Thérèse Philosophe. Il più grande scandalo erotico dell'illuminismo
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Giudiziosa e assennata, la giovane Thérèse racconta con dovizia di particolari le proprie esperienze e peripezie sessuali, parlando «allo spirito e al cuore», senza preoccuparsi troppo degli «imbecilli mortali» o dei «censori irascibili» che potranno fraintenderla. Ma la graziosa protagonista è sì una libertina, ma è anche e soprattutto – spesso non senza ironia – philosophe, come viene sottolineato fin dal titolo: ogni aneddoto scabroso che racconta diventa il pretesto per una dissertazione sull’esistenza, l’amore, la religione o le leggi. Ogni passo sulla via del piacere diventa un piccolo, esemplare trionfo dei sensi e dell’Illuminismo. Per scrivere questo romanzo erotico, che è anche una feroce satira contro il clero e la religione, l’autore attinse a piene mani da un clamoroso fatto di cronaca, e anche per tale motivo fu ristampato parecchie volte nonostante le accanite persecuzioni e i sequestri. In breve, i fatti erano i seguenti: un padre gesuita, Girard, riuscì a corrompere una sua penitente di diciannove anni, Catherine Cadière. Il religioso irretì e approfittò ripetutamente della ragazza, promettendole di guidarla sulla via della santità. Indagato con grande clamore per abuso e corruzione nel 1730, Girard fu tuttavia assolto al processo e Catherine condannata a morte (condanna poi commutata in una severa ammenda per diffamazione).
Denis Diderot
(Langres 1713 – Parigi 1784) è unanimemente considerato una delle figure fondamentali dell’Illuminismo francese. Reso celebre dall’Encyclopedie, diretta con D’Alembert (che influenzò grandemente tutta la cultura del Settecento), fu anche narratore, commediografo, saggista, libellista. Fra le sue numerosissime opere, ancora oggi ristampate e lette in tutto il mondo, ricordiamo: Pensieri filosofici; Il nipote di Rameau; Jacques il fatalista; La monaca; Paradosso sull’attore.
Denis Diderot
Denis Diderot (1713-1784) was a French philosopher, art critic, and writer of erotic fiction. Born into wealth, he studied philosophy at a Jesuit college before attempting to enter the clergy. In 1734, tiring of religion, he declared his wish to become a professional writer, and was disowned by his father. From this point onward, he lived as a bohemian in Paris, writing anonymous works of erotica, including The Talking Jewels (1748). In 1751, he cofounded the Encyclopédie, a controversial resource on the sciences that drew condemnation from the church and the French government. Despite his relative obscurity and lack of financial success, he was later recognized as a foundational figure in the radicalization of French society prior to the Revolution.
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Thérèse Philosophe. Il più grande scandalo erotico dell'illuminismo - Denis Diderot
Titolo originale: Thérèse philosophe, traduzione di Riccardo Reim.
La presente traduzione è stata condotta sull’edizione francese del 1774, una delle più accurate, conservata alla Biblioteca Braidense di Milano. I nomi propri o i termini gergali che nel volume compaiono in francese, riproducono la versione ortografica che appare nel testo originale; non stupisca dunque il lettore il – talvolta – mancato o improprio uso dell’accentazione.
Thérèse o l’erotica ragione
Nel 1749 l’avvocato Barbier, singolare figura di bibliofilo e collezionista, segnala concisamente nel suo Journal historique et anecdotique du règne de Louis
XV
(vera e propria miniera di notizie e di curiosità) l’arresto di Diderot, avvenuto il 24 luglio di quell’anno. La reclusione dello scrittore nel carcere di Vincennes si deve al fatto che «lo si sospetta» essere autore di uno «scandaloso opuscolo» apparso con il titolo di Thérèse philosophe e di altri libri del genere, come i Pensées philosophiques:
On a arrêté M. Diderot, homme d’esprit et de belles lettres, que l’on soupçonne être l’auteur d’une brochure qui a paru sous le titre de Thérèse philosophe et qui contient l’histoire du Père Girard et de la demoiselle la Cadière, qui a fait tant de bruit. Dans ce livre qui est charmant et très bien écrit, il y a des conversations sur la religion naturelle qui sont de la dernière force et très dangereuses. On accuse aussi M. Diderot d’autres livres de cette espèce comme Les Pensées philosophiques…¹.
