Il fratello della mia migliore amica
By Kendall Ryan
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About this ebook
Autrice bestseller del New York Times e di USA Today
L’ultima volta che ho visto il fratello minore della mia migliore amica, era il ritratto dello sfigato perfetto, con tanto di bretelle. Ma quando Cannon si è presentato all’improvviso come il mio nuovo coinquilino, l’impatto con la realtà è stato incredibile. Ha 24 anni, un fisico mozzafiato ed è terribilmente sexy. Mi viene voglia di saltargli addosso come quando giocavamo da piccoli. Con quel sorrisetto ammiccante con cui mi fissa, poi, è una tentazione irresistibile… Peccato che sia appena uscito da una storia, e non abbia alcuna intenzione di impegnarsi. Resistere è dura, ma riesco a trattenermi fino alla terza notte della nostra convivenza, quando finiamo ubriachi nel nostro appartamento e Cannon mi confida il suo segreto. Ogni volta che passa la notte con una donna, lei si innamora di lui. Che scemenza. Voglio dimostrargli che si sbaglia: non mi innamorerò di Cannon e intendo vincere la scommessa… Perché perdere significherebbe avere commesso il più grande errore della mia vita.
Autrice bestseller di New York Times, USA Today e Wall Street Journal
Oltre 2 milioni di copie
A volte non c’è una seconda possibilità
«Una chimica che fa ardere le pagine e un’ironia che strappa sempre una risata: Il fratello della mia migliore amica è la fuga perfetta dalla realtà.»
«Assolutamente fantastico, ho adorato i protagonisti e mi sono divorata ogni pagina.»
«Una Kendall Ryan in gran forma! Ha saputo descrivere una chimica esplosiva, un eroe da sogno e una passione impetuosa.»
Kendall Ryan
È autrice di un gran numero di romanzi bestseller negli Stati Uniti. I suoi libri hanno dominato le classifiche di «New York Times», «USA Today» e «Wall Street Journal», hanno venduto più di due milioni di copie in tutto il mondo. Dopo il grande successo della serie Filthy Beautiful Lies (Maledette bellissime bugie, Maledetto bellissimo amore, Maledetta bellissima passione, Maledetto bellissimo bastardo), torna a pubblicare con la Newton Compton con Il fratello della mia migliore amica.
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Il fratello della mia migliore amica - Kendall Ryan
Riguardo al libro
L’ ultima volta che ho visto il fratello minore della mia migliore amica, era un nerd che portava le bretelle. Quando Cannon si è presentato da me per stare nella stanza degli ospiti, però, ho dovuto fare rapidamente i conti con la realtà.
Ora ha ventiquattro anni, le spalle larghe ed è virile e così piacevolmente sexy che vorrei arrampicarmi su di lui come se fosse quella struttura da scalare che ci piaceva tanto da piccoli. Un metro e ottanta circa con muscoli slanciati nascosti sotto la maglietta, una voce profonda e sexy e labbra piene che si curvano in un sorrisetto quando mi studia: è tentazione pura.
È appena uscito da una relazione difficile e non vuole complicazioni. Ma posso resistere, giusto?
Tengo duro fino alla terza serata insieme, quando ci ubriachiamo e lui mi confessa il suo segreto più grande: quando si tratta di sesso, è maledetto. A quanto sembra, è un dio a letto e le donne si innamorano di lui all’istante.
Secondo me è una stronzata. Di fatto, gli proverò che si sbaglia e, se nel mentre riesco ad avere un po’ degli orgasmi di cui ho tanto bisogno, tanto di guadagnato.
Non è possibile che mi innamori di Cannon. Ma una volta iniziato… capisco che aver scommesso contro di lui potrebbe essere stato l’errore più grosso della mia vita.
Prologo
Ripensando agli ultimi due mesi, potrei solo chiedermi come ho fatto a trovarmi vicina al suo corpo con una tanica di benzina e una scatola di fiammiferi in mano.
Quella persona non ero io, quella non era la strada che la mia vita avrebbe dovuto prendere, eppure eccomi qua, legata a un uomo che non sarebbe mai stato mio e intenta a guardare in faccia un reato sicuramente di primo grado.
L’amore ti fa fare cose pazze e irrazionali. Eppure, anche se sapevo dove saremmo finiti, dubitavo del fatto che avrei avuto la forza di impedire a me stessa di innamorarmi. C’era qualcosa in lui che richiamava la mia attenzione. Qualcosa di magnetico e primitivo.
Lo desideravo persino in quel momento, mentre abbassavo lo sguardo sulla sua sagoma immobile. Di sicuro avevo scelto un momento alquanto inopportuno per decidere che lo amavo.
Il forte tanfo di benzina mi colpì le narici, strappandomi dal mio sogno ad occhi aperti. Dovevo sbrigarmi.
