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Le 101 partite che hanno fatto grande l'Inter
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Le 101 partite che hanno fatto grande l'Inter

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I gol, le azioni, i protagonisti, i ricordi indelebili della storia nerazzurra

Ogni partita ha una storia in cui si avvicendano azioni portate avanti da una serie di protagonisti attraverso ruoli, strategie e tattiche. Ci sono, però, partite che hanno una valenza storica, passionale e simbolica particolare perché lasciano il segno, sia nel bene sia nel male. Partite che hanno portato al trionfo, che hanno segnato record importanti, che hanno provocato episodi esilaranti o che sono coincise con un evento memorabile. Ogni gara, quindi, ha una sua evoluzione, con un prima, un durante e un dopo. E un contorno. Tra le migliaia di partite disputate dall’anno della sua nascita fino ai giorni nostri, è possibile sintetizzare la leggendaria storia dell’Inter in 101 sfide epocali che sono rimaste impresse nel cuore del popolo nerazzurro. Si tratta di un insieme di frammenti in grado di comporre, se guardati nel loro insieme, un ritratto ampio e variegato, a volte divertente, di una squadra che come poche altre ha saputo emozionare i tifosi.

Tra le 101 partite:
24 aprile 1910 • Pro Vercelli – Inter 3-10
“Lo spareggio scudetto dei pionieri”
27 maggio 1964 • Inter – Real Madrid 3-1
“La conquista della prima Coppa dei Campioni”
26 settembre 1964 • Inter – Independiente 1-0
“La partita infinita per la vetta del mondo”
6 maggio 1998 • Inter – Lazio 3-0
“La notte magica di Ronaldo”
29 agosto 2009 • Milan – Inter 0-4
“Il poker ai cugini rossoneri in lingua portoghese”
20 aprile 2010 • Inter – Barcellona 3-1
“La vittoria in rimonta e la lenta agonia del tiki-taka”
22 maggio 2010 • Inter – Bayern Monaco 2-0
“La grande finale Champions nell’anno del triplete”
Vito Galasso
è giornalista pubblicista e scrittore. Con la Newton Compton ha pubblicato 1001 storie e curiosità sulla grande Inter che dovresti conoscere, I campioni che hanno fatto grande l’Inter, L’Inter dalla A alla Z, Il romanzo della grande Inter, Forse non tutti sanno che la grande Inter… e Le 101 partite che hanno fatto grande l'Inter.
LanguageItaliano
Release dateOct 19, 2018
ISBN9788822726452
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    Le 101 partite che hanno fatto grande l'Inter - Vito Galasso

    1. LA PRIMA PARTITA DELLA STORIA

    GENOA-INTER 10-2

    4 ottobre 1908

    Coppa Goetzlof – torneo amichevole

    Genova – Campo sportivo di San Gottardo

    genoa: Brancalari, Storace, Hug, Cevasco, Herzog, Marengo, Goetzlof, Herrmann, Giroud, Crocco, Marassi

    inter: Cocchi, Marktl, Fossati V., Wipf, Furter, Bosshard, Rietmann, Crespi, Du Chène, Glauss, Schuler

    arbitro: Pasteur di Genova

    marcatori: Herrmann (5), Giroud (2), Crocco, Herzog, Hug (rig.), Glauss, Schuler

    La fondazione del Foot-Ball Club Internazionale Milano, avvenuta il 9 marzo 1908 presso il ristorante Orologio di via Mengoni, è il primo passo verso qualcosa di più grande.

    I soci lavorano con il massimo impegno per raggiungere gli obiettivi prefissati, facilitando l’esercizio del calcio per gli stranieri residenti nel territorio meneghino e diffondendo tra i giovani la passione per questo sport. Sistemato l’organigramma e risolte alcune formalità, pian piano si mette in piedi un gruppo di calciatori attivi che si mescola con parecchi appassionati dopolavoristi.

    In città sono tante le squadre regolarmente riconosciute e non è semplice trovare un campo su cui allenarsi. Solo diversi mesi più tardi il neonato club provvede a prendere in affitto l’ex terreno di gioco della Società Pattinatori, situato sulla Ripa Ticinese, al numero 115, che presenta una forma assai regolare ed è cintato da un muro.

    E se a partire dal 2 settembre le riunioni sociali si tengono nel ristorante Novara Lausanne, la squadra inizia gli allenamenti quattro giorni dopo su quella pelouse facilmente raggiungibile con la linea del tram di San Cristoforo. Il prossimo step, ora, è gareggiare. A Milano sarebbe facile cercare un’avversaria contro cui organizzare una gara amichevole, ma si punta in alto.

