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Come la filosofia può salvarti la vita
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Ebook372 pages6 hours

Come la filosofia può salvarti la vita

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About this ebook

Da Socrate a Popper, da Platone a Russell, guida pratica alla felicità attraverso i grandi maestri del pensiero

La filosofia può aiutarci a vivere meglio? La risposta è indubbiamente sì.
Perché c’è stato un tempo in cui i filosofi erano persone a cui chiedere un consiglio per condurre un’esistenza più equilibrata e felice, e non solo topi di biblioteca assorti in problemi incomprensibili.
Perché i servigi di un filosofo sono più a buon mercato di quelli di uno psicoterapeuta e sono a disposizione di tutti, in ogni parte del mondo.
Perché i maestri del pensiero hanno cercato a lungo – e spesso trovato – le soluzioni ai problemi che ci poniamo, da dilettanti, nella vita di tutti i giorni. Questo testo vuole essere un vademecum per orientarsi nell’esistenza. Come la filosofia può salvarti la vita offre una pratica bussola per rendere più facile il nostro percorso, indicarci la strada verso l’autorealizzazione, sfuggire alle trappole dei cattivi pensieri.
La filosofia come non te l’hanno mai raccontata.

La filosofia dev'essere semplice perché la vita è complicata



Francesco Rende
È nato a Roma nel 1975. Laureato in Filosofia (e laureando in Psicologia), ha conseguito un dottorato di ricerca in Bioetica ed è autore di articoli specialistici per riviste di settore. Nel molto tempo libero che gli riserva la professione di filosofo si è specializzato in grafologia giudiziaria e lavora come perito grafologo per il Tribunale civile e penale di Roma. Nel 2011 ha scritto 101 modi per interpretare la tua scrittura e quella degli altri, pubblicato anch’esso da Newton Compton.
LanguageItaliano
Release dateDec 16, 2013
ISBN9788854149069
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    Come la filosofia può salvarti la vita - Francesco Rende

    Indice

    Premessa

    Introduzione

    FILOSOFIA ANTICA

    Non c'è niente di più pratico di una buona teoria (Talete)

    Non lanciatevi senza un paracadute empirico (Anassimene, Anassimandro)

    Non siate irrazionali come un pi greco (Pitagora)

    Non bagnatevi due volte nello stesso fiume (Eraclito)

    Diffidate dei retori e dei filosofi (Parmenide)

    Non trastullatevi con l'infinito (Zenone di Elea)

    Prendete nota del vostro numero atomico (Democrito)

    Siate la misura di tutte le cose (Protagora)

    Conoscete voi stessi ma sappiate di non sapere chi siete (Socrate)

    Non siate akrasici, né intellettualisti etici (Socrate)

    Non siate coerenti con i vostri princìpi (Socrate)

    Seguite i vostri demoni (Socrate)

    Ironizzate per partorire la verità che è in voi (Socrate)

    Imparate a fregarvene del giudizio degli altri (Diogene)

    Possedete e non siate posseduti (Aristippo)

    Vivete nel qui e ora (Aristippo)

    Non autodefinitevi (Platone)

    Agite invece di pensare di agire (Aristotele)

    Fiorite e realizzatevi (Aristotele)

    Se incontrate un bivio, prendete la strada di mezzo (Aristotele)

    Appassionatevi alle vostre ragioni (Aristotele)

    Siate abitudinari nell'esser saggi (Aristotele)

    Siate logici e non psicologici (Aristotele)

    Contraddite il principio di contraddizione (Aristotele)

    Fate degli elenchi di sofismi (Aristotele)

    Non confondete ciò che è possibile con ciò che è necessario (Aristotele)

    Assumete il quadrifarmaco di Epicuro (Epicuro)

    Ricordate che il piacere è facilmente raggiungibile e che il dolore è trascurabile (Epicuro)

    Coltivate l'amicizia e l'altruismo (Epicuro)

    Non siate apatici e antipatici (Zenone di Cizio)

    Non date sempre la colpa alla pòlis (Zenone di Cizio)

    Se volete vincere, lasciate perdere e seguite il carro (Zenone di Cizio)

    Scegliete la virtù che più vi aggrada (Zenone di Cizio)

    Non affermate il conseguente e non negate l'antecedente (Crisippo)

    Prendete i dilemmi per le corna (Crisippo)

    Siate scettici e non ascetici (Pirrone)

