Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Il cuore rock del professore
Il cuore rock del professore
Il cuore rock del professore
Ebook517 pages7 hours

Il cuore rock del professore

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Incontrarsi per caso, amarsi per sbaglio, lasciarsi per scelta.
Edgardo Rubello è un professore universitario, serio e metodico, e amante della musica rock.
Sandra Silvestri è una donna grintosa e autonoma, quanto libera e disordinata.
Sono segnati entrambi dai rispettivi drammi familiari dai fallimenti personale e dai problemi esistenziali.
L'inattesa esperienza da genitori, e il lancio nel turbinio della vita pubblica, metteranno a dura prova la loro resilienza.
Per uscire dai rispettivi schemi mentali servirà uno sforzo in più,  e tanta musica rock.
LanguageItaliano
Release dateMar 2, 2020
ISBN9788835380078
Il cuore rock del professore

Related to Il cuore rock del professore

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Il cuore rock del professore

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Il cuore rock del professore - Claudia Sanvico

    CAPITOLO 1

    Nell'aula attrezzata fervevano i preparativi prima dell’inizio del convegno. Alcuni addetti della struttura disponevano le sedie da una pila posta ad angolo; altri in coppia trasportavano tavoli nella zona palco e attaccavano i microfoni. La responsabile del servizio congressi finiva di stampare nel suo ufficio il segnaposto con il logo dell’albergo da collocare sui tavoli. Con i cartoncini in mano tornava nell'aula e li sistemava sui tavoli allineati; intanto dava istruzioni sul coffe-break che si sarebbe tenuto in una piccola sala a lato. Erano operazioni rodate e ripetute tante volte, per un piccolo congresso che non destava troppa preoccupazione. Già il titolo, ‘Analisi del disastro ambientale dell’alluvione del Livornese. Nuove prospettive nella gestione del territorio in un’ottica di prevenzione’, preannunciava una serie di interventi per addetti ai lavori, colmi di grafici e cifre, enunciati con toni piatti e senza enfasi.

    Sandra, c’è un signore che chiede di attaccare il suo computer per la proiezione, uno dei ragazzi dello staff richiamò l’attenzione dell’addetta. Si avvicinò un uomo alto sulla cinquantina, dai capelli appena brizzolati, che stringeva un computer portatile; sicuramente un relatore.

    Buonasera, se lei mi dice il suo nome, la porto al suo posto così attacchiamo il computer al sistema disse la donna.

    Quello sono io. L’uomo indicò il cavaliere segnaposto che la donna stava mettendo in quel momento sopra il tavolo, indicante ‘Edgardo Rubello’.

    Lei è il coordinatore dei lavori, col quale ci siamo sentiti per mail, vero? Edgardo, che nome inusuale, non poté fare a meno di notare la donna.

    Nome di famiglia commentò lui.

    L’addetta sorrise, illuminando tutto il volto. E’ bellissimo.

    Grazie, mi hanno detto che sono interessante, simpatico, persino un tipo, ma bellissimo mai.

    Intendevo il nome. Mi scusi, la donna scoppiò a ridere, intuendo di trovarsi di fronte ad un personaggio bizzarro. Dia pure a me, si preparò ad accogliere il prezioso PC dell’uomo.

    No, ripose secco il professor Rubello.

    Come scusi? rispondeva l’addetta, disorientata.

    Io accanto al professore di Economia non mi ci metto. Quello mi odia e finisce che facciamo a botte. Quindi, questo lo spostiamo qui, prese il segnaposto di Cesare Boccardi per spostarlo all'estremità destra dei tavoli, e Edgardo Rubello invece va qua, dispose il suo cartello a distanza di sicurezza, ovvero all'estremità opposta. Ora mi sento tranquillo ammise soddisfatto.

    Come vuole lei si strinse nelle spalle la donna. Comunque io sono Sandra Silvestri la responsabile del servizio congressi dell’Hotel Nettuno. Se ricordo bene, ci saranno quattro interventi e poi il coffee-break.

    L’uomo appoggiò la borsa per rovistare tra i molti fogli e cartelle contenuti lì dentro. Sì, ho il programma qua, l’ho visto prima, giuro di averlo messo in borsa prima di uscire.

    La donna gli porgeva un foglietto dalla propria cartella. Me lo aveva mandato per e-mail, ricorda?

    Il professore lo prese ammirato. Mi avevano detto che qua al Nettuno eravate efficienti, e ora lo posso confermare!

    L’uomo esaminò il programma che egli stesso aveva contribuito a creare, scorse i nomi pronunciandoli a fior di labbra e poi emise un gemito. No! Boccardi non lo dovevo invitare. Me lo hanno imposto dall’Università.

    Sandra stava per aggiungere qualche nota ironica sui docenti serpenti ma, visto che aveva davanti il cliente pagante, preferì sorvolare. Armeggiarono un po’ con il computer di Rubello per attivare il sistema di proiezione e passarono in rassegna gli ultimi dettagli. Dalla postazione di registrazione esterna arrivarono anche gli altri relatori con cui il professore scambiò saluti e strette di mano; quando giunse il famigerato Cesare Boccardi si limitarono ad un buonasera bofonchiato in cagnesco. Nel giro di qualche minuto giunsero anche gli spettatori del convegno, e i relatori si sistemarono ai loro posti. Si spensero le luci e iniziò il lento e monocorde relazionare dei vari luminari.

