Cattive ragazze non si nasce, si diventa
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About this ebook
Le brave ragazze vanno in paradiso, quelle cattive invece dappertutto… ma soprattutto non vanno in bianco alla prima uscita!
Quando si tratta di appuntamenti, le donne sanno bene che niente è garantito e che non c’è sempre un lieto fine. Anzi, spesso tutto il divertimento della sera il giorno dopo si può trasformare in un incubo! Nato da un blog di enorme successo, Cattive ragazze non si nasce, si diventa è uno sfacciato manuale che comprende ben 55 regole, indicazioni su come comportarsi, grafici, tabelle, quiz: tutto ciò che può servire alle donne di oggi per muoversi con disinibizione e facilità nel mondo “sottosopra” degli appuntamenti. Perfetto per coloro che non si vergognano di esprimere la propria sessualità e che sono stufe di seguire tutte le vecchie, rigide e noiose regole che ingabbiano le relazioni sentimentali. Per le ragazze che vogliono andare oltre gli insulsi sentimentalismi e che mirano a diventare felicemente viziose.
Un piccante manuale con tutte le istruzioni per essere sfacciatamente sexy
Regole e strategie per cavartela in ogni tipo di appuntamento
Lascia i taboo ai giochi di società
«Un’ottima lettura e un perfetto corso d’aggiornamento per sapere come comportarvi durante le vostre avventure estive.»
Jwoww, star del programma di MTV The Jersey Shore
«Ragazze di tutto il mondo, non è mai stato così facile diventare depravate, grazie ai consigli di Heather Rutman.»
Maxim
Heather Rutman
è una scrittrice che collabora con rinomati siti web di gossip e con trasmissioni TV per vari canali americani: ABC Family, VH1, Lifetime Television, Sony. Dopo dieci anni di appuntamenti con la popolazione maschile di Hollywood, adesso è pronta per trasmettere la sua profonda e sfacciata saggezza a una nuova generazione di ragazze. Da questa guida è nata una serie TV di grande successo. Per sapere di più su di lei, visitate il suo sito Thegirlsguidetodepravity, e seguite il suo account Twitter @depravedgirl.
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Cattive ragazze non si nasce, si diventa - Heather Rutman
REGOLA 1
È MEGLIO FOTTERE CHE FARSI FOTTERE
La maggior parte delle donne è in cerca dell’amore. Io dico fanculo l’amore, e piuttosto cerca semplicemente sesso.
Aspetta: ammetto che ho assolutamente bisogno d’amore tanto quanto la zoccola accanto a me, ma, quando vai in cerca di amore, di solito finisci con una manciata di Xanax per calmare il dolore di essere stata rifiutata che ti pugnala come un coltello nel cuore. In ogni caso, quando vai a caccia di un po’ di sesso selvaggio, di solito lo trovi. L’amore può essere uno dei magnifici effetti collaterali, ma se vai in cerca solo di una bella scopata ci sono buone possibilità che non rimarrai fottuta.
Conosco più di una ragazza che è stata presa in giro da qualche coglione volubile che all’inizio faceva il romanticone – parlo di fiori, vino e preservativi stimolanti per il piacere di lei –, ma è così che ti ingannano. Una volta che cominciano ad averla con regolarità e tu finalmente pensi di poterti rilassare e annullare l’appuntamento mensile per la ceretta anale, loro cambiano. Se prima avevano l’abitudine di mandarti tutti i giorni dal lavoro un messaggio sul cellulare, cominceranno a scriverti su Facebook la sera tardi. Se prima ti portavano fuori e spendevano soldi per te diverse sere a settimana, cominceranno a dirti di mangiare qualcosa al volo da McDonald’s prima di andare a vedere un film e scopare a casa loro.
J è stato il mio primo vero amore. Lo incontrai un sacco di tempo fa, quando ancora non ero una depravata e credevo a cose come e vissero felici e contenti
e la diga dentale
. Ma stavo per prendermi una batosta del cazzo.