    L’occasione propizia giunge con la creazione della Coppa Goetzlof, il trofeo d’argento ideato dal dirigente e giocatore del Genoa Cricket and Football Club Vieri Arnaldo Goetzlof con il sostegno del padre Oscar. La competizione verrà disputata ogni anno nel mese di ottobre e la coppa diventerà di proprietà della società che riuscirà a vincerla per due anni anche non consecutivi. Il regolamento prevede che il primo anno ciascuna squadra debba scontrarsi contro il Genoa sul campo di San Gottardo, mentre negli anni a seguire le partite avranno luogo sul campo del team che detiene la coppa.

    L’Internazionale si iscrive al challenge e viene deciso che affronterà i genoani proprio all’inizio del torneo, il 4 ottobre.

    I rossoblù sono di tutt’altra caratura rispetto ai novelli interisti, tant’è che nel loro palmarès possono contare ben sei scudetti. Tuttavia capitan Marktl e compagni si presentano in Liguria col coraggio entusiasta dei debuttanti, la casacca blu e nera a strisce e i pantaloncini bianchi.

    L’emozione gioca brutta scherzi e subiscono una pesante batosta, originale anche per i tempi che corrono: i padroni di casa dominano la gara, segnando cinque gol per frazione.

    Una dopo l’altra arrivano la cinquina di Herrmann, la doppietta di Giroud e una rete a testa per Crocco, Herzog e Hug (su calcio di rigore). Alla mitragliata subita rispondono Glauss e Schuler.

    Dell’incontro scrive «La Gazzetta dello Sport»:

    «Interessante e riuscito questo primo match giuocato fra il Genova e l’Internazionale di Milano. Il giuoco è sempre stato interessante e discretamente condotto. Nel primo tempo Genova segna uno dopo l’altro cinque goals mentre i milanesi rimangono a zero. Fra questi si constata una mancanza di affiatamento. Della squadra genovese si distinguono particolarmente Hug, Herzog, nonché Crocco. Nel secondo tempo i milanesi giuocano con più assieme e difatti segnano i primi due goals. I genovesi rispondono con energia e segnano ancora altri cinque goals. La partita termina così 10 a 2».

    Nelle settimane successive la corazzata ligure riesce a prevalere anche sulle altre sfidanti: vittoria a tavolino per 2-0 sull’Andrea Doria perché i biancoblù si ritirano dal campo al 36 per protesta contro un rigore a proprio sfavore assegnato dall’arbitro Pedroni; pareggio per 1-1 contro il Torino; successo per 4-2 ai danni del Milan.

    Per l’Internazionale è solo un’opportunità per scaldare i motori in vista del grande avvio, che la porterà a una lunga avventura fatta di glorie e trionfi. Già l’11 ottobre, sempre in un test amichevole, sconfigge per 4-1 la prima squadra della Libertas Milano.

    La truppa del presidente Giovanni Paramithiotti esordisce in una gara ufficiale, nel campionato federale di Prima Categoria – girone lombardo, perdendo per 3-2 il derby contro il Milan del 10 gennaio. Non andrà meglio il secondo incontro, il 24 gennaio, con l’Unione Sportiva Milanese, che le infligge un netto 2-0. Subisce, quindi, due sconfitte in due gare, e così termina la sua corsa verso il titolo nazionale. Ma l’anno che verrà sarà tutta un’altra storia.

    2. LA PRIMA VITTORIA IN CAMPIONATO

    INTER-JUVENTUS 1-0

    28 novembre 1909

    Campionato di Prima Categoria, girone eliminatorio – 4ª giornata

    Milano – Arena Civica

    inter: Müller, Streit, Zoller, Engler, Fossati V., Moretti, Neudecker, Payer, Peterly, Capra, Schuler

    juventus: Pennano, Goccione, Mastrella, Ferraris, Frey, Colombo, Moschino, Barberis L., Balbiani, Borel, Barberis A.

    arbitro: Recalcati di Milano

    marcatore: 37 Engler

    Quanta pena per una vittoria! La matricola interista è nata da poco più di un anno e non è ancora riuscita a mettere il sigillo del successo su una gara ufficiale. Nella passata stagione il suo campionato è durato solo quattordici giorni e la squadra ha inanellato due sconfitte, la prima per 3-2 al debutto con il Milan e la seconda per 2-0 contro l’Unione Sportiva Milanese. Quest’anno la situazione non sembra diversa: nelle prime tre partite del torneo 1909-10 Fossati e compagni raccolgono prima un pareggio per 2-2 contro l’Ausonia e successivamente due batoste con Juventus (2-0) e Pro Vercelli (1-4).