    Sandra Silvestri si mise in un angolo per prestare supporto nel caso di malfunzionamento di qualche apparecchiatura, o di defaillance dei microfoni in sala. Con la mano riusciva a malapena a celare gli sbadigli per quello che in effetti era un meeting alquanto soporifero. La sua attenzione riuscì appena a stare dietro ai dati per anno sui fenomeni di dissesto idrogeologico in Toscana, e colsero ben poco della statistica sulla variazione ciclica della piovosità media in Provincia di Livorno.

    Sandra fu sottratta alla sua letargia quando la terza relazione fu annunciata con i ronzii e fischi del microfono del professor Rubello. Lo studioso si presentò come docente di Ingegneria per la Tutela dell’Ambiente, nonché membro della Commissione Grandi Rischi, e delegato per le zone alluvionate del Livornese, nell’ambito del disastro verificatosi l’anno prima.

    Sandra si trovò ad ascoltare con interesse perché si parlava proprio della sua città: si ricordava benissimo le strade gonfie d’acqua che avevano lasciato uno strato di fango nei seminterrati e nelle cantine, ma che in alcune zone avevano trascinato auto e persone, alcune mai più ritrovate. Il preambolo del professore fu che nessun evento naturale è del tutto casuale e che non è corretto considerarlo come completamente non prevedibile.

    Dall'altro capo della tavolata, seduto dietro al segnaposto a nome Cesare Boccardi, il vecchio studioso dalla barbetta curata e la giacca di tweed si lasciò sfuggire uno sbuffo di dissenso, mentre incrociava le braccia e si buttava all’indietro sulla sedia, assumendo l’espressione di chi sta assistendo alle castronerie di qualche suo allievo d’esame.

    Mentre potemmo parlare a lungo dei sempre più frequenti eventi meteorologici a carattere di nubifragio, che oramai vanno sotto il nome di ‘bombe d’acqua, derivanti da fenomeni a catena riconducibili al drammatico cambiamento del clima, ma che ci porterebbe troppo fuori strada rispetto al tema di questo incontro, molto si può dire invece sull’attività umana, che nella negligenza sulla cura del territorio nel migliore dei casi, e nello scempio fraudolento nel suo aspetto più nefasto, arriva ad incidere così tragicamente sulla vita di un’ intera città e della sua provincia.

    L’eloquio del professor Edgardo Rubello era animato e pieno di coinvolgimento. Si dilungò per circa mezz’ora, mostrando foto e diagrammi; illustrò il sistema torrentizio non curato, la problematica di edifici e strutture poste in luoghi d’intralcio al passaggio delle acque ingrossate, e da ultimo si dilungò sul massiccio sversamento di rifiuti di ogni tipo nei letti dei torrenti da parte delle attività economiche della zona.

    Parlò poi dello sforzo portato avanti nell’ultimo anno da tutti gli organi competenti per ripristinare una situazione di sicurezza nell’area flagellata dall’alluvione, ma di come ancora molto dovesse essere fatto soprattutto a livello di coordinamento di tutti gli attori pubblici e privati. L’intero uditorio pendeva dalle sue labbra, nonostante Edgardo Rubello in un paio di occasioni avesse cercato l’aiuto di Sandra per ovviare all’improvviso oscuramento del computer.

    La sua esposizione finì d’improvviso come se non avesse previsto una frase di commiato; Eddy Rubello semplicemente portò alla bocca la bottiglietta d’acqua che aveva di fronte ignorando il bicchiere sul tavolo, con un semplice: E questi sono i fatti.

    Quando si accorse che toccava a lui, il professor Cesare Boccardi sistemò con cura il microfono, schiarì la voce e si rivolse con un sorrisetto al suo uditorio.Bene, riprendiamo il filo di quanto appena enunciato dal mio esimio collega; molto potremmo dire su questi fantomatici cambiamenti climatici. Io penso che ci sia parecchia malafede nel divulgare un allarmismo che si avvale tra l’altro di una povera ragazzina scandinava che avrebbe chiaramente bisogno di un buon supporto psicologico. Forse che il professor Rubello non ha a disposizione gli annali della sua facoltà, per vedere che nella storia del nostro paese ci sono sempre stati eventi naturali calamitosi, alcuni di portata eccezionale? E se proprio volessimo ammettere che si stia verificando un riscaldamento del pianeta, potremmo noi senza alcun dubbio imputarlo anche solo in parte all’attività umana? Non dovremmo forse ammettere che la Terra va incontro ad uno dei suoi ciclici mutamenti di clima, in maniera del tutto naturale e indipendente dall’uomo?

    Il suo discorso proseguiva con una disanima sulle conseguenze derivanti delle limitazioni imposte allo sviluppo economico, in nome di una presunta salvaguardia del pianeta, in termini di rallentamento della crescita, riduzione dei posti di lavoro, povertà e maggior flusso migratorio.

    Sostenne con grafici e cifre a supporto, che tentare di ridurre la CO2 emesse da imprese e allevamenti di mucche non avrebbe inciso in alcun modo sul trend naturale del nostro pianeta. Concluse il suo intervento rivolgendosi direttamente al collega dall’altra parte del tavolo.

    E’ ammirevole lo studio e l’impegno profuso dal collega per ridare la dignità ad un territorio martoriato, ma per favore, lasciamo l’economia a chi studia i suoi fenomeni, e a chi si sforza per produrre beni e servizi. Sono i beni prodotti che portano più benessere innescando un ciclo virtuoso: dateci più strade, dateci più aziende, dateci più merci che circolano, più infrastrutture che funzionano, perché è l’economia che salverà il mondo! il suo tono di voce si alzava ad ogni affermazione fino ad diventare una declamazione potente.

