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Le agghiaccianti vicende di Pino Fantocci
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Le agghiaccianti vicende di Pino Fantocci

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Come l’omologo personaggio inventato da Villaggio, il Ragionier Ugo Fantozzi, anche il nuovo personaggio Pino Fantocci è uno di noi. Tutti nella vita abbiamo vissuto esperienze “fantocciane” (o “fantozziane”, come inserito in web e in enciclopedie varie), ma Fantocci sa districarsi pur rimanendo sempre uno sfigato. Eh si, Pino Fantocci è decisamente uno sfigato. Gliene capitano di tutti i colori, e alcune vicende sono veramente capitate, non solo a lui ma anche all’autore. Ma diversamente dal ragionier Ugo dei film, Fantocci reagisce, si inventa cose nuove, insomma si dà da fare attivamente e riesce a riscattarsi. Per sua decisione, e dietro a quella di diversi personaggi, la moglie in primis (che non è mai maltrattata come invece avviene nei film di Fantozzi, ma che lo lascerà per un periodo quando entrerà in Politica), opera di “sua scelta”: è dunque questa una differenza fondamentale rispetto all’altro personaggio. Inoltre Fantocci non è un ragioniere e non lavora come il vero Fantozzi, ma proviene da un ambiente più colto, più attivo, più dinamico. Quindi cerca di reagire e si affida alla cultura e al fiuto, che lo aiutano in molti casi; ma dalla Politica no, non ne uscirà bene, quella sarà la sua Caporetto; ma ritroverà la vita vera a contatto con persone vere, sebbene duramente colpite dalla vita, che lo aiuteranno a ritrovarsi e gli faranno comprendere il senso vero dell'esistenza.
LanguageItaliano
Release dateMay 11, 2020
ISBN9788835825630
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    Le agghiaccianti vicende di Pino Fantocci - Paolo Monaco

    LE AGGHIACCIANTI VICENDE DI PINO FANTOCCI

    di Paolo Monaco

    Prima edizione: febbraio 2020

    Tutti i diritti riservati 2020 @BERTONI EDITORE

    Via Giuseppe Di Vittorio 104 - 06073 Chiugiana

    Bertoni Editore

    www.bertonieditore.com

    info@bertonieditore.com

    È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi

    mezzo effettuata, compresa la copia fotostatica se non autorizzata. 

    Paolo Monaco

    Le agghiaccianti

     vicende 

    di Pino Fantocci

    Esilaranti vicissitudini, tra realtà e finzione, 

    di uno sfigato per natura 

    A tutti gli sfigati del Mondo che sanno riscattarsi

    Prefazione dell’autore

    Tutti in fondo siamo Fantocci. 

    Come l’omologo personaggio inventato da Villaggio, Fantozzi, anche la mia creatura Pino Fantocci è uno di noi. Tutti nella vita abbiamo vissuto esperienze fantocciane (o fantozziane, come inserito in web e in enciclopedie varie: "Fantozziano: aggiuntivo riconducibile a un certo tipo di impiegato medio, sottomesso e sfortunato, dal nome del personaggio - il ragionier Ugo Fantozzi - creato dal comico P. Villaggio intorno al 1970, protagonista di una serie di libri e di film). 

    Fantocci Pino è decisamente sfigato. Ma diversamente dal ragionier Ugo dei film, reagisce, si inventa cose nuove, insomma si dà da fare attivamente e riesce a riscattarsi. 

    Per sua decisione, e dietro a quella di diversi personaggi, la moglie in primis (che non è mai maltrattata come invece avviene nei film di Fantozzi, ma che lo lascia quando entrerà in politica), opera di sua scelta: è dunque una differenza fondamentale rispetto all’altro personaggio. 

    Inoltre Fantocci non è un ragioniere e non lavora come lui, ma proviene da un ambiente più colto, più attivo, più dinamico. Fantocci infatti legge e si documenta, non guarda solo il calcio. Legge sia il cartaceo che le innumerevoli pagine della Rete; insomma abbiamo un Fantozzi-Fantocci moderno, molto più attivo e preparato. Vasto di idee e con grandi propositi, specie nella politica, che prova a percorrere con alterne e buffe vicende, e questo fatto si aggancia perfettamente alla politica attuale, fatta di improvvisazione assoluta

    Non esistono più i politici di mestiere, ma solo gente improvvisata. E dunque la parodia di Fantocci politico, è a mio parere uno spasso e in fondo anche una realtà. E come ora accade, Internet interviene sovrano con i suoi mille algoritmi, contro cui da uomo semplice non si può combattere, ma si può aggirare con l’aiuto di esperti tecnici, gli hacker. Dunque il Fantocci da me riproposto è al passo con i tempi e dunque molto attuale. 

