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La mappa del Templare. Rex Deus. L'armata del diavolo
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Ebook87 pages1 hour

La mappa del Templare. Rex Deus. L'armata del diavolo

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Dal vincitore della 60a edizione del Premio Bancarella, il quarto episodio del romanzo a puntate di Marcello Simoni

Il mistero del Rex Deus sta per essere svelato

Luglio 1544. Mentre la Rocca di Campo Albo è sotto l’assedio dei corsari turchi, il giovane Sinan è costretto a misurarsi in combattimento con l’indomito Nizzâm, luogotenente dell’armata del Barbarossa. In gioco ci sono la sua sopravvivenza, la salvezza di Isabel de Vega, di cui è segretamente innamorato, e la vendetta sul principe di Piombino, fuggito a bordo di una flottiglia verso l’arcipelago toscano. In un intreccio di combattimenti e cospirazioni, il grande mistero del Rex Deus sta finalmente per essere svelato e il sapere iniziatico di antiche comunità religiose sta per venire alla luce. L’indizio fondamentale pare nascondersi nel diario del templare Aloisius, scritto circa trecento anni prima e ora nelle mani di Sinan. Mentre la ricerca del Rex Deus prosegue, emerge dall’ombra lo spietato complotto dell’inquisitore Saverio Patrizi, il portavoce della loggia dei Nascosti…

Marcello Simoni

È nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo, laureato in Lettere, lavora come bibliotecario. Ha pubblicato diversi saggi storici e ha partecipato all’antologia 365 racconti horror per un anno, a cura di Franco Forte; altri suoi racconti sono usciti per la rivista letteraria «Writers Magazine Italia». Il mercante di libri maledetti, romanzo d’esordio, ha superato le 300.000 copie, ha vinto il 60° Premio Bancarella, è stato selezionato al Premio Fiesole 2012 ed è stato finalista al Premio Emilio Salgari 2012. I diritti di traduzione sono stati acquistati in dodici Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato anche La biblioteca perduta dell’alchimista e Rex Deus, un romanzo a puntate in versione ebook.
LanguageItaliano
Release dateJan 7, 2013
ISBN9788854149632
La mappa del Templare. Rex Deus. L'armata del diavolo

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    La mappa del Templare. Rex Deus. L'armata del diavolo - Marcello Simoni

    6

    Prima edizione ebook: gennaio 2013

    © 2013 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-4963-2

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Immagine di copertina: © Shutterstock

    Marcello Simoni

    REX DEUS.

    L’armata del diavolo

    4: LA MAPPA DEL TEMPLARE

    Indice degli episodi

    1. Il patto

    2. La loggia segreta

    3. Il monastero dimenticato

    4. La mappa del Templare

    5. La tempesta (da pubblicare)

    Capitolo 21

    Il fumo degli incendi aveva già iniziato a disperdersi, ma lo spiazzo davanti alla pieve restava una bocca di tenebra circondata dalle fiamme. Sinan era appostato in cima al campanile, intento a proteggere gli occhi dalle folate di cenere e di polvere pirica. A occidente, nella foschia del mattino, poteva scorgere le galee corsare in panne tra le onde, ma la sua attenzione era catturata da qualcosa che stava sotto di lui, la piazza occupata dal luogotenente del Barbarossa con un drappello di akinci. Il giovane si chiese se Nizzâm fosse giunto fin lì appositamente per ucciderlo, d’altro canto non aveva alcuna intenzione di sfuggirgli. Voleva riprendersi Isabel e, nel dubbio che gli si potesse offrire un’altra occasione, pensò di uscire allo scoperto per negoziare il rilascio della donna a colpi di spada. Valutò se prima non fosse il caso di consultare Leone Strozzi, poi però, impaziente di battersi, infilò il diario di Aloisius sotto il farsetto e fece per lanciarsi verso le scale. Ma d’un tratto si accorse che la situazione era mutata.