    Ancora a digiuno di gioie domenicali, l’Internazionale viene definita da «La Gazzetta dello Sport» una «squadra composta di brillantissimi elementi che sembrava aver trovato la sua miglior fusione, ai tempi di Stresa, e che invece ora, un poco per mancanza di energia della sua prima linea e molto per sfortuna, continua a lasciare a bocca asciutta i suoi ammiratori».

    A Stresa, dove era stato impegnato agli inizi di ottobre nella Coppa Pagani, il gruppo milanese aveva ben figurato, battendo 1-0 la Juventus con un gol all’83 di Crespi e perdendo solo 1-0 contro la formidabile Pro Vercelli. Ma tali prestazioni non si sono ripetute in campionato, dove l’Inter galleggia nei bassifondi del girone unico di Prima Categoria.

    Il 28 novembre arriva all’Arena Civica la Juventus. Le due compagini si sono già affrontate su questo campo nel match valido per la Palla d’Oro Moët et Chandon, vinto 5-3 dai bianconeri. Tuttavia è la prima volta che si sfidano in un impegno ufficiale. La città di Milano è stracolma di gente perché nelle ore precedenti si è svolta la Cento Chilometri di marcia: partita da Milano, dal teatro-birreria Stabilini, a Porta Genova, la manifestazione ha toccato Pavia, Abbiategrasso e Magenta per poi concludersi proprio all’Arena del capoluogo lombardo. Ha vinto l’inglese Harold Ross con il tempo di 11 ore e 5 minuti.

    Orfana dell’ala Gian Maria Cadoni, l’Inter deve rivedere i suoi piani assegnando a Schuler i compiti che svolgeva il giocatore sardo. I novanta minuti sono molto combattuti, con una rilevante preponderanza territoriale dei meneghini, che solo la capacità e la tempestività di Pennano riescono a fermare. Dall’altra parte, Müller deve tenere d’occhio le palle inattive che sfilano davanti allo specchio della porta. Nulla di più. Anche perché la prima linea juventina appare arruffata ed esitante.

    In grande spolvero risulta il capitano Virgilio Fossati, per il quale la rosea spende parole d’encomio: «Sembrava che la palla avesse per lui delle speciali simpatie, tanto egli riusciva destramente a sottrarla all’incalzare e al sopravvenire degli avversari».

    Il gol del vantaggio la Beneamata, in un’insolita casacca rossa e blu, lo mette a segno al 37 della prima frazione: lucida azione di Schuler che fa partire un cross verso il centro dell’area, dove Engler si fa trovare appostato per battere il pur bravo Pennano.

    Gli juventini si dannano per cercare di individuare un valico utile a riequilibrare le sorti della partita, ma continuano a impastarsi tra le maglie interiste e qualsiasi loro avanzata risulta velleitaria. Grande merito di questa inconsistenza va alla difesa dei padroni di casa, che con sicurezza riesce a chiudere ogni pertugio. L’1-0 finale segna la prima vittoria degli ambrosiani nel campionato italiano e viene ben celebrato da «La Gazzetta dello Sport»:

    L’Internazionale ha ritrovato le sue buone giornate. Essa ha giuocato con grande coraggio e virtuosismo, e l’aver battuto una squadra in piena forma come è attualmente la Juventus non è certo piccolo merito. […] La porta milanese rimase così impenetrabile per i torinesi, i quali verso la fine del match lottarono disperatamente per riuscire a pareggiare la partita. Ma il punto segnato con maestria da Engler, nel primo tempo, su un cross di Schuler, dopo 37 minuti di giuoco, rimane il fuoco solitario della giornata, che illumina i nero-bleu della prima vittoria.

    Per i nerazzurri è l’inizio di un viaggio che li porterà a raggiungere grandi traguardi. Da qui, infatti, comincia la scalata alla classifica, con undici vittorie consecutive: dal 28 novembre 1909 al 6 marzo 1910 l’Inter batte, nell’ordine, Juventus, Torino, Genoa, Pro Vercelli, Ausonia, Unione Sportiva Milanese (due volte), Milan, Andrea Doria, ancora Milan e Andrea Doria. Formidabile anche la differenza tra gol fatti e subiti in questo lasso di tempo: sono 45 le reti realizzate, di cui 12 all’us Milanese e 10 al Milan, e 12 quelle incassate.

    Questo record verrà battuto solo nella stagione 2006-07 dall’Inter di Roberto Mancini, che infilerà una serie di diciassette successi consecutivi.

    Il trend positivo termina il 3 aprile, quando il Genoa, trascinato da una doppietta di Schmidt e dalle marcature di Hug ed Elliott, rifila un pesante 4-0 alla compagine meneghina, obbligandola a risolvere l’assegnazione dello scudetto in uno spareggio avvelenato e turbolento contro la Pro Vercelli.

