Genova 1987, pp. 69-96.
[8] Su Ugo di Santo Caro e Nicola di Lita si veda il mio articolo Leggere le Scritture con le Scritture: Ugo di Santo Casro e Nicola di Lira lettori di Luca (15, 11-32) in Il romanzo della misericordia. La parabola del figliol prodigo nella letteratura, a cura di E. Di Rocco, in Studium, CIX, 2013, pp. 509-527.
[9] Per Ambrogio, Agostino, Cirillo di Alessandria e Pietro Crisologo si veda Le parabole della misericordia, a cura di L. Coco, EDB, Bologna 2015.
[10] Sulle nature dell’universo, a cura di P. Dronke, trad. di M. Pereira, 5 voll., Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, 2012-2017.
[11] L.C. Ferrari, The Theme of the Prodigal Son in Augustine’s Confessions, in Recherches Augustiniennes, XII, 1977, pp. 105-118; C. Mazzucco, La parabola del figliol prodigo nelle Confessioni di Agostino, in E 'n guisa d'eco i detti e le parole". Studi in onore di G. Bàrberi Squarotti, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2006, pp. 1081-1110; J. Robbins, Prodigal Son/Elder Brother. Interpretation and Alterity in Augustine, Petrarch, Kafka, Levinas, University of Chicago Press, Chicago-London1991.
[12] Così M.A. Fairman descrive il viaggio del figliol prodigo in Biblical Patterns in Modern Literature, Dillon/Liederbach, Cleveland, OH 1972.
[13] Per qualche esempio NIB.
[14] C.M. Martini, Ritorno al Padre di Tutti. Mi alzerò e andrò da mio padre
(Lc 15,18), Lettera pastorale 1998-1999, Centro Ambrosiano, Milano 1998.
[15] Questo il titolo della traduzione italiana (Queriniana 1994) del libro di H.J.M. Nouwen, The Return of the Prodigal Son. A Meditation on Fathers, Brothers, and Sons, Doubleday, New York 1992.
[16] L. Bassett, Une joie insolite: l’ouverture des entrailles, in S’ouvrir à la compassion, Albin Michel, Paris 2009, pp. 59-83.
[17] L’affermazione, tra gli altri, è riferita da J. John-C. Wailey in The Return. Grace and the Prodigal, Hodder&Stoughton, London 2010.
[18] Oltre al già citato Il romanzo della misericordia. La parabola del figliol prodigo nella letteratura, sempre per Studium (CX, 2014) è apparso Il romanzo della misericordia – La parabola di Luca nella letteratura moderna e contemporanea.
[19] R.S.H. Noble, Shakespeare’s Biblical Knowledge, Macmillan, London 1935, p. 277.