    Non opinate ciò che non è opinabile (Timone)

    FILOSOFIA MEDIEVALE E RINASCIMENTALE

    Usate con prudenza il rasoio di Occam (Guglielmo di Occam)

    Non fate come l'asino di Buridano (Buridano)

    Credete nell'infinità dell'universo (Giordano Bruno)

    Ogni tanto guardate nel cannocchiale (Galileo)

    FILOSOFIA MODERNA

    Non fidatevi della deduzione se non volete fare la fine di Cartesio (Cartesio)

    Ricordate che l'intensità del desiderio può essere più grande della sua soddisfazione (Cartesio)

    Avanzate mascherati (Cartesio)

    Considerate le vostre opinioni più dubbie come se fossero certissime (Cartesio)

    Cambiate voi stessi più che cambiare il mondo (Cartesio)

    Non siate dualisti (Cartesio)

    Non fate la guerra di tutti contro tutti (Hobbes)

    Glorificatevi ma senza vanagloria (Hobbes)

    Perseguite il potere di potere (Hobbes)

    Utilizzate l'esprit de finesse (Pascal)

    Non disprezzate il divertissement (Pascal)

    Scommettete sull'eventualità che tutto andrà per il meglio (Pascal)

    Non scambiate la vostra libertà per pochi fiorini (Spinoza)

    Ricordate che non tutte le cose hanno un fine (Spinoza)

    Accettate le vostre passioni come naturali (Spinoza)

    Non chiamate buono ciò che è solo utile (Spinoza)

    Limitate la vostra immaginazione (Spinoza)

    Siate lieti di autoperfezionarvi (Spinoza)

    Non fate le monadi (Leibniz)

    Ricordatevi che questo non è il migliore dei mondi possibili (Leibniz)

    Evitate i corsi e ricorsi storici (Vico)

    Distinguete tra qualità primarie e secondarie (Locke)

    Non fate tabula rasa (Locke)

    Siate prudenti ma con moderazione (Locke)

    Siate viziosi piuttosto che rigoristi (Mandeville)

    Coltivate l'invidia e l'emulazione (Mandeville)

    Siate solipsisti, ma in compagnia degli altri (Berkeley)

    Restate gai fino all'ultimo respiro (Hume, Rousseau)

    Ricordate che siete un fascio di percezioni (Hume)

    Diventate anatomisti della natura umana e siate orgogliosi di essere modesti (Hume)

    Ricordate che è simpatico essere simpatici (Smith, Hume)

    Rifiutate il dovere in favore dell'essere (Hume)

    Diffidate dei nessi di causa-effetto (Hume)

    Fate ciò che è piacevole e utile per voi o per gli altri (Hume)

    Biasimate chi biasima e coltivate una benevolenza limitata (Hume)

    Consultate un osservatore imparziale (Smith, Hume)

    Esplorate le sei dimensioni del piacere (Bentham)

    Ricordatevi che il piacere è una questione di qualità (Mill)

    Siate fecondi ma puri (Bentham, Mill)

    Sentitevi liberi di fare tutto ciò che non reca danno ad altri (Mill)

    Perseguite la vostra felicità per massimizzare quella altrui (Mill)

    Ricordatevi dell'esistenza delle mezze verità (Mill)

    Non confondete naturale con buono (Mill)

    Rifiutate categoricamente ogni imperativo (Kant)

    Non sottovalutate il potere di un'invenzione (Kant)

    FILOSOFIA CONTEMPORANEA

    Siate adattivi, se volete evolvervi (Darwin)

    Non procrastinate (Darwin)

    Preferite le preferenze al piacere (Hare)

    Siate utilitaristi e negativisti (Smart)

    Datevi una regola (Harrod)

    Non definite il bene: fatelo! (Moore)

    Dimenticate l'istinto di morte (Freud)

    Drogatevi di voi stessi in modo naturale (Freud)

    Minimizzate il disagio della civiltà (Freud)

    Non fidatevi dell'induzione, se non volete fare la fine del tacchino (Russell)

    Non fidatevi delle teorie onnicomprensive (Popper)

    Ogni tanto concedetevi un cambio paradigmatico (Kuhn)

    Armonizzate i vostri piaceri (l'autore)

    Bibliografia

    Indice

    121

    Prima edizione ebook: gennaio 2013

    © 2013 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-4906-9

    www.newtoncompton.com

    Edizione digitale a cura di geco srl

    Francesco Rende

    Come la filosofia

    può salvarti la vita

    Premessa

    Questo libro contiene molti fatti e opinioni. I fatti sono stati, per quanto possibile, verificati, le opinioni – in quanto tali – potrebbero non esserlo. L’autore si assume quindi ogni responsabilità per le proprie opinioni che considera, per definizione, opinabili.