È stato dunque Denis Diderot a dare vita alle «piccole avventure» che la giovane Thérèse narra al suo «caro benefattore» senza troppe censure e senza soverchie ipocrisie? Questo «eccellente scritto erotico indiscutibilmente di grande valore storico-culturale» – come non esita a definirlo Paul Englisch² – sarebbe dunque un fratello misconosciuto dei Bijoux indiscrets³, come L’oiseau blanc⁴, anzi, ancora di più, vista la scottante attualità dell’argomento? Di fatto, anche le date lo darebbero a pensare: tutte e tre le opere sono del 1748, vale a dire di quell’anno in cui Diderot – come ricorda anche sua figlia Madame de Vandeul⁵ – sfruttava per motivi soprattutto economici, la moda del romanzo libertino, fonte di rapidi guadagni. Da diversi anni, inoltre, sono in circolazione (manoscritti) i primi canti della Pucelle d’Orléans di Voltaire⁶, del quale nel 1747 ha visto la luce il primo "roman philosophique" (vale a dire Zadig ou la destinée), riscuotendo un notevole successo. Thérèse philosophe⁷ si inserisce perfettamente nel filone, con un occhio (erotico-libertino) a Crébillon e un altro (filosofico-diffamatorio) a Voltaire, spingendosi, per certi versi, anche parecchio più in là, tenendo ben presente lo scandaloso Portier de Chartreux di Gervaise de Latouche pubblicato poco tempo prima⁸. Thérèse, la graziosa protagonista che ci fa partecipi delle esperienze e delle peripezie che costituiscono il suo apprentissage sulla via del piacere, è sì, a suo modo, una libertina, ma è anche e soprattutto – spesso non senza ironia – philosophe, come viene sottolineato fin dal titolo; ogni aneddoto che racconta diventa il pretesto per una dissertazione sull’esistenza, l’amore, la religione o le leggi: un piccolo, esemplare trionfo dei sensi e dell’Illuminismo, la cui fiaccola viene agitata a scapito soprattutto del clero. Come si annuncia sul frontespizio del libro, «Ici le moine est démasqué»⁹.
È proprio quest’ultimo motivo che spedirà Diderot a Vincennes: l’irriverenza verso la religione e i suoi ministri nonché il costante riferimento all’attualità (fra l’altro, l’episodio principale del romanzo si ispira a un fatto realmente accaduto), il suo intento di fornire (come più tardi nella Religieuse) un quadro senza veli della società sotto il regno di Luigi
XV
.
Sono gli anni in cui Voltaire scrive «in onore» di Madame de Pompadour versi che dovrebbero essere celebrativi e che in realtà contengono impertinenti allusioni. Quello che nessuno si sarebbe mai azzardato a scrivere sul Re Sole e Madame de Maintenon si scrive invece con disinvoltura su Luigi
XV
e la sua favorita senza per questo finire sempre in prigione: segno evidente che i tempi sono cambiati. In prigione invece ci si va, e molto facilmente, sostenendo tesi che tendono a scalfire il clero e la Chiesa, sia con la satira che con dissertazioni scientifiche e filosofiche. Proprio per questo motivo L’Oiseau blanc (altrettanto arduo da rinnegare e forse anche più compromettente, dove si deridono senza mezzi termini sia l’Immacolata Concezione che il Concepimento Verginale di Cristo da parte di Maria) verrà pubblicato soltanto tra il 1777 e il 1778 sulla «Correspondance littéraire» e, a stampa, nell’edizione postuma delle Oeuvres di Diderot pubblicata da Naigeon nel 1798.
Thérèse philosophe viene invece stampato (e con successo vivissimo) nel 1748, «sans Approbation & sans Privilège»: Diderot fu accusato di averlo scritto, ma (anche se l’ipotesi resta assai attendibile per la coincidenza delle date e l’alta qualità dello stile) non si può affermare con assoluta certezza che ne sia l’autore. Jules Gay¹⁰, ad esempio, basandosi su un’osservazione di Sade contenuta nella Nouvelle Justine, lo attribuisce a Jean-Baptiste de Boyer, marchese d’Argens (ipotesi ripresa anche da altri, fra cui, recentemente, Robert Damton)¹¹, mentre secondo Antoine-Alexandre Barbier¹² e Fernand Drujon¹³ la paternità spetterebbe a Xavier d’Arles de Montigny, come del resto riporta in breve nel suo Journal anche Paulmy d’Argenson¹⁴: autori entrambi alquanto modesti, che troverebbero in questo eccezionale scritto erotico-diffamatorio il loro improbabile capolavoro.
Certo, Diderot non accenna mai a questo romanzo, neppure per rinnegarlo; ma l’esaltazione, ad esempio, della «masturbation feminine» (così presente in tutto il libro) considerata come una panacea «pour modérer l’excès des désirs» sembra anticipare certe teorie esposte successivamente da «le médecin Diderot» su Le Rêve de d’Alembert… Ma c’è di più: se il nome di Diderot sembra non figurare mai negli archivi della polizia a proposito dell’«affaire Thérèse philosophe», è stato ritrovato non moltissimi anni fa un documento che di nuovo, attraverso una strana via, finisce per condurre a lui. Si tratta di una lettera di denuncia contro l’autore dei Pensées philosophiques: una donna che si firma L.M. attribuisce la paternità dello scritto incriminato a un certo M. Deslandres, «ancien commissarie de marin» (sic)… Ora, per quale strano motivo questo documento si trova incluso nel dossier dell’«affaire Thérèse»? Si tratta di un caso, di uno sbaglio oppure di una traccia precisa¹⁵?
