Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Amore impossibile
Amore impossibile
Amore impossibile
Ebook271 pages3 hours

Amore impossibile

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Autrice del bestseller Dove finisce il cielo

Non è sempre stato così ricco. Così irresistibile. Così complicato.
Aaric Christos era il ragazzo che mi proteggeva, mi dimostrava il suo affetto. Forse mi amava persino. Ma quel ragazzo ora non c'è più.
Si è trasformato in un uomo d'affari freddo, spietato e aggressivo.
 Ed è l'unico che può salvare me e la mia startup dalla rovina. Chiedere il suo aiuto è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Ho dovuto mettere da parte il mio orgoglio e farmi coraggio. Sapevo che il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo. Perché con il suo fiuto in affari, Aaric è pronto a negoziare su qualunque cosa. E non mi sono mai sentita così vulnerabile. Ma è troppo tardi per tornare indietro.

«I libri di Katy Evans sono come le montagne russe: brividi, emozioni e passione rendono irresistibili le sue meravigliose storie d'amore.»
Kylie Scott
Katy Evans
è un’autrice bestseller di «New York Times», «USA Today» e «Wall Street Journal». I suoi libri sono stati tradotti in dieci lingue. Ha fatto innamorare migliaia di lettrici con le sue storie di passione e romanticismo. La Newton Compton ha pubblicato Dove finisce il cielo.
LanguageItaliano
Release dateMay 23, 2019
ISBN9788822734334
Amore impossibile

Related to Amore impossibile

Titles in the series (100)

View More

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Amore impossibile

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Amore impossibile - Katy Evans

    2387

    Titolo originale: Tycoon

    Copyright © 2017 by Katy Evans

    Traduzione dall’inglese di Elena Rubechini

    Prima edizione ebook: giugno 2019

    © 2019 Newton Compton editori s.r.l, Roma

    ISBN 978-88-227-3433-4

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Katy Evans

    Amore impossibile

    Indice

    La telefonata

    Il favore

    Serendipità

    Doppia A

    Il biglietto con un rilievo in argento scintillante

    Tua

    In vena di scherzi

    L’inizio

    Lunedì

    Arrivederci, scricciolo

    Una di notte

    Lei dov’è?

    Puntini nella galassia

    Yoga

    Ehi, tu

    Figlio di…

    Amore a prima vista

    Solo affari

    La mattina dopo

    Fig & Olive

    Abbastanza bene

    Nelle stelle

    Quinta Avenue

    La caduta

    Una di notte

    L’ufficio nell’angolo

    Central Park

    Il giorno dopo

    Lei

    Vèstiti

    Fatto

    L’appuntamento

    Occasione

    Liste e scatole

    Una di notte

    La sera dell’inaugurazione

    La scelta

    Sempre

    Playlist

    Ringraziamenti

    Agli e se…

    La telefonata

    Bryn

    I miei genitori sarebbero fieri di questo progetto; io ne sono fiera. Non capisco perché nessun altro ne veda il potenziale. Perché le banche non mi rispondano dopo che glielo espongo. O perché abbia dovuto implorare cinque persone, incluso il mio amico Jensen, per ottenere un incontro con l’investitore più potente della città; è l’ultima occasione che ho per convincere qualcuno che vale la pena finanziare la mia idea.

    Ho ricevuto così tanti no che quando la sera tardi squilla il telefono e vedo apparire il numero di Jensen sullo schermo non riesco quasi a sopportare l’idea di riceverne un altro.

    Dopo qualche squillo e un respiro profondo raccolgo il coraggio e gracido: «Sì?»

    «Bryn, tesoro».

    Trattengo il fiato e stringo la presa sul cellulare, lo stomaco annodato per la paura di quello che potrebbe dire dopo. Ad esempio che l’investitore che ucciderei per incontrare gli ha detto che "è fuori questione che lui…".

    «Ce l’hai fatta. Domani. A casa sua alle venti. Non fare tardi. Di solito non incontra nessuno fuori dall’ufficio ma è l’unico momento in cui può infilarti».

    Mi ci vuole un attimo per afferrare ciò che dice. «Oddio! Jensen, grazie grazie grazie!».

    «Di nulla, tienimi aggiornato», risponde con una risatina.