    Alcuni soldati della Rocca stavano uscendo dai vicoli in fiamme e si riversavano nella piazza emettendo grida di battaglia. Erano una decina di fanti male in arnese e privi di un piano strategico, ma irrompendo in formazione sparpagliata misero in difficoltà i cavalieri turchi, incapaci di governare i destrieri in un ambiente ristretto. Per la maggior parte, gli akinci dovettero scendere da sella e ingaggiare uno scontro corpo a corpo. Non il loro agá. Restando con i piedi ben piantati nelle staffe, Nizzâm estrasse un pistoletto a ruota da una fonda appesa all’arcione e lo scaricò sul petto del primo nemico che si trovò di fronte, poi ripose l’arma fumante, ne sfilò un’altra identica dal lato opposto della sella e la puntò contro un fante in procinto di aggredirlo, facendogli esplodere le cervella. Quindi sguainò la scimitarra e avanzò al trotto in mezzo alla mischia, sferrando fendenti micidiali contro chiunque gli si parasse dinanzi.

    «Quello non è un uomo, ma un diavolo», esclamò lo Strozzi, senza nascondere una certa ammirazione.

    Sinan, taciturno, coltivava l’intima speranza che il moro venisse ucciso o per lo meno ferito durante lo scontro. Ben presto, tuttavia, si rese conto di nutrire una vana illusione. Nizzâm si muoveva con l’eleganza di una pantera, perfettamente a suo agio tra i nemici. Altrettanto poteva dirsi degli akinci, che dopo l’imbarazzo iniziale si erano divisi in gruppi di spadaccini e picchieri per rispondere all’attacco, mentre i tiratori, rimasti in groppa ai cavalli, si erano portati ai margini della piazza per coprire i compagni con archibugi e balestre. Gli spari dei tüfek laceravano l’aria, facendo scempio dei fanti della Rocca, finché il massacro non fu completo. I turchi ebbero la meglio in pochi minuti, senza subire nemmeno una perdita.

    Eccitato dalla scena, Sinan ruppe gli indugi e si allontanò dalla bifora per raggiungere le scale.

    «Messere, dove andate?», lo interrogò lo Strozzi, scostandosi dal suo punto di osservazione.

    Il giovane si fermò sotto l’arcata affacciata sulla discesa, i lineamenti nascosti nell’ombra. «A risolvere una questione in punta di spada».

    «So bene a cosa alludete, ma Nizzâm vi farà a pezzi».

    Il volto di Sinan uscì dalla semioscurità, trasfigurato dalla foga. «Non ho scelta, lo volete capire? Quel moro non mi darà mai requie».

    «E contate di spuntarla da solo, provocandolo davanti ai suoi sgherri?»

    «Lo sfiderò a duello, da pari a pari. Se ha onore accetterà».

    «Oh, non ho dubbi al riguardo», disse il cavaliere di Malta. «Il moro ha fama di non essersi mai tirato indietro di fronte a una sfida… e pure di non esserne mai uscito sconfitto. Possibile che non abbiate in mente idee migliori?»

    «Nessuna che possa evitarmi la figura del vigliacco».

    «Allora andate». La voce del fiorentino si fece fredda. «Ma se verrete ucciso, il Rex Deus andrà perduto».

    «Cosa volete che m’importi?», ribatté Sinan. «Il Rex Deus è solo il mezzo per un fine, e se morirò prima di averlo trovato saranno problemi vostri, non miei. Perché l’ho capito benissimo, sapete? Me ne sfugge ancora la ragione, ma sono persuaso che mi abbiate accompagnato fin qui soltanto per saperne di più sul Rex Deus! Avete addirittura ucciso dei guerrieri cristiani per raggiungere lo scopo». Lo scrutò con aria spavalda. «Se l’avessi udito dalla bocca di terzi, non ci avrei mai creduto. Un cavaliere del Battista che aiuta i soldati di Allah a penetrare in una chiesa!».

    «Parole ardite, il fuoco del duello vi è già entrato nel sangue», osservò lo Strozzi, indifferente alla provocazione. «Peccato! Vi avrei rivelato ogni cosa al momento opportuno, se solo non foste intestardito ad andare incontro a morte certa».

    «Non è detto che sarò io a soccombere».

    «Ciò nondimeno, consentitemi di aiutarvi». Il fiorentino si inginocchiò, sfilò un piccolo pugnale nascosto all’interno di un calzare e glielo porse. «La lama è aspersa di un veleno ricavato da una liana del Nuovo Mondo. Un taglio di striscio è sufficiente a uccidere un uomo».

    Sinan prese l’arma e la ammirò compiaciuto. Si trattava di uno stiletto di splendida fattura, inguainato in un fodero di avorio ricoperto di intarsi. Accennò un breve gesto di

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