È facile vivere bene a Milano se sai cosa fare
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Le luci dell’Expo si sono spente, ma a differenza di quello che accade dopo una festa, Milano non si è svegliata con il trucco sfatto e i festoni a terra. Anzi. L’Esposizione Universale ha riacceso i motori di una città che è sempre più il centro della moda, del divertimento, della politica e della cultura in Italia. Una città che non ama ostentare, che non si svela facilmente: ecco perché, per apprezzarla e per viverci bene, occorre prima conoscerla. Sapere quali tesori nasconde: musei, chiese, palazzi e monumenti che aspettano solo di essere scoperti. Hotel e spa di lusso che fanno da contraltare a mercatini e negozi accessibili a tutti ma molto glamour. Quartieri fino a pochi anni fa inesistenti o sconosciuti, ora luoghi di ritrovo per generazioni intere. Luoghi inaspettati ed esperienze uniche, che solo a Milano si possono fare.
Francesca Cassani
è nata e vive a Milano. Giornalista professionista, ha scritto per diversi quotidiani. Dal 2007 si occupa di comunicazione e ufficio stampa. Oggi è responsabile comunicazione e relazioni esterne e istituzionali per una società di investimenti italo-cinese. Con la Newton Compton ha pubblicato È facile vincere lo stress a Milano se sai dove andare, Keep calm e passeggia per Milano e È facile vivere bene a Milano se sai cosa fare.
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È facile vivere bene a Milano se sai cosa fare - Francesca Cassani
Cultura
Musei
Dal nuovo mudec a Brera, alla scoperta dell’arte che non ti aspetti
Milano sempre più capitale della cultura. E dei musei. Non accenna a fermarsi il trend delle nuove aperture nel mondo dell’arte. E così, dopo il Museo del Novecento, il Museo del Fumetto, Palazzo Morando, il Museo dei Bambini ecco il Mudec, Museo delle Culture di Milano, inaugurato nel 2015. Spazio interessante dal punto di vista architettonico, situato in una posizione strategica, in via Tortona, cuore del design district, il mudec ospita mostre di vario genere: ricordiamo quella dedicata a Barbie, a cui è seguita l’esposizione di opere di Gauguin e poi una retrospettiva sulla cultura africana. Nonostante non sia ancora chiara l’autentica vocazione di questo spazio, è comunque un luogo da visitare e dove trascorrere una giornata immersi nell’arte e nella cultura.
Progettato dall’archistar David Chipperfield, il museo oggi è però rimasto senza padre. L’architetto, infatti, ha diffidato il Comune di Milano dall’attribuirgli il mudec. La ragione? Secondo Chipperfield l’opera da lui progettata è stata realizzata in modo inaccettabile ed è caratterizzata da errori attribuibili alla volontà della direzione dei lavori di risparmiare sui materiali e sulla posa delle finiture. In particolare, oggetto della contesa sarebbero il pavimento, che non avrebbe rispettato le indicazioni dell’architetto, e la cupola, che presenta delle macchie non previste dal progetto.
Nel corso del tempo le magagne sembrerebbero essere state recuperate, ma di Chipperfield non vi è nemmeno l’ombra. Eppure l’operazione è imponente e maestosa. Il mudec, che si estende su diciassettemila metri quadri, nasce da un’operazione di recupero di archeologia industriale nell’area dell’ex fabbrica Ansaldo, e reinterpreta gli spazi in cui si inserisce con corpi dalle forme squadrate rivestiti di zinco e con una struttura in cristallo illuminata ventiquattr’ore su ventiquattro, che irrompe geometricamente nell’edificio che la accoglie.
Tornando al Museo, va detto che il cuore della collezione permanente è costituito dalle raccolte etnografiche del Comune di Milano, che tengono insieme circa ottomila tra opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti, strumenti musicali, testimonianze preziose di cultura provenienti da medio ed estremo Oriente, America meridionale e centrale, Africa occidentale e centrale, Sud-est asiatico, Oceania, coprendo un arco cronologico che va dal 1200 a.C. al Novecento. Si tratta di un patrimonio che per motivi di spazio non è mai stato messo a disposizione del grande pubblico. Periodicamente le altre sale espositive ospitano mostre di vario genere (per informazioni sulla programmazione, basta visitare il sito del museo).
