Darkwing 3 special - Terrore dagli Abissi
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Book preview
Darkwing 3 special - Terrore dagli Abissi - Davide Cencini
Indice
Titolo pagina
Nei capitoli precedenti…
Prologo
Atto I - Inquietudine -
Atto II - Paura -
Atto III - Terrore -
- Epilogo - Canto delle Stelle sull’Oceano
Sipario
Sommario
Titolo | Darkwing vol. 3 DLC #2 - Terrore dagli Abissi
Autore | Davide Cencini
Copertina | Rita Micozzi, Davide Cencini, Andrea Montalto
Editing | Serena Bozzi
ISBN | 978-88-31669-21-4
© Tutti i diritti riservati all’Autore
© 2017 Davide Cencini
Questa opera è pubblicata direttamente dall'autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'autore.
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Questo libro è un’opera di pura fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono interamente frutto dell’immaginazione dell’autore e ogni possibile riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.
http://worldofdarkwing.com
DAVIDE CENCINI
Terrore dagli Abissi
Dedicato ai miei amici più cari.
Cos’è un DLC?
Chi ha familiarità con i videogame di sicuro ha già incontrato questo termine.
La sigla DLC sta per Downloadable Content, cioè contenuto scaricabile
. Ovvero un’avventura extra da giocare come complemento alla storia di un videogame, che rimane un qualcosa di indipendente, ma allo stesso tempo perfettamente integrato in essa.
Nel mondo dei videogiochi, i DLC sono stati introdotti come un’estensione dell’esperienza del giocatore, in grado di allargare i confini di uno spazio virtuale dove rimangono luoghi da esplorare e storie da raccontare. L’iniziativa ha avuto un grande successo e oggi la maggior parte dei prodotti videoludici offre dei contenuti scaricabili a un prezzo accessibile.
A un certo punto ci siamo chiesti: Perché non applicare lo stesso principio ai libri?
. In fondo ci abbiamo già provato con i fumetti, e la risposta dei lettori è stata di grande interesse. Da qui è nata l’idea di questo esperimento innovativo, con lo sviluppo di avventure legate alla trama della serie, ma leggibili a sé, che offrano maggior spazio a eventi e personaggi che nei romanzi restano in secondo piano.
TERRORE DAGLI ABISSI è il secondo DLC legato a LA FRECCIA D’ORO, terzo volume della saga di DARKWING. Gli eventi qui narrati si svolgono in parallelo con la battaglia di Deras Lamantir, e immediatamente dopo il fumetto L’ASSEDIO.
Nei capitoli precedenti…
L’Euras è sotto assedio. Le armate di Greyven, guidate dal fanatico Vonatar, avanzano ovunque seminando morte.
Nel tentativo di respingere l’invasione, l’impero affida la propria difesa ai Solar, che da migliaia di anni si battono in nome della pace, forti del loro intimo legame con gli elementi.
Ma nonostante i loro grandi poteri, i Solar si trovano ad affrontare un nemico implacabile, che sembra disporre di risorse illimitate. I Necrofori hanno dalla loro parte anche il Sole Oscuro, una setta di radianti dotati di facoltà simili a quelle dei Solar, creata al solo scopo di distruggerli.
La campagna militare raggiunge un punto di svolta quando le due compagini si fronteggiano in uno scontro epocale a Deras Lamantir. Mentre il Grande Maestro Anziano Drago Assopito guida i suoi confratelli in una battaglia disperata, un’altra se ne profila all’orizzonte per Maris, la Grande Maestra dell’Acqua, nel momento in cui una richiesta di aiuto arriva al monastero di Solenor.
Una flotta nemica si avvicina alla città costiera di Stervia.
Prologo
La prua della Chrysalis fendette un’onda alta; beccheggiò sopra la superficie del mare mostrando per un attimo la chiglia incrostata di molluschi, poi vi ricadde dentro con un rombo. Un’eruzione di spuma avvolse il veliero a tre alberi, simile al manto di un sovrano. La fiera polena a forma di scorpione di mare si fece largo tra gli schizzi, come un mostro degli abissi emerso in superficie.
In coda all’ammiraglia, una flotta di altri sedici vascelli neri solcava l’oceano nella tempesta che si addensava. Dal primo all’ultimo battevano il vessillo del corvo con falci al posto delle ali, ma molti avevano mantenuto la cara vecchia bandiera nera con il teschio sull’albero di mezzana. Ragioni sentimentali.