    «Certo», prometto prima di riattaccare. Lancio il cellulare sul letto e poi mi ci tuffo anch’io agguantando il cuscino e stringendolo al petto mentre rotolo sulla schiena.

    Porca vacca! Ce l’ho fatta.

    Non credo Jensen si renda conto che se non fossimo stati al telefono lo avrei stritolato per la felicità.

    Finalmente.

    Ho un appuntamento. Con lui.

    La leggenda. L’uomo con il tocco di re Mida e gli occhi dorati abbinati.

    Mi addormento con lo stomaco aggrovigliato, dopo essermi rigirata nel letto chiedendomi cosa vedrà in me quest’uomo… cosa dirà del mio progetto.

    Trascorro tutta la giornata successiva a riscrivere il discorso per assicurarmi che sia perfetto. Vorrei che Sara, la mia coinquilina, non lavorasse tutto il giorno per avere qualcuno con cui provarlo. Parlare a me stessa nello specchio non ha lo stesso effetto, soprattutto perché me lo sono già ripetuto in testa migliaia di volte.

    Sul treno per l’Upper East Side sono un fascio di nervi. Controllo l’indirizzo che mi ha mandato Jensen e sospiro mentre aspetto la mia fermata.

    Sono ben conscia che questo incontro può andare in quattro modi.

    Mi dà i soldi.

    Mi dà solo una parte dei soldi.

    Non mi dà i soldi. E trovandomi di nuovo al punto

    c),

    mi accorgerò di aver esaurito le opzioni e sarò fottuta alla grande. Dovrò rendermi conto che sono un’illusa e che questo progetto fa schifo come dicono tutti (tranne me) o dovrò… be’, non so come posso far partire il progetto senza un soldo. Quindi sono comunque fottuta.

    Non posso nemmeno tornare da Toasts and Bagels. Hanno messo bene in chiaro che ero la cameriera peggiore del mondo. Sempre con la testa tra le nuvole. Licenziata a vita.

    Ma basta pessimismo. C’è ancora l’opzione a), Mi dà i soldi. È noto per essere uno che rischia grosso finanziando compagnie che nessuna banca toccherebbe e nessuno sano di mente guarderebbe, e le fa decollare. Le porta nella stratosfera. Okay… ammetto di non crederci, ma sono disperata. Quando ho sentito il suo nome, e l’ho riconosciuto, ho pensato che non ci sarebbe stato niente di male. Insomma, quali altre opzioni avevo? Le quattro che ho elencato prevedono che qualcuno investa nella mia attività: peccato che le banche non vogliano più vedermi.

    Sul treno che mi porta all’indirizzo che mi è stato fornito mi sento fastidiosamente accaldata sotto la giacca. Sento il sudore sulla fronte, tra i seni e sui palmi delle mani. Rilassati, Bryn. Non farai una buona impressione madida e ansimante.

    Controllo i messaggi sullo schermo rotto del telefono e rileggo la risposta della mia migliore amica a un messaggio che le ho inviato ieri sera.

    Non sono minimamente ispirata senza di te.

    Becka è una poetessa/artista morta di fame. Non è proprio morta di fame, ma è chiaro cosa intendo. Sta aspettando la sua grande occasione. Come tutti, immagino.

    Mi manchi anche tu, Becks!, rispondo. Ma ho ottenuto l’Appuntamento!.

    "OMG

    ! Corri a prenderti i tuoi soldi, tesoro. Abbaglialo così da non dargli scampo, anche se sei sempre stata tu quella abbagliata da lui".

    Non è per niente vero. Ma ti tengo aggiornata.

    Scendo dal treno e percorro diversi vialetti fino all’edificio.

    È un palazzo in arenaria a Park Avenue, uno dei posti più esclusivi tra i più esclusivi della città.

    Salgo gli scalini fino alle doppie porte, in affanno per la paura ma sollevata di aver scelto per l’occasione un vestitino nero con giacca e décolleté. Semplice, ma d’effetto.

    Ecco, magari mi sento un tantino fuori luogo, però almeno non lo sembro.

    Mi accoglie la cameriera. Indossa un’uniforme bianca e nera, ha i capelli raccolti in una crocchia ordinata sulla testa e in volto un’espressione seria e impassibile mentre mi fa strada lungo il corridoio che porta a un magnifico studio.

    Appena noto i libri e gli scaffali trattengo il fiato.