Capitolo uno
Cannon
Il cuore è un muscolo strano e sorprendente. Non si può vivere né amare senza, eppure gran parte delle persone non ci pensa spesso. Non pensano a quell’organo stabile e fedele che batte centomila volte al giorno. La maggior parte delle persone probabilmente non sa che il battito cardiaco di una donna è più rapido di quello di un uomo di circa otto battiti al minuto o che le sue quattro camere pompano sangue verso ogni cellula del corpo, fatta eccezione per le cornee.
Tuttavia, a volte può essere una seccatura alquanto fastidiosa. Ci fa provare cose che non vogliamo, ci fa dire e fare cose che non abbiamo mai programmato. E di recente era stato la fonte di tutti i miei problemi. In quel preciso momento, però, non mi stavo preoccupando del cuore. Avevo a che fare con una parte del corpo più a sud, molto più a sud.
Mi piacevano le vagine. Moltissimo. Fissarne una abbastanza vecchia da poter appartenere a mia nonna, però, non rientrava nella mia idea di serata eccitante. No, grazie, cazzo.
«Sembra tutto a posto, signora Thurston». Togliendomi con uno schiocco i guanti di lattice, mi alzai in piedi, li buttai nella spazzatura e poi la aiutai a mettersi seduta sul lettino.
Lei si aggiustò gli occhiali bifocali e mi rivolse un sorriso schivo. «Grazie per aver reso tutto così piacevole. Dovrebbero mettere una nuova regola per far sì che tutti i ginecologi siano come lei».
Risi sommessamente. «Grazie. Però non sono un ginecologo. Sono uno studente di medicina, è il mio turno nel reparto di ginecologia e ostetricia».
Che finisce domani, grazie a Dio. Ero stato dentro più vagine in quelle ultime quattro settimane che in tutti e quattro gli anni di università messi assieme. E questo deve voler dire qualcosa, credetemi.
Tuttavia, quel turno sarebbe stato il momento in cui mi sarei trovato più vicino a una figa per un bel po’. Tre giorni prima avevo giurato che sarebbe scattato un divieto temporaneo, dopo che la mia ultima storiella era finita in follia pura.
La sua vena selvaggia a letto l’aveva resa una compagna di scopate eccellente, ma a quanto pareva quella dose extra di pazzia era più profonda di quanto pensassi. Giurava che eravamo anime gemelle, eppure non sapevo neppure il suo cognome o per quale squadra tifasse. Le avevo detto che quello che avevamo condiviso nelle ultime settimane era stato divertente, ma che era finita.
Due giorni dopo, qualcuno ha fatto irruzione in casa mia e mi ha distrutto quasi tutto ciò che possedevo. Mi era stata versata la candeggina sul divano, sul letto e sui vestiti e la tv era stata fatta a pezzi. Nelle ore in cui lei era tenuta in custodia dalla polizia io avrei passato la notte sul divano di un amico, mentre cercavo di capire quale sarebbe stata la mia prossima mossa. Il padrone di casa aveva deciso che creavo troppi problemi e mi aveva notificato un avviso di sfratto. Lavorare con turni di dodici ore non concedeva molto tempo per andare a caccia di una nuova casa.
Il cazzo, il buon cazzo, rende le donne folli. Trasforma il cuore delle donne in un casino delirante, portandole a dichiarare il loro amore imperituro e ad attaccarsi. Non potevo continuare a scatenare quel genere di caos. Dovevo mettermi sotto e concentrarmi sulla mia istruzione e il mio futuro. Dovevo indicare la mia specializzazione e fare domanda di internato per l’anno successivo e non facevo che rimandare. Mia madre e mia sorella maggiore contavano su di me. Erano loro la cosa più importante, non dare la caccia alle donne. Era una stupidaggine. Le mie nottate dentro la perfezione calda e setosa del punto più delicato di una donna erano finite. Almeno fino alla laurea e finché non avessi trovato un lavoro.
Mamma e Allie si erano sacrificate troppo. Io avevo lavorato troppo, vincendo borse di studio e mantenendo i voti alti. Non potevo perdere tutto proprio allora… e avevo il forte presentimento che era ciò che sarebbe potuto accadere. Il mio naso aveva passato troppo tempo a fiutare fighe e non era stato abbastanza sui libri. Certo, pensare con l’uccello era stato divertente finché era durata, ma non valeva la pena di perdere tutto. Ora dovevo mettermi sotto, dovevo fare buon uso della mia istruzione da Ivy League e sperare che non fosse già troppo tardi.
Sì…il nuovo Cannon Roth avrebbe avuto la testa sulle spalle, avrebbe mantenuto il controllo e, la cosa più importante, sarebbe stato casto. Mi sarei dovuto accontentare di fare un tampone con un cotton fioc gigante a settantenni come la signora Thurston. Non era neanche lontanamente appagante, ma sarebbe diventato il mio stile di vita.