Il primo ufficiale abbassò il cannocchiale, pulendo la lente punteggiata da gocce di pioggia sulla manica della giacca. I suoi occhi arancioni dalla pupilla allungata erano fissi sull’orizzonte; anche se la foschia limitava la visibilità, era certo che la costa euriana distasse solo tre, quattro leghe al massimo. Gli sembrava quasi di sentire l’odore del porto di Stervia.
Degli otto tentacoli giallognoli che gli scendevano dalla faccia, ne usò uno per prendere la sua pipa dal taschino; con un altro azionò l’acciarino, accendendola. Ingoiò una boccata di fumo denso e appiccicoso dalla bocca, poi lo espirò con calma dai due tubicini sugli zigomi. Per un riflesso istintivo, la sua pelle cangiante assunse un colorito grigio scuro chiazzato di verde.
Il nostromo gli si affiancò sulla prua, con la sua andatura claudicante. Un sorriso irregolare emerse sul volto aspro del greylander.
– Onde di poppa e un bel vento teso! Gli dei del mare devono essere proprio di buon umore, oggi.
– Il Dio Corvo, signor Bloathe! – lo corresse il polpo, comprimendo di scatto il cannocchiale – Siamo guerrieri sacri
adesso, ricordate? Arruolati nella nobile crociata dell’Eletto di Exus!
– Exus, Orkul o Jerlis, che importa. Bacerei le chiappe di tutte le corti celesti, purché questa battaglia ci frutti un consistente bottino.
– Non fatevi sentire dal capitano, o vi darà in pasto ai drek. Sapete quanto tiene alla sua nuova fede. Per lui, ormai, l’oro è soltanto una gratifica… è il potere, la vera ricompensa.
– Ah, Vonatar gli ha dato potere
, questo è sicuro. – gli fece eco il vecchio lupo di mare – Ma a volte temo che gli abbia portato via il senno. Da quando è tornato da Vraag passa sempre più tempo in Forma Nera, e non fa che parlare di gloria e destino come un dannato Necroforo. E poi, portarci dietro un dio degli abissi… come facciamo a essere sicuri che quella cosa non ci si rivolterà contro?
Il primo ufficiale inspirò ben tre boccate dalla pipa, una di seguito all’altra. La sua pelle assunse una sfumatura rossastra.
– Il nostro ragazzo delle meraviglie lo tiene sotto controllo, non c’è da preoccuparsi. – rispose dopo una breve pausa, gettando fuori il fumo dai buchini sul volto.
– Non mi fido del Sole Oscuro. – brontolò Bloathe, stringendo le palpebre in uno sguardo tagliente come una lama.
– Basta così! Non è vostro compito pensare, non quando abbiamo degli ordini. Piuttosto, scendete sottocoperta a controllare i cannoni. Presto ingaggeremo battaglia, e il capitano esigerà che tutto sia in ordine. Sapete meglio di me che non è indulgente con chi commette errori… in questi giorni, meno che mai.
– Vado subito, Signore. – rispose in tono ruvido il cinquantenne.
Un attimo dopo che si fu allontanato, dal pelo dell’acqua emerse il dorso segmentato di un enorme artropode marino, che nuotava a poca distanza dal fianco della nave. Sulla schiena recava il simbolo di Greyven. Il primo ufficiale lo vide sparire sotto le onde, per poi riemergere a babordo di prua.
All’improvviso la creatura guizzò fuori dai flutti, afferrò con la chela una cima che penzolava dall’albero di bompresso e si diede lo slancio per risalire, atterrando direttamente sul ponte.
Lo scorpione di mare grattò il legno con le zampe artigliate. Sulle robuste gambe si ergeva un busto massiccio, curvato su se stesso e protetto da una spessa corazza nera dotata di barbigli acuminati ai punti di giunzione di ogni segmento; le braccia superiori terminavano in massicce chele, e sotto le principali ce n’erano un paio più piccole. La testa, incassata nelle spalle, sosteneva un muso deforme, con una bocca protetta da quattro ossa mandibolari spinate. Il guscio che avvolgeva il corpo come un’armatura si allungava in fondo alla schiena fino a formare una coda da crostaceo, che culminava in una tenaglia affilata a forma di tridente, con un aculeo centrale appuntito quanto una spada e ricolmo di veleno. Proprio in mezzo alle spalle spiccava il Marchio, impressogli dalla mano dell’Eletto in persona. Un tempo il loro capitano era stato un semplice pirata, ma quel Marchio lo aveva cambiato, aveva cambiato ogni cosa: i suoi obbiettivi, le sue convinzioni, perfino la sua Forma Nera.
– Capitano Avorak. – lo salutò subito il polpo, in tono ufficiale.