    Il libro contiene molti argomenti seri, altrettanti argomenti faceti e qualche motto di spirito. L’autore si augura, e allo stesso tempo ne è certo, che il lettore sappia distinguere gli uni dagli altri, e che il godimento degli uni non pregiudichi il godimento degli altri.

    Al titolo di ogni capitolo segue il nome del filosofo o dei filosofi che l’hanno ispirato. Non sempre il titolo riflette il pensiero dei filosofi citati: a volte costituisce una personale rielaborazione dello stesso, a volte un’obiezione contro di esso. In nessun caso per scrivere questo libro sono stati maltrattati dei filosofi, anche laddove, a una lettura superficiale, potrebbe sembrare il contrario.

    La presente opera, infine, non si propone come un’esaustiva storia della filosofia. Alcuni autori sono stati dimenticati, altri sovrarappresentati, e la maggior parte male interpretati. Se ne sconsiglia quindi caldamente l’utilizzo come libro di testo in licei e università, nonché la lettura da parte di filosofi di professione, che nel procedere oltre si assumono ogni rischio e responsabilità.

    Introduzione

    La filosofia può aiutare a vivere meglio? Se lo chiedete a un borioso accademico, vi risponderà probabilmente che filosofia vuol dire amore per la sapienza e che la sapienza è un fine in sé e non un mezzo per qualcos’altro. Eppure c’è stato un tempo in cui i filosofi erano in primo luogo psicoterapeuti, persone alle quali chiedere un buon consiglio per vivere un’esistenza più ricca e felice e non solo per guarire da qualche patologia. Persone che passavano la vita a riflettere per rendere migliore la vita di coloro che non avevano il tempo o la voglia di farlo. Erano ingegneri sociali della felicità, e non solo topi da biblioteca assorti in problemi esoterici e cervellotici.

    La filosofia, d’altronde, esiste da 2600 anni, la psicologia da appena più di un secolo. I servigi dei filosofi sono attualmente più a buon mercato di quelli di uno psicologo e sono a disposizione di ciascuno di noi, ben nascosti in migliaia di volumi e di biblioteche in tutto il mondo.

    Questo libro si pone come un pratico vademecum per orientarsi nell’esistenza. Non dobbiamo più navigare a vista, ma possiamo contare sulla saggezza accumulata dai nostri simili negli ultimi ventisei secoli. Non siamo soli in questo viaggio, non dobbiamo riscoprire da zero i fondamenti della vita buona, ma possiamo sfruttare ciò che altri hanno scoperto prima di noi.

    La filosofia ha in primo luogo una funzione sociale. Non è un divertimento per pochi eletti, un sofisticato cruciverba per esperti, ma un modo semplice e diretto per rendere migliore la nostra vita e quella di chi ci sta intorno.

    La filosofia deve essere semplice perché la vita è complicata. È una mappa che deve rendere più facile il cammino, indicarci la direzione per la soddisfazione, segnare il percorso per l’autorealizzazione.

    Con la lettura di questo libro scoprirete che molti dei problemi che vi affliggono sono già stati affrontati e risolti più di duemila anni fa. E che tutti gli esseri umani si pongono da sempre le stesse domande, e che sono le risposte a fare la differenza.

    Non abbiamo bisogno di diventare enologi per scegliere un buon vino. Possiamo consultare un esperto e farci consigliare, e il nostro piacere nel berlo non sarà per questo minore. Allo stesso modo, in ambito filosofico abbiamo tutti gli esperti di ogni epoca a nostra immediata disposizione. Persone che prima di noi hanno proceduto per tentativi ed errori al fine di trovare le soluzioni ottimali ai nostri comuni problemi. Possiamo quindi evitare i loro errori e fare tesoro dei loro insegnamenti, calarli nella quotidianità della nostra vita per essere un po’ più felici, o almeno un po’ meno inutilmente affannati. Non dovremo più girare a vuoto come ratti affamati in un labirinto ma potremo mirare direttamente al formaggio. Senza le trappole dei cattivi pensieri e dei cattivi maestri e senza le tagliole dei nostri stessi autosabotaggi.