    3. LA PARTITA DELLA DISCORDIA

    PRO VERCELLI-INTER 3-10

    24 aprile 1910

    Campionato di Prima Categoria 1909-10 – spareggio

    Vercelli – Stadio Principe di Napoli

    pro vercelli: Leone, Tacchini, Rei, Varalda, Callegaris, Degara, Bianco, Bossola, Eula, Zorzoli, Rampini

    inter: Campelli, Fronte, Zoller, Yenni, Fossati V., Stebler, Payer, Engler, Peterly, Aebi, Schuler

    arbitro: Meazza di Casteggio

    marcatori: Tacchini, Zorzoli, Rampini, Engler (4), Fossati V. (2), Payer, Peterly, Schuler (2)

    Al termine del campionato di Prima Categoria 1909-10 la classifica generale è guidata da Inter e Pro Vercelli con 25 punti, ben distaccate dalla Juventus, ferma a 17. Per assegnare lo scudetto si rende dunque necessaria una partita di spareggio tra le prime della classe. Il problema sorge al momento di stabilire data e luogo: gli unici giorni disponibili, infatti, sono il 17 e 24 aprile e il 1° maggio, poiché successivamente sono previsti degli impegni della Nazionale italiana, ma se i vercellesi bocciano le prime due date – nella prima alcuni dei piemontesi sono arruolati in un torneo studentesco, nella seconda Giovanni Innocenti, Felice Milano e Vincenzo Fresia sono dati in pegno alla Gara Nazionale Militare indetta da «Il Secolo» con la formazione del 53° Fanteria Vercelli –, i nerazzurri chiedono di non posticipare al mese di maggio a causa di una tournée organizzata con largo anticipo e non più annullabile.

    Così la figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) decide in piena autonomia: considerando che non può subordinare un incontro di campionato a uno militare, che è fuori dalla sua giurisprudenza, opta per il 24 aprile e come campo di battaglia sceglie il catino del Principe di Napoli. Il provvedimento fa storcere il naso al presidente vercellese Bozino, il quale a sua volta prende una decisione secca e la diffonde attraverso un comunicato stampa: «A evitare giusti proclami dal pubblico che intendesse presenziare a Vercelli alla partita di finale, avvertiamo che nessun giocatore della prima squadra della Pro Vercelli prenderà parte alla gara».

    In questa nota non c’è alcun riferimento al tipo di formazione che schiereranno i grigi, solo alcune voci di corridoio riferiscono della possibilità che a giocare lo spareggio sia un nugolo di ragazzini tra gli undici e i quattordici anni. Questi pettegolezzi trovano conferma quando questi adolescenti scendono in campo contro i big dell’Inter.

    Aebi e gli altri vengono accolti nel peggiore dei modi dal pubblico vercellese, tra bordate di fischi e ripetuti gesti di dileggio che accompagnano tutta la durata della contesa. In appena venti minuti gli interisti rifilano tre reti ai piccoli avversari, che non sanno come reagire al loro impeto. Con il passare del tempo dilagano fino ad arrivare a dieci marcature. In perfetta forma appare Engler, autore di un poker; Schuler e Virgilio Fossati mettono a referto due reti a testa e Payer e Peterly solo una. Per l’Inter è il primo scudetto, che arriva dopo appena un anno dalla fondazione del club.

    Dall’altra parte i giovanotti della Pro, seppur con un gioco molto discutibile, non fanno una pessima figura, arrivando a siglare addirittura tre reti con Tacchini, Zorzoli e il promettente Rampini.

    Dopo il 3 a 10 «La Gazzetta dello Sport» parla senza mezzi termini dell’atteggiamento assunto dai padroni di casa e definisce «indecorosa» la fine del campionato:

    Ah che lezione rappresentavano per l’italiana squadra vercellese, i pallidi giuocatori italo-svizzeri dell’Internazionale, muti come soldati in consegna, coi denti stretti e gli occhi lagrimosi sotto la valanga delle allegre contumelie, sotto lo strepito degli ironici applausi e delle grida di scherno! Essi hanno insegnato che cosa sia il sacrificio e fino a che limiti possa assurgere, nei forti, la virtù della pazienza.

    Eppure i dirigenti dei meneghini non hanno per niente apprezzato il comportamento della società piemontese, asserendo che la propria compagine è stata «costretta per un’ora e mezza, tra le risa e gli scherni, a divertire la folla vercellese, come se fosse un’équipe di saltimbanchi». Inoltre si rifiutano d’ora in avanti di affrontare qualsiasi rappresentativa della Pro Vercelli, poiché si ritengono «uomini di sport» e non vogliono «essere tramutati in pagliacci».

