E se... Il Regno delle due Sicilie
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E se... Il Regno delle due Sicilie - Alberto Guarino
E SE... IL REGNO DELLE DUE SICILIE
di Alberto Guarino
Prima edizione: luglio 2019
Tutti i diritti riservati 2019 ©BERTONI EDITORE
Via Giuseppe di Vittorio, 104 - 06132 Chiugiana (Perugia)
Bertoni Editore www.bertonieditore.com info@bertonieditore.com
È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo e fettuata, compresa la copia fotostatica se non autorizzata
Alberto Guarino
E SE... IL REGNO DELLE DUE SICILIE
Prologo
E se le cose fossero andate diversamente? Se un piccolo e magari insignificante episodio avesse potuto cambiare il corso degli eventi? In tanti hanno provato a risalire, con l’immaginazione, i fiumi di inchiostro versati sui libri di storia. Alla fine dell’Ottocento venne addirittura coniato un apposito termine: ucronia, una sorta di genere letterario a metà strada tra il romanzo storico e la fantascienza. Secondo Benedetto Croce le cose sono andate come dovevano andare perché la Storia non si fa con i se… Già! Eppure la macchina del tempo continua ad af ascinare infinite schiere di sognatori. Qualcuno oggi ha creato un archivio digitale di tutte le pubblicazioni ucroniche. All’indirizzo www.uchronia.net si contano migliaia di titoli. Tra questi non mancano le trasposizioni cinematografiche e le riscritture italiane
. Insomma si tratta di un genere che tira
e non solo tra gli appassionati del settore. Scompaginare la Storia aiuta infatti a riflettere meglio sul tempo attuale. In questo filone il romanzo ucronico di Alberto Guarino sull’unità d’Italia si colloca senza dubbio tra gli esperimenti meglio riusciti. Un testo agile e ben strutturato, capace di riportare il lettore alla corte di Francesco II di Borbone fino al bivio del tramonto del suo Regno. Qui tutto viene riscritto o per meglio dire rivissuto.
I protagonisti animano situazioni che in un attimo proiettano il lettore sul palcoscenico della Storia. Non è azzardato paragonare questi dialoghi e queste voci all’antico teatro di Eduardo De Filippo. Del resto Alberto Guarino è un napoletano verace, proprio come l’ultimo Re delle Sue Sicilie, innamorato e profondo conoscitore della lingua e delle tradizioni partenopee. Un colpo di genio e di ironia è il capitolo dedicato alla celebrazione del processo contro Garibaldi e Giacomo Alessandro Bixio, così come le pagine dedicate alla Questione romana brillantemente risolta dal Re Francesco, abile a mettere in scacco Vittorio Emanuele II e nell’ispirare il disegno divino nel cuore di Pio IX. Il risultato finale porta Guarino a immaginare un’unità d’Italia realizzata senza spargimento di sangue, con il sapore romantico di rivalsa, ma alla ricerca, per sua stessa ammissione, di quella identità annientata dalle falsità della Storia.
Roberto Mazzoli Direttore della testata giornalistica
Il Nuovo Amico di Pesaro
Prefazione
Dimentichi il lettore, almeno per qualche ora, le sue conoscenze su Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II, Francesco II di Borbone; dimentichi di come comunemente sono presentati gli eventi che portarono all’unità d’Italia e dei risultati che ebbero nella storia del nostro paese e si ponga la stessa domanda dell’autore: «E se le cose fossero andate diversamente?»
Partendo proprio da questo interrogativo Alberto Guarino ha voluto riscrivere quella pagina della storia e il risultato è una narrazione af ascinante che, muovendosi fra il metastorico e l’immaginifico, immerge il lettore in una realtà personale e alternativa dell’unità d’Italia.
Innamorato, come lui si definisce, della Storia, curioso e appassionato lettore di scrittori quali Alexis de Tocqueville, Benedetto Croce, Massimo d’Azeglio, Carlo Cattaneo (solo per citare alcuni dei suoi preferiti), il Guarino non si limita alla sola rilettura critica degli eventi, sebbene li evisceri sotto ogni punto di vista, geopolitico, economico e umano, ma ridisegna il percorso oramai storicizzato dell’unità, spostandone il baricentro politico su Francesco II di Borbone e il suo modello di sviluppo sociale.
Rielaborazione e demistificazione delle volontà e degli interessi particolari che portarono alla costituzione di un’unica patria (ma non di un unico popolo) quindi, ma non solo; Guarino si spinge oltre, vedendo in ciò che accade un simulacro d’attualità e di futuro prossimo; è lui stesso, nell’introduzione al testo, a suggerire il parallelismo degli eventi, interessante chiave di lettura. Non è altresì da trascurare la rappresentazione che ne scaturisce da quella che l’autore chiama favola (ma che favola di certo non è, avvicinandosi più ai connotati del romanzo storico), di un sovrano e del suo popolo che chi vive al di sopra del Tronto
, per citare Alberto, forse non conosce e non comprende fino in fondo in tutte le sue sfaccettature e specificità. Anche per questo, quindi, vale la pena leggere E se… il Regno de le Due Sicilie? La ricostruzione storica può essere condivisa o no, ma può diventare uno stimolo a scuotere le proprie convinzioni sedimentate e un insegnamento per comprendere meglio il presente.
Prof.ssa Francesca Renga
Introduzione
La mia mente contorta, dif idente, sospettosa si pone in continuazione domande, si trova davanti dilemmi, alla ricerca non tanto di una risoluzione quanto almeno della causa di tutti gli accadimenti che rendono quest’epoca così fortemente mediocre. Ho sempre ef ettuato le mie analisi ricercando nella Storia un precedente, un’analogia, un fatto similare, credendo fortemente che gli eventi siano ciclici e ripetibili. La nostra penisola, che si estende nel Mar Mediterraneo, dalla caduta del Sacro Romano Impero è sempre stata invasa da barbari che hanno tentato di conquistarla e sottometterla. A volte ci sono riusciti, altre volte si sono integrati ma, fortunatamente, non sono mai riusciti ad impadronirsene radicalmente. Unni, visigoti, longobardi, normanni, svevi, tutti arrivati, stanziatisi e poi mandati via, ma questo andirivieni ha creato una sorta di mancanza di crescita, di identità italiana. Siamo stati divisi in savoiardi, austro-ungarici, duosiciliani, papalini e poi? La pseudo Rivoluzione italiana!
Una rivoluzione, come tutte le rivoluzioni, voluta dalla borghesia che, fortemente condizionata dai governi inglese e francese, ha visto la sua nascita indirizzarsi a delle politiche più colonialistiche che di annessione, quindi, un’unità nata sulle diversità: di lingua, di costume, di usi e anche di Storia. A conferma trascrivo uno stralcio di una lettera scritta da Massimo d’Azeglio che diceva: A Napoli noi abbiamo cacciato il sovrano per stabilire