    Perché la filosofia, dopotutto, con buona pace del nostro amico accademico, può anche esserci utile.

    Filosofia antica

    Non c'è niente di più pratico

    di una buona teoria

    Talete

    Ogni tediosa storia della filosofia che si rispetti inizia con i presocratici ovvero, alla lettera, coloro che vennero prima di Socrate. Eppure Talete di Mileto, il più presocratico tra i presocratici, aveva ben altri meriti, oltre a quello di essere il primo filosofo che la storia ricordi.

    Talete era considerato nientemeno che uno dei Sette Savi della Grecia, ciascuno dei quali aveva un motto caratteristico. Il suo, di dubbio valore pratico, era: «L’acqua è la migliore delle cose». Ottimo come mantra per gli Alcolisti Anonimi, un po’ meno come incipit per una storia del pensiero. Sosteneva anche che le calamite hanno un’anima, poiché attirano il ferro, e che tutte le cose sono piene di dèi.

    Evidentemente non molto soddisfatto delle sue imprese filosofiche, Talete si mise di buona lena a smentire i suoi futuri detrattori, dimostrando che anche la filosofia può tornare utile. Tramite astrusi calcoli astronomici, riuscì a prevedere che in inverno ci sarebbe stato un ingente raccolto di olive e affittò per tempo tutti i frantoi di Chio e Mileto, per poi subaffittarli a cifre fuori mercato.

    Ma, oltre al capitalismo filosofico, Talete aveva anche un’altra occupazione: cadeva nei pozzi mentre rimirava le stelle. Da uno di questi riuscì a uscire solo con l’aiuto della sua servetta, che non si fece scappare la ghiotta occasione di dileggiarlo: possibile che il savio Talete (uno dei Sette Savi, per giunta!), con tutta la sua sapienza, non guardasse nemmeno dove metteva i piedi?

    In questi due aneddoti c’è, in potenza, tutta la storia della filosofia. Da una parte Talete scaltro noleggiatore di frantoi, e dall’altra Talete goffo stuntman suo malgrado. Ci sono anche in nuce – come direbbero i filosofi – i due usi principali che della filosofia si possono fare. Possiamo pensare per risolvere un problema, o possiamo pensare tanto per pensare, per il gusto del pensiero o – per dirla in modo meno carino – per ruminare.

    Secondo molti, la filosofia consiste nel pensiero fine a se stesso; ma secondo il mio dizionario, ruminare vuol dire «far ritornare per la gola dallo stomaco alla bocca il cibo per rimasticarlo, detto di alcuni animali, quali la giraffa, il cervo e il bue».

    Se siamo animali razionali, quindi, dovremmo utilizzare il pensiero per lo scopo per cui è stato concepito: risolvere i problemi che abbiamo. Perché se sarà forse vero che l’acqua è la migliore di tutte le cose, va anche detto che le olive non sono male.

    Non lanciatevi senza un paracadute

    empirico

    Anassimene, Anassimandro

    Per Anassimandro, collega di Talete, la Terra aveva la forma di un cilindro. Il principio di tutte le cose non era l’acqua, bensì l’infinito: un modo come un altro per dire che non sapeva di che cosa stesse parlando.

    Per Anassimene, anch’egli della scuola di Mileto, la Terra era invece una tavola rotonda e il principio di tutte le cose era l’aria.

    Era chiaro come il sole – senz’altro sferico – che i primi filosofi non sapevano letteralmente che pesci pigliare, per quanto Talete avrebbe potuto notare che i pesci vengono comunque dall’acqua, portando così l’acqua al proprio mulino (o al proprio frantoio).

    Per Platone la Terra invece era sferica, perché la sfera era la più perfetta di tutte le forme, e dal momento che era al centro dell’universo, non poteva che avere, di conseguenza, la forma più perfetta di tutte. Platone aveva quindi visto giusto, per quanto per i motivi sbagliati.

    Platone era infatti un filosofo razionalista ed era convinto che si potessero desumere importanti verità sull’universo semplicemente standosene seduti a pensare nel proprio studiolo, magari confidando in uno schiavo che stenda il bucato.

