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Insieme per gioco
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Insieme per gioco

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The Club Series

Jonas Faraday, uomo d’affari e playboy, voleva solo entrare a far parte di un club esclusivo. Da quando però ha ricevuto quel messaggio privato dalla sconosciuta incaricata di seguire la sua domanda di ammissione, Jonas è ossessionato dall’idea di trovarla e soddisfarla, facendole provare ciò che lei afferma di non aver mai sperimentato. Sarah sa che ciò che ha fatto potrebbe costarle il lavoro, ma il messaggio nella richiesta di ammissione di Jonas Faraday era così brutale, sincero ed eccitante che non ha saputo resistere: ha dovuto contattarlo. Certo, nel confidargli che nessuno mai è riuscito a soddisfarla era anche consapevole di lanciargli un’irresistibile sfida, ma non si aspettava che lui le avrebbe dato la caccia con tanta determinazione. E la tentazione di cedere è sempre più forte…

500.000 copie negli Stati Uniti
Lo scandaloso fenomeno Lauren Rowe
Autrice bestseller USA Today

«Travolgente. Eccitante. Bellissimo. Sexy. Romantico. Divertente. Appassionante. Bellissimo l’ho già detto? Che altro devo dirvi per convincervi a entrare nel club? Questo romanzo è una rivelazione.»
Lauren Rowe
è lo pseudonimo di una poliedrica autrice bestseller di USA Today, artista e cantante che ha deciso di liberare il proprio alter ego per scrivere The Club series senza alcuna autocensura. Lauren Rowe vive a San Diego, California, con la sua famiglia.
LanguageItaliano
Release dateNov 20, 2015
ISBN9788854189355
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    Insieme per gioco - Lauren Rowe

    1105

    Titolo originale: The Club

    Copyright © 2015 by Lauren Rowe

    Traduzione dall’inglese di Alice Peretti

    Prima edizione ebook: dicembre 2015

    © 2015 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-8935-5

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Lauren Rowe

    Insieme per gioco

    The Club Series

    Capitolo uno

    Jonas

    Nome?.

    Inspiro profondamente. Sto per farlo davvero? Sì, certo che sì. Quando Josh mi ha parlato del Club durante la nostra scalata del Monte Rainier, quattro mesi fa, sapevo che sarebbe stata solo una questione di tempo: presto mi sarei ritrovato a compilare questa domanda di ammissione sul mio portatile. Jonas Faraday, digito.

    Dovrà inviarci tre moduli di identificazione separati. Il Club ha una norma di ammissione severa: nessuno pseudonimo. Potrà tuttavia usare uno pseudonimo durante le sue interazioni con altri membri del Club, a sua discrezione.

    Sì, okay, grazie. Ma il nome rimane Jonas Faraday.

    Età?.

    Scrivo 30.

    Fornisca una breve descrizione di sé.

    In forma. Altezza 1,86. Peso 89 chili.

    Aspetta un secondo. Mi sono allenato come un pazzo questo mese. Vado in bagno e mi peso sulla bilancia. Torno al computer.

    86 chili.

    Dovrà inviare tre fotografie recenti al suo agente di ammissione. Si prega di includere: un primo piano, una fotografia a figura intera, una fotografia con addosso abiti che normalmente indosserebbe in un luogo pubblico. Il materiale rimarrà strettamente confidenziale.

    Gesù. Sto davvero per mandare le mie informazioni personali e tre fotografie a non so che agente di ammissione per un club di incontri/sesso di cui non so niente?

    Sospiro.

    Sì, certo che sì. Anche se non ha senso, anche se è contro il pensiero razionale e analitico, anche se l’istinto mi suggerisce che probabilmente è un’idea terribile, è da quattro mesi che ho deciso di farlo. «È incredibile, fratello», aveva detto Josh, appoggiando un piede su una roccia e allungando una mano verso una sporgenza per aggrapparsi. «Il miglior investimento della mia vita».

    Il miglior investimento di mio fratello, che fra parentesi guida una Lamborghini? Una raccomandazione che non potevo ignorare. Proprio a causa di questa stuzzicante raccomandazione non penso ad altro dal giorno della nostra scalata. Neanche quando vengo schiaffeggiato nel bel mezzo di quella che dovrebbe essere una scopata pazzesca con una maestra d’asilo o un pubblico ministero o una barista o una hostess o una personal banker o un’allevatrice di cani o una graphic designer o una stenografa o una cameriera o una parrucchiera o un’infermiera pediatrica o una fotografa riesco a non pensare a quello che mi sto perdendo perché non appartengo al Club.