Il libro, come si è detto, prende spunto da un clamoroso fatto di cronaca di quegli anni, e anche per tale motivo fu ristampato parecchie volte nonostante le accanite persecuzioni e i sequestri (Xavier d’Arles de Montigny ne finanziò, sembra, un’edizione, e questo, probabilmente, ha fatto sì che il suo nome venisse associato con una certa insistenza al romanzo). In breve, i fatti sono i seguenti: un padre gesuita, Girard – nel romanzo anagrammato in Dirrag – riesce a corrompere abilmente una sua giovane penitente di diciannove anni, Catherine Cadière – il cui cognome diviene, sempre per anagramma, Eradice – figlia di un agiato commerciante di provincia. Il religioso irretisce e approfitta ripetutamente della ragazza (costringendola, forse, anche ad abortire), facendo uso di un astuto misticismo sensuale, sfruttando i suoi sogni e le sue visioni, suggestionandola e promettendole, se si affiderà completamente a lui, di guidarla infallibilmente sulla via della santità. Questa continua eccitazione, unita alle penitenze, ai digiuni e agli esercizi spirituali (si giunge a parlare di stigmate e di apparizioni), farà piombare Catherine in un grave stato di isterismo, mettendone a repentaglio la vita. Nel 1730, Girard, con grande clamore, viene indagato per abuso e corruzione, ma nonostante l’indignazione generale, al processo il gesuita verrà assolto e la ragazza condannata a morte (condanna poi commutata in una severa ammenda per diffamazione).
L’autore attinge a piene mani da questo materiale per scrivere una feroce satira contro il clero e la religione: la protagonista del romanzo, la filosofica Thérèse, è una sorta di voce narrante che ci rende una descrizione quanto mai viva delle «avventure» più o meno sconvenienti delle quali, quasi avesse stretto un patto col diavolo, è sempre la segreta e attenta testimone, prontissima a trarne sagge (e «illuminate») conclusioni «utiles au bien de la société» e, in quanto a sé, graziosamente disposta a ricavarne «un honnête parti». Giudiziosa e assennata, Thérèse, casalinga dea Ragione con un sospetto di maliziosa ipocrisia, racconta con dovizia di particolari le proprie esperienze parlando «allo spirito e al cuore», senza preoccuparsi troppo degli «imbecilli mortali» o dei «censori irascibili» che potranno fraintenderla… In lei, intatto, c’è tutto lo spirito del grand siècle. Non è poco.
RICCARDO REIM
1 «È stato arrestato M. Diderot, uomo di spirito e di belle lettere, poiché lo si sospetta essere l’autore di un opuscolo apparso sotto il titolo di Thérèse philosophe, contenente la storia del padre Girard e della ragazza Cadière, che suscitò tanto rumore. In questo libro affascinante e scritto assai bene, ci sono delle disquisizioni sulla religione naturale che risultano molto forti e molto pericolose. Si accusa ancora M. Diderot di essere autore di altri libri della stessa specie, come Les Pensées philosophiques…». Journal historique et anecdotique du règne de Louis
XV
par E.J.F. Barbier, avocat au Patlement de Paris, publié chez Jules Renouard, Paris 1849.
2 Paul Englisch, L’eros nella letteratura, Milano 1967.
3 Les Bijoux indiscrets venne scritto, sembra, in soli quindici giorni per una specie di scommessa con Madame de Puisieux. Il libro fu pubblicato in Olanda nel 1748 e l’anno seguente venne tradotto in inglese. Riporta la figlia dello scrittore nei suoi Mémoires: «I romanzi di Crébillon erano di moda. Mio padre, parlando con Madame de Puisieux della facilità di simili opere, pretendeva che fosse sufficiente trovare un’idea piacevole, cardine di tutto il resto, nella quale la scostumatezza sostituisse il gusto. La signora lo sfidò a scrivere un romanzo di quel genere, e in capo a quindici giorni lui le portò Lez Bijoux indiscrets e cinquanta luigi».
4 L’oiseau blanc, cont bleu viene pubblicato a stampa postumo nel 1798. «Racconto blu» sta per «storia fantastica, incredibile» e si riferisce a quei libri che per contenuto erotico o eversivo si vendevano clandestinamente. L’operetta, per lungo tempo introvabile, è stata tradotta in italiano alcuni anni fa, a cura di Anna Tito (Palermo 1985).
5 Madame de Vandeul, Memoires pour servir à l’histoire de la vie et des ouvrages de Diderot, Parigi 1830. Il diario di Madame de Vandeul è stato tradotto in italiano con il titolo Diderot, mio padre, a cura di Giuseppe Scaraffia (Palermo 1987). A proposito dell’arresto di suo padre, Madame de Vandeul scrive: «Il 24 luglio 1749, un commissario, Rochebrune, si presentò a casa di mio padre alle nove di mattina, e dopo una visita molto meticolosa del suo studio e delle sue carte, levò di tasca l’ordine di arrestarlo