    Dopo una sapiente pausa si rivolse vero il collega chiamato in causa, a voce molto più moderata. Lo sa caro Rubello? Lei è estremamente competente in materia ambientale, ma evidentemente la sua conoscenza dei fenomeni naturali proviene solo dai libri. Io vengo dalla gloriosa terra di Sicilia, da Catania: ho assistito a innumerevoli eruzioni di ‘iddu’, ma mai ha realmente minacciato la città. Si chiederà cosa significa? Che la natura, alla fine, si governa da sola, e a dirla tutta se ne infischia di noi uomini. E questi, cari signori, sono i fatti.

    Edgardo Rubello lo guardò concludere il suo intervento con uno sguardo stralunato, gli occhi spalancati così come la bocca, troppo annichilito per reagire. Tra mormorii di disapprovazione e sgranchimento di gambe degli uditori, anche Sandra Silvestri dovette scuotersi dall’apatia, e ricacciò la sensazione di sgradevolezza con l’annuncio dell’apertura del coffee-break nella stanza accanto.

    Pian piano tutti i presenti defluirono, tranne il professor Rubello che si infilò di volata dentro un bagno.

    Sandra e gli altri componenti dello staff servivano caffè, versavano bibite e birra, e giravano per la stanza per raccogliere i piattini vuoti. Cessato il primo momento di calca, e valutato che i suoi colleghi potevano cavarsela da soli, Sandra decise di uscire cinque minuti prima della ripresa del convegno, per fumarsi una sigaretta nel cortile di servizio.

    Stava aspirando con soddisfazione la seconda sigaretta della giornata, delle tre che si concedeva in vista del sempre rimandato momento dell’abbandono totale del fumo, quando dovette scostarsi di colpo per l’improvviso aprirsi della porta sul cortile, che quasi le stava sbattendo in faccia.

    Apparve Edgardo Rubello, in evidente stato di agitazione, mentre si allargava la cravatta nel tentativo di guadagnare maggior capacità di respirazione.

    Stia attento! lo richiamò la donna spaventata per l’ingresso a sorpresa.

    Scusi! Non mi ero accorto che c’era lei. Mi dispiace, spero di non averla colpita.. In bagno doveva essersi lavato la faccia ripetutamente perché il colletto e la cravatta erano piuttosto bagnati.

    E’ sicuro di sentirsi bene? chiese Sandra preoccupata.

    Si certo. Anzi, no: ma lo ha sentito? Ha sentito cosa ha detto e come lo ha detto? indicava aldilà della porta che si era richiusa. Quel fetido bastardo, quel negazionista, quel siciliano mafioso di m…

    No! lo interruppe la donna, questo non lo deve dire! I luoghi comuni non la aiuteranno.

    Che l’Etna lo seppellisca, il maledetto! Ora capisco cosa ha fatto: non è stato l’Università a mandarlo qui. E’ stato lui a insistere per essere inserito tra i relatori. Per rovinarmi il mio convegno, quello che vado preparando da un anno!

    Non se la prenda professore, penso che tutte le persone in sala lo abbiamo inquadrato come un vecchio trombone, uno che chiude gli occhi per non vedere quello che succede in giro provò a tranquillizzarlo, la figura del cretino l’ha fatta lui, non lei.

    L’uomo si mise a sedere su una cassetta rovesciata, per nulla placato dalle parole di lei. E’ venuto a dirmi che lui ha visto il vulcano eruttare, e che io non avrei mai assistito alle forze della natura ora parlava quasi a singhiozzi, ero solo un giovane ricercatore all’università quando l’alluvione ha portato via metà della mia famiglia a Sarno, si mise la faccia tra le mani, e io non saprei niente di disastri ambientali! Tacque, il silenzio rotto da un’ambulanza in lontananza e dal suo respiro affannoso, simile a un attacco di panico.

    Sandra era impietrita, non le era mai capitata una situazione simile sul luogo di lavoro. Spense la sigaretta, malvolentieri. Incerta sul da farsi si accucciò accanto all’uomo e gli pose una mano sulla spalla. Professore. Professore! Non ottenendo risposta, ripensò ai corsi della Croce Rossa sulle situazioni di emergenza. Edgardo, mi ascolti. Ora questa brutta faccenda è passata. C’è gente che la aspetta di là, c’è un convegno da portare avanti. Se non sbaglio tirò fuori dalla tasca il foglietto del programma, ha ancora tre interventi. Deve andare, lo aiutò ad alzarsi in piedi.

    Si sistemi un po’. Tirò fuori un pacchetto di fazzoletti, gli sistemò la cravatta e si sentì tanto la mamma che non era mai stata.

    Il professore appariva alquanto fuori fase. Continuava a scusarsi e a manifestare il suo sgomento per la scenata appena passata. Non sono uso a queste sceneggiate, mi sento così a disagio.

    Sandra lo sospingeva verso il corridoio. Faremo finta che questa cosa non sia mai successa. Mi raccomando, non si faccia vedere così stravolto o penseranno che lei sia rimasto scontento dell’organizzazione del convegno.

    Prima di uscire dal cortile di servizio e rientrare in aula, l’uomo puntualizzò. Per favore non mi chiami più Edgardo, per tutti sono Eddy.

    Rimessosi in sesto alla bell’e meglio, il professore fu in grado di riprendere il suo posto con soli pochi minuti di ritardo rispetto al programma. Riacquisito il pieno possesso delle sue facoltà, fu anche capace di inserirsi prima del relatore che doveva riprendere la scaletta, per confutare in poche frasi e qualche grafico che scovò nel suo computer, le tesi consolatorie e accomodanti del professor Cesare Boccardi. Nel frattempo l’anziano collega aveva pensato bene di allontanarsi dal luogo del convegno avendo ottenuto il suo scopo, ovvero sminuire e gettare nel ridicolo il collega più giovane, così distante sulla visione dei cambiamenti mondiali in atto.