    «È come una società segreta», mi aveva spiegato Josh. «Puoi trovare membri ovunque, in tutto il mondo, anche senza preavviso, e chi ti viene abbinato è sempre… misteriosamente compatibile con te».

    È proprio quel misteriosamente compatibile che mi tormenta, più che la possibilità di trovare membri ovunque, senza preavviso, in tutto il mondo. Perché Dio sa che io posso trovare una partner sessuale praticamente in ogni momento, ovunque io vada, senza aiuti.

    Odio essere brutale, ma le donne mi si gettano addosso, forse per il mio aspetto (così mi dicono) e per i soldi (così deduco) e a volte grazie al cognome Faraday (che, credetemi, non è gran cosa). Giovani, vecchie; sposate, single; aggressive, riservate; bionde, brune; secchione, ragazzacce; cicciotelle, filiformi. Non fa differenza. Posso avere chi mi pare, facile come ordinare patatine fritte. E sì, nell’ultimo anno ho avuto sempre di più, incessantemente, ossessivamente chi mi pareva. Inizio a detestarmi per questo.

    Prima che qualcuno si scaldi troppo e inizi giustamente a elencare tutte le donne che non potrei mai portarmi a letto – «Be’, non potresti mai scoparti Oprah, Madre Teresa o Chastity Bono prima che diventasse Chaz» – lasciate che vi chiarisca quel che intendo dire: posso farmi tutte le donne che voglio. Non letteralmente tutte quelle sul pianeta Terra. So benissimo che non potrei farmi una suora, e nemmeno Oprah, o una bisnonna ottantenne o una lesbica che sta per diventare trans. E neanche lo vorrei, maledizione.

    Sto dicendo che se io, Jonas Faraday, voglio che una certa donna si spogli e si metta a novanta nel mio letto, se una mi fa girare la testa e diventare duro, o anche se mi fa ridere o considerare qualcosa da un punto di vista diverso, o se non trova gli occhiali da sole e poi ridacchia perché ce li ha in testa, o se con un paio di jeans aderenti ha un culetto particolarmente tondo – oh sì, specie se ha un culetto dove posso affondare i denti – chiunque essa sia, volerà spontaneamente nel mio letto come il bellissimo angelo che è, con le sue setose cosce aperte, e dopo qualche momento di sollazzo reciproco mi implorerà di scoparla.

    A questo punto vorrei poter dire «fine della storia», ma purtroppo non posso. Perché quando si tratta di me il sesso non è mai la fine della storia. Ecco perché ho bisogno del Club. Non posso pescare sempre dallo stesso stagno, immergendo la mia canna nelle stesse acque – non importa quanto siano calde e invitanti – e continuare a tirare su la stessa dannata tilapia, per quanto umida e deliziosa. No no.

    Se continuo a perseverare con questo metodo perderò la testa – esperienza già vissuta, anche se un sacco di tempo fa e in circostanze completamente diverse, e che non sono desideroso di ripetere. Ora voglio qualcosa di diverso, qualcosa di brutalmente onesto, di reale. E se il solo modo di averlo è ignorare la ragione e sborsare una montagna di soldi agli dèi della depravazione, allora bene.

    La preghiamo di firmare il modulo per il controllo delle referenze, di allegare un esame di idoneità fisica e gli esami del sangue.

    Nessun problema. Mi solleva sapere che ogni membro venga controllato con rigore. Firmo dove indicato.

    Orientamento sessuale? Per favore scelga fra le seguenti opzioni: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, pansessuale, altro.

    Eterosessuale. Facile. Per pura curiosità, che cavolo significa pansessuale?. Cerco su Google. Pansessuale: persona che non si limita o non è inibita da nessuna definizione sessuale per quanto concerne la differenza di genere o attività. Ah, okay. Tutto va bene. Concetto interessante solo dal punto di vista filosofico, ma non mi descrive affatto. Io so benissimo cosa voglio o non voglio.

    Le sue fantasie sessuali includono inclinazione a violenza di qualunque natura? Se sì, per favore descriva nei dettagli.

    No. Enfaticamente, categoricamente no.