Al mudec si può trascorrere un’intera giornata. Per un pranzo veloce o un aperitivo ci si può fermare al mudec Bistrò al piano terra, mentre al terzo piano si trova il mudec Restaurant, con una vista privilegiata sull’area ex Ansaldo. Punto di riferimento per le tendenze del design contemporaneo è il mudec Design Store, che propone oggetti ispirati alla collezione del Museo: gioielli, borse, accessori di vario genere provenienti da tutto il mondo, frutto di un interessante incontro tra antico, moderno, arte, natura e creatività di designer emergenti.
E per i bambini c’è il mudec Junior, uno spazio dove vengono allestite mostre innovative e sempre nuove, strutturate in modo stimolante, con l’obiettivo di avvicinare anche i più piccoli alle diverse realtà culturali del mondo.
MUDEC – Via Tortona, 56
Tel. 02 54917
www.mudec.it
Ultimo in ordine di apertura tra i musei pubblici è il muba , Museo dei Bambini, ospitato nei suggestivi spazi del complesso tardo-barocco della Rotonda della Besana (in via Enrico Besana 12). L’area, caratterizzata da un porticato che la separa dalla città, è oggi un giardino pubblico: nella sua parte centrale, l’ex chiesa di San Michele ospita il museo. La programmazione del museo prevede ogni anno tre grandi mostre rivolte ai bambini e alle famiglie. Inoltre, lo spazio ospita un laboratorio permanente chiamato Remida, dedicato al riutilizzo creativo dei materiali di scarto. Basato sul progetto didattico e artistico del Comune di Reggio Emilia e Iren Emilia, gestito dalla Fondazione Reggio Children - Centro Loris Malaguzzi, il laboratorio prevede workshop dedicati a varie fasce d’età e aperti alle scuole. I bambini sono lasciati liberi di giocare e sperimentare, mentre vengono seguiti da alcune operatrici capaci di stimolarli e guidarli nella scoperta di oggetti e materiali di uso comune. Attenzione però, i laboratori del muba sono gettonatissimi, quindi è bene prenotare per tempo. Il museo ospita anche un fornitissimo bookshop con libri per bambini di ogni età e una caffetteria con dehors che utilizza rigorosamente prodotti a chilometro zero.
MUBA. Museo dei bambini – Via Enrico Besana, 12
Tel. 02 43980402
www.muba.it
In piazza del Duomo dal 2010 campeggia l’affascinate Museo del Novecento. All’interno del Palazzo dell’Arengario, progettato da Italo Rota e Fabio Fornasari, sono esposte oltre quattrocento opere selezionate tra le quasi quattromila dedicate all’arte italiana del Novecento, di proprietà delle Civiche Raccolte d’Arte milanesi e frutto di lasciti e donazioni di cittadini benemeriti a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento. Oltre all’attività espositiva, il museo è impegnato nell’opera di conservazione, studio e promozione del patrimonio culturale e artistico italiano del xx secolo, con l’obiettivo di coinvolgere un pubblico ampio e trasversale
. Per la prima volta in Italia un museo è stato progettato intorno alle opere e non viceversa: un comitato scientifico ha selezionato le opere e definito il percorso, e intorno a quest’ultimo gli architetti hanno riprogettato gli spazi dell’Arengario.
La prima opera che si incontra è Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, che è parte del percorso ma visibile e accessibile a tutti anche senza biglietto. Una volta entrati nel museo vero e proprio, si resta incantati di fronte all’omaggio rivolto ai futuristi e a Umberto Boccioni, del quale il museo ospita la più ampia e ricca collezione del mondo. La prima sala è l’unica in cui si trovano opere di artisti stranieri delle avanguardie internazionali, facenti parte della Collezione Jucker. Tra i nomi più noti vi sono Picasso, Braque, Kandinskij. Dopo i futuristi si continua con Giorgio Morandi, Giorgio de Chirico, Arturo Martini, l’arte tra le due guerre, l’arte monumentale, l’Astrattismo degli anni Trenta con Fausto Melotti, Attanasio Soldati, Mario Radice e Carla Badiali. Suggestiva e magica la sala dedicata a Lucio Fontana, il cui neon creato per la ix Triennale di Milano del 1951 illumina piazza del Duomo. A Fontana è dedicato l’intero ultimo piano dell’Arengario. Sala Fontana è stata progettata come un’opera ambientale immersiva, per accogliere il grande soffitto del 1956 realizzato da Fontana per l’Hotel del Golfo dell’Isola d’Elba e concesso in deposito dal ministero per i Beni e le Attività Culturali al Comune di Milano. Una scala conduce a un soppalco dominato dai Concetti spaziali degli anni Cinquanta, i famosi tagli che accolgono e abbracciano il visitatore con tutta la loro energia. Lasciato l’Arengario, una passerella collega il museo con Palazzo Reale, il quale ospita la sezione conclusiva dedicata agli anni Sessanta, alle esperienze dell’Arte Cinetica e Programmata, introdotte dalla scultura Aconà Biconbì di Bruno Munari. Seguono una serie di ambienti del Gruppo T e i dipinti di grande formato di Pop Art italiana e Pittura Analitica.
