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A Sandy Creek non succede mai niente
A Sandy Creek non succede mai niente
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A Sandy Creek non succede mai niente

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E' l'inizio di agosto del 2006, e Vic Andrews e i suoi amici hanno davanti a loro l'ennesima estate noiosa e interminabile a Sandy Creek, paesino di seicento abitanti scarsi sulla costa orientale della Scozia. Ma quando sei una ragazza di vent'anni dotata di una fervida immaginazione e cresciuta a pane e libri di Stephen King, le idee geniali per passare qualche serata insolita non ti mancano di certo; e Vic inventa per il gruppo una singolare gita turistica alla scoperta dei luoghi abbandonati di Sandy Creek. Fino ad arrivare alla splendida villa sulla scogliera che tutti in paese giurano essere disabitata da almeno cent'anni, e di cui nessuno conosce la storia: si sa solo che Villa Charlotte, così si chiama la proprietà, mette i brividi a tutti, anche se non ci sono leggende accertate. E' un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare; e così Vic, sua sorella Jen, gli amici Mike e Nathalie e gli altri ragazzi di Sandy Creek si introducono nel giardino della villa decisi a violarne i segreti.
LanguageItaliano
PublisherLUPIEDITORE
Release dateMay 4, 2020
ISBN9788835820758
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    A Sandy Creek non succede mai niente - Cristina Costa

    EDITORE

    A SANDY CREEK NON SUCCEDE MAI NIENTE

    CRISTINA COSTA

    1

    Questo libro non è stato scritto per soldi, o per fama, tantomeno per una qualche forma di autoanalisi, come se scrivere nero su bianco quello che ho visto potesse in qualche modo farmelo dimenticare, o togliermi gli incubi; se ho deciso di mettermi a scrivere è solo perché magari queste pagine capiteranno in mano a qualcuno, da qualche parte nel mondo, che sta pensando a un posto che lo mette a disagio, da cui sente arrivare delle vibrazioni negative , e sta anche pensando di entrarci a dare un'occhiata, così, tanto per vedere perche quel posto lo spaventa tanto. Chiunque tu sia, NON FARLO. Non sto scherzando. Beh, probabilmente non mi crederai, però ci provo. Perché, sul serio, è tutto vero, dalla prima all'ultima parola, ed io e gli altri ragazzi di Sandy Creek siamo fortunati ad esserne usciti tutti vivi per raccontarlo.

    Mi chiamo Victoria Andrews, per gli amici Vic. Ho vent'anni, frequento la facoltà di Storia al King's College di Londra, ho una sorella minore, mia madre è di origine irlandese e lavora per un'agenzia di marketing, mio padre è un detective di Scotland Yard e viene da un paesino sperduto sulla costa orientale della Scozia che si chiama Sandy Creek. In apparenza tutto normale... beh, a parte che questo villaggio di seicento abitanti scarsi è l'unico posto al mondo che si chiama così non perché la spiaggia sia sabbiosa ma perché ci è affogato un tizio di nome Sandy; suppergiù all'epoca del Commonwealth, credo, in ogni caso non siamo proprio partiti sotto un buon auspicio. La mia famiglia e io ci passiamo tutte le estati e tutte le vacanze di Natale, perché il grosso della famiglia Andrews vive ancora lì o nei paesi vicini, e ogni santa vacanza ci annoiamo a morte; per carità, molti dei nostri piu cari amici sono nati e cresciuti a Sandy Creek... e infatti anche loro si annoiano a morte, ma almeno in estate ci annoiamo tutti insieme. C'è una sola giornata intera di sole l'anno ( il Giorno, lo chiamiamo noi ragazzi), un solo pub, il mare è troppo freddo per nuotarci, in sostanza ogni anno la mia compagnia e io dobbiamo trovarci un'ossessione collettiva per non morire di noia. Una volta abbiamo persino fondato una rock band, presto deceduta per mancanza di voglia nonché di capacità dei musicisti (io stessa per la bellezza di un mese mi sono pavoneggiata come la nuova Aretha Franklin e credetemi, non lo sono); le ultime due estati invece, appena la prima del gruppo ha compiuto i diciott'anni e ha potuto comprare alcoolici (sempre la sottoscritta), le abbiamo passate a perseguire una sbronza perenne nei campi e nei boschi che circondano il paese, senza spingerci fino alla spiaggia perché Sandy Creek sorge su di una scogliera collegata al mare solo da sentieri scoscesi, che di sicuro non potevamo percorrere da ubriachi (non che prima non bevessimo, ma vuoi mettere il brivido di presentare la tua carta d'identità nei pub?) Descritto così sembra il paradiso in terra, eh? Pero per me è casa, e Mike, Nate, Steve e gli altri sono famiglia... per questo mi dispiace così tanto che ora quasi non ci parliamo, a causa di quello che è successo quest'estate. Forse pensano tutti che sia colpa mia, e in effetti è così, solo... spero che anche questo passi, prima o poi. Insieme agli incubi, certo.