    Pregasi di tenere nel dovuto conto che la sua tendenza a fantasie di violenza sessuale, se esistente, non preclude in sé l’appartenenza al Club. Anzi, noi forniamo servizi altamente dettagliati per membri con una grande varietà di tendenze. Nell’intento di soddisfare i suoi bisogni al meglio, la preghiamo di descrivere ogni fantasia sessuale che coinvolga una violenza di qualunque natura.

    Ehi, stronzi. Ho risposto onestamente la prima volta. Nessuna.

    Forse dovrei passare alla domanda successiva, ma sento il bisogno di elaborare. Nulla mi piace di più che regalare a una donna un immenso piacere – il più straordinariamente concentrato piacere che esista nella vita. Ora: se faccio bene il mio dovere, il suo piacere, e quindi anche il mio, sarà così travolgente da confondersi con il dolore. Ma no, le mie fantasie non sono inclini alla violenza o all’inflizione di dolore, mai. L’idea mi repelle, specie in relazione a ciò che dovrebbe essere il più sublime dei piaceri dell’esperienza umana. Che razza di maniaci ammettono in questo Club? Mi si rivoltano le budella.

    "Attualmente pratica il

    BDSM

    , oppure il

    BDSM

    la interessa? Se sì, descriva nei dettagli".

    Mai, rispondo, picchiettando forte i tasti per enfatizzare. Un ricordo distante minaccia di uscire dal suo buio nascondiglio, ma io lo respingo. Il cuore mi batte a mille. Il mio estremo disinteresse nel bondage e nel sadomasochismo non è negoziabile.

    Pagamento e termini di iscrizione. Si prega di scegliere fra le seguenti opzioni: iscrizione annuale: duecentocinquantamila dollari; iscrizione mensile: trentamila dollari. Tutti i pagamenti sono non rimborsabili. Nessuna eccezione. Una volta completata la selezione, le informazioni per il trasferimento del pagamento su un conto vincolato le arriveranno in una comunicazione separata. La tariffa di ammissione verrà trasferita automaticamente dal conto vincolato al Club non appena l’iscrizione sarà approvata.

    Cosa diceva sempre mio padre? «Gioca duro o non giocare affatto, figliolo». Oh, che risata si farebbe nella tomba se sapesse che il figlio che derideva come debole è quello che richiama alla memoria il mantra di suo padre mentre sta iscrivendosi a un club del sesso. «Forse somigli più al tuo vecchio di quanto pensi», direbbe. Sento il suo fantasma che mi ride nelle orecchie.

    Non è la cifra richiesta che mi fa titubare. Potrei scegliere qualunque opzione senza mai sentire una parola dai miei commercialisti, ma io non getto mai via i soldi, mai. Nessuna somma. Comunque, già che faccio questa cosa, non avrebbe senso iscrivermi per tutto l’anno? Le mie mani vagano sulla tastiera. Mi saltella il ginocchio.

    Va bene, fanculo, lo ammetto: è folle e irresponsabile spendere tutti questi soldi in un club, o in un servizio di appuntamenti o qualunque cosa sia, specie a scatola chiusa. Sono Jonas, dopotutto, non Josh. Sono il gemello che si compra macchine sportive italiane quando gli gira o che ha pagato Jay-

    Z

    per suonare alla festa del suo tredicesimo compleanno (che sarebbe stata la festa di entrambi se solo mi fossi disturbato ad andarci). Eppure… So benissimo quello che sto per fare, non importa quanto costi o quanto forte la vocina dentro la mia testa mi urli di lasciar perdere.

    Annuale, scelgo con un sospiro.

    Fornire una spiegazione dettagliata di ciò che l’ha spinta a iscriversi al Club.

    Chiudo gli occhi solo un momento per raccogliere le idee.

    Amo le donne, scrivo. "Amo scopare le donne. Più di tutto, amo farle venire". Faccio una smorfia di fronte alla cruda sfrontatezza delle parole sullo schermo del computer. Sono cose che non direi a nessuno.

    Forse quel che dovrei dire è che amo il profumo dei capelli di una donna, la morbidezza della sua pelle, la curva elegante del suo collo. E sì, è tutto vero. Non sono una specie di sociopatico. Sì, ho perso la mia compostezza per l’intelligenza acuta di una donna – non è una battuta: quando si tratta di donne, più sono intelligenti, meglio è – o per la sua voce e la sua risata roca, o persino per il bagliore di genuina gentilezza dei suoi occhi. Tutte cose dannatamente sexy. Ma dal mio punto di vista, i capelli profumati di una donna, la sua pelle morbida e invitante, la sua risata contagiosa sono il preludio a una cosa soltanto: la più onesta e primitiva e fantastica che i nostri corpi sono stati creati per provare. Tutto il resto è solo un preludio fine a se stesso.