    Il libro si articola in una serie di spunti immessi in Facebook, che tanto entusiasmo hanno avuto tra gli internauti. Da lì nasce l’idea di farne un libro cartaceo.

    La prima parte è di vita quotidiana, che sfiducia e spinge Fantocci, vedendo soltanto magri risultati e una vita banale, a tentare la carriera politica. Lui proviene dalla Liguria, ma spesso rimane in Umbria per via di una zia. Questo fatto non viene bene spiegato, ma si comprende lungo il racconto.

    La seconda parte, quella fondamentale del libro, è dunque totalmente incentrata sulla politica, ma intesa come parodia, senza contenuti diciamo realizzabili, sebbene uno sfondo di analogia o di qualche convergenza o assonanza vi sia. Senza mai riferimenti espliciti a persone e soprattutto senza voler mai offendere alcuno.

    I fatti risalgono al periodo delle elezioni del 2018 e si protraggono per alcuni mesi. Quindi i fatti del libro nascono da fatti reali, sebbene ampiamente rivisitati e cambiati. Anche ora assistiamo a un incartamento sulla TAV, di cui nulla compare nel libro.

    Qualsiasi riferimento a persone, luoghi o cose è puramente casuale. Pertanto potrebbe manifestarsi qualche strana coincidenza, ma mai voluta, semmai fortuita.

    Spero che il lettore si possa divertire riflettendo: in fondo è lo scopo di qualsiasi libro pensato o scritto.

    Buona lettura.

    L’autore

    Perugia, 22 novembre 2019.

    I

    Fantocci alla Sagra della Cipolla

    È una vicenda tipica di Fantocci (realmente vissuta dallo scrivente che vive in Umbria e quindi è stata inserita qui e da cui nacque l’idea di scrivere questo libro). 

    Proprio una sera, finita la visita a una mostruosa mostra di pittura, Fantocci con la sua signora decidono di rinfrancarsi e andare alla famosa sagra della cipolla di Cannara, visto che è un venerdì e ci dovrebbe essere meno gente. Fantocci, quasi omonimo dell’ugualmente sfigatissimo famoso personaggio del compianto Villaggio, a questa festa della cipolla non poteva mancare.

    Ore 19.45. Fantocci si dirige con la sua utilitaria verso Cannara; ma accidenti la strada è chiusa, sbarrata. Occorre una deviazione di 5 km. Arrivati nel rettilineo verso Cannara, Fantocci incontra una fila orrenda di alcuni km, con il Pilotti (cugino molto alla lontana del famoso ragioniere amico del suddetto personaggio villaggiano) che impreca dall’auto anteriore, gesticolando per allontanare la gente in mezzo alla strada.

    Praticamente tutto il centro Italia, inclusi stranieri e parte del Nord e Sud Italia è presente alla sagra della cipolla di Cannara.

    Si apre a caso un posto per l’auto a circa 5 km dalla festa, da fare a piedi, zigzagando fra vetture abbandonate, famiglie in transito, due carrozzine senza marciapiede e quindi in mezzo alla strada, passeggini, cani dietro grate immense abbaianti, e famiglie con tre cani al guinzaglio (una volta al massimo se ne portava uno, oggi va di moda girare con almeno tre cagnolini, di quelli minuscoli ma ringhiosi).

    Ore 20,15. Fantocci arriva davanti a un trattore immenso alto come una casa, messo contro gli eventuali attentati con camion o furgoni (purtroppo attuali e penosi fenomeni di cronaca in questi anni), che solo ad aggirarlo si impiegano dieci minuti. Ora finalmente Fantocci e consorte sono davanti a uno dei cinque posti dove mangiare. Di solito non vi è mai nessuno, ma questa sera una fila immensa pregusta e sbava per la cipolla... (la cipolla te la puoi fare a casa facilmente in qualunque modo… in bianco, col sugo... fritta... a costo praticamente nullo…).

    Ore 20.28. Fantocci riesce a trovare un angolino in una sala-capannone immensa, grande come il Duomo di Milano, con i neon al soffitto tra strani tubi metallici, letteralmente gremita e urlante di gente. Una signora sviene e viene portata via su una barella improvvisata. Fantocci con la sua signora sono, su una panca malferma e traballante, in mezzo a una fila di sconosciuti shampati di fresco, con dopobarba agghiaccianti. A un signore che addenta la sua torta al testo schizza via di lato un pezzo di salsiccia unta che finisce sul piatto a un altro signore impomatato, un certo signor Perticoni di Strozzacapponi (paese-periferia a nord di Perugia, molto triste).