    Fu Aristotele che tuttavia dimostrò, e non solo ipotizzò, che la Terra fosse di fatto sferica. Notò infatti che, durante le eclissi di Luna, l’ombra che la Terra proiettava su di essa aveva un contorno circolare. Le eclissi di Luna non sono molto frequenti, ma Aristotele non se ne faceva scappare una. Era infatti un filosofo empirista, ovvero un filosofo che si basava, o pretendeva di basarsi, sui fatti.

    Cosa ci insegna questa storia che va da Anassimandro ad Anassimene fino a Platone e Aristotele?

    Molto spesso cerchiamo di risolvere i nostri problemi semplicemente pensandoci su, anche quando la soluzione è là fuori, da qualche parte.

    Il mio compagno/la mia compagna mi ama ancora? Vuole ancora stare con me? Ha un altro?. Aristotele avrebbe fatto una telefonata per chiederglielo, e avrebbe risolto il problema in cinque minuti, mentre Platone avrebbe dedotto: Non può non amarmi in quanto ho una forma perfetta (o qualcosa del genere). Probabilmente, presto o tardi, Platone avrebbe avuto una brutta sorpresa.

    Il problema è che molte questioni non si possono risolvere per pura deduzione, ma bisogna ricorrere all’osservazione e all’esperimento. Non c’è un modo di sapere se ho commesso qualche errore nella dichiarazione dei redditi, se non chiamando il commercialista o l’ufficio delle imposte. Eppure spesso ci comportiamo proprio come Anassimandro e Anassimene, sviluppando ipotesi strampalate e finendo per crederci, piuttosto che darci la pena di verificare ciò che ci sta a cuore.

    Qualcuno potrebbe notare tuttavia che Platone, per quanto avesse sbagliato metodo, alla fine, comunque, ci avesse preso. La Terra, dopotutto, è sferica! Questo tuttavia non è un buon motivo per lanciarsi senza paracadute e sperare di non sfracellarsi al suolo. Con lo stesso metodo del tirare a indovinare, Anassimandro e Anassimene, del resto, avevano commesso errori marchiani.

    La prossima volta che pensate che il vostro partner vi stia tradendo, quindi, ricordatevi che forse avete appena scoperto che la Terra ha la forma di un cilindro.

    Non siate irrazionali come un pi greco

    Pitagora

    Nel mondo antico, i filosofi sciroccati non erano una rarità ma, tra gli squinternati, Pitagora ricopriva un ruolo di primissimo piano. Pare che si attribuisse un carattere semidivino e che dicesse di sé: «Ci sono degli uomini, degli dèi e degli esseri come Pitagora». Passato agli annali nientemeno che come figlio del dio Apollo, fondò una scuola che aveva tra i suoi precetti «astieniti dalle fave», «non toccare un gallo bianco» e «non raccogliere ciò che è caduto».

    Nacque (o fu creato) intorno al 580 a.C. a Samo, un’isola greca dell’Egeo orientale, rinomata fin dai tempi antichi per il suo Moscato. Non sappiamo se ci fosse un nesso tra gli insegnamenti del semidivino e la specialità dell’isola, ma non è forse pretestuoso ipotizzarlo.

    Da ragazzo si recò a Mileto per apprendere da Anassimandro la geometria e l’astronomia (una specie di progetto Erasmus dell’antichità). Poiché Anassimandro sosteneva che la Terra avesse la forma di un cilindro è probabile che i soldi del padre di Pitagora potessero essere spesi meglio. Tornato in Ionia, dopo un lungo peregrinare, fu costretto a salpare per l’Italia a causa della tirannide di un certo Policrate. Nel frattempo aveva compiuto quarant’anni e, per non rimanere con le mani in mano, aveva fondato una scuola in una grotta. Stabilitosi in Italia, e precisamente a Crotone, domò un’orsa, convinse un bue a non mangiare fave, salvò dei pesci, e nel tempo libero «arrestò bufere di vento, impedì inondazioni, sedò la furia di mari e di fiumi».

    A lui viene attribuita anche la scoperta del teorema che porta il suo nome, per il quale ringraziò gli dèi sacrificando una focaccia a forma di bue. Era infatti contrario ai sacrifici animali, con la possibile eccezione dei galli e dei porcellini da latte.

    La dottrina per cui Pitagora è più celebre è quella secondo la quale «tutto è numero» ovvero «il numero è la sostanza delle cose». Ricordiamo che per Talete tutto era acqua, per Anassimene tutto era aria, e che per distinguersi è sempre opportuno inventarsi qualcosa.