    Faccio un respiro profondo. Non ho mai espresso questi pensieri prima d’ora. Ma voglio fare le cose per bene, altrimenti che senso ha compilare questa domanda?

    Ammiro le donne da che ho memoria. Crescendo, la mia ammirazione si è trasformata in un potente appetito sessuale, nulla che non potessi tenere sotto controllo. Potevo portare una donna a una galleria d’arte, a un concerto, al cinema, a una cena a lume di candela e domandarle gentilmente del suo lavoro, delle sue passioni, e persino del suo cagnolino maltese davanti a una bottiglia di Pinot nero e non sentire nemmeno una volta il bisogno di uscirmene con ‘Voglio scoparti nel bagno’.

    Fisso lo schermo. Sono sicuro che con questa risposta sto facendo la figura dello stronzo, eppure non posso farne a meno. È la verità.

    "Poi tutto è cambiato. Circa un anno fa, sono uscito con una donna molto carina e quando l’ho scopata dopo cena – non nel bagno, attenzione – ha fatto una cosa che nessuno aveva mai fatto prima con me. Ha finto. Faccio una smorfia. Ha maledettamente finto un orgasmo. È stato così ovvio da essere offensivo. Mi ha fatto proprio incazzare. Fare sesso non significa prendere in giro qualcuno o essere cortese: non è un tè con la maledettissima regina. Il sesso è verità, la più vera e cruda e onesta e primaria espressione dell’essenza umana. E l’orgasmo, per sua natura, è il culmine più alto di questa onestà".

    Dopo tutto questo tempo, la faccenda mi innervosisce ancora. Sento il petto pesante. Le guance accaldate. Mi si offusca la mente. Ho bisogno di ascoltare della musica. La musica è l’unica cosa che mi calma quando sono agitato e il cuore mi batte a mille. Quand’ero bambino, il mio terapista mi aveva insegnato a usare la musica come mezzo per reagire. Funziona ancora. Apro la libreria musicale sul mio portatile. Scelgo White Lies degli

    RX

    Bandits e l’ascolto per qualche minuto. Presto la canzone inizia a sortire il suo effetto calmante, apre una finestra da cui i miei pensieri intrappolati possono volare via.

    Non so perché mi ha mentito, continuo a scrivere. "Perché prematuramente e artificialmente ha interrotto una fantastica scopata (o quella che io consideravo una fantastica scopata) escludendo quindi la possibilità di venire davvero. Ho fatto la figura del dilettante al punto da spingerla a preferire di interrompere una noia mortale alla possibilità di un orgasmo? Ero furioso".

    Inspiro ed espiro piano.

    "Una notte, mentre mi rigiravo nel letto pensandoci, la verità mi si è palesata. Ho capito che mi aveva mentito perché sì, ero stato pessimo a scoparla – perché ero un caso senza speranza. Dunque perché sforzarsi?

    Il che sarebbe bastato a farmi isolare in un luogo buio, un luogo dove ero già stato prima (per niente bello), se non per una cosa: sapevo che non avevo davvero provato a farla venire, non come ne ero capace. Mi ero concentrato soltanto sul mio piacere, non sul suo, dando per scontato che qualunque cosa stessi provando fosse reciproca. Più ci pensavo, più mi era chiaro: mi aveva dato proprio ciò che meritavo. E mi sono vergognato di me stesso.

    È stata la svolta. Da quell’istante sono stato ossessionato, concentrato solo sullo scopare ancora quella donna – stavolta in maniera eccellente – affinché venisse davvero, più forte che mai. Volevo insegnarle una lezione sull’onestà, più che altro volevo redenzione.