Sedendomi su uno sgabello davanti alla mia paziente, scrissi un paio di annotazioni al portatile. «Se solo tutte le pazienti fossero facili come lei, signora Thurston».
«Mi ha appena definito facile
?». E mi fece l’occhiolino.
«Ho infilato la mano su per la sua gonna dopo appena un saluto». Le sorrisi di rimando.
Gli occhi del medico curante si spalancarono, ma la signora Thurston si limitò a ridere, con un suono profondo e gutturale che mi fece sorridere.
«La ringrazio». Allungò verso di me una mano rugosa e macchiata dall’età e, quando misi la mia tra le sue, me la strinse forte. «È da tanto tempo che non ho un dottore che si prende la briga di trattarmi come una persona normale. Sarà un grande medico un giorno».
Accettai il complimento con un sorriso. Non era la prima volta che mi dicevano che il mio modo di trattare i pazienti li metteva a loro agio. E se non potevo divertirmi con le mie pazienti, non c’era modo di sopravvivere ai turni di dodici ore e alla mancanza di sonno. A volte era brutale.
Mentre seguivo il dottor Haslett nel corridoio, lui stava dicendo qualcosa a proposito dell’esaminare le colture per un controllo preventivo e io annuii. Poi un’infermiera carina mi fece l’occhiolino, mentre il suo sguardo scendeva lungo la parte anteriore della mia divisa, da dove, ne ero certo, la sagoma del mio cazzo le stava facendo venire l’acquolina in bocca. Nel giro di due secondi l’avrei portata nel ripostiglio per una scopata veloce, ma poi il cervello entrò in azione.
Merda. Avevo fatto il voto di castità appena cinque minuti prima e avevo già la tentazione di infrangerlo. Ma a che cosa stavo pensando? Ovviamente quell’idea era destinata a fallire… il che voleva dire che dovevo sostituirla. Con qualcosa a cui potessi rimanere fedele. Sorrisi e superai l’infermiera mentre iniziavo a escogitare un nuovo piano.
Ci sarebbero state tre semplici regole da seguire nel caso di una scopata. Poteva durare una notte sola, non ci saremmo presentati e non ci saremmo scambiati i numeri di telefono. Seguire queste regole mi avrebbe assicurato che si sarebbe trattato dell’avventura di una notte e che dopo la donna non si sarebbe potuta innamorare di me. Questo implicava il non potermi scopare le infermiere carine dell’ospedale in cui lavoravo.
Sentendo di avere un po’ più di controllo, mi sgranchii le spalle e controllai l’orologio. Mancavano ancora due ore alla fine del turno di dodici ore.
Proprio in quel momento vibrò il cellulare. Misi la mano in tasca e passai il dito sullo schermo mentre continuavo a seguire il dottor Haslett per l’appuntamento successivo. Era un messaggio di Allie che diceva che mi aveva trovato un posto dove vivere.
Sorrisi sollevato. Grazie a Dio, almeno uno dei miei problemi era risolto…
Poi finii di leggere il messaggio.
Il mio sorriso si schiantò sul pavimento. Allie voleva che condividessi la casa con Paige, la sua più cara e vecchia amica. La sua migliore amica sexy da paura, totalmente proibita, che avevo desiderato ardentemente fin dal momento in cui ero entrato nella pubertà.
Gli dèi si erano appena fatti una bella risata del mio piano e mi avevano riservato una bella sorpresa. Qualcosa mi diceva che stavo per approfondire la conoscenza con la mia mano.
Capitolo due
Paige
Aventott’anni una donna comincia a mettere in discussione le cose. Questioni grosse, complesse, come il destino, il fato e cosa avrei dovuto fare della mia vita.
Ero abbastanza certa del fatto che l’obiettivo principale della mia esistenza non includesse il lavorare cinquanta ore a settimana e il non provare niente di più eccitante dello spendere un occhio della testa per del piccante cibo da asporto thailandese ogni venerdì sera. Di sicuro doveva esserci molto altro.
Di recente, però, la vita era stata come un paio di mutande economiche: ti prendono alla sprovvista e ti sorprendono per quanto sono scomode sempre nei momenti peggiori.
Ancora non sapevo che il destino stava per colpirmi in pieno con la sua ironia.
Il telefono squillò e lo presi da sopra il mobile della cucina. «Pronto?»
«Ho bisogno del tuo aiuto, Paige», disse la mia migliore amica non appena risposi.
Abbandonai la pila di volantini che stavo passando rapidamente in rassegna e mi appoggiai al tavolo. Enchilada russava lì sotto, sognando qualunque cosa sognino i cani piccoli.