L’ultima sala è dedicata all’Arte povera, con artisti quali Luciano Fabro, Mario Merz, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone, e sempre nell’ala di Palazzo Reale si apre una sorta di museo nel museo, con tre stanze che ospitano un nutrito nucleo di sculture di Marino Marini.
Arte e non solo al Museo del Novecento, perché l’ultimo piano è occupato da uno dei guru milanesi della ristorazione, Giacomo Bulleri. In concomitanza con l’inaugurazione del museo, ha aperto i battenti il ristorante Giacomo Arengario, un omaggio all’Art Déco. Gli spazi vengono definiti da alcune period rooms. Si parte dalla hall, con tavoli bassi, poltroncine e divani, un bar in legno laccato di nero con rivestimenti a specchio che ricordano le architetture metafisiche degli anni Trenta, una sala ristorante rivestita con pannellature di legno dorato, specchi invecchiati e un soffitto a cassettoni. La cucina è a vista e circondata da una galleria con pannellature in lacca rossa sempre degli anni Trenta e un bancone dove si può mangiare. E infine, la chicca di Giacomo Arengario: il dehors all’interno di una grande loggia affacciata su piazza del Duomo. La struttura è essenziale, ferro e vetro, perché è la vista la vera protagonista di questo spazio: una piazza Duomo mozzafiato da ammirare e su cui far planare il proprio sguardo. Consigliato un pranzo veloce, una cena romantica o un aperitivo non convenzionale.
Museo del Novecento – Via Marconi, 1
Tel. 02 88444061
www.museodenovecento.org
Si affaccia sempre sulla cattedrale il Museo del Duomo di Milano che nel 2013 ha subito un totale restyling curato dall’architetto Guido Canali, che ha riportato a vista le antiche volte medievali e definito tredici percorsi tematici che si sviluppano in ventisette sale. Il museo occupa un’area di duecento metri quadri e l’ingresso è stato spostato all’interno del cortile di Palazzo Reale (prestigiosa sede espositiva del Comune di Milano: se avete tempo, fermatevi a visitare una delle quattro mostre che periodicamente vengono ospitate nelle sue sale). Protagonista qui è la storia del Duomo di Milano: oltre 626 anni di storia raccontati attraverso duecento opere, sculture, arazzi, vetrate, tesori. Il cosiddetto Tesoro del Duomo vanta oggetti preziosi, avori, arredi, reliquiari e paramenti sacri. Tra gli oggetti più preziosi vi sono la Croce e l’Evangeliario di Ariberto, dell’ xi secolo, il dipinto di Tintoretto Disputa di Gesù nel Tempio e la Madonna dell’Idea di Michelino da Besozzo, del xiv secolo. Lascia senza fiato la sala dedicata alle vetrate del Duomo, dove passo passo viene narrato e spiegato il procedimento della realizzazione di queste imponenti meraviglie. Il pezzo forte e più suggestivo è rappresentato dal grande modello in legno che riproduce la cattedrale in scala 1:20.
Visitato il museo, è bene che tutti, turisti e non, organizzino almeno una volta nella vita una visita guidata all’interno della cattedrale dedicata a Santa Maria Nascente e poi su, fino alle terrazze dalle quali ammirare una Milano inedita, silenziosa e affascinante.
Museo del Duomo – Piazza del Duomo, 12
Tel. 02 860358
www.museo.duomomilano.it
Quando si pensa all’arte e a Milano, la mente non può che portarci alla Pinacoteca di Brera, luogo storico che custodisce veri e propri gioielli dell’arte di tutti i tempi. Un luogo dal passato glorioso che ancora oggi ospita, all’interno dei suoi spazi al piano terra, la mitica accademia che ogni anno prepara artisti, critici ed esperti nelle più disparate arti. La pinacoteca è il cuore pulsante del quartiere di Brera e dista pochi passi da piazza della Scala. La Galleria Nazionale d’Arte Antica e Moderna è un museo dedicato esclusivamente alla pittura. L’unica eccezione è rappresentata dal grande gesso di Antonio Canova raffigurante Napoleone in veste di Marte, posto al centro del cortile d’ingresso e da alcune opere della Donazione Jesi e del Lascito Vitali.