    Be’, ha accettato di vedermi ancora – a dire il vero sembrava eccitata dall’invito, nonostante fossi un caso perso – ma stavolta, quando l’ho scopata, ero un uomo nuovo, posseduto, illuminato, potrei dire, esclusivamente focalizzato sul suo piacere e nient’altro. E il risultato è stato strabiliante. Il suo corpo si è contorto ondeggiando contro la mia lingua, aprendosi di scatto come la porta di uno scantinato colpita da un tornado. Anche i rumori che le sono sfuggiti erano fantastici: i più primitivi e disperati che avessi mai sentito, nulla a che fare con i leggeri lamenti che aveva cercato di rifilarmi la prima volta. Adesso era una dannata sinfonia. Certo, altre donne erano venute grazie a me, prima, ma mai in quel modo. No, no, no, mai in quel modo. L’ho sorretta nel palmo della mano e l’ho spinta oltre il limite, in un nuovo regno".

    Mi batte il cuore. Il mio pene è duro.

    "E la parte migliore – la vera epifania – è stata che far venire lei ha fatto venire me. Eccome se mi ha fatto venire. Anzi, trasportare quella bella bugiarda nella pura estasi, farla arrendere di fronte alla verità, a me, al suo piacere, ha trasformato la nostra scopata nella migliore della mia vita, semplicemente pazzesca. Dopodiché non ho fatto che desiderare quelle sensazioni ancora e ancora (anche se non con lei, certo, mai più con lei) e da allora inseguo quel momento come un cavallo che corre verso il fienile con una benda sugli occhi".

    Sospiro.

    Questo sproloquio ha risposto alla domanda? Merda, non lo so. Ma non posso fare di meglio.

    Ecco cosa mi ha portato al Club.

    Fisso lo schermo e faccio spallucce. Non ho altro da aggiungere.

    Dichiari per favore le sue preferenze sessuali. Per massimizzare la sua esperienza nel Club la preghiamo di essere esplicito, dettagliato e il più onesto possibile. Non si censuri in nessun modo.

    Le mie mani tremano sospese sulla tastiera. La domanda che aspettavo.

    "Alcuni uomini dicono che scopare una bella donna li avvicina a Dio. Io penso che dovrebbero puntare più in alto. Perché quando faccio venire una donna come non è mai venuta prima, quando si arrende lanciandosi nell’abisso buio, non solo mi avvicino a Dio. Divento Dio. Il suo Dio, per un potente e fantastico momento".

    Il mio pene si contorce dolorosamente nei jeans.

    "Far venire una donna, almeno come intendo io, è una forma d’arte. Ogni orgasmo è un puzzle, un tesoro nascosto e protetto da un codice segreto. Quasi sempre, il modo migliore e più affidabile di indovinare il codice inizia col leccare, baciare e succhiare le sue parti più delicate, ma anche questa cosa di solito sicura funziona solo se, come faccio io, si presta attenzione agli indizi del suo corpo, aggiustando il tiro di volta in volta. Non posso solo leccarla – devo impararla. Di solito mi ci vogliono solo pochi minuti.

    Capisco sempre di essere sulla strada giusta quando all’improvviso e in maniera involontaria inarca la schiena, alzando i fianchi verso la mia bocca e allargando le gambe al massimo. È allora che comprendo che il suo corpo è pronto per cedere, che sto abbassando le sue difese, che desidera disperatamente che io decifri il suo codice segreto".

    Sono duro come una pietra. Dio, amo quel momento. Mi lecco le labbra.

    "Quando si spinge contro di me e inizia ad aprirsi divento famelico, cieco, implacabile. La lecco e la bacio e la succhio con sempre più fervore, forse la mordicchio e la mastico persino, dipende da quello che il suo corpo mi suggerisce di fare, e lei si apre, si spiega, si srotola, si slega, si disintegra. È incredibile.

    È un fiore bellissimo, che si spalanca. Il trucco è beccarla nell’attimo esatto in cui i suoi petali cadono, non un secondo prima, non uno dopo, perché ciò a cui aspiro – il sacro Graal, se volete – è immergermi dentro di lei proprio nell’istante in cui farlo significa spingerla oltre il limite. È difficile. Troppo presto potrebbe non venire. Troppo tardi, verrà senza di me".

    Mi slaccio la cerniera e il mio pene schizza fuori. Vorrei masturbarmi in questo momento, ma la mia priorità è mettere i miei pensieri per iscritto.