    Le polemiche non si placano, Bozino presenta addirittura un reclamo in merito alla posizione del giocatore Aebi, in quanto sprovvisto della tessera federale. Il Consiglio Federale della figc, riunitosi il 1° maggio a Milano, respinge il ricorso contro Signorina giacché è italiano di nascita e in Italia ha sempre vissuto, eccetto una breve esperienza in Svizzera per motivi di studio. Inoltre la Federazione esprime indignazione nei confronti della Pro Vercelli per aver subordinato una gara di campionato ad altre indette da società o enti privati, per aver mandato in campo la quarta squadra con l’intenzione di esporre l’Inter al ridicolo e per aver incitato i suoi giocatori a beffarsi degli avversari, dando così prova di mancanza di correttezza sportiva. Pertanto delibera che la Pro Vercelli e il suo terreno di gioco siano squalificati con effetto immediato fino al 31 dicembre e infligge ai suoi tesserati un’ammenda di duecento lire a giocatore e un’inibizione di un anno dalla Nazionale azzurra.

    La verità è che nessun elemento del clan piemontese partecipò al torneo studentesco, al quale la Pro Vercelli si iscrisse solo il 12 aprile, cioè quando già sapeva che avrebbe dovuto giocare lo spareggio per stabilire la squadra campione d’Italia. Per giunta, le solite dicerie sostennero che la rosa fosse ridotta al lumicino per via di alcuni calciatori a letto con l’influenza. Si tratta, però, di chiacchiere che non sono mai state provate. Nonostante tutto, la Pro Vercelli beneficia del titolo onorario di compagine campione d’Italia, assegnato alla migliore classificata tra le formazioni completamente italiane. All’Inter resta la qualifica di campione federale.

    4. LA PARTITA A TAVOLINO

    TORINO-INTER 0-1 (a tavolino)

    18 dicembre 1910

    Campionato di Prima Categoria 1910-11, girone eliminatorio ligure-lombardo-piemontese – 3ª giornata

    Torino – Campo Piazza d’Armi lato Ferrovia

    torino: Arbenz, Morelli, Capra, De Marchi, Bachmann E., Rodgers, De Bernardi, Capello, Swift, Bachmann A., Margaritora

    inter: Campelli, Fronte, Streit, Zoller, Fossati V., Moretti, Payer, Peterly, Engler, Winter, Neudecker

    arbitro: Goodley di Torino

    marcatori: 55 Bachmann E., 60 e 65 Swift, 75 Winter (3-1 risultato sul campo, 0-1 a tavolino a causa del tesseramento irregolare del giocatore del Torino Swift).

    Ritardato da imprevisti ostacoli, il campionato di Prima Categoria della stagione 1910-11 incomincia solamente alla fine di novembre. L’Internazionale annienta l’Unione Sportiva Milanese per 5-1 grazie a una doppietta di Neudecker e alle reti di Schuler, Eberhardt ed Engler. Positivo anche il risultato della sfida di Torino contro il Piemonte, vinta gagliardamente per 3-2 per mezzo di una doppietta di Peterly e di un gol di Carlo Payer.

    Dopo due settimane di sosta, la formazione nerazzurra vuole mantenere la sua imbattibilità contro il Torino del presidente Giovanni Secondi, che ha trionfato nel primo match contro l’Andrea Doria ed è rimasto a riposo nel secondo turno. Si gioca per l’ultima volta in una gara ufficiale sul campo di Piazza d’Armi lato Ferrovia, prima che i granata si trasferiscano sulla sponda Crocetta.

    L’arrivo di Fossati e compagni sconvolge persino i piani climatici, riportando il sole nella città piemontese dopo giorni e giorni di pioggia e freddo. Alle 14.40 in punto l’arbitro inglese della Juventus Harry Goodley fa iniziare la disfida tra le due compagini. L’avvio è incoraggiante, con esibizioni di qualità da ambedue le parti. Peterly dribbla Morelli e Capra, ma compie una cattiva scelta nella finalizzazione. I granata vanno sotto e in diverse occasioni sono costretti a rifugiarsi in calcio d’angolo. Sull’altro fronte, Campelli è attento quando i torinesi si presentano davanti alla porta. Sugli sviluppi di un corner Enrico Bachmann va in gol, ma il direttore di gara annulla per una posizione di offside del compagno Swift. Il gioco si muove assai lucidamente tra attacchi e ripartenze in una lotta di bravura; il pubblico apprezza e gli applausi scrosciano.