    Sandra decise che tutta la faccenda meritava un’altra sigaretta, come premio per aver gestito il crollo nervoso del conduttore e aver evitato l’interruzione totale dei lavori. Si allontanò dall’aula e incontrò il suo capo, il direttore nonché proprietario dell’Hotel Nettuno, Umberto Petrocchi. A lui raccontò l’accaduto e Umberto, lisciandosi i folti baffi, rise a crepapelle all’idea dei professoroni che si becchettavano tra loro come galline, per finire a sfogarsi piagnucolando sotto le gonne di una sua dipendente.

    Sandra però non la pensava così. Il vecchio professore, Boccardi, ha punto sul vivo Rubello, che si è sentito chiamato in causa personalmente.

    Il direttore Petrocchi, uomo educato a pensare al maschio alfa come ad un essere esente da atteggiamenti ‘deboli’, derideva apertamente Rubello e compagnia. E pensare che questi sono i personaggi che dovrebbero proteggerci dalle alluvioni e altre calamità! Siamo messi proprio bene.

    Sandra non osò dire davanti al suo capo che lei, invece, era stata impressionata dallo sfogo del professor Rubello, che lei aveva trovato molto umano.

    Con suo grande sollievo anche quell’evento convegnistico ebbe termine. Al termine dei saluti e dei convenevoli, il Professor Rubello si spostò nell’ufficio del direttore Petrocchi, il quale continuava a guardarlo di sottecchi trattenendosi a stento dal ridere sotto i baffi.

    Sbrigate le varie formalità, consegnati i dati contabili per la fatturazione, il professore si apprestò ad andarsene a dormire, sfinito per tutto lo sforzo prodigato da tempo nell’organizzare l’evento, e ancora di più, in preda ad un senso di sgomento per la sua reazione all’attacco del collega. Trovava inammissibile, inspiegabile, essersi lasciato andare in quel modo vergognoso.

    Poco prima di varcare le porte dell’albergo si incontrò con la stessa Sandra Silvestri del servizio congressi.

    L’uomo avrebbe voluto passare di fretta: abbassò lo sguardo e iniziò a rovistare nella borsa in cerca delle chiavi dell’auto.

    La donna lo richiamò da dietro. Anche per questa sera ce l’abbiamo fatta!

    L’uomo si girò ostentando un sorriso forzato, Queste giornate sono estenuanti, vero? Immagino che lei però sia più abituata!

    Sandra uscì con lui fuori dall’albergo, e solo nel parcheggio fece riferimenti agli eventi del pomeriggio. Si sente meglio professore? Ha un’altra aria rispetto a prima.

    Avrebbe tanto preferito non sentirselo ricordare; a quel punto preferì parlare chiaro. Io non so come ringraziarla per tutto il suo aiuto, mi ha tirato fuori da una situazione spiacevole. Non so cosa mi sia preso. Senza bisogno di dirlo, la pregherei di non far sapere in giro delle debolezze di un professore universitario!

    Sandra si pentì di aver subito riferito l’episodio al suo direttore, perché entro domani l’intero personale d’albergo avrebbe commentato il fatto.

    Non si deve scusare. La sua storia personale spiega già tutto. Deve essere stato terribile, e venirglielo a ricordare a passo d’elefante in quel modo, ha fatto scattare qualcosa di profondo in lei.

    Rubello la stette ad osservare per qualche istante, colpito dal parlare diretto della donna. Prima non l’aveva veramente guardata, troppo preso ad inveire contro il suo collega.

    Non doveva avere molti anni meno di lui, una donna castana con i capelli legati dietro e la divisa alberghiera a fasciare un corpo pieno; il volto aperto e l’ampio sorriso la rendevano gradevole e istintivamente simpatica.

    Domani mi fermo ancora qui a Livorno, riparto per Roma nel pomeriggio. Cosa mi consiglia di vedere in città? Ancora meglio, potrei offrirle un caffè, se non ha da fare? Immediatamente si avvide che rischiava di passare per un predatore di femmine procaci. Ma forse dovrà passare a prendere i suoi figli a scuola.

    La voce di Sandra si fece secca. Non ho figli.

    Allora aspetterà suo marito per pranzo.

    La donna rise. No, il mio compagno non torna mai a pranzo. E’ che domattina lavoro e non mi libero prima dell’una. Mi dispiace, sembrava realmente desolata dal non poter accettare l’invito. Se vuole vedere qualcosa di appena inaugurato, al momento c’è una mostra fotografica che potrebbe interessarla, sull’evoluzione del paesaggio dal mondo rurale a industriale. Immagino che potrebbe rientrare tra i suoi argomenti futuri di conversazione con l’altro professore, come si chiamava …

    Non me lo nomini nemmeno, ora che ero riuscito a cancellarlo dalla memoria. Cesare Boccardi è una vera piaga, di quelle bibliche. Per vari motivi mi ha sempre avuto in antipatia. E mi ha già rovinato la vita una volta, aggiunse con tono amaro. Ascolti Sonia.

    Sono Sandra corresse lei.

    Sandra, non la trattengo oltre. Se lei non ha già visto la mostra, io aspetto l’ora di pranzo per vederla insieme con lei. Non la considererà una proposta indecente, spero.