    "Lei è al limite, così vicina, e io sono fuori di me, come un pescecane rapito dalla frenesia. Alla fine mi trema nella bocca – una sensazione così deliziosa che la sogno spesso – e so che il suo corpo sta vacillando sul culmine, appeso solo a un filo, desideroso di lasciarsi andare, ma la sua mente la frena dal raggiungere ciò che vuole, di solito per qualche problema non risolto col padre o per qualche scatenato complesso femminile o per una scarsa stima di sé (insomma, c’è sempre un motivo). Di qualunque cosa si tratti, la sua mente impedisce al suo corpo di abbandonarsi del tutto al piacere intenso che desidera provare.

    Ma non mi verrà negato. Si aggrappa a me, cerca di prendere aria, il suo piacere monta e si trasforma in un’agonia impossibile da contenere. Piagnucola, geme, si contorce – e io sono così eccitato che mi trattengo a malapena. ‘Scopami adesso, ti prego, ti prego’, dice, oppure qualcosa di simile, ma io non lo faccio, anche se sto perdendo la testa, perché so che lei non è ancora al limite".

    Mi manca il fiato.

    "Alla fine, come una chiave che gira nella serratura, qualcosa dentro di lei scatta. Si apre. La sua mente si stacca dal corpo. Diventa incontenibile. Si arrende".

    Lascio andare un sospiro tremante.

    "Ed è a quel punto che mi tuffo dentro di lei come un coltello nel burro caldo e la scopo con religioso zelo – a volte la metto sopra di me, a volte la giro, a volte la inchiodo alla buona vecchia maniera. In quel momento, ogni mossa vale l’altra. E appena entro il suo corpo si lascia andare del tutto, tremando, stringendosi e oscillando sempre di più intorno al mio pene. Certo, è già venuta prima. Ma mai in questo modo. Mai e poi mai. È la pura essenza dell’estasi di cui parlavano i Greci: ‘il culmine dell’umana possibilità’. Per entrambi".

    Faccio un sospiro controllato e cambio posizione. Merda, sono eccitato. Inspiro ed espiro diverse volte. Sto tremando. Mi ci vuole un attimo per ricompormi.

    "Devo chiarire una cosa, per essere del tutto sincero. Quello che descrivo qui è l’ideale. L’aspirazione. A volte va in questo modo, a volte no. A volte, quando sto ancora imparando a conoscere una donna, o se per qualche ragione lei è particolarmente difficile da decifrare, potrebbe venire come un treno merci prima che io riesca a immergermi in lei. E se succede non c’è nulla di cui lamentarsi, credetemi: scopare una bella donna appena è venuta è un delizioso privilegio, non c’è dubbio. Tuttavia il pinnacolo, il picco, la perfezione a cui aspiro – il sacro Graal – è e sempre sarà portare una donna al limite dell’estasi e spingerla oltre".

    Ormai la mia erezione è troppo intensa perché la ignori. Devo smettere di scrivere. Com’è possibile compilare questa domanda senza masturbarsi? Mi afferro il pene e muovo la mano su e giù finché un’onda di piacere non è pronta a esplodere dentro di me e alla fine non lascia andare qualche schizzo irregolare. Vado in bagno e mi tolgo i jeans. Entro nella doccia e lascio che l’acqua calda scorra sulla mia pelle rilassandomi, pulendomi.

    Portare a letto una donna non è un problema per me. Il problema viene dopo: quando questa donna ha fatto il sesso migliore della sua vita e il suo corpo ha funzionato in tutte le sue possibilità per la prima volta. È lì che confonde immancabilmente la scoperta dell’estensione del suo potere sessuale con l’idea ridicola di aver trovato l’anima gemella. Grazie a una vita fatta di lavaggi del cervello stile Disney e cartoline di Hallmark, ora crede ingenuamente che intravedere Dio durante una scopata epica in qualche modo significhi poter vivere felici e contenti con il Principe Azzurro. Non importa quel che le ho detto prima, con quanta chiarezza mi sia presentato o i limiti che sono desideroso di non superare, lei è convinta di aver trovato Quello Giusto. «Lui non l’ha ancora capito», si dice.

    Ed è lì che la ferisco, chiunque lei sia – bibliotecaria, ragioniera, personal trainer, pediatra, make-up artist, cantante, bioingegnere, terapista o assistente avvocato. Che sia divertente, dolce o timida. Seria, sexy o intelligente. Ambientalista o maestra di catechismo. La ferisco, chiunque lei sia. Perché io sono troppo incasinato per essere Quello Giusto. Per lei o per chiunque altro. Non può cambiare le cose, nessuno può farlo. Nemmeno io, e credetemi, ci ho provato.