Questi iniziò a comprimere la sua forma fisica mostruosa in un aspetto quasi umano. Dopo pochi istanti quell’essere alieno aveva lasciato il posto a un torreggiante uomo calvo, dalle ampie spalle muscolose. Un tatuaggio che riproduceva uno scorpione stilizzato gli scendeva dal collo, ricoprendo il deltoide e avvolgendosi con la coda tutto attorno al braccio sinistro, fino a terminare sul dorso della mano, dove si trovava il pungiglione.
Avorak si voltò, mostrando la cicatrice lasciata da un’ustione che gli deturpava tutta la guancia destra, finendo per rendere il suo aspetto ancora più feroce. Anche se adesso assomigliava di più a un essere umano, quella bocca ricolma di denti aguzzi che andava quasi da un orecchio all’altro tradiva la sua natura immonda, assieme alla ruvida pelle grigiastra.
– Rapporto, signor Squigg. – borbottò lo xaeling, con una voce simile a un ruggito.
– Oh, beh, vediamo, abbiamo a poppa un bel libeccio a trentadue nodi che gonfia le nostre vele e ci farà arrivare a Stervia al crepuscolo. – Squigg inumidì la punta di un tentacolo in bocca e sentì il vento – C’è aria di burrasca, il che renderà lo scontro più divertente. Il morale della ciurma è alto, tranne per il marinaio Skag che come al solito se l’è fatta nei pantaloni, ma a parte questo l’equipaggio è pronto alla battaglia. Tutto nella norma, direi! Sempre se consideriamo normale
il fatto di avere centinaia di drek affamati che ci nuotano sotto alle chiappe come avvoltoi… e poi, c’è quel piccolo dettaglio di un colossale demone ancestrale che ci segue nelle profondità degli abissi.
Avorak si affacciò alla balaustra di tribordo, gettando lo sguardo alle figure semiumane simili a pescecani che scivolavano tra i flutti oscuri in mezzo alle navi della loro flotta.
– So che vi rende nervoso, ma abbiate fede. L’Ophyurtacon è il nostro asso nella manica. I drek lo temono e lo venerano. Finché lo teniamo sotto controllo, anche quei barbari primitivi risponderanno al mio comando. Senza contare che abbiamo dalla nostra la nuova tecnologia sviluppata dai Necrofori. L’Eletto ci ha mostrato il suo favore con questi doni. Vedrete che ne usciremo vittoriosi, gli dei sono dalla nostra parte.
– Naturalmente non dubito di voi, capitano… né di sire Vonatar o del Dio Corvo, sia ben chiaro… – Squigg abbassò la voce – ma siamo certi di controllare la creatura? Gli uomini sono irrequieti. Temono che il dio degli abissi affonderà le nostre navi e li inghiottirà.
– Paure da mozzi. – lo liquidò Avorak, stringendo le cinghie del suo bracciale – Ho dato un’occhiata, là sotto è tutto tranquillo. Ma se ci tenete a fugare i vostri dubbi, signor Squigg, perché non andate a vedere come sta il nostro ospite? Ditegli di prepararsi.
– Sì, capitano.
Squigg scese le scale che portavano sottocoperta, raggiungendo gli alloggi dell’equipaggio. Lì il rumore della burrasca si attenuava, anche se il rollio della nave rimaneva altrettanto pronunciato. S’inoltrò fino alla cabina più in basso, vicino alla stiva, dove avevano confinato il giovane guerriero inviato loro a supporto dal Sole Oscuro. La sua aura minacciosa e l’abominevole natura del suo legame col dio delle profondità innervosivano l’intera ciurma, avevano dovuto tenerlo separato per evitare disordini.
Bussò alla porta ed entrò. L’alloggio era simile a un pozzo buio, con appena un paio di candele consumate a gettare luce sulla figura seduta che dava le spalle all’ingresso. I riflessi del fuoco giocavano sul metallo nero del bracciale di armatura che ricopriva tutto il suo braccio sinistro. Impossibile non notare le bande mistiche colme di iscrizioni brillanti in arkan che lo tenevano sigillato, così come il fatto che quel braccio fosse leggermente più massiccio del destro, che invece era del tutto scoperto. La pelle aveva un colorito grigiastro, malsano. Oltre le spalle, un ciuffo disordinato di capelli bluastri spuntava dalla testa curvata in avanti.
– Siamo vicini, Dryden.
Senza voltarsi, il ragazzo infilò un casco, che si chiuse dietro la nuca con uno scatto meccanico.
Si alzò.
– Siamo già in vista della costa di Stervia?
– Lo saremo presto.
Fissò per un attimo il suo braccio coperto di armatura, contraendo le dita artigliate.
– Bene. Il dio del mare è impaziente di