La luce e la nebbia
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La luce e la nebbia - Antonio Zifaro
EDITORE
LA LUCE E LA NEBBIA
Antonio Zifaro
Nella brughiera
La strada sinuosa striscia lungo le dorsali scure di una pianura che galleggia ondulando come una barca, circondata dal rombare e dallo schiumare del mare. Sotto squarci di cielo blu elettrico, brillano improvvisi in verde acido larghi fazzoletti di terra. La massa d’acqua scura allunga le sue dita mentre avanzo verso nord scalando le curve di una sottile lingua di terra umida. Erba bassa che nasconde sassi, pietre miliari e profondi silenzi spaccati dal fragore improvviso dei tuoni che scuotono per un momento le lamiere e il motore di un’utilitaria presa a noleggio. Solo un’ora fa ho lasciato la larga strada che dal sud dell'Inghilterra conduce verso Richmond, per imboccare poi una via secondaria che si addentra nel ventre della brughiera solitaria, verso la cittadina di Whitby. Impercettibilmente la terra si è fatta più sottile e il cielo e il mare più vicini. Incrociare una macchina ormai è un caso raro, soprattutto alle undici di sera, quando la notte ha chiuso nel suo pugno l’arcata bassa del cielo. Il rimbombo dei tuoni è adesso un'eco continua, che mi accompagna mentre la pioggia investe il parabrezza con uno scroscio diffuso. Rari alberi svettano solitari sotto le raffiche d’acqua che si intensificano, le masse nere dei rami e delle foglie si slargano e si allungano fradice. Ma altre ombre sembrano correre insieme a me verso nord. Macchie sottili, quasi impercettibili, che per un secondo attraversano un angolo di paesaggio e si dissolvono. Forse sono solo allucinazioni dovute ai fulmini e alla pioggia, ai giochi di luce tra la campana del cielo notturno e la costa che precipita.
Un cartello stradale sospeso nel vuoto mi indica che sono arrivato alla mia destinazione: la Contea di Coldnight. Con questa pioggia preferisco fermarmi a dormire in un posto qualsiasi e per tutto il resto ne riparliamo domattina. Nel buio della strada si affaccia un’insegna col disegno di una finestra trifora, sotto cui è scritto The secret window, illuminata dal fioco riflesso di una lampada che oscilla nel vento. Forse ho trovato una locanda. Fermo la macchina nel primo spiazzo disponibile, al lato del piccolo casolare a due piani, e mi incammino a passo svelto verso la porta di ingresso, cercando di non rimanere impantanato nel cortile che è ormai una palude fangosa. Mentre apro il portone per entrare, una nuova ombra impalpabile e informe scivola dietro la bassa costruzione di pietra. Un riflesso che attraversa la notte come un pipistrello per poi tornare nella brughiera selvaggia.
Mi accoglie un ampio salone inondato di fumo, dove mi siedo ad un tavolo di legno molto semplice e spoglio. Un uomo magro e silenzioso lo apparecchia con un rettangolo di carta gialla che fa da tovaglia, due posate e un piatto fumante.
-Il paese di Blackeye è proprio questo. Sei arrivato a destinazione. Hai avuto fortuna, è facile perdersi da queste parti. -
Rincuorato, comincio a mangiare con gusto la mia pasta fritta condita con salse varie e mi disseto con una birra. Gli altri clienti, seduti ai tavoli sparsi nella sala, mi hanno lanciato brevi occhiate per poi tornare a badare ai propri boccali. Alcuni persi in accese discussioni, altri nei propri pensieri.
La locanda
Lunghi boccali di birra bagnati di fresca brina scandiscono le ore di questa nostra notte, mentre mi ritrovo seduto al tavolo insieme a due strani individui dagli abiti pittoreschi. Indossano cappelli a tricorno, logore camicie colore di ruggine dagli ampi sbuffi, pantaloni neri, lacerati intorno alle caviglie, bracciali d'argento. Il più giovane porta una collana con un medaglione sul quale è inciso una specie di sole diviso a metà da una linea di frattura. I loro volti sono percorsi dai binari irregolari di rughe ora leggere ora profonde, scavate dal vento salato del mare aperto, dal sole che batte senza pietà mentre cammini su una spiaggia dai grani infiniti.