La Pinacoteca espone una delle più importanti e celebri collezioni di pittura, con particolare attenzione a quella veneta e lombarda. Il percorso espositivo spazia dalla preistoria all’arte contemporanea, con capolavori di artisti del xx secolo. Il Museo si trova all’interno del grande e omonimo palazzo che ospita, oltre all’Accademia di Belle Arti, la Biblioteca Nazionale Braidense, l’Osservatorio di Brera e l’orto botanico. Brera deriva da breda
, parola latina che significa campo fuori città
, a indicare il luogo dove venne edificato il primo edificio.
La pinacoteca occupa gli spazi di un antico convento dell’ordine degli Umiliati, abolito da papa Pio V nel 1571. A quel punto il convento passò nelle mani dell’ordine dei Gesuiti, che lo trasformarono in un importante centro di studi. A poco a poco iniziarono i lavori per ingrandire l’edificio, che fu completato da Giuseppe Piermarini nel 1776, quando il palazzo era ormai nelle mani degli austriaci e Maria Teresa d’Austria lo adibì a sede delle Scuole Palatine e vi aprì una biblioteca. Fu lei nel 1776 a inaugurare l’Accademia. Da allora si susseguirono vari direttori, i quali formarono nuovi artisti e architetti e iniziarono a collezionare le opere della raccolta della pinacoteca. Nel 1805 Andrea Appiani divenne commissario per le Belle Arti e a Brera cominciarono ad affluire da ogni parte dipinti provenienti dalle chiese soppresse. Intanto nel 1806 fu inaugurato il primo museo dell’accademia. Nel 1808 si decise di tramezzare l’antica chiesa di Santa Maria in Brera in due piani, per realizzare i Saloni napoleonici
, destinati a ospitare le gallerie del regno. La collezione continuava ad ampliarsi e nel 1813 arrivarono dal Louvre le opere di Rembrandt, Rubens e van Dyck. Nel 1926 venne creata l’associazione degli amici di Brera, grazie alla quale furono acquisiti diversi capolavori, tra cui la Cena in Emmaus di Caravaggio. Dopo la guerra la pinacoteca tornò a splendere grazie alle donazioni dei milanesi. E da allora Brera non ha mai smesso di brillare.
Tra le opere da non perdere: il Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti di Andrea Mantegna, la Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto di Gentile e Giovanni Bellini, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio, la Pietà di Giovanni Bellini, Il bacio di Hayez, Miracolo di San Marco del Tintoretto, la Vergine con il Bambino, angeli e santi di Piero della Francesca, Risse in galleria di Umberto Boccioni.
Pinacoteca di Brera – Via Brera, 28
Tel. 02 72263264
www.pinacotecabrera.com
Rimanendo in centro si possono ammirare le Gallerie d’Italia – Piazza Scala, il museo di Intesa San Paolo che ospita le opere d’arte dell’Ottocento appartenenti alla Fondazione Cariplo e a Banca Intesa. Lo spazio espositivo, aperto in un sontuoso palazzo affrescato, ospita opere di Canova, Boccioni, Hayez, Calvi, Gola per il naturalismo, Carcano e Induno per la pittura di genere e poi il simbolismo di Morbelli, Sartorio e Previati. Non mancano le correnti artistiche del Novecento rappresentate da Lucio Fontana, Fausto Melotti, Bruno Munari, Renato Guttuso, Mimmo Rotella, Enrico Baj, Piero Manzoni, Mario Schifano, Giulio Paolini, Alighiero Boetti ed Emilio Isgrò. L’allestimento è curato da Michele De Lucchi. Da ammirare poi il suggestivo caveau della banca, trasformato in un deposito attrezzato per custodire le opere d’arte.
Gallerie d’Italia – Piazza della Scala, 6
Tel. 800 167619
www.gallerieditalia.com
Spostandosi in zona Sant’Ambrogio si trova il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci
, un altro importante simbolo culturale di Milano. Qui la scienza è la protagonista del percorso espositivo che si sviluppa all’interno di un’area di oltre cinquantamila metri quadrati. Quello milanese è il grande museo tecnico-scientifico d’Italia e uno dei maggiori in Europa. È suo il primato di possedere la più grande collezione al mondo di macchine realizzate seguendo i disegni di Leonardo da Vinci.
Lo spazio espositivo è amato, in particolare, dai bambini, che qui possono ammirare treni, locomotive, aerei, navi e l’Enrico Toti, il primo sottomarino costruito in Italia dopo la seconda guerra mondiale. E non solo; il museo ospita numerosi laboratori interattivi per avviare