Lui era amico del ragazzo di una delle mie amiche. E quella sera, appena me lo presentarono a una festa, fui sicura che lui era lui
. J aveva un po’ di quell’aria da cattivo ragazzo che piace tanto a me: suonava in un gruppo ma si guadagnava da vivere come graphic designer, guidava una BMW d’epoca ed era amico di tutti i barman.
Ho seguito tutte le regole della brava ragazza: non l’ho mai chiamato per prima, ho fatto finta di avere già degli impegni quando mi chiamava per uscire, e non avevo assolutamente alcuna intenzione di fare sesso con lui fino a che non fossimo usciti insieme almeno tre volte.
Eppure sentivo di aver perso la testa per lui sin dal primo appuntamento. Non era difficile, poiché lui mi adorava. Della serie che mi chiamava tutti i giorni, scriveva delle canzoni per me, mi comprava dei regali curiosi così, solo perché
mi adorava.
E anche se quando pomiciavamo la mia vag* diventava più bagnata del Pacifico, rimasi tuttavia fedele alla mia regola dei tre appuntamenti. Lui diceva di rispettarmi per questo. E quando finalmente abbiamo fatto il fatto? Oh. Mio. Dio. Il miglior sesso della mia vita, dal punto di vista non solo fisico, ma anche emotivo.
Mi disse che ero il tipo di ragazza che poteva immaginare di sposare, un giorno. E una sera – stavamo insieme da appena un mese – mi disse che mi amava. Naturalmente, era in uno stato di ebbra confusione, appena dopo che avevo finito di succhiargli via la vita, ma comunque.
Mi ha persino presentato la sua famiglia. Quando sua sorella venne a fargli visita da Seattle, io e lei diventammo migliori amiche nel giro di due bottiglie di vino, un giorno che lui era stato trattenuto in ufficio per lavoro. Anche se mi ero allenata a cercare di non pensare al (e assolutamente a non parlare mai del) futuro con un uomo per timore di spaventarlo, fu lui che cominciò a sollevare la questione. Parlava di fare un viaggio in Spagna insieme in estate, e magari anche di andare a vivere insieme.
Poi è scomparso. All’improvviso ha smesso di chiamarmi, smesso di scrivermi messaggi, smesso di mandarmi e-mail. Mi sono domandata se fosse morto o fosse rimasto orribilmente ferito in un incidente, o se si trovasse in chissà quale ospedale a cercare di chiamarmi ma non potesse usare le braccia. Ma la mia amica mi disse che il suo ragazzo l’aveva appena visto e stava bene.
Cosa avevo fatto di sbagliato? Analizzai le nostre ultime conversazioni più e più volte, domandandomi se lo avessi fatto arrabbiare per qualche motivo. Piansi con le mie amiche, affondando in vaschette di gelato Ben & Jerry, tentando di non chiamarlo per chiedergli cosa fosse successo. «Semplicemente non è più preso da te», mi dicevano, e che meritavo di meglio; mi consigliavano di dimenticarlo e andare avanti. Più facile a dirsi che a farsi.
Si stufarono presto della mia solitaria festa di autocommiserazione* e smisero di rispondere alle mie telefonate in lacrime nel cuore della notte. Persino mia madre mi disse di tirar fuori le palle e smetterla di piagnucolare come una bambina. Nessuno voleva più stare con me.
Incapace di dormire, di mangiare, persino di guardare le trashate in TV che un tempo amavo tanto, mi sono ritrovata presto a passare le serate a bere da sola nel bar sotto casa. È lì che incontrai S. Era una donna più grande, più saggia e, come avrei presto scoperto, completamente depravata. Una sera le raccontai la mia storia lacrimevole davanti a un paio di drink che lei si era fatta offrire da una mezza sega appena prima di mandarlo fuori di testa.