    Il numero più perfetto di tutti era per i pitagorici il numero 10 ed era rappresentato da un triangolo equilatero con ogni lato costituito da quattro punti. Se avete difficoltà a visualizzarlo pensate al 4-3-2-1, il modulo ad albero di Natale utilizzato dal Milan nella Champions League 2006-2007. Ogni numero corrispondeva a una figura geometrica e ogni figura geometrica a una disposizione di punti. Poiché tutto è numero, e tutto può essere espresso in forma numerica, le opposizioni tra le cose si riducevano a opposizioni tra numeri. Ad esempio, i numeri pari sono terminati e compiuti (il che è bene), mentre i numeri dispari sono incompiuti e non terminati (il che è male). I numeri pari sono maschi, mentre i numeri dispari sono femmine (il femminismo non andava fortissimo a Crotone). I numeri pari sono luce mentre i numeri dispari sono tenebre. E così via. Fin qui tutto bene, ma Pitagora non aveva fatto i conti con tale Ippaso di Metaponto.

    Ippaso si avvide che, se prendiamo un triangolo rettangolo e applichiamo il teorema di Pitagora, non sempre la misura dell’ipotenusa può essere espressa da un numero razionale. Ad esempio, se i due cateti misurano 3 e 4 l’ipotenusa sarà 5; ma se i due cateti misurano 4 e 5, l’ipotenusa sarà 6,4031 (e questo non è bello). Quando Pitagora lo venne a sapere, non la prese bene. Se 3 è un triangolo e 4 è un quadrato, che razza di figura corrisponderà mai a 6,4031?

    I pitagorici decisero quindi di risolvere il problema alla radice. Eressero a Ippaso una tomba come se fosse morto e per non sbagliare lo fecero annegare da Zeus in persona durante un naufragio.

    Quando qualcosa non quadra con le nostre teorie abbiamo due possibilità: possiamo rivederle (la scelta più razionale) o far finta di niente (la scelta irrazionale). Pitagora, e i suoi degni discepoli, scelsero la seconda via. Se qualcosa di noi o della realtà non ci piace – e non è in accordo con le nostre ipotesi, credenze o supposizioni – possiamo accettarlo per quanto penoso esso sia, oppure fare come Pitagora e invocare a difesa dei nostri pregiudizi Zeus, Apollo e il diluvio universale. Le nostre teorie saranno salve ma ci precluderemo la scoperta di tutto ciò che di irrazionale la vita può offrire; il che, ne converrete, non è il massimo della razionalità. Perché se 10 è un bel numero va detto che anche 3,14159 non è poi male.

    Non bagnatevi due volte nello stesso fiume

    Eraclito

    Eraclito, detto da Aristotele l’Oscuro, non aveva fama di essere un simpaticone. Il carattere distintivo della sua filosofia era la contrapposizione tra quelli che sanno e quelli che non sanno, tra gli svegli e i dormienti.

    Dobbiamo quindi a lui perle di saggezza quali: «Omero dovrebbe essere espulso dall’Agone e frustato», «tutte le bestie sono portate alla pastura con le botte» e «gli asini preferiscono la paglia all’oro». Alle riunioni di condominio discutere con lui doveva essere un inferno.

    Di famiglia (ovviamente) aristocratica, nacque a Efeso intorno al 535 a.C. Nonostante i suoi natali, disprezzava le ricchezze terrene e convinse il tiranno Melancoma a fare altrettanto, tant’è che il poverino, pregno di eraclitismo, decise di abdicare per andare a vivere nei boschi. Va detto che Eraclito predicava bene ma non razzolava male. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse infatti sui monti, cibandosi di piante.

    Come Talete sosteneva che tutto viene dall’acqua, Anassimandro che tutto viene dall’aria, ed Empedocle che tutto viene da un po’ di tutto, Eraclito sosteneva che tutto viene dal fuoco.

    Non pago di questa brillante scoperta, scrisse anche moltissimo contro l’acqua, sua acerrima nemica. Quando era un fanciullo, il padre lo aveva costretto a immergersi in un fiume e il piccolo Eraclito aveva finito per bere. La maggior parte di noi sarebbe rimasta un po’ traumatizzata e sarebbe finita lì, ma lui, più dotato dal punto di vista letterario, ci scrisse sopra un trattato, Sulla natura.