    È il paradiso di ogni lettore. C’è un angolo bar in cromo lucido, una moderna scrivania in mogano con il piano in vetro e due enormi poltrone in pelle color caramello che quasi mi inghiottiscono quando, su invito della cameriera, mi siedo ad aspettare.

    Picchietto con le dita, inspirando l’odore di pelle e vino che mi ricorda il ragazzo con la divisa da meccanico blu, due sbaffi neri sulle guance e il nasone – la prima cosa che di lui si notava, il che era un peccato perché aveva gli occhi stupendi e delle labbra davvero peccaminose.

    Ora vive nel lusso. Wow. Buon per lui.

    Al suono di passi che si avvicinano mi si drizzano i peli sulle braccia. Quando la figura alta e scura appare sulla porta mi volto e vedo avanzare il ragazzo più minaccioso che abbia mai visto. Cammina fino alla scrivania come se fosse chissà chi… con un’andatura fiera e composta, elegante e potente.

    Christos, sussurro sorpresa.

    È diventato altissimo… almeno un metro e novanta. Capelli biondo cenere, occhi di un verde dorato, mascella scolpita e un profilo stupendo.

    In total black sembra un vero newyorkese.

    Indossa giacca e pantaloni neri e un maglioncino a collo alto…

    Lo guardo a bocca leggermente aperta. È proprio un… maschio. Testosterone. Muscoli. Altezza. Stazza. Tutto d’un tratto mi fa male il petto perché mi rendo conto…

    Il ragazzo che conoscevi non c’è più.

    Mi impongo di alzarmi. «Grazie per aver accettato di incontrarmi».

    Va al bancone del bar e versa due drink, poi si gira, si siede sulla poltrona in pelle davanti alla mia, si china in avanti sul tavolino e spinge con un dito un bicchiere di cognac verso di me.

    E aspetta.

    In silenzio.

    Il mio stomaco, però, sprofonda come se avesse pronunciato qualcosa di supersexy e lussurioso.

    «Forse non ti ricordi di me, mi dispiace averti contattato in questo modo», dico nervosa.

    «Che vuoi?».

    Appena parla sento un brivido di piacere. Riconosco la voce, anche se è molto più profonda di quanto ricordassi.

    «Mi hanno riferito che a volte investi in start up».

    «Direi più che a volte». Alza un sopracciglio come a rimproverarmi che avrei dovuto fare meglio i compiti.

    Argh, Bryn! Concentrati! Svegliati! Fagli vedere che tu e la tua attività siete strepitose! Cala il silenzio e Christos mi guarda, mette giù il drink piano mentre si tende in avanti e finalmente, inaspettatamente, sorride. A me.

    Sorride e basta.

    Ma il mondo si capovolge a quell’impatto.

    «Ciao, scricciolo». Mentre piega la testa e mi guarda noto che c’è del divertimento nel suo sguardo. «Sai, direi che sei cresciuta da quando ti ho vista l’ultima volta dieci anni fa. Almeno due centimetri e mezzo». Sprofonda di nuovo nella poltrona visibilmente contrariato. Wow, questo non è il ragazzino allampanato che conoscevo. Quest’uomo trasuda pericolo.

    Ogni briciola del ragazzino è sparita. Oddio. Per un attimo vorrei poter tornare indietro nel tempo e parlare della mia start up con il ragazzo di una volta.

    Ma viaggiare nel tempo non rientra nei miei talenti e sembra che ancora debba capire se ne ho qualcuno; e tutto dipende da cosa ne pensa lui.

    «Sono cresciuta cinque centimetri in larghezza», dico restando di stucco.

    Christos ride e mi assapora apertamente con gli occhi.

    «Vergognati, non vuoi vedere se è vero?», gli chiedo accigliata ora.

    Fa spallucce con indifferenza. «Non posso farci niente. Qualcosa doveva essere cambiato».

    «Perché?»

    «Perché le cose buone non durano mai. Nemmeno tu, scricciolo». Un sorriso tocca quegli indimenticabili occhi verde-oro.

    Un brivido mi percorre. Perché…

    Christos mi ha riconosciuta.

    «Ti assicuro che tu sei incorreggibile come sempre». Scuoto la testa ma sorrido, sinceramente sollevata che si ricordi di me.

    «Ci provo», dice con una pericolosa aria di soddisfazione.