Mi aspettavo che mi dicesse di togliermelo dalla mente e andare avanti perché era chiaro che lui non era più interessato a me, ma, con mia grande sorpresa, disse esattamente il contrario. Mi disse che dovevo chiamarlo ogni quindici minuti fino a che non mi avesse detto perché mi aveva mollata. E se non avesse risposto a nessuna delle mie chiamate, avrei dovuto perseguitarlo fino a che non l’avessi scoperto da sola. Meritavo di sapere, mi disse.
Di tutti i consigli che mi erano stati dati, quello fu il primo a farmi effettivamente sentire meglio. Mi diede un obiettivo, un modo per passare il tempo che non fosse stare seduta a domandarmi cosa cazzo fosse successo. Ora avrei finalmente saputo cosa era successo.
Lanciai il mio attacco telefonico quella sera stessa. Ovviamente, non ricevetti risposta. Quando le feci il resoconto dell’accaduto la sera successiva al bar, disse che non avremmo dovuto perdere altro tempo e che saremmo passate alla fase due: lo stalking. Ci facemmo preparare dal barista due mega Vodka-Red Bull da portar via e ci piazzammo in macchina davanti al suo appartamento vuoto.
Dopo diverse ore d’attesa e due pisciate in strada, lui non era ancora rientrato a casa. Avevamo finito di bere il nostro Vodka-Red Bull da molto tempo e io riuscivo a fatica a tenere gli occhi aperti. Fu a quel punto che S mi diede la mia prima pasticca di Ritalin. Sei mai stata con qualcuno che è per la prima volta sotto anfetamine? Sì, ero maledettamente seccante; ma a onore di S, devo dire che lei mi lasciò semplicemente parlare e articolare la mandibola come una tossica in trip da tre giorni.
Finalmente lui imboccò in macchina la rampa di casa sua alle quattro del mattino, con una ragazza seduta accanto. Mi prese un colpo al cuore, ma S mi tenne concentrata sull’obiettivo, che era una cosa molto facile da fare nello stato in cui ero. Era troppo buio per capire chi fosse la ragazza, quindi S suggerì di fare una piccola incursione in casa insieme. Mi domandò se lui mi avesse dato una chiave dell’appartamento, ma naturalmente non l’aveva fatto. Poi mi ricordai quella volta che eravamo insieme e lui si chiuse fuori e dovette entrare nell’appartamento attraverso una finestra.
Quando ci intrufolammo nella casa, sentimmo l’inequivocabile rumore di succhiare e scopare che veniva dalla sua camera da letto. Ero raggelata, ma S mi spronò, insistendo perché affrontassi il bastardo. Spalancai la porta e fui scioccata quando vidi chi era a letto con lui.
«Stai facendo sesso con tua sorella?!», esclamai, sul punto di vomitarmi in bocca. «Sorella, un cazzo», disse S sottovoce.
Dopo che i due si ripresero dalla sorpresa iniziale, e dopo che S minacciò di scagliare un cassonetto sul cofano della preziosa BMW se lui non mi avesse detto la verità, scoprii finalmente cos’era successo. Chiaramente, quella puttana non era sua sorella. Lui mi aveva tradito con lei per tutto il periodo in cui eravamo usciti insieme. Quando era venuta a fargli visita, aveva deciso di trasferirsi lì. Il giorno del suo arrivo era stato l’ultimo in cui lui mi aveva chiamata.
Ora, io avevo già sentito orrende storie di inganni come questi, ma non avevo mai creduto che sarebbe potuto accadere a me, e che una persona che amavo e che pensavo mi amasse a sua volta potesse essere una tale testa di cazzo.
Quando ce ne andammo e lasciammo che lui e sua sorella
continuassero a fare sesso incestuoso, S raccolse una manciata di merda di cane da un prato lì vicino e la gettò sulla sua macchina. «Si fottesse», disse con disprezzo.