    La sera in cui tutto cominciò eravamo a Sandy Creek da una settimana, ovvero circa il tempo che ci voleva per esaurire la novità rappresentata dal vedere gli amici dopo tanto tempo e iniziare a sprofondare nella noia. Mia sorella Jennifer e gli altri si erano accordati per incontrarsi al pub, io invece avevo deciso che era venuto il tempo socialmente accettabile per rinchiudermi in camera mia con una caraffa di tè bollente e la valigia di libri che mi ero portata da Londra, e dopo cinque minuti ero talmente immersa in Terre desolate che mi sarebbe potuta cadere la Torre Nera sulla testa e non me ne sarei neanche accorta. Ma ad un tratto, arrivata al punto in cui Jake entra nella casa stregata, ebbi la geniale intuizione: possibile? Possibile che non mi fosse mai venuta in mente un'idea così banale? Sandy Creek e i suoi dintorni erano strapienidi edifici abbandonati, davvero io e i ragazzi non avevamo mai pensato di andare in esplorazione? Ecco, ogni tanto le geniali intuizioni è meglio che una se le tenga per sé. Purtroppo però a volte non sono così sveglia come sembro, e da brava lettrice di romanzi horror quella mi sembrò una splendida idea per impegnare l'estate: insomma, per farla breve, il libro rimase lì, io mi buttai addosso in fretta una felpa e un paio di scarpe, e mi precipitai di corsa fuori dalla mia stanza e fuori di casa diretta al pub.

    Ho finito Terre desolate la settimana scorsa. Quel giorno ho anche pensato di scrivere una lettera a Stephen King: ehi, Maestà, io credo che lei sia il più grande scrittore di tutti i tempi dopo Dante, ma forse le farebbe piacere sapere che quei mostri di cui scrive esistono davvero. Poi ho lasciato perdere, come credo tutte le volte in cui qualcuno di noi si è trovato sul punto di raccontare della villa. Semplicemente abbiamo capito che ci avrebbero presi per pazzi, e non voglio certo essere presa per pazza da Stephen King!

    Il pub di Arnie e Lizzie si trova a circa mezzo miglio da casa mia, al centro del paese (che a onor del vero ha una sola via e quindi un concetto di centropiuttosto opinabile), di fronte alla chiesa. Indovinate quale lato del marciapiede è il più frequentato. Quando entrai il locale era semivuoto, a parte la proprietaria e quattro vecchi seduti ad un tavolo a giocare a carte, che interruppero qualsiasi attività per fissarmi come se fossi un animale allo zoo.

    Ok, a questo punto è meglio che vi spieghi un paio di cose su di me: innanzitutto, a Sandy Creek la gente si volta sempre a guardarmi quando passo per strada, e non perché io sia una top model. Perché vedete, ho i capelli color mogano. Chi se ne frega, direte voi, il cinque per cento della popolazione mondiale ha i capelli rossi, non è strano... in generale no, è vero, ma per una Andrews di Sandy Creek avere i capelli rossi non è strano, è una tragedia! Tutti gli Andrews da duemila anni a questa parte hanno gli occhi azzurri, i capelli biondo cenere, e una carnagione piuttosto dorata per essere gente delle Lowlands. TUTTI. I miei tre zii hanno dei campi qui in zona, e quando in estate tutti i cugini con i loro figli vanno a dare una mano con il raccolto sembra di assistere ad una scena del Villaggio dei dannati, con queste venti o trenta facce tutte uguali chine sul campo. Anche Jen ha i colori degli Andrews, e quando sono nata io mio padre ha pensato che gli avessero messo tra le braccia la neonata sbagliata. Non vi dico la prima volta che mi hanno portata a Sandy Creek da Londra, perché dopo qualche mese era apparso chiaro anche che sarei cresciuta pallidissima, che al primo raggio di sole preso senza protezione mi sarei coperta di lentiggini, e che col tempo avrei sviluppato occhi di uno strano colore nocciola dorato che vira al giallo quando c'è molta luce, che tra l'altro sono rimasti enormi come quelli dei bambini, facendomi sembrare sempre molto interessata a quello che dice il mio interlocutore (ottimo in classe durante le lezioni) o spaventata a morte ( pessimoin classe durante le interrogazioni). Insomma, non assomiglio a nessuno, o meglio, forse avrò preso dal ramo irlandese, ma nessuno lo sa dato che mia madre ha occhi e capelli neri e gran parte dei parenti irlandesi non sa nemmeno lei che faccia abbiano.