    Nei secondi quarantacinque minuti l’Inter ha l’atteggiamento offensivo giusto, anche se la difesa di casa non si lascia sorprendere e respinge qualsiasi tentativo. Al 55 Capra calcia verso Campelli, la retroguardia interista si fa trovare impreparata e Bachmann porta in vantaggio la sua squadra.

    Gasato dall’1-0, il Torino aumenta la pressione e dopo cinque minuti sfrutta un’opportunità per allungare le distanze: Margaritora colpisce nel centro per Bachmann, passaggio a Swift che di precisione infila alle spalle di Campelli. L’impetuosa e continua crescita dell’armata granata porta inevitabilmente al terzo gol, ancora una volta con Swift, che al 65 si fa trovare pronto al termine di una manovra collettiva dei suoi compagni.

    Peterly ed Engler creano una situazione assai disordinata e confusa che manda in soggezione Capra e Morelli; Winter ne approfitta e con una bella botta segna la rete della bandiera. Il Toro torna a prevalere nel possesso della sfera e sul finale rischia addirittura il poker su calcio di rigore, ma Capra manda fuori. Le scorribande sembrano non voler cessare e il pacchetto arretrato dell’Inter è costretto a stringere i denti fino al termine dei novanta minuti per non permettere agli avversari di dilagare con una goleada.

    Per «La Gazzetta dello Sport» i nerazzurri non hanno avuto scampo nella trasferta torinese: «Internazionale giuocò bene nel primo tempo ma dopo la débâcle dei primi due goals, nel secondo tempo, si lasciò abbattere troppo».

    A ogni buon conto la partita non finisce qui, anzi prosegue nelle stanze del giudice sportivo, poiché la posizione dell’attaccante Swift è irregolare. Il regolamento organico della figc prevede che i giocatori siano dilettanti e chi pratica il professionismo rischia la denuncia alla federazione internazionale. Per il calciatore in questione ci sono i ricorsi contro il Genoa, squadra in cui militava nella passata stagione, e ai danni del Torino.

    Agli inizi dell’anno nuovo l’organo federale prende una decisione drastica:

    La fi riunita in seduta ordinaria del 3 gennaio 1911 presenti tutti i suoi membri in merito al reclamo presentato dalle Società: Unione Sport. Milan., Internazionale fbc ed Andrea Doria, circa le qualità di professionista dei giuocatori Swift e Murphy del Genoa Club all’unanimità approva il seguente ordine del giorno: ritenuto che dall’esame dei documenti e delle testimonianze assunte, la fi, dopo di aver sentito il signor Pasteur rappresentante del Genoa Club ha potuto formarsi la convinzione che tanto il signor Swift che il Genoa Club hanno fatto atto di professionismo. Dichiara professionista il giuocatore Swift e quindi impossibilitato in ogni tempo a partecipare a gare approvate dalla figc. Dichiara perdute per le società Genoa Cricket fc e Torino fc. le gare vinte nelle quali partecipò il signor Swift. Biasima il Genoa Club per aver fatto atto di professionismo e lo multa colla somma di L. 500, stabilendo che il Genoa Club non possa prendere parte a nessuna gara fino ad avvenuto versamento alla figc.

    I liguri accettano di buon grado la sentenza, sostenendo la buona fede dell’errore commesso, e pagano l’ammenda tramite assegno bancario. Ne nasce un botta e risposta epistolare tra i genovesi e i torinesi, che negano di essere stati a conoscenza dello stato dell’inglese prima del passaggio nelle loro fila. Fatto sta che l’Inter si avvantaggia di questo scivolone della dirigenza del Toro e porta a casa la vittoria a tavolino per 0-1, la prima della sua storia.

    5. LA PARTITA DELLA GOLEADA

    INTER-ACIVI VICENZA 16-0

    10 gennaio 1915

    Campionato di Prima Categoria 1914-15, girone di semifinale – 1ª giornata

    Milano – Campo di via Goldoni

    inter: Binda, Scheidler, Bavastro, Rizzi, Fossati V., Engler, Aebi, Cevenini A., Cevenini L., Agradi, Asti. Allenatore: Virgilio Fossati

    acivi vicenza: Zanon E., Donà, Vallesella, Garelli, Tonini A., Zanon G., Ciscato, Tonini G., Cozza, Casalini, Bertoli. Allenatore: Giulio Fasolo

    arbitro: Masperi di Brescia

    marcatori: Cevenini L. (7), Agradi (5), Asti (2), Aebi, Cevenini A.

    Nel calcio d’antan il dilettantismo cova sotto i dibattiti dell’opinione pubblica. Il gioco del pallone viene visto come un puro divertimento e guai a farne una fonte di guadagno. Così salgono alla ribalta perlopiù dopolavoristi privi di talento in cerca di un passatempo domenicale e si disputano partite qualitativamente scadenti ma con una valanga di gol.

