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Il gioco del serial killer
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Il gioco del serial killer

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EDIZIONE SPECIALE: CONTIENE UN ESTRATTO DEL NUOVO ROMANZO

Una grande autrice di gialli italiani

Un caso da risolvere

In una Napoli semideserta a causa delle vacanze, uno spietato serial killer ha preso di mira giovani donne. Le violenta, le tortura, le uccide e poi le abbandona in zone poco trafficate. La Polizia brancola nel buio e Andrea, che indaga sugli omicidi, è a corto di indizi. L’unica possibilità per risolvere il caso sembra essere quella di esporsi in prima persona, di fare da esca sperando che l’assassino abbocchi...

Vive a Napoli, è medico specialista in Chirurgia del cuore e grossi vasi e lavora come ricercatrice universitaria. I suoi romanzi (Rossi come lei, Premio Alberto Tedeschi; Solo tra ragazze; La sirena sotto le alghe; Il circo delle meraviglie) sono tradotti in Francia, Germania, Russia e Canada. Ha pubblicato molti racconti, alcuni dei quali sono stati tradotti in USA e Gran Bretagna. Di recente una sua short story è stata pubblicata sul prestigioso «Ellery Queen Mystery Magazine». È fondatrice e presidente di Napolinoir, l’associazione dei giallisti napoletani, e creatrice del Premio letterario per ragazzi ParoleinGiallo.
LanguageItaliano
Release dateOct 16, 2013
ISBN9788854161412
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    Il gioco del serial killer - Diana Lama

    28

    Precedentemente pubblicato nella raccolta Estate in giallo

    Prima edizione ebook: ottobre 2013

    © 2013 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    © 2013 Diana Lama

    Pubblicato in accordo con PNLA/Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency

    ISBN 978-88-541-6141-2

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Gag srl

    Diana Lama

    Il gioco del serial killer

    Newton Compton editori

    Gloria appoggiò la fronte al vetro. Inutile, nessun refrigerio, il sole di agosto picchiava implacabile e inondava la stanza scacciando ombre e frescura. Nessun posto dove nascondersi, ed erano solo le nove di mattina.

    L’inquietudine rendeva la sua pelle color ambra calda come se avesse la febbre. Era uno di quei giorni in cui si sentiva prigioniera, rinchiusa come una principessa delle favole nella torre più alta.

    Ma non sarebbe uscita, anche se oltre i confini della sua prigione il cielo era terso. Senza che lo volesse la sua mente cominciò a immaginare la spiaggia di Positano, lei seduta in costume sulla battigia, il mare traslucido di agosto che sciabordava lievemente cullandole i piedi nudi. Ombrelloni colorati, bambini vocianti, il profumo dello iodio nell’aria.

    Niente da fare, lei non sarebbe uscita.

    Però aveva bisogno di aiuto.

    Le fotografie erano ancora sparpagliate sul tavolo, così come le erano cadute dalle mani. Aveva cacciato un gemito di raccapriccio e le immagini colorate erano scivolate tra le sue dita tremanti, finendo alla rinfusa sul piano, ed erano rimaste lì, in tutto il loro orrore.

    Aveva bisogno di aiuto, ma a chi poteva chiederlo?

    Nel palazzo già la consideravano una mezza pazzoide, la reclusa della torre C, quella che forse usciva solo la notte, come i vampiri.

    Suo malgrado le venne da ridere, poi le lacrime le offuscarono gli occhi.

    Se solo ci fosse stata Giada!

    Ma non la vedeva ormai da giorni. Il suo sguardo irrequieto corse al tavolo, alle foto.

    Un’idea le attraversò la mente. Giada. Possibile che si trattasse di lei? Il terrore le attanagliò le viscere.

    Si costrinse ad avvicinarsi per osservare di nuovo le immagini, ma senza toccarle. Tre piccole fotografie lucide che ritraevano la stessa atrocità. Sospirò di sollievo. Era riuscita a guardarle solo di sfuggita, ma il colore della pelle era chiaro, e invece Giada aveva la sua stessa carnagione ambrata, retaggio della madre somala.

    Non era il corpo di sua sorella, ma lei aveva ugualmente bisogno di aiuto.

    Tornò alla finestra. Il cielo era di quel colore caliginoso che fa venire voglia di andare ad aprire l’acqua nella doccia.

    Poteva vedere l’ingresso di palazzo Badenmajer, e il viavai di gente che entrava e usciva. Il condominio era una miscellanea di stile gotico e vittoriano, rivisitata da un architetto tanto pazzo quanto geniale che aveva deciso che la zona dei Ponti Rossi, una collina sopraelevata da cui si poteva ammirare sia il golfo che il Vesuvio, fosse il posto adatto per sfogare il suo estro.

    Da sotto la sua ampia finestra sporgeva un grottesco gargoyle che impediva a chi era giù di accorgersi di lei, e Gloria ne approfittava per osservare senza essere vista.

    La donna magra con i capelli rossi uscì proprio in quel momento, come una risposta inaspettata alle sue preghiere silenziose.

    Ecco la persona giusta cui chiedere

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