    Ore 20,48. Finalmente si prendono le ordinazioni, i piatti scelti sono pochi, semplici e tutti rigorosamente alla cipolla. Finalmente Fantocci e signora, stretti come sardine in un barile, cercano di addentare con le forchette in plastica, che si spezzano regolarmente, la pizza alla cipolla alta e gommosa. Poi molto oltre, Fantocci, ripiegatosi a mangiare a mani nude, va a pagare un conto da ristorante 4 stelle, per una pizza con cipolla, un piccolo primo di gnocchi, uno sformatino alla cipolla, acqua (anch’essa alla cipolla…) e una bottiglietta mignon di vino denominato il cipollaro felice. Il conto corrisponde a un conto di un vero ristorante di Portofino con separé all’aperto, tavolino e candela accesa al centro e con musica tzigana di sottofondo. Invece Fantocci e signora giacciono semi-svenuti in una sala orrenda con oltre duemila persone, sudati, di fronte a un tendone vecchio e sporco che nasconde una montagna di acque minerali. Una specie di accatastamento idrico da assedio militare che viene piano piano smantellato per i nuovi clienti in continuo arrivo.

    Il rumore è assordante: Fantocci cerca di comunicare con la moglie urlando: «Ti piace la pizzetta con la cipolla?»

    «Cosaaaa? Non sentoooo!»

    Decidono entrambi di finire e di sparire. Per digerire la cipolla di Cannara occorre una lunga passeggiatina nei vicoli del paesello di pianura, di solito disabitato, dove, se non per l’occasionale festa della cipolla, non c’è praticamente vita. Una marea di persone probabilmente tra le trentamila e quarantamila li sommerge. La folla li sposta senza che i signori Fantocci riescano a camminare. Il senso di soffocamento e panico aumenta in modo incontrollabile, esponenziale.

    Bancarelle di cineserie, indianerie, peruvianerie e cipollarerie venuti da ogni dove, ostruiscono ogni passaggio, ogni varco anche il più piccolo. Le file per mangiare si stanno allungando e raggiungono i cento metri ai vari ingressi.

    Fantocci ulula disperato: «Lina, ora che facciamo? Se ci perdiamo siamo finiti!»

    Intanto vengono trasportati passivamente come su uno zatterone dalla pazza folla vociante, udendo frasi come: «Sbrincio, e che magnèmo stasera? la coratella o la torta n'col cunile arvulticheto n’co la cipolla arsdruscicheta n’tol tegame te pole gustà?... chiedol ntla tu moje... sbrighete che stemo nfila...»

    Fantocci riesce per grazia divina a trovare un vicolo da cui scappare e, camminando per oltre trenta minuti, finalmente raggiunge l’auto insieme alla moglie. La fila di auto ha raggiunto ora dimensioni bibliche, una vera migrazione di massa. Riescono a uscire dal parcheggio sfiniti, ma soddisfatti e qui... Fantocci sbaglia strada.

    Finisce in una orrenda strada piena di buche: voragini immense, veri cedimenti dell’asfalto.

    Un eterno rettilineo di cinque chilometri che porta al nulla. Parecchi pezzi di strada non sono asfaltati, ma pieni di fratture da cingoli di trattore polverosi, con zolle di terra ciottolosa, un vero tratturo di campagna come si trova nelle campagne più nascoste. Eppure la strada che esce da Cannara è una grossa strada di transito...

    Fantocci sfinito e sudato avanza nel tratturo senza fine immerso nella polvere e nella sterminata piana di Cannara finendo in una località francescana sperduta tra i pioppi, mai vista. Si dice che nel basso medioevo fosse attraversata da monaci flagellanti per castigarsi dagli appetiti della carne…

    «Lina, abbiamo sbagliato strada…» dice Fantocci sconsolato.

    «Non c'è dubbio! Come al solito sei sempre distratto! a Cannara si sa, non si perde neanche un bambino…» risponde lei

    «Veramente quello era a Bologna…»

    «Ma va! Dai, mettiamo il navigatore?»

    «Ma non possiamo perderci a Cannara, sarebbe come perdersi nel centro di Perugia.»

    Invece no, questo succede oggi.

    Fantocci e signora proseguono tra giravolte infinite, non segnalate di notte, senza una meta, senza cartelli, verso delle luci lontane, lontane...

    Vedono anche una volpe attraversare la strada con un sorcio in bocca.

    «Vai laggiù, penso ci sarà vita…»

    Finalmente Fantocci ritrova un sottopasso che assieme al navigatore appena messo in auto (e mai funzionante) indica la via per la vita, la famosa superstrada che Fantocci cercava da ore e che non era appunto segnalata.