    Nel tempo questa cosa ha dato origine ad una specie di caccia alle streghe di Salem, nel senso che i miei cugini hanno passato metà della mia vita a prendermi in giro, escludermi dai giochi e cercare di farmi credere di essere stata adottata (tranquilli, ho le prove del contrario, ho lo stesso brutto carattere degli altri Andrews), e in più si sono premurati di farmi sapere che in paese gira voce che la mia nascita abbia gettato su Sandy Creek una specie di maledizione, provata dal fatto che sono l'unica persona del paese nata nel 1986 mentre negli anni prima e dopo ci sono state più nascite del solito. Insomma, sono una specie di settimo figlio di un settimo figlio, solo senza poteri magici e con dei bei parenti stronzi. Ma questa penso sia una problematica universale, secondo me c'era scritto anche nella parte perduta della Legge delle Dodici Tavole: i parenti, per essere chiamati tali, dovranno essere stronzi. Tornando agli Andrews, pare che ci siano stati due o tre precedenti di membri della famiglia con aspetto determinato dai geni recessivi, e pare anche che siano morti in solitudine e alcoolizzati... beh, a me di essere lasciata sola dal Villaggio dei Dannati non importa granché, e se mai avessi bisogno di aiuto per entrare in rehab di sicuro non chiamerei nessuno degli Andrews, a parte Jen o i miei. Tra l'altro sono al mondo da vent'anni e non mi risulta che in paese sia ancora crollata la chiesa, né il pub, di cui alla gente forse importerebbe molto di più. Però è vero che, per reazione al fatto che nessuno ha accettato la mia diversità, cerco di non fare mai quello che la mia famiglia si aspetta da me: ad esempio, a dodici anni ho deciso di diventare contemporaneamente cattolica e vegetariana. Non mi è mai piaciuta la carne, e quando ho studiato a scuola l'origine della Chiesa di Stato ho trovato molto ipocrita la scelta di Enrico VIII di fondare una religione solo per poter fare i comodi suoi, ma soprattutto volevo proclamare la mia rottura con le tradizioni dei miei genitori, infatti prese queste due decisioni per un anno circa sono andata in giro infilando a caso in tutti i discorsi la frase Sai, io sono cattolica... o Sai, io sono vegetariana... per sbandierare fieramente la mia indipendenza dal sistema. Piu recentemente ne ho combinata un'altra: è da quando ero piccola che vado a sbirciare nella borsa di mio padre per leggere i file dei casi che sta seguendo con la Omicidi, e spesso gli do anche il mio parere (ovviamente nonrichiesto), ho iniziato alle medie a leggere libri sulla mente dei serial killer più famosi della storia, e mi diverto a psicanalizzare tutte le persone che incontro... ma quando dovevo scegliere il corso universitario e in casa mia ha iniziato a girare la voce che sarei stata piuttosto brava come profiler, io mi sono impuntata e ho scelto Storia.

    Oh, cavolo, essere bullizzata dai miei cugini mi ha resa una pessima persona. No, un attimo, io adorostudiare Storia, specialmente il Medioevo, e finora ho passato tutti gli esami con ottimi voti; devo solo lavorare sulla pazienza che non ho e poi potrei persino pensare di diventare insegnante. Beh, e poi se fossi entrata in polizia magari sarei stata assegnata alla stessa squadra di mio padre e sarebbe finita in una lotta continua. Però mi rendo conto di che razza di danni puo fare l'esclusione, non tanto nel mio caso (alla fine ho una famiglia che mi vuole bene, e col tempo ho imparato pure io ad essere stronza abbastanza da far sì che mi lascino in pace), ma per molti altri sicuramente sì, e con conseguenze devastanti, come capirete dopo.

    Scoccai ai vecchi un'occhiata fulminante e quelli tornarono alle loro carte, poi salutai Lizzie che puliva dietro il banco.

    "Ciao, Vicky! Quel maglioncino azzurro è una faaaavola! Dove l'hai comprato?" cinguettò lei.