«Certo, Allie. Che succede?».
Lei esitò, spingendomi a riflettere su che genere di favore potesse avere in mente. Allie era come una sorella per me; doveva sapere che non c’era niente che non avrei fatto per lei.
«Cannon ha bisogno di un posto dove vivere», rispose alla fine.
Tranne quello.
Reprimendo un tic improvviso della mascella, mi sfilai le scarpe alte e bevvi un sorso dalla bottiglia d’acqua. Cannon? Dividere la mia casa minuscola con il suo fratellino smanettone che non vedevo e con cui non parlavo da anni? C’era niente di più imbarazzante?
Sono una persona riservata e per me conta molto il tempo passato da sola. Era questo il motivo per cui avevo scelto di non avere nessun coinquilino e nessun dramma. Non era il genere di notizia che volevo il giovedì sera dopo una giornata frenetica di lavoro. Allie, Cannon e io eravamo stati praticamente inseparabili da piccoli ma, dopo che avevamo voltato pagina ed eravamo andati al college, non ero rimasta in contatto con lui.
«Non lo so, Allie. Casa mia è già piccola così com’è». Vivevo in un duplex di cinquantacinque metri quadrati e, se tecnicamente avevo una stanza in più, dentro c’erano solo un futon bitorzoluto e una scrivania. Il solo pensiero di dividere quella scatola di sardine con un’altra persona mi fece mancare l’aria, così andai nel salotto per aprire la finestra. «Perché non può stare con te e James?».
Allie esitò per un attimo e sapevo che la sua risposta non mi sarebbe piaciuta. «James non pensa che sia una buona idea. Abbiamo iniziato a vivere insieme da poco. È un passo importante, sai?».
È buffo come le vostre decisioni di coppia sembrino allinearsi con i suoi desideri molto più spesso che con i tuoi. Era solo un altro dei motivi della lista sempre più lunga sul perché non mi piaceva il suo nuovo fidanzato. Tuttavia, non volevo ritornare di nuovo su quella conversazione stagnante, così emisi solo un vago grugnito.
Mentre continuava a volermi persuadere, guardai svogliatamente un uomo che si avvicinava lungo il marciapiede che portava verso casa mia. Vivevo nella metà di una vecchia casa vittoriana a un paio di isolati dal campus dell’Università del Michigan, quindi ero sicura che la sua destinazione non fosse casa mia, però una ragazza può sempre sognare. Aveva una felpa nera con il collo a V, jeans scuri e stivali ed era alto e muscoloso. I capelli disordinati erano rasati con cura sui lati ma sulla cima erano abbastanza lunghi da poter essere afferrati durante del sesso sfrenato e sarebbero stati un buon appiglio durante quella che sarebbe sicuramente stata la scopata più bella della mia vita.
Scossi la testa, scioccata per quell’improvviso pensiero sporco. Ma che cavolo mi prende? Da dove era venuto quel pensiero? Molto probabilmente dalla mancanza di sesso e dal troppo lavoro. Scacciai quella fantasia e cercai di prestare attenzione.
«Gli hanno distrutto l’appartamento e in sostanza non ha una casa», stava spiegando Allie con un tono supplicante.
«Ci penserò», dissi cercando di farmi valere.
Il tipo là fuori si fermò davanti casa mia e studiò i numeri civici. Lo guardavo dalla finestra anteriore del secondo piano, rimanendo per lo più nascosta, sbirciando da dietro le pesanti tende.
Ora che si trovava più vicino, riuscivo a distinguere degli occhi verdi circondati da folte ciglia nere e un accenno di barba sulla mascella squadrata. Era l’incarnazione della perfezione.
La bocca aveva dei contorni decisi e l’espressione era impassibile. Se si voleva capire davvero quell’uomo, bisognava prima lavorare sodo per superarne l’estrema riservatezza.
«È all’ultimo anno di medicina e tra soli due mesi andrà via per un internato. Sarebbe stupido firmare un nuovo contratto di affitto. Per favore, Paige».
Uffa. Va bene, basta. Giuro che riuscivo a vedere gli occhioni da cucciolo di Allie dall’altro capo del telefono.
«Va bene. Due mesi».
Allie urlò i suoi ringraziamenti, ma io non stavo più ascoltando. Quelle gambe lunghe stavano facendo avanzare quell’uomo e, questa volta, su per i gradini di casa mia.
Merda! Si stava dirigendo verso la mia porta. Il cuore iniziò a battermi più velocemente e la bocca mi si seccò del tutto.
«Devo andare, Allie».
«Grazie, Paigey! Ti devo un favore», canticchiò lei.
Lanciai il telefono sul tavolino da caffè e mi affrettai verso la porta. Mentre andavo, mi guardai al volo nello specchio