    Per il campionato di Prima Categoria 1914-15 vengono formulati dei gruppi interregionali contenenti sei squadre ciascuno, di cui solo le prime due e le quattro migliori terze accedono alla fase successiva. Nella sezione lombarda l’Inter è inserita nel girone E, che stravince con nove vittorie e un pareggio. La squadra di Fossati è un rullo compressore che segna 60 gol in dieci gare, una media di 6 reti a partita. Da ricordare le 12 marcature inflitte all’Unione Sportiva Milanese, le 8 a Modena e Brescia, le 6 a Como e Cremonese.

    La fase successiva prevede gironi di semifinale con quattro partecipanti ciascuno: le prime classificate superano il turno per il raggruppamento finale. Chi supera questo ulteriore step ottiene il diritto di giocarsi il titolo nella finalissima contro la squadra vincitrice del torneo centro-meridionale. Nel quarto gruppo, i meneghini devono vedersela con Juventus Italia, Andrea Doria e acivi Vicenza. La prima sfida si disputa il 10 gennaio 1915 proprio contro quest’ultima formazione, vincitrice della sezione orientale. «V’è notevole differenza tra i due avversari», scrive «La Gazzetta dello Sport». «Ciò riguarda però esclusivamente l’esito dell’incontro che ha una risolvente sola ed in tutto favore dei milanesi. Ma per quel che tocca da vicino la gara, essa si presenta assai interessante per il cortese e vivace combattimento che si accenderà in campo aperto tra due teams velocissimi e dal giuoco brioso e vario».

    I berici hanno perso diversi elementi rispetto all’anno precedente e per questo sono dati per sfavoriti nel confronto diretto con i lombardi. Questi ultimi hanno qualche briga da risolvere, con Binda già certo di sostituire l’indisponibile Campelli in porta, Fossati spossato da una notte insonne per via delle dimostrazioni irredentiste della sera precedente e, in più, Aebi e Rizzi non al massimo della forma fisica.

    Le apprensioni vengono cancellate sul campo di via Goldoni, dove gli interisti passeggiano in scioltezza, trovando un complice nel portiere vicentino Edgardo Zanon, che non è in grado di opporre un’ombra di resistenza alle continue finalizzazioni degli avversari; peraltro la difesa non lo assiste, risultando incerta, fallosa e penetrabile. Così, uno dopo l’altro, i colpi dei giocatori dell’Inter gonfiano la rete. Arriva un momento, addirittura, in cui il nome del marcatore diventa un fatto di secondo piano. Nove gol vengono contati solo nel primo tempo, grazie soprattutto all’assenza di scrupoli di calciatori come i fratelli Cevenini, Engler, Agradi e Asti. I vicentini si fanno notare non più di tre volte davanti alla porta di Binda, che si disimpegna con estrema facilità.

    Nella seconda frazione i padroni di casa moderano la disinvoltura dei propri attacchi, limitando a sette le segnature. Gli ospiti, invece, osano di più ma pagano la mancanza di un uomo cardine in mezzo all’area di rigore, capace di scaraventare nel sacco tutte le palle vaganti.

    La Beneamata vince con sedici gol di scarto, senza prenderne nemmeno uno. Sugli scudi ci sono innanzitutto Luigi Cevenini, autore di sette reti, ed Emilio Agradi, che ne ha realizzate cinque, seguiti a ruota da Asti con due e una a testa per Aebi e Aldo Cevenini.

    Il trionfo interista viene svilito dalla pochezza dei veneti, almeno così lascia intendere un trafiletto del «Guerin Sportivo»:

    Internazionale batte Vicenza, 16 goals a zero. Ogni commento è ovvio, e neppure intendiamo avanzare attenuanti e sfoderare ipotesi sulle casuali della debacle dei vicentini. La squadra di Vallesella e Donà era domenica irriconoscibile: sembrava un mediocre aspirante al Torneo dei Primi Calci di buona memoria. Le parate del portiere Zanon gridavano addirittura vendetta. Gli stessi Donà e Vallesella si sbizzarrivano in una accademia di calci a vuoto e di ratès esilarantissimi. La squadra di Vicenza ha trovato domenica la sua giornata nera. Stendiamo su di essa e sullo scandaloso (scandaloso per la fiducia che anche oggi meritano i forti giuocatori vicentini) risultato, un velo pietoso e pudico. A Vallesella e soci far dimenticare al più presto la terribile Westerloo di… Milano.