La sera successiva ero di nuovo nel bar sotto casa con S, ancora un po’ traumatizzata da quanto avevamo scoperto. Ma per me la storia era chiusa e non smaniavo più per parlare con lui – o con qualunque altro uomo, se era per questo. Avevo bisogno di una pausa per superare il mio dolore.
«Sei stata fottuta. Ma questo non dovrebbe farti smettere di fottere», disse S. Aveva ragione.
Uscii con S per il resto dell’estate, che divenne la mia estate di Xantini* e rapporti occasionali. Non proverò a fingere che non sono più rimasta fottuta o che non ho più perso la testa per qualche cazzone che invece avrei dovuto conoscere meglio. Ma almeno, nel frattempo, mi sono riempita la vita di sesso, medicinali con ricetta e drink gratis.
Per quanto riguarda S, l’ultima volta che la vidi fu alla fine dell’estate, quando finì in ospedale e le fecero una lavanda gastrica dopo che aveva preso troppi sonniferi per contrastare tutto il Ritalin e le Red Bull ingeriti. I suoi genitori la spedirono in riabilitazione in Arizona dove incontrò Dio
. Ho saputo che continua ancora a perseguitare la gente, ma ora lo fa nel nome di Gesù.
REGOLA 2
SII L’ULTIMA DONNA RIMASTA
Se vuoi prenderti il tipo, è meglio che ti prepari a restare al bar, nel locale, alla festa, persino al lavoro, fino all’ultima battuta. Perché un buon uccello è difficile da trovare e se non sei pronta a coglierlo al volo, ci sarà un’altra puttana che lo farà al posto tuo.
Certo, quando a una festa lo vedi infilare la lingua nella gola di una che somiglia a Megan Fox, puoi avere la tentazione di smetterla, tornare a casa e mangiare il resto di quei brownies alla marijuana che avevi conservato per un giorno di pioggia, ma non lo fare. Una battuta ben assestata da una buona amica sul suo herpes potrebbe eliminarla subito dalla corsa, e allora saresti dispiaciuta di non essere rimasta per diventare il suo secondo buco.
Una volta ero impegnata nello stalkinaggio di uno sfigato per cui avevo preso una cotta. Dopo due giorni consecutivi di sbornie e postumi di sbornie, lo trovai finalmente il lunedì sera al Bigfoot Lodge.
Quando lo individuai, stava abbordando quella puttanella anoressica che, detto per inciso, si era portata a letto i ragazzi di due mie amiche. Lo guardava come se lui fosse stato quell’unica M&M che si era mangiata per pranzo, ma questo non mi scoraggiò.
Rimasi appiccicata a lui mentre ordinava un bicchiere dopo l’altro, ma nemmeno la ano* cedette. Stette al mio passo vodka tonic dopo vodka tonic. Ora, chiunque abbia bevuto con me sa bene che non reggo l’alcol, ma mi sarei dannata piuttosto che farmi superare in una competizione alcolica da una troia di quaranta chili!
Quando lui si alzò per prenderci altri drink mi voltai verso di lei e dissi: «Senti puttana, peso dieci chili più di te e ho un paio di assorbenti urinari nella borsetta, quindi posso rimanere seduta qui tuuutta la notte».
«Be’, io sono stata presidente della mia confraternita alla Arizona State University, il che significa che ho una laurea in scopate», rispose lei, con uno sguardo sorprendentemente malizioso per una persona tanto sprovvista di sostanza.
Andammo avanti per diversi altri giri, e arrivata l’ora dell’ultimo bicchiere, lei stava barcollando e ondeggiando.
Quando alla fine si alzò per vuotare quella sua vescica della dimensione di un fagiolo, io la seguii in bagno, dove corruppi un’alco* perché tenesse la porta chiusa e non la facesse uscire per nessun motivo.
Poi uscii e dissi al tipo per cui avevo preso la cotta che la ragazza se n’era andata con un altro. Ero l’ultima donna rimasta, quindi lui finì per portare a casa me.
Certo, io gli vomitai nel letto e quindi lui mi buttò