    All’improvviso sento caldo. Non riesco a credere che lo stia fissando ma è come se non fossi in grado di staccare gli occhi. È dolorosamente familiare e, allo stesso tempo, così diverso che non posso fare a meno di guardare e annotare le differenze nei tratti. Il modo in cui la mascella è ancora più squadrata, in cui il corpo è pieno di muscoli duri e definiti che si muovono e risaltano sotto i costosi vestiti firmati. Non posso credere che sia il ragazzo conosciuto un tempo.

    Sembra che anche lui stia osservando i miei cambiamenti in silenzio e dal suo sguardo intenso direi che li approva tutti. Anche il vestito che indosso. «Sei cambiato abbastanza per entrambi», mi lascio sfuggire.

    «Davvero? E come?», chiede.

    «Sei tutto naso».

    «Sì?». Ride come se non si parlasse di lui.

    «Sei cresciuto anche in altezza e larghezza. Un bel po’», aggiungo.

    «Altro?», mi incita alzando un sopracciglio.

    «Hai imparato a vestirti».

    Si guarda la giacca nera. «Questi vecchi stracci?». Sorride e poi si porta in avanti posato. «Che posso fare per te, Bryn? Considerata la mia sorpresa nel vederti sono ansioso di saziare la mia curiosità». Il suo sguardo si fa intenso.

    «Io pure. Non mi aspettavo di venire qui», ammetto e quando lo guardo negli occhi per un momento vedo solo qualcuno che ho già visto. Qualcuno che faceva parte della mia vita molto tempo fa. «Sai quando avevi quella cotta non corrisposta per me e mi dicesti che un giorno avrei capito cosa si prova a lanciare sassolini alla finestra di qualcuno sperando che apra? Diciamo che sono qui per lanciare massi».

    «Non per cantarmi una canzone d’amore», risponde con voce piatta abbassando gli occhi.

    «No. Be’, sai non ho mai… insomma…». Non tirare fuori la storia che l’hai rifiutato, Bryn! «È qualcosa di meglio. Affari».

    «Sentiamo».

    «Sapevo che avrebbe fatto presa», sorrido tra me e me. «Quindi è vero che ora ami la grana».

    «Mi ridà quello che le do. Anche se non ha il culo pieno come piace a me», dice con disinvoltura.

    «Wow. Non importa quanto sembri rileccato, la tua bocca è più rozza che mai».

    «Grazie», ribatte soddisfatto sorridendomi con gli occhi.

    Rido. Poi mi ricompongo e mi rendo conto che sta aspettando che parli. «Sto cercando dei soldi per la mia start up», dico.

    «Quanto».

    «Centomila».

    «Non investo meno di un milione». Fa ruotare il bicchiere guardando il liquore che oscilla.

    «Bene allora, chiedo un milione».

    Alza le sopracciglia e metto giù il bicchiere. «Non si tratta di quanto vuoi, si tratta di quanto vale il progetto». Ha uno sguardo interrogativo e mi trapassa con un’occhiata fredda e intimidatoria.

    «Varrà più di un milione, fidati», la sparo grossa.

    «Buon per te. Tranne che…». Si butta indietro con un fruscio di vestiti; ogni centimetro atletico del suo corpo vestito di nero si appoggia sinuosamente come un felino in movimento. «Considerando che deve ancora succedere e devo fidarmi della tua parola, la mia fiducia va conquistata».

    Purtroppo questa versione di Christos è ancora più minacciosa di quella vecchia.

    Cerco di nascondere il disagio mantenendo la voce il più neutra possibile. «Come si conquista la tua fiducia?»

    «Te lo direi se fossi interessato, ma non sono del tutto sicuro di esserlo». Mi guarda come se stesse valutando in silenzio.

    Questo ragazzo è l’unico al mondo a rendermi così nervosa e sembra che io non riesca a far rallentare il battito accelerato del mio cuore nel petto mentre cerco di ricordarmi cosa sono venuta a dire.

    «Ti ho preparato una vera e propria presentazione. Non accetto un no come risposta». Prendo la valigetta.

    «Tesoro, sei pronto?».

    Una voce femminile mi fa trasalire e osservo la ragazza meravigliosa che entra a grandi passi nella stanza. Christos continua a guardarmi mentre si alza e prende il cellulare che lei gli allunga.