    Maledizione, come faccio a trasmettere il concetto in questa domanda di ammissione? Esco dalla doccia, mi avvolgo con un asciugamano e torno al portatile. Fisso lo schermo per qualche momento, cercando di trovare le parole per esprimere in maniera succinta i miei pensieri.

    Non importa quanto io sia onesto fin dall’inizio sul poco che mi va di dare al di fuori delle quattro mura della mia camera da letto, le donne rimangono sempre ferite da me in ogni caso, scrivo. Non mi credono quando dico loro cosa voglio davvero, oppure si illudono di potermi cambiare. E non possono.

    Sospiro.

    Non ho intenzione di ferire nessuno. È vero. "Voglio solo regalare a una donna un piacere che non ha mai sperimentato prima, che porta a sua volta al mio sommo piacere. Dopo averla assaggiata, scopata, e dopo averle insegnato cosa sia la vera soddisfazione, forse potrei anche stare sdraiato nel letto a parlare e a ridere con lei – perché che ci crediate o no mi piace parlare e ridere, purché entrambi siamo consapevoli che la cosa non porterà a una scatola di cioccolatini a forma di cuore o a una gita all’

    IKEA

    nel weekend. Forse potrei anche farmi una doccia bollente con lei e insaponarla dalla testa ai piedi, facendo scorrere le mani sul suo bellissimo corpo. Forse potrei anche asciugarla con un morbido asciugamano bianco e scoparla di nuovo, e forse la seconda volta sarà così intensa, profonda e perfetta che verremo insieme, ansimando e tremando nello stesso momento e scoprendo il culmine delle umane possibilità insieme.

    Dopodiché, vorrò anche dirle quanto è bella e quanto mi sono divertito. Vorrò darle un dolce bacio d’addio per ringraziarla. E poi, quasi certamente, non mi andrà di rivederla mai più".

    Esito per un attimo.

    E non voglio sentirmi uno stronzo per questo, aggiungo. Perché sono stufo di sentirmi uno stronzo.

    Mi fermo ancora.

    "Mi avete chiesto di dichiarare le mie preferenze, ma quello che ho descritto qui trascende le preferenze. Ho bisogno di donne intelligenti e sexy che onestamente vogliono ciò che voglio io – niente bugie – e che soprattutto riescono a discernere l’estasi fisica dalla favola romantica".

    Fisso lo schermo mentre un senso di disperazione minaccia di schiacciarmi. Mi sto prendendo in giro? Esistono donne così?

    Contino a scrivere. Se potessi trovare anche solo una donna le cui preferenze sessuali siano misteriosamente e genuinamente compatibili con le mie, sarei…. Come sarei? Esultante. Ecco come sarei.

    Gesù. Cancello in fretta tutta l’ultima frase. Non ha alcun senso logico. Insomma, o sono un cecchino sessuale che soffre di un incontrollato complesso e si crede un Dio, oppure sono un cazzo di Nicholas Sparks. Non posso essere entrambe le cose. Non ho idea da quale ridicolo posto della mia mente sia uscita l’ultima frase. Forse è quel che succede quando uno come me cerca di dar voce ai suoi bisogni più profondi e oscuri senza filtro: i pensieri escono come un’accozzaglia confusa, inspiegabilmente intrecciata a tutte le stronzate che ho cercato senza successo di curare in anni di inutile terapia.

    Cosa diavolo penserà questo misterioso agente di ammissione del mio incoerente sproloquio? Chino la testa di lato, come se l’illuminazione mi avesse schiaffeggiato in testa. L’agente di ammissione leggerà la mia domanda – certo – e sarà sicuramente una donna. E non un’ultraottantenne o una lesbica che sta per diventare trans. Non possono permettere a stronzi come me, o peggio a maniaci dalle fantasie violente o a pervertiti del bondage o ad altri potenziali psicopatici di entrare a far parte del Club senza prima passare il controllo istintivo di una donna. Vero? Vero.

    Faccio un ghigno e torno a picchiettare sulla tastiera.

    E ora un messaggio diretto a te, Mia Bella Agente d’Ammissione. Mi lecco di nuovo le labbra. "Ti sei divertita a leggere i miei pensieri brutalmente onesti? I miei più oscuri segreti? Io mi sono divertito a scriverli. Non ho mai confessato

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