    Lizzie avrà l'eta di mio padre, ma cerca disperatamente di sembrare più giovane, per questo finge di chiedere a noi ragazze consigli di moda e trucco, e per questo si veste sempre come se Elton John e Barbie avessero fatto un incidente frontale. Quel giorno portava un maglione di pelo fucsia e jeans bianchi con le tasche profilate di paillettes su stivali texani pitonati (è il lato brutto dell'avere una buona memoria, ricordo tutti i look di Lizzie). In più è eccessiva anche nel comportamento, tutta baci e abbracci e voce squillante, tanto che a chi non la conosce sembra sempre che ci provi con tutti gli uomini del paese compresi i ragazzini. Forse è così per reazione, perché suo marito Arnie è un vero orso, e quando ti serve da bere o fa il conto non ti guarda neanche in faccia. Mia madre non la può vedere, a me invece è anche simpatica... a parte l'abitudine fastidiosa di chiamare me Vicky e mia sorella Jenny. Vicky e Jenny, seriamente? Dà l'idea di due personaggi dei film di Shirley Temple, bambine che saltellano con i vestiti di pizzo e i capelli perfettamente acconciati a boccoli.

    Bella domanda, è vecchio come me... mercato di Camden? tentai cercando di non sembrare scandalizzata.

    "Oh, come siete fortunate voi che vivete a Londra... chissa quanti posti fighiiiissimiper lo shopping! I ragazzi sono nella saletta interna, ti porto una Guinness come al solito?" Mi ero quasi dimenticata delle case abbandonate. Ringraziai Lizzie e corsi nella sala sul retro, dove i miei amici erano impegnati in un'animata conversazione intorno a un tavolo già affollato di bicchieri vuoti.

    Ehi, Testarossa! esclamò Steven MacGregor. Hai deciso che le persone vere sono meglio dei libri?

    Finsi di pensarci mentre Leigh MacDuff toglieva la sua borsa dalla sedia accanto a lei. Uhm... no, in realta penso ancora che Roland Deschain sia piu figo di tutti voi messi assieme. Michael Stewart mi guardo con aria interrogativa. Non importa. Ma sono qui perché... rullo di tamburi, per favore... un attimo di attenzione... ho trovato cosa faremo quest'estate.

    Mi sedetti aspettando che gli occhi di tutti fossero puntati su di me. I miei amici mi fissarono, improvvisamente interessati... tutti tranne le Ann, che continuarono a trafficare con i loro cellulari, le teste bionde vicinissime e le unghie smaltate intente a digitare. A Sandy Creek i telefoni cellulari prendono da schifo in qualsiasi punto del paese, è come se fossimo dentro una bolla elettrostatica... tutti, meno quelli delle Ann. I loro cellulari hanno campo ovunque. E loro ci stanno sempre attaccate, come se fossero loro i caricatori, sempre a messaggiare con il fidanzato del momento. Secondo me se li scambiano, e se devo avanzare un'ipotesi credo che siano cosi in simbiosi che i ragazzi non sanno nemmeno quale sia una e quale sia l'altra, quindi capita che uno si ritrovi ad uscire con Carol Ann mentre in realta cercava di rimorchiare Anna.

    Le Ann in realta si chiamano Nicole Ann Murray, Carol Ann Wallace e Anna Graham, e ovviamente hanno dei genitori geniali, che non si sono preoccupati di dare alle figlie nate nello stesso anno nomi quasi uguali in un paese di seicento abitanti. In piu sono molto amiche tra di loro, stanno sempre insieme e si somigliano anche fisicamente, quindi ad un certo punto hanno finito per rappresentare ai nostri occhi un'unica entità: le Ann, appunto, soprannome che non credo faccia loro piacere, ma se io per tutti sono Testarossa loro possono benissimo essere le Ann e sopravvivere. Mi sono chiesta spesso se siano le Ann anche a Edinburgo, visto che dall'anno scorso frequentano l'università lì e vivono nello stesso appartamento, ma magari fuori di casa non si vedono mai visto che sono iscritte a facoltà diverse.

    Battei un pugno sul tavolo davanti a Nicole Ann che era al centro del gruppetto, e loro trasalirono, per fortuna senza far cadere i cellulari (altrimenti sai che tragedia). Ehi!

    Oh, Vic, ciao!

    Tutto bene?

    Sì, sì, tutto bene, mettete giù quei telefoni e ascoltatemi. In quella arrivò Lizzie con la mia birra, e dovetti aspettare che fosse uscita dalla stanza per riprendere a parlare. Dicevo, ho avuto un'idea che ci farà svoltare l'estate. Che ne dite... di fare qualche incursione negli edifici abbandonati del paese?