    Sandra esitava, sapendo dentro di sé di non dover accettare inviti da un perfetto sconosciuto. Tuttavia, presa da istintiva fiducia, accettò volentieri. Si misero d’accordo per il giorno dopo e si salutarono con cordialità.

    Rubello si allontanò in auto, solo per fare inversione alla prima piazzola, quando si ricordò che la sua camera era nello stesso albergo dove aveva avuto luogo il meeting. Fuso, proprio fuso, mormorò tra sé.

    Quando Sandra rientrò a casa, trovò il suo compagno in salone con la televisione accesa e la luce spenta. Dario, mi hai lasciato qualcosa per cena?

    L’uomo a malapena si girò, stava osservando con estrema attenzione lo schermo del suo cellulare.

    Sei già tornata? No, non ho ancora preparato niente, stavo guardando qualcosa qui e mi è passato il tempo senza accorgermene.

    La donna sbuffò. Ho capito, metto su io l’acqua per la pasta. Mentre si accingeva a preparare la cena, si trovò a desiderare ardentemente che le una del giorno dopo arrivassero presto.

    CAPITOLO 2

    Dopo aver girovagato per il centro della città, Eddy Rubello incontrò Sandra Silvestri poco dopo l’ora di pranzo, davanti al Museo.

    Si salutarono formalmente, ma poi optarono per un ‘tu’ più snello e amichevole.

    Prima di accedere alla mostra avrei bisogno di mettere qualcosa sotto i denti disse la donna abbastanza affamata.

    Io di solito non mangio a pranzo, ma non vorrei sentirmi colpevole si ti accasciassi per terra dalla fame. Ci fermiamo in un bar?

    Si spostarono in un locale nelle vicinanze dove entrambi presero un panino. Anche due birre! ordinò Sandra. Il professore si affrettò a declinare, No, per carità, io bevo solo acqua.

    Sei astemio? O è solo la birra che non ti piace? chiese curiosa.

    Non bevo affatto rispose l’uomo con un tono che allontanava ulteriori domande. A Sandra rimase la curiosità, ma preferì non approfondire, considerato che la conoscenza con l’uomo risaliva solo a poche ore prima, e già il primo impatto era stato abbastanza travagliato.

    Tornarono poi al luogo della mostra, dove un percorso fotografico poneva a confronto il mondo pre-industriale, quella che era stata una volta aperta campagna, e gli stessi luoghi, estremamente antropizzati, visti con occhio più recente. Rubello si interessò molto ai raffronti fotografici.

    Vedi? Questo tipo di panorama aperto, campestre, che una volta faceva da cassa di risonanza in caso di piogge abbondanti, risulta in quest’altra immagine completamente ricoperto di capannoni. Sicuramente i torrenti e le forme sono stati ‘tombate’, e questo fa sì che ad ogni evento meteorologico un po’ intenso, tutto il sistema salti.

    La donna che non si era mai interessata della materia, si trovava ad osservare con attenzione i passaggi che lui le proponeva. Così tu ti occupi di questo? Disastri ambientali e altre amenità?

    In verità io insegno Tor Vergata, una materia un po’ strana che si chiama Processi e Metodi per la gestione della Sicurezza Territoriale. Poi faccio anche parte come esperto di vari organismi, come il comitato scientifico della Commissione Grandi Rischi del Ministero, per cui organizzo giornate di studio, e incontri come quello di ieri. In più, sono consulente per il Ministero, anche in merito alla gestione dei rifiuti, e per questo mi raccordo con i prefetti e i sindaci delle aree interessate.

    Nei hai di cose da fare, ci credo che non hai tempo nemmeno per mangiare! Certo uno non pensa mai che il territorio, lo sviluppo industriale, i rifiuti, siano tutti temi intrecciati insieme. Hai anche il potere di far chiudere le aziende, o le discariche abusive?

    Non attribuirmi troppi poteri. Io scrivo solo relazioni, che finiscono sui tavoli della Protezione Civile, dei miei superiori, dei prefetti e in ultima analisi del Ministro.

    Che Ministro?

    Dell’Ambiente, scusa, do’ molte cose per scontato. E’ una materia molto complessa, perché coinvolge molteplici aspetti. Come avrai capito dal discorso del beneamato collega Boccardi, esistono le esigenze dell’economia, delle aziende e delle città, di crescere e svilupparsi, poi però esistono i limiti oltre i quali un territorio non ce la fa più, e al primo spostamento degli equilibri climatici, si ingolfa e va in crisi. Senza parlare di quando ci sono dei veri e propri crimini ambientali. Non ti dico quante porcherie si scoprono quando si analizza il ciclo dei rifiuti di una data zona. Mi sento tanto noioso a parlare di queste faccende tecniche; dimmi un po’ di te.

    Che ti dico di me? Non conduco nemmeno la metà della tua vita interessante.

    Prova anche tu a girare per le discariche con un fazzoletto al naso, poi ne riparliamo. E’ molto che lavori per il Nettuno? Sei molto efficiente. Trovo che ci sappia fare anche nel trattare i casi disperati, disse alludendo all’episodio della sera precedente.

    Sono quasi vent’anni che lavoro lì. Quando studiavo ho fatto più volte la hostess congressuale da loro, e così ho conosciuto Umberto Petrocchi. Quando dopo la laurea ho avuto un momento di difficoltà, ho provato a chiedere in giro per cercare lavoro e lui mi ha assunto. Mi trovo bene con lui, in effetti gli devo molto.

    In cosa sei laureata?

    In Lingue a Pisa, ma mi sembra che questo sia avvenuto una vita fa.