    In quest’opera sostiene che l’anima è un miscuglio di acqua e fuoco e, neanche a dirlo, il fuoco ne è la parte nobile e l’acqua la parte ignobile. Col diminuire del livello dell’acqua, l’anima diventa secca, il che evidentemente è un bene perché «l’anima secca è la più saggia e la migliore». D’altro canto, «un uomo quando si ubriaca ha l’anima umida» e «il divenire acqua è la morte delle anime».

    Manco a farlo apposta, l’acqua fu la causa della sua morte, perché Eraclito si ammalò di idropisia, un accumulo di liquidi negli spazi interstiziali. Chiamò un’équipe di medici e chiese loro se erano in grado di trasformare un’inondazione in siccità, credendo con ciò di alludere alla sua malattia (dopotutto era detto l’Oscuro). I medici ovviamente non capirono niente ed Eraclito si rivolse, come si usa fare in questi casi, alla medicina alternativa. Qualche furbastro gli consigliò di immergersi nello sterco di vacca per far evaporare l’acqua in eccesso (e d’altronde a chi non sarebbe venuto in mente?).

    Da questo punto in poi, le fonti si dividono. Secondi alcuni, morì annegato nello sterco, secondo altri venne sbranato dai propri cani che, vedendolo ricoperto di letame, non lo avrebbero riconosciuto. In entrambi i casi, una fine poco gloriosa, che in tempi moderni gli sarebbe valsa il Darwin Award, il riconoscimento assegnato a chiunque contribuisca a migliorare il pool genetico umano «togliendosi di mezzo in modo spettacolarmente stupido».

    Il suo lascito più consistente è l’aforisma secondo il quale «non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume» (probabilmente esprimeva il desiderio che il padre non cercasse di annegarlo nuovamente).

    Per Eraclito, infatti, «tutto scorre», ovvero la realtà è in costante e continuo divenire. In quanto esseri umani saremmo invero alla ricerca di un centro di gravità permanente, ma il filosofo ci mostra come il nostro desiderio sia destinato a rimanere deluso: neanche il sole che sorge è lo stesso di ieri, e noi non siamo gli stessi che eravamo un secondo fa.

    D’altronde, senza l’eterno divenire, non può esserci nulla: «Bene o male sono una cosa sola»; «La salita e la discesa sono una sola ed identica cosa»; «Dio è giorno e notte, inverno ed estate, guerra e pace, sazietà e fame». Senza dolore non può esserci piacere, e senza la fine di una storia l’inizio di una nuova relazione.

    L’unica cosa che rimane uguale a se stessa è il fatto che tutto cambi. Possiamo essere «svegli» e accettare questo dato di fatto, o scegliere di appartenere alla schiera dei «dormienti», e far finta di nulla.

    Eraclito paragona questi ultimi a dei porci che non sanno distinguere le pietre preziose dal letame. Un paragone ben curioso, se vi ricordate come è andata a finire...

    Meglio allora chiudere con De André che in Via del campo cantava: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior». Un’ennesima dimostrazione dell’eterna verità del tutto scorre.

    Diffidate dei retori e dei filosofi

    Parmenide

    Se Eraclito aveva basato la sua filosofia sul principio secondo il quale tutto cambia, Parmenide, da vero bastian contrario, non poteva che fare l’opposto.

    Per il fondatore della Scuola di Elea, ci sono essenzialmente due strade: quella dell’opinione, basata sui sensi, che ci porta a conoscere le cose come appaiono (che è la strada che ha imboccato Eraclito) e quella della verità, basata sulla ragione, che ci porta a scoprire le cose come stanno (che è la strada, guarda caso, che ha imboccato Parmenide).

    Su questo punto, Parmenide è particolarmente esplicito: «L’essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere». Secondo qualche malalingua la sua definizione sarebbe una tautologia, ovvero un’affermazione vera per definizione e priva di qualsivoglia valore informativo: tutti gli uomini scapoli non hanno moglie, tutte le donne calve non hanno capelli e tutte le tautologie sono vere per definizione. Mentre ai giorni nostri siamo particolarmente accorti a non parlarci addosso, ai tempi di Parmenide si riteneva che, tramite l’analisi del linguaggio, si potesse scoprire qualcosa sul modo in cui funzionava il mondo. Non sorprenderà quindi il dato di fatto che Parmenide traesse dalla sua tautologia prediletta tutta una serie di conseguenze ulteriori (allacciate le cinture!).

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