Mentre erano seduti al bancone del locale, li ho ripetutamente osservati incuriosito dal loro modo di vestire che somiglia a quello di una illustrazione tratta da un romanzo per ragazzi o da una stampa d’epoca: due pirati del Settecento, non c’è dubbio, chissà perché sbarcati in un villaggio sperduto nella brughiera. Così quello più anziano, sui sessanta, notando il mio interesse ha sollevato verso di me il suo grande boccale di birra.
-Niente di meglio che il calore del fuoco e una birra fresca per schiarire la gola e alleggerire i pensieri! –
-Sono d’accordo... fa piacere stare al riparo mentre fuori diluvia. –
-Sei solo? Perché non ci fai sedere al tuo tavolo! E’ una notte da lupi e la passeremo meglio facendo quattro chiacchiere in allegria tra forestieri. –
Poi ha aggiunto a voce più bassa -Visto che i nativi non sembrano essere molto propensi a familiarizzare… –
In realtà questi due potrebbero anche essere in cerca del classico pollo da spennare. Non è affatto raro che briganti di ogni sorta battano le campagne isolate e si nascondano nei villaggi del nord dell’Inghilterra per alleggerire i viaggiatori di qualche carico di monete un po’ troppo pesante. Potrebbero però anche fornirmi qualche preziosa informazione sulle leggende e le cronache di questi luoghi. Ma si, correrò il rischio e cercherò di mantenermi sobrio in modo da poter filare via in caso di necessità.
L’uomo più anziano e più robusto, Mike, discorre agitando teatralmente le mani. L’altro, alto e magro, Steve, segue la conversazione in silenzio col capo reclinato sulla sinistra. Finalmente prende la parola.
-Raccontaci la tua storia, compagno. Sembri anche tu un vagabondo e quindi la tua vicenda potrebbe essere interessante. -
-Sono un giornalista. Sto cercando vecchie cronache e leggende locali per pubblicare una serie di articoli per un giornale italiano. I lettori adorano le storie di spettri della vecchia Inghilterra e so che da queste parti ce ne sono molte... –
In realtà credo proprio che degli spettri non gliene freghi più niente a nessuno. La letteratura è morta ormai, la maggioranza della gente vuole leggere solo di pettegolezzi e di scomposta cronaca nera.
-Dunque a tuo modo sei un avventuriero. E’ un piacere incontrare un appartenente alla confraternita, anche se questi sono tempi difficili... le strade sono insicure... ci stanno dando la caccia... Ma anche noi sappiamo poco di questi luoghi, siamo sbarcati solo da qualche giorno, nascosti in una stiva. –
Ci lanciamo lo sguardo significativo di chi condivide il medesimo punto di vista. Poi un altro sorso di birra e quindi Steve riprende le sue riflessioni.
-Sono tempi infidi. I mercanti vogliono avere l’esclusiva sulle ruberie, così finanziano e riempiono di favori i signori del parlamento per far approvare leggi sempre più severe contro di noi. Hanno mobilitato perfino i soldati per applicarle il più efficacemente possibile. I mercanti e i banchieri affamano il popolo ma se un poveraccio ruba per sopravvivere lo impiccano o lo fanno marcire a vita in una galera. -
Mike formula quindi la sua conclusione pratica.
-Adesso stiamo cercando una nave per tornare in America. L’unico posto in cui ci sono spazi ancora selvaggi e dove quelli come noi possono sopravvivere. –
-In realtà speravo che potevate raccontarmi qualche storia intrigante... per esempio ho sentito parlare di licantropi che si aggirerebbero per questi luoghi... –
Mike lascia cadere il suo boccale sul tavolo con un tonfo.
-Qualcosa ne sappiamo… vero Steve? –
Il suo compagno mi fissa negli occhi.
-Vedi, amico, dipende da quanto vuoi davvero sapere, da quanto sei disposto rischiare... ogni tipo di conoscenza ha il suo prezzo... -
-Sono qui apposta per rischiare. –
-Allora dovresti provare a uscire nella brughiera nelle notti di luna piena, perché qualcosa esiste davvero. Anche Mike ha percepito la presenza di un essere, come tanti qui nel villaggio... –
Mike si fa improvvisamente serio.