    Continuavano a passeggiare per la mostra, un po’ commentando le immagini esposte, un po’ indagando sulle rispettive esistenze.

    Che cos’è che ti ha indotto a cercarti con urgenza un’occupazione? Se non sono troppo indiscreto, ben inteso, volle scusarsi Rubello.

    Sandra guardava con grande attenzione le didascalie delle foto, senza veramente leggere niente. Avevamo una piccola attività, cioè mia madre e mia sorella se ne occupavano, una lavanderia industriale. Il nome industriale non rende l’idea, era molto familiare. Servivamo alberghi, ristoranti, residenze per anziani, roba così. Purtroppo abbiamo avuto dei problemi: mia madre è morta all’improvviso, ci sono stati degli investimenti avventati, alcuni grossi clienti non pagavano. Così a un certo punto abbiamo chiuso, ma le spese e i debiti ci schiacciavano. Così invece di diventare insegnante di tedesco, come pensavo, mi sono ritrovata addetta ai congressi.

    Eddy Rubello la osservava intensamente, e a ogni parola cambiava la sua considerazione della persona che aveva di fronte. Prima pensava che fosse solo l’ennesima donna matura e piacente, poi però si rese conto che dietro di lei c’era una storia di difficoltà e sacrifici.

    Tuo padre? Anche lui lavorava con voi?

    No, lui lavorava in un ufficio pubblico come usciere. Ora abita poco distante da qui, in campagna. Dopo tutte queste vicende, non è stato più tanto bene col cuore e si è dovuto pre-pensionare. Come vedi io e la piccola fiammiferaia abbiamo parecchio in comune ironizzò la donna.

    Aspetta di sentire il resto della mia vita; in confronto Oliver Twist è una commedia dei Vanzina. Siamo arrivati all’ultima sezione della mostra. Bella, mi è piaciuto molto questo accostamento, fa capire quanto sia mutato il mondo intorno a noi.

    Il resto del Palazzo ospita una bellissima collezione di Fattori, i Macchiaioli, non so se hai presente. Se vuoi possiamo visitarla con lo stesso biglietto.

    Rubello guardò l’orologio pensieroso. Mi piacerebbe molto, ma avevo promesso a mia figlia che avrei cenato con lei. Se non parto subito, dovrò chiamarla per lo spuntino di mezzanotte. Magari tornerò per l’altra parte del Museo. Così ci raccontiamo altri capitoli dei nostri romanzi di formazione.

    Sandra lo guardò sorpresa. Hai anche una figlia.

    Per non farmi mancare niente sono divorziato, da parecchi anni. Mia figlia Vanessa ha diciassette anni, e tentativi adolescenziali di ribellione a parte, è una ragazzina deliziosa.

    Lo credo. Comunque anche io sono divorziata, da cinque anni. Senza figli, questo lo aggiunse con tono corrucciato.

    Ora hai quel Dario di cui parlavi ieri; cosa fa nella vita?

    Lavora per un’azienda di trasporti, presso il porto di Livorno. Ultimamente le cose non vanno tanto bene.

    Tra di voi, o col lavoro? stuzzicò l’uomo.

    No, che dici, col lavoro! Il nostro porto agonizza, le attività chiudono una dopo l’altra, anche lui non lavora più come prima.

    Erano oramai usciti e si trovavano di fronte all’auto dell’uomo, che aveva già le chiavi in mano.

    Sandra esitò prima di parlare. Scusa Eddy, se sono indiscreta. Ti conosco da troppo poco per permettermi di parlarti così. Al bar però mi hai dato l’impressione che ti desse fastidio nominare da bere. Per caso in passato hai avuto dei problemi con l’alcol?

    Il volto del professore si accigliò, si raggrinzì in una smorfia; aprì la portiera della macchina e si accomodò sul sedile. Queste onestamente non sono faccende che ti riguardano in alcun modo. Da amichevole l’atteggiamento si era fatto scostante e ostile; mise in moto pronto per andare via.

    No, aspetta, non equivocare, io non voglio sapere niente di te, Sandra appariva angosciata, non è per te, ma per me!

    Per te? Che problema hai, Sandra? l’uomo disse con aria cupa.

    In realtà nemmeno per me, ma per il mio compagno, Dario. Ho paura che sia caduto in una sorta di vortice di dipendenza. Temo per lui.

    Che tipo di dipendenza. Ora l’uomo aveva riacquistato freddezza.

    Il gioco. Scommesse online. Sta attaccato tutto il giorno al suo telefono e ho paura che abbia perso anche del denaro.

    La donna quasi si vergognava a rivelare tali dettagli a una persona poco più che sconosciuta. Tale era la sua disperazione, che dopo aver fiutato l’appiglio, vi si era aggrappata con tutte le forze.

    Rubello stette a pensare qualche istante. Poi disse: Lascialo. Prima lascialo, e poi denuncialo, perché sicuramente ti avrà sottratto dei soldi..

    Sandra si indignò. Che dici? Lasciarlo e denunciarlo? Perché, non mi ha fatto nulla di male! Io non gli farei mai una cosa del genere.

    L’uomo chiuse lo sportello, innestò la marcia e abbassò il finestrino. E’ quello che mi ha salvato. E’ ciò che ha fatto la mia ex-moglie con me. Lei prima mi ha denunciato, e poi mi ha lasciato. Fa molto male, te lo giuro. Solo dopo aver picchiato la testa sul fondo ho trovato la forza di ripartire. Non posso che suggerirti lo stesso metodo. Addio Sandra, stammi bene, alzò la mano e partì senza attendere risposta.