    E dopo molto tempo e con dei rutti bestiali alla cipolla (la cipolla di Cannara è micidiale, indigeribile, stronca anche un toro e una giovenca di cui alcuni dicono te l’arsenti pe na’ settimana bbona almeno…), eccoli a casa.

    Benedetta casa. Meno male. Sembrava di essere stati in Vietnam. Invece erano solo pochi chilometri fuori da Perugia.

    II

    Fantocci all’ipermercato

    Fantocci decide di andare a uno degli immensi apparati alimentari, il famigerato ultra-stra-iper-mercato Condal.

    Fantocci e signora nel tardo pomeriggio di un lunedì qualsiasi hanno concordato di fare questo esperimento.

    «Vai, facciamo un salto all’ipermercato (in realtà è un ultra-stra-iper-mercato, di tipo nuovo di vari chilometri di lunghezza e poco meno in larghezza) per prendere due cose che ci servono?»

    «Mah sei sicuro? Non è poi che andiamo perduti?» risponde saggiamente" la moglie.

    «No, tranquilla, vedrai che ci svaghiamo…»

    Si immettono con l’auto e… inesorabilmente trovano un’orrenda fila di auto. La superstrada è totalmente bloccata, come avviene comunemente nel tardo pomeriggio. Una fila interminabile di auto con gente gesticolante che si insulta e si fa le corna e il solito furbo che ti sorpassa.

    La coda interminabile non era causata da un incidente ma solo da una piccola Smart parcheggiata di lato con i fari lampeggianti. Non si capisce: si fermano tutti, perché c’è una ragazza appoggiata con l’immancabile smartphone all’orecchio, piuttosto carina… Accidenti...

    Allora Fantocci decide di uscire e seguire una via secondaria. Un asfalto orrendo con trentamila buche per metro quadro gli fa sbattere i denti come se fosse dentro una lavatrice. Cerca di fare lo slalom per evitarne qualcuna, ma non è facile. In una buca immensa, la macchina subisce uno sbandamento pauroso rischiando di andare contro un palo. Poi, con grande difficoltà, supera un furgoncino che andava a 12 all’ora, carico di tubi e non lasciava passare nessuno. Accidenti ancora!

    «Ma Pino stai attento, guarda la strada!» lo rimbrotta la moglie. «Ma non stai mai accorto e poi dentro c'è un uomo anziano che ci vede poco.»

    «Ma cara, l’ho visto!» ribatte Fantocci già sudato.

    Finalmente molto dopo, arrivano all’ultra-stra-iper-mercato Condal. Il micidiale lunghissimo set di capannoni (dicono alcuni, sempre assai informati, che sia stato costruito con complicità politiche a tutti i livelli, coinvolgendo diverse organizzazioni poco chiare) senza strade di comunicazione e parcheggi strani (in genere talmente stretti che uscendo sbatti le portiere a destra e manca e per ripararle sono dolori).

    «Cara, penso che il lunedì ci sarà poca fila e poca gente, meno male che…» Mentre Fantocci dice questo una folla disumana, sterminata, dilagante copre ogni scaffale e ogni banco e ogni centimetro quadrato...

    È infatti proprio il maledetto lunedì dello sconto del 30% (avviene una sola volta l’anno).

    Quindi tutta l’Italia centrale si è concentrata qui, oggi; si, proprio oggi, soltanto e solamente oggi.

    Una folla fatta di umanità cerca-sconto-a-tutti-i-costi carica sovrumani carrelli della spesa (all’ultra-stra-iper-mercato Condal di carrelli ve ne sono alcuni davvero colossali, grandi come un furgoncino da muratore) di ogni cosa, anche quelle inutili che mai ti serviranno nella vita.

    Tutti fanno incetta di scorte sfruttando lo sconto del 30%. Una serie di carrelli mostra una pila di acque minerali con televisore posto al di sopra arrivando fino al soffitto.

    Non si vede niente a causa dei carrelli monumentali e la folla sterminata.

    Fantocci è disorientato. Pensa: «Pessima idea.»

    Il mal di testa embrionale diviene mostruoso. Un vociare molto superiore a quello di uno stadio del derby Roma-Lazio spacca le orecchie. Una serie di bambini urlanti perseguita Fantocci pestandogli i piedi.

    In genere i bambini li mettono dentro i carrelli con le scarpe sporche, dove tu riponi il pane e i dolci. Loro invece ci giocano e scalciano come se fossero ai giardinetti. Sovente con il cane bagnato accanto (se fuori piove).

    Spesso ci trovi anche gabbie con parrocchetti. Di solito ai supermercati i bambini che gridano di più, sormontando di gran lunga il frastuono generale, sono piazzati strategicamente:

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