-Ci sono delle ombre, non solo la notte, che ti passano accanto all’improvviso... –
Il suo sguardo sembra serio… e in fondo anche io sulla strada ho percepito... forse non erano semplici giochi di luce.
-Non so… credo di aver visto qualcosa di strano proprio stasera... pensavo fossero dei riflessi della pioggia e dei lampi... mi hanno attraversato la strada più volte mentre guidavo… e anche quando sono sceso, appena fuori da qui... –
Steve continua a fissarmi.
-Ma la cosa più strana è un verso lungo e profondo, come l’ululato di un lupo. Lo puoi percepire a volte verso sera, lontano, flebile. Ti entra sotto pelle. Ha qualcosa di selvaggio eppure quasi di umano. Se invece ti capita di sentirlo in piena notte, allora diventa più forte, più acceso. Come se la bestia, o qualunque cosa sia, fosse dietro di te e stesse per saltarti alla gola... -
-Sembra interessante... -
-Se vuoi saperne di più devi leggere la saga dei Signori di Castlered. Puoi trovarla alla biblioteca del villaggio. Ma stai attento perché le spie della polizia, dei mercanti e dei parlamentari si nascondono ovunque, anche qui dentro, e sono pronte a venderci tutti per due soldi. -
Fumo grigio
Una sagoma sottile sta scavando lentamente un percorso nell’aria fumosa fino al nostro tavolo. Finalmente la vediamo emergere completamente dal grigio indistinto della sala ed appoggiare i pugni accanto ai nostri boccali umidi. Un uomo anziano, scheletrico, con il volto scavato. Anche gli occhi tumidi sembrano trattenere a fatica le ultime gocce di vita.
-Signori, ho ascoltato per caso qualche frammento della vostra conversazione… scusate se mi intrometto in affari che non mi riguardano… non è nostra usanza nella brughiera… ma vorrei darvi un consiglio… chi di voi sta cercando la bestia? –
Le sue parole cadono lentamente su di noi mentre sembra che stia esalando l’ultimo respiro.
-Mah... vorrei solo prendere qualche informazione sulle vecchie leggende di questa regione... –
Non so perché ma pronunciando queste parole ho avuto una certa esitazione, quasi paura, deve essere la stanchezza.
-Capisco... amico mio non addentrarti in certe ricerche, parti subito, non restare un minuto di più in questo villaggio maledetto... –
Mi guarda fisso, con le iridi quasi bianche dove sembrano riflettersi abissi di tempo e deserti incolori.
-Per stanotte però ho bisogno di una stanza, al massimo posso partire domattina. –
-Hai sentito dell'omicidio che è avvenuto poche settimane fa? -
-Si l'ho sentito... -
-Allora saprai anche che è proprio legato alle antiche cronache di questi luoghi... ci sono cose di cui non si dovrebbe parlare... navigano nell’aria, sono intorno a noi e appena le sentiamo avvicinarsi dobbiamo solo fuggire per non esserne presi... ma spesso è già troppo tardi… –
I miei due compagni sono chini sui loro boccali, come se non gli importasse niente di questa conversazione. Come se non ci fosse nessuno piantato davanti a noi che discorre dello stesso argomento di cui stavamo parlando insieme fino a un minuto fa. Ma anche il vecchio, da parte sua, sembra non considerarli, fin dall'inizio ha infatti guardato soltanto me.
-La bestia ha preso tutti coloro che si sono avventurati troppo oltre nella brughiera... nessuno è più riuscito a tornare indietro... -
Poi improvvisamente si volta e si allontana, nuovamente inghiottito dal fumo grigio. I due pirati continuano a bere come se non fosse successo niente. Sono stanco, ho voglia di dormire qualche ora. Cerco di salutarli ma stanno già parlando di isole lontane e di donne e non mi ascoltano. Tocco il braccio di Steve, seduto accanto a me, ma niente, sembra non accorgersene. Ma si, in fondo quante volte mi è capitato di scambiare due parole con qualcuno in un bar e poi ognuno prosegue per la sua strada. Non è poi così importante salutarsi. Così mi sono alzato per chiedere all’oste una camera per la notte. Gli avventori sono ormai solo macchie indistinte mentre salgo la scala che porta verso le stanze del piano superiore. La mia camera è