    Il plotone nerazzurro continua la sua corsa, assicurandosi 9 punti in sei gare e il conseguente primo posto, che vale il passaggio alla fase finale. Ancora una volta è l’attacco a essere il porto sicuro in cui trovare riparo: sono ben 27 i gol messi insieme e solo 2 quelli subiti.

    Il virtuosismo dell’Inter si arresta quando la squadra s’imbatte in contendenti con un tasso tecnico superiore. Con Genoa, Torino e Milan l’Inter accumula 5 punti, segnando 11 reti e subendone ben 12. All’ultima giornata si trova al secondo posto, a pari merito con il Torino, e un’eventuale vittoria sui cugini milanisti e il contemporaneo successo dei granata sui genoani riaprirebbero la lotta allo scudetto con uno spareggio a tre.

    Tuttavia il 23 maggio 1915 le attività sportive vengono ufficialmente sospese a causa dell’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale. I giochi restano fermi fino al 1919 e nel 1921 la figc decide di assegnare senza alcuna logica lo scudetto della stagione 1914-15 al Genoa. All’Inter resta il ricordo del più largo successo ottenuto nel campionato italiano.

    6. LA PARTITA DELLO SPAREGGIO A TRE

    INTER-JUVENTUS 1-0

    23 maggio 1920

    Campionato di Prima Categoria 1919-20, finali Italia Settentrionale – 2ª giornata

    Genova – Campo di via del Piano

    inter: Campelli, Beltrame, Francesconi, Cevenini A., Fossati G., Milesi, Conti, Aebi, Agradi, Cevenini L., Asti. Allenatori: Francesco Mauro, Nino Resegotti

    juventus: Giacone, Novo, Bruna, Mattea, Marchi G., Marchi P., Masera, Bona, Ferraris, Giriodi, Varalda. Allenatore: Giuseppe Milano

    arbitro: Brunetti di Torino

    marcatori: 63 Aebi

    Il primo conflitto mondiale è ormai alle spalle e l’assemblea generale dei delegati della figc, che si riunisce a Torino il 13 aprile 1919 alla presenza di ben 97 rappresentanti di club (Ugo Rietmann per l’Inter), cerca di rimediare al riprovevole lavoro svolto dai dirigenti interinali della federazione nel periodo bellico.

    Mettere d’accordo così tante teste è un’impresa da titani e perciò, insieme al presidente Carlo Montù, si decide di approntare un campionato su base ampia: le 48 squadre dell’Italia settentrionale si affronteranno divise in 8 gruppi e solo le prime tre classificate di ogni gruppo saranno ammesse al campionato di Prima Categoria dell’anno successivo. Inoltre sono previsti tre ulteriori raggruppamenti di semifinali interregionali e finali in campo neutro. La sfida conclusiva, per l’assegnazione del titolo, vedrà opposte la vincitrice della competizione settentrionale e quella del torneo centro-meridionale, che verrà fuori da una cerchia di 18 squadre suddivise in 3 gironi.

    Guidata dall’accoppiata Mauro-Resegotti, l’Inter arriva prima nel gruppo A della sezione lombarda, eliminando Juventus Italia, Trevigliese, ac Libertas e Cremonese e passando il turno con il Brescia. Anche nel secondo step la formazione milanese primeggia con una sola sconfitta in dieci gare e si mette dietro Novara, Bologna, Torino, Andrea Doria ed Enotria Goliardo. Alle finali nazionali deve vedersela con Genoa e Juventus, in un triangolare in cui ogni partita si disputa di volta in volta sul campo della squadra che riposa. Il primo match tra rossoblù e bianconeri ha luogo a Milano il 16 maggio 1920: in un clima incandescente i torinesi si impongono per 3-2, con i genovesi rimasti in dieci per l’espulsione di Dellacasa. Sotto accusa finisce il direttore di gara Franco Varisco, vicepresidente dell’Inter, contro il quale i dirigenti liguri presentano un inutile reclamo scritto per la «persistente pericolosa violenza dei giocatori juventini mai frenata dall’arbitro» e per il terzo gol, segnato in presunta posizione di fuorigioco. Il 23 maggio arriva il turno della Beneamata che a Marassi, sul campo di via del Piano, deve provare ad addomesticare la Juventus.

    Anche in questa occasione l’aria che tira è inconsueta: c’è il pubblico dei grandi eventi, ma non si tratta solamente di sostenitori dell’una e dell’altra compagine. In mezzo ai tifosi interisti, infatti, si sono piazzati anche quelli genoani, i quali sperano in una vittoria dei milanesi per riaprire il mini-torneo: se l’Inter dovesse battere la Juventus e il Genoa dovesse vincere l’ultima partita, sarà necessario ripetere le tre sfide, aumentando di fatto

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