    «Abbiamo finito», le risponde mettendoselo in tasca, lo sguardo sempre su di me.

    «Ti aspetto in macchina». La ragazza si solleva, gli bacia la guancia – le mani possessivamente sul petto – poi mi lancia un’occhiata di rivendicazione da donna a donna prima di andarsene con un fruscio, tutta gioielli scintillanti e corpo asciutto.

    Christos si avvicina nel silenzio totale e per un secondo riesco a sentire solo il suono dello sciacquone che si porta via l’unica opportunità di procurarmi un investitore.

    «Ci penserò», dice.

    «Christos».

    «Ho detto che ci penserò», dice dalla porta.

    «Te ne prego», lo imploro mentre esce. Metto le mani a megafono. «Torno domani. Stessa ora?», dico con fare scherzoso.

    Con mia sorpresa lo sento tornare indietro. Si ferma quando i nostri sguardi si incontrano. «Ti chiamo io», dice alzando il sopracciglio in maniera eloquente. «Se voglio saperne di più». Annuisce. «È stato bello rivederti, Bryn».

    «Anche per me, Christos».

    Bene, è andata uno schifo.

    No, peggio che uno schifo. Esco dall’edificio così nervosa per quanto male è andata che invece di andare subito a casa cammino per l’Upper East Side perché… è una cosa che faccio. Camminare. Mi aiuta a riflettere.

    Ma ora ho la testa così cotta che non sono in grado nemmeno di farlo.

    Ho un peso sul petto, un nodo stretto allo stomaco e non riesco a non ripensare al momento in cui Christos è entrato nella stanza e… era lì. Nel mio stesso spazio. Dopo tutti questi anni passati a pensare… solo a pensare. Di continuo. A lui.

    Era un po’ distaccato, un po’ scherzoso e un po’ troppo…

    Sexy, bisbiglia una vocina.

    E ha ancora presa su di te, carina.

    Respingo questa spaventosa possibilità, ma non riesco a smettere di pensare ad Aaric.

    Aaric cazzutissimo Christos.

    È come Erick, si pronuncia quasi uguale, ma con una a all’inizio. La prima lettera dell’alfabeto in dose doppia. Si può dire che lo descriva perfettamente. Ci siamo conosciuti alle superiori e lui era sempre più di quello che chiunque potesse gestire.

    Considerato quanto è stato difficile ottenere un appuntamento con lui, sembra che le cose non siano cambiate.

    Era sempre… più. Più della media, sempre il primo. Il primo che si notava in una stanza. Il primo a fare obbligo o verità alle feste quando nessuno voleva. Il primo a offrire aiuto nel momento del bisogno ma anche il primo a sghignazzare se uno si trovava nei casini.

    Mi chiamava Bocconcino e Scricciolo.

    E mi voleva.

    Ma io non ero interessata (o comunque non l’ho mai ammesso a me stessa). Qualche anno dopo che ci eravamo conosciuti lasciò la città con il fratello. E finì lì.

    Quindi questo incontro è stato un po’ un azzardo. Non sapevo se si ricordasse di me, se mi avesse mai pensata dopo essersene andato.

    Dopotutto dodici anni è tanto tempo.

    Vecchi amici di scuola tra cui Jensen (che è rimasto in contatto con lui dopo che se n’è andato) mi avevano raccontato delle cose su di lui: quanto fosse cambiato, come fosse diventato spietato, freddo e minaccioso; non più il ragazzo semplice di una volta. Non che sia coinvolto in affari loschi ma di sicuro altri uomini rabbrividiscono al suo nome.

    Eppure tutti vogliono che Christos investa nelle loro start up. Lui prende in considerazione solo imprese rischiose, imprese che le banche non toccherebbero. Venire rifiutati da lui vuol dire aver esaurito le opzioni; essere sostanzialmente fottuti.

    E io non voglio esserlo a nessun costo.

    Ma dopo averlo visto stasera, così forte e attraente, penso che sia ben al di là della mia portata. Si tratta di giocare con i ragazzi grandi a un gioco d’affari a cui non so giocare.

    Christos è chiaramente andato avanti con la sua vita. È ricco da fare schifo, ha una ragazza bellissima che lo chiama tesoro ed è una persona importante di Manhattan. Io? La mia vita è peggiore di quando avevo diciassette

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1