    Per un attimo nessuno parlò. Poi il silenzio fu rotto dalla zitella acida del gruppo: Mike. Che gran cazzata commentò, e sua sorella Nathalie aggiunse:

    Ma sarebbe violazione di domicilio! E' prevista una pena detentiva!

    Nate è al secondo anno di Legge all'universita di Dundee, quindi ogni tanto parla come se fosse uscita dritta da una puntata di Law&Order. Ok, spesso ha ragione. Ok, in quel caso avremmo fatto molto meglio ad ascoltarla.

    Ma se sono edifici abbandonati vuol dire che non ci abita nessuno rispose Angela MacDuff.

    Violazione di proprietà privata puntualizzò di nuovo Nate.

    Posso ricordarvi che vostro padre è un poliziotto? aggiunse sarcastico Mike rivolto a me e Jen. "E se ci becca? Scommetto che John Andrews non vede l'ora di sbatterci tutti dentro e buttare via la chiave... anche voi due. Soprattuttovoi due!"

    A me invece l'idea piace disse Steve. Ho sempre voluto sapere com'è all'interno il vecchio cinema... Non sarà che hai paura, Mike?

    Anch'io ho paura, ma di beccarmi qualche malattia, volete che io e Carol vi elenchiamo cosa rischia uno che si ferisce con una struttura arrugginita? lo difese Jen, che allora stava per iniziare Medicina, poi si voltò verso di me e sospirò rassegnata. Ma perche vengono sempre a te le idee che implicano qualche danno fisico o qualche reato? Che volete, Jen ha due anni meno di me ma è sempre stata lei quella saggia.

    Io approvo replicò convinta Leigh, e sua sorella Angela annuì.

    Sarà divertente!

    E cosa volete che ci facciano, se anche ci beccano, al massimo ci urleranno dietro qualche bestemmia, in fondo siamo ragazzini! Io ci sto disse Nicole Ann alzando le spalle.

    Invece Carol Ann scosse la testa. No, Mike ha ragione, soprattutto per quanto riguarda il vecchio albergo, sapete tutti che di fianco ci abita Paul Murray... io non ho nessuna voglia di morire, e quello se sente un rumore è capacissimo di pensare che siamo ladri e spararci col fucile da caccia!

    Non se in mezzo ai ladri c'è sua nipote Nicole! intervenne Anna.

    Carol Ann si voltò scandalizzata verso di lei, poi di nuovo verso Nicole Ann. Voi fareste questa cosa?

    Oddio, si rovineranno le unghie... sussurrò Steve in un comico falsetto. Scemo lo liquido Anna. Ma sì, sono curiosa anch'io. E poi non siamo mica ciechi, se entriamo con le torce lo vedremo se davanti a noi c'è un pavimento sconnesso o un ferro sporgente, no? Che volete che capiti? A Sandy Creek non succede mai niente!

    Mai sentita una stronzata più grossa, me ne rendo conto ora. Ma alla fine decidemmo a maggioranza che la mia idea era passabile, e fare qualcosa di stupido era tutto sommato meglio che non fare niente, quindi partimmo per la nostra avventura.

    Nel giro di due settimane, senza incidenti, senza bestemmie e senza fucili, visitammo quasi tutto quello che c'era da vedere senza essere beccati, e divertendoci pure un sacco: l'albergo dei Murray in disuso da cinquant'anni, il vecchio cinema (chissà a chi diavolo poteva venire in mente di costruire un cinema a Sandy Creek, ma quando lo chiesi a mio padre mi disse che quando lui era bambino era molto frequentato anche dagli abitanti dei paesi vicini), un casermone che aveva ospitato la casa vacanze dell'orfanotrofio di St. Andrews, un paio di fattorie fuori paese. Restava solo un posto, e non ho mai chiesto agli altri se anche per loro fosse così, ma io personalmente avevo iniziato tutto quel giro solo per approdare lassù. Villa Charlotte.

    2

    Quell'edificio aveva esercitato un'attrazione incredibile su di me fin da quando ero bambina, intanto perché da lontano sembrava la casa privata più maestosa che avessi mai visto a parte quelle dei film e i palazzi della Regina, e poi perché univa al fascino del lusso quello del mistero, dato che tutti gli abitanti del paese l'avevano sempre vista disabitata e nessuno sapeva nemmeno come fosse il giardino al di là del muro di cinta.

    Villa Charlotte, pronunciato così all'italiana, è l'ultima casa della sponda est del paese salendo verso il Firth of Tay, ed è stata costruita quasi a strapiombo sul mare nel punto più alto della scogliera. Dal paese la si vede meglio che da vicino, perché è circondata

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