    Quel pomeriggio Sandra tornò a casa molto turbata. Le parole del professor Edgardo Rubello continuavano a girarle per la mente. Dario non era ancora rientrato. C’era qualcosa dentro casa, qualcosa d’inspiegabile. O forse qualcosa che mancava. Girando con gli occhi in sala si accorse che la televisione non era più lì. Improvvisamente ripensò a quel giorno in cui aveva chiamato l’idraulico per una perdita in bagno. Quando era andata a cercare il portafoglio dove teneva un po’ di soldi per emergenze come quella, lo aveva trovato vuoto. Stessa cosa per gli orecchini già regalo di addio al nubilato delle sue amiche quando si era sposata, tanti anni prima. Voleva metterli per un’occasione, e invece non li aveva trovati da nessuna parte. Tutti questi episodi non erano stati collegati da lei, ma seguendo l’eco del professore, assumevano tutti un preciso significato.

    Aspettò alzata finché Dario non tornò. Oh ciao, bimba, ancora alzata? Era passata la mezzanotte.

    Dario, ma dove sei stato? Che fine ha fatto la nostra televisione?, Sandra lo attendeva a braccia conserte.

    La televisione è a riparare, stamattina ha deciso che non voleva funzionare più.

    La donna scuoteva la testa. Stamattina sei partito di casa prima di me, quand’è che l’hai accesa per vedere che non funzionava? Sei tornato indietro, per guardarla?

    Si bimba, sono andato al cantiere ma oggi per me non c’era lavoro, c’era già il Vanni che caricava. Allora sono rientrato per vedere in santa pace un po’ di tv, invece ha fatto uno sbuffo tutto nero, e l’ho portata da Sergio, per ripararla. Senza attendere la risposta della sua donna, l’abbracciò come se la vedesse per la prima volta. Staremo meglio senza televisione, vedrai quante belle cose si possono fare quando non si guardano le serie tv!

    Sandra si divincolò dall’abbraccio. Quanto tempo è previsto che duri questa riparazione? Ti sei fatto dire quanto verrà a costarci? Perché se si va a toccare questa roba elettronica, tanto vale ricomprarla nuova..

    Esatto, mi hai letto nel pensiero: perché ripararla con tutto ciò che costa quando ne possiamo avere una full HD e smart. Ci pensi tu ad andare a vederne una domani?

    Io spero che tu non mi stia prendendo in giro, perché qui oltre alla tv mancano anche parecchie cosette in giro per casa. Non è che stai impegnando roba nostra, anzi mia, visto che questa è casa mia?

    Sandrina bella, ma il tuo Dario può sottrarti della roba da casa, per farne cosa poi? voleva convincerla l’uomo.

    Forse per giocarti tutto con le scommesse su quell’apparecchio maledetto? indicava la tasca dei jeans da cui sporgeva il telefono.

    Prima spariscono gli orecchini delle mie amiche, poi i soldi per l’idraulico, ora è la volta del televisore: un giorno torno a casa e non troverò più la cucina. Dimmi te!

    Dario tentava di nuovo di placarla con baci sul collo. Dai quello era solo un prestito, poi te li ridò, giuro, non appena le cose girano un po’ meglio. Il capo ha detto che il mese prossimo ricomincia un po’ di lavoro, e allora …

    Sandra lo staccava da sé. Lo sai cosa mi ha consigliato un mio amico? Di denunciarti direttamente. Se gli orecchini e il televisore non tornano al loro posto domani, giuro che vado dai carabinieri. Non ci credi? La faccio veramente! Tremava per la paura mentre lo diceva, ma lo stava dicendo lo stesso.

    L’uomo appariva preoccupato. Te esageri adesso, Sandrina, dammi qualche giorno, non è che le cose si possano disimpegnare così, a schioccare le dita. Se intanto te mi potessi anticipare qualcosa, almeno il tv te lo riporto. Non c’è mai un programma decente, che lo teniamo a fare?

    Però ti piace tanto vedere il calcio sulle reti a pagamento: e quelle le pago io! Con questa hai toccato il fondo. Facciamo una bella cosa, ti va? Uno scambio. Tu riporti le mie cose, e io ti faccio trovare tutte le tue valigie fuori della porta, già pronte, non devi nemmeno fare la fatica di prepararle. Per stasera vai a vedere le partite dal Vanni; anche domani, dopodomani. E’ chiaro?

    Dario sbuffò e protestò, ma poi dovette uscire dalla porta, non prima di essersi impossessato dell’assistente vocale sul tavolino, con Sandra che lo inseguiva per le scale urlando di restituirlo. Conscia di aver dato abbastanza spettacolo verso tutti i condòmini, rientrò in casa, si accoccolò sul divano e si mise a consumare fazzoletti su fazzoletti, senza nemmeno lo straccio di una compagnia televisiva. Prese il telefono, con l’intenzione di Eddy Rubello che le sue parole erano state profetiche. Poi desistette, ricordando quanto freddo e netto fosse stato il loro commiato. Sentendosi sola e afflitta, andò a letto con un buon libro, finché gli occhi non si chiusero: sognò che gli oggetti di casa, animati da un novello apprendista stregone, prendevano la porta e se ne andavano via per conto loro.

    CAPITOLO 3

    L’organizzazione dei congressi all’Hotel Nettuno consisteva in tranquilli periodi infrasettimanali di contatto clienti, programmazione logistica e accurata tempistica dei meeting, e in fine settimana di fuoco in cui gli stessi eventi avevano luogo. Allora tutto doveva essere perfettamente in linea con quanto preventivato, le stanze equipaggiate con tutto l’occorrente, il buffet tarato secondo le esigenze e le tasche del cliente. Il caso più ostico fu allestire il menù dell‘Istituto per le allergie e intolleranze alimentari’, dove in un colpo solo c’erano utenti celiaci, intolleranti al lattosio, al pomodoro, al cioccolato, e in cui s’infilò per disattenzione degli organizzatori anche qualche vegano.

    Sandra aveva in uso una specie di sgabuzzino che faceva da anticamera all’ufficio del direttore Umberto Petrocchi. Alle volte le richieste dei clienti arrivavano prima alla direzione, e poi passavano a lei. Negli ultimi tempi, vista l’assoluta fiducia in lei del proprietario dell’hotel, prendeva direttamente il primo contatto e seguiva tutta la procedura, che lasciava alla contabilità come un bambino diventato adulto solo al momento della fatturazione.

    Quel giorno Sandra ricevette una telefonata, dall’Università di Roma Due. La chiamiamo a proposito di una vostra fattura che ci è pervenuta in merito ad un convegno del marzo scorso. Il documento non contiene gli estremi del bando europeo che ci permette di identificare a quale fondo di ricerca tale evento si riferisce, e quindi rende impossibile la messa in pagamento.

    Sandra si sporse dalla sua sedia, premurandosi che Umberto, il suo direttore, non fosse nell’ufficio a sentire la conversazione; si arrabbiava moltissimo quando c’erano dei problemi di fatturazione.

    I dati ci sono stati forniti direttamente dal professor Rubello, è lui che dovete sentire per questioni legate ai vostri finanziamenti, noi emettiamo le fatture con i dati relativi ai servizi forniti, l’altra voce con impazienza la interruppe.

    Lei non ha capito, noi invieremo alla tesoreria la fattura per il pagamento, che comunque avrà i suoi tempi, solo se riconosceremo il codice di autorizzazione di questa spesa. Altrimenti per noi la spesa non è giustificabile, interruppe la conversazione senza attendere oltre.

    Sandra sudava freddo, questa cosa non doveva assolutamente arrivare alle orecchie del capo, altrimenti si sarebbe guadagnata un urlo leonino come non le capitava da tempo.

    Affannata recuperò dal cellulare il numero che il professore le aveva lasciato, poi decise di chiamarlo con più ufficialità dal telefono dell’ufficio.

    Pronto Professore, sono Sandra Silvestri dell’Hotel Nettuno di Livorno; ha tenuto un convegno il mese scorso presso la nostra struttura, si ricorda?

    Dall’altra parte Eddy Rubello mostrò una piacevole sorpresa. Sandra, ciao, come stai? Non mi aspettavo di risentirti. Forse l’ultima volta mi sono comportato in maniera un po’ brusca.

    Salve Eddy, in verità ti chiamo per un problema che la tua Università ha con una nostra fattura, prima che potesse continuare entrò il direttore per recarsi nel suo ufficio senza chiudere la porta. Si mise allora a parlare con un filo di voce sperando di risolvere tutto in breve tempo.

    Non ci hai consegnato un codice di bando europeo che è imprescindibile inserire nel documento, altrimenti non procederanno con la messa in pagamento.

    Cosa hai detto? Parla più forte, sono in strada e ti sento poco.

    Umberto Petrocchi apparve di fronte a lei con dei fogli relativi al meeting in programma qualche giorno dopo e li appoggiò sulla scrivania. Con chi parli? chiese a fior di labbra.

    Sandra tentò di riprendersi. Sì Professore, la ringrazio per i suoi encomi, farò in modo di trasferirli alla mia organizzazione. Lavorano in maniera molto professionale e si meritano i suoi apprezzamenti. Senz’altro le saluto il Direttore che è qui davanti a me.

    Petrocchi le fece cenno di passarle la cornetta, che Sandra cedette molto a malincuore. Professor Rubello, come sta? Mi fa piacere ascoltare da lei il riconoscimento degli sforzi del nostro gruppo di lavoro: siamo professionisti sul campo da molti anni. Spero che torni ancora nella nostra città, anche solo per passare un periodo di vacanze. Grazie, arrivederci, a presto! riattaccò. E’ raro che richiamino dopo così tanto tempo per un feedback, brava! le batté la mano sulla spalla.

    Sandra prese i fogli relativi al prossimo meeting e disse che doveva andare un attimo di là, a vedere se in magazzino avevano il tovagliato richiesto per l’occasione. Si chiuse in bagno e chiamò dal suo cellulare.

    Sandra, cosa avete fumato oggi a Livorno? Mi chiamate per dirmi che io vi avrei chiamato per ringraziarvi? La cosa rimane oscura! Sandra cercò di spiegare tutto l’inghippo.

    Rubello la rassicurò, in giornata avrebbe trovato i riferimenti senza i quali la pratica non poteva andare avanti. Scusami tanto se non ho fornito subito i dati necessari, ma quella sera dovevo essere andato proprio in tilt. Confesso che di quella giornata non conservo un ricordo piacevole. Mi hai salvato solo tu, la mia crocerossina!

    Non è stato niente di grave, può accadere a tutti di attraversare un momento in cui si perde il controllo. Piuttosto tu hai avuto ragione il giorno dopo, quando suggerivi il comportamento da tenere con Dario, il mio compagno.

    E’ scatta la denuncia a piede libero?

    A quello non sono arrivata. Però quando sono rientrata quella stessa sera ho trovato un ammanco dentro casa. E’ un mesetto che non guardo più la tv, e devo dire che non ne sento affatto la mancanza.

    " Ha venduto il tuo televisore? In un certo

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1