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Il mistero della ragazza dagli occhi di ghiaccio
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Ebook364 pages5 hours

Il mistero della ragazza dagli occhi di ghiaccio

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About this ebook

Nella notte del 10/11/1075 D.C., alle Laudi l’Abate Desiderio viene svegliato dalle grida del suo pupillo, Oderisio. Precipitatosi in Biblioteca, davanti ai suoi occhi si presenta la macabra scena di un Frate assassinato in maniera spietata. Ma quel tragico avvenimento sarà solo l’inizio della fine. Il giorno dopo un altro Frate viene barbaramente ucciso, mentre un misterioso forestiero trovato in fin di vita davanti all’Abbazia. I delitti sembrano ruotare attorno a delle frasi di Platone; fino a quando non entra in scena, una ragazza. L’Abbazia piomba nello sconforto e nelle tenebre. I nostri eroi, Desiderio e Oderisio, ai quali si affiancherà poi il forestiero salvato, Pietro Di Doberdò, cercheranno di riportare la luce sfidando la sorte. Ma i tre investigatori, non avranno neanche il tempo di riordinare le idee, che un terzo efferato delitto gli svelerà stavolta, gli occhi del famelico nemico. In tutto questo una misteriosa fanciulla sembra essere la chiave di tutto, se non addirittura la causa di quei catastrofici eventi…
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 20, 2020
ISBN9788831669375
Il mistero della ragazza dagli occhi di ghiaccio

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    Il mistero della ragazza dagli occhi di ghiaccio - Bernardo Carollo

    Indice

    Personaggi del Libro

    Descrizione dei Personaggi Storici

    Le ore Canoniche che scandivano le attività dei Frati

    PREMESSA

    POESIA

    CAPITOLO I

    CAPITOLO II

    CAPITOLO III

    CAPITOLO IV

    CAPITOLO V

    CAPITOLO VI

    Biografia

    Bernardo Carollo

    Il Mistero della Ragazza dagli Occhi di Ghiaccio

    ISBN | 9788831669375

    Questo libro è stato realizzato con PAGE di Youcanprint

    Youcanprint.it

    A causa di parti violente narrate nei vari tomi del libro è severamente vietata la vendita e la lettura del presente volume a lettori che non abbiamo compiuto i 18 anni di età.

    Questo libro, e nessuna parte in essa contenuta possono in alcun modo essere diffuse, stampate e pubblicate, senza l’autorizzazione scritta dell’autore.

    Vi invitiamo a non duplicare il contenuto di queste pagine, e a non riprodurre in copia l’intero volume. Quest’opera ha richiesto l’ impegno di molte persone oltre a quello dell’autore,

    e molto tempo è stato dedicato per perfezionarne la stampa. Sono sicuro della vostra comprensione.

    Tutti i nomi, le citazioni, i disegni, così come la storia narrata e i riferimenti a fatti e avvenimenti presenti nelle poesie e nel racconto, fanno interamente parte della fantasia dell’autore e non sono in alcun modo riconducibili alla realtà.

    E’ comunque consigliata la lettura del presente volume a un pubblico adulto.

    © Copyright Bernardo Carollo 2020

    Alla mia famiglia, per la pazienza, la comprensione e la dimensione che riesce a dare a questo piccolo poeta sognatore.

    L'amore non ha ragioni, non ha controllo, ne fine.

    È l'unico sogno per cui vale la pena combattere,

    l'unica meta possibile in questa estenuante corsa.

    - Bernardo Carollo -

    Un giorno anche voi troverete due grandi occhi,

    così immensi da contenere tutte le vostre paure,

    così intensi da mescolare lacrime e sogni.

    - Bernardo Carollo -

    Pur mantenendo una traccia di storicità con alcuni personaggi realmente esistiti, la storia è totalmente frutto della fantasia dell’autore e non è riconducibile a nessun avvenimento accaduto nella realtà.

    Personaggi del Libro

    Abate: Priore: Desiderio (Benevento 1027 - Montecassino 1087 d.C.)

    Vice Abate: Frate Egidio

    Maestro di grammatica e retorica: Alberico di Montecassino (1030 - Roma 1100 d.C.)

    Novizio: Frate Oderisio

    Bibliotecario: Frate Guglielmo

    Vice Bibliotecario: Leone Marsicano (Marsica, 1046 - Roma, 1115 d.C.)

    Straniero (cavaliere): Pietro Di Doberdò

    Responsabile dell'Infermeria: Frate Liborio

    Infermiere: Frate Gilberto

    Maestro degli ospiti: Hostisio (deriva dal latino Hostis che vuol dire Ospite)

    Portinaio: Frate Diego

    Cavallerizzo (Addetto alle scuderie): Frate Ignazio

    Fabbro: Frate Giacomo

    Responsabile della Cucina: Frate Maurilio

    Frate Erborista: Frate Riquelme

    Santo Padre: Papa Gregorio VII (Solana 1020 - Salerno 1085 d.C.)

    1° Frate Assassinato: Frate Lamberto (copista)

    2° Frate Assassinato: Frate Giovanni Alervi (copista)

    3° Frate Assassinato: Frate Teobaldo (l'addetto all'orto)

    4° Frate Assassinato: Frate Arrigo (copista)

    Conte: Atenolfo VII d'Aquino che nel 1070 prese il potere a Castro Cielo.

    Donna misteriosa (Contessa): Silvia

    Maga superiora: Matilde

    Vecchia maga scomparsa: Egea

    Maga degli ospiti: Letizia

    Cavalieri d'ombra: Crisanto, Frediano, Ilderico e Riccardo

    Descrizione dei Personaggi Storici

    Abate Desiderio: Nacque a Benevento nell’anno 1027 d.C. con il nome di Dauferio Epifani. Fu il 158° Papa della chiesa cattolica, con il nome di Vittore III, dal 1086 fino alla morte avvenuta nel settembre del 1087. Era figlio di Landolfo del Zotto, duca del Friuli e di Benevento appartenente all’antica nobiltà Longobarda. All’età di vent’anni fuggì da casa per seguire la sua vocazione monastica, ma l’impresa fallì a causa dell’opposizione della famiglia. Il ragazzo riprovò l’anno dopo e grazie all’aiuto di Siconolfo, preposto al Monastero di Santa Sofia di Benevento, riuscì nel suo intento. Nel 1058 poco prima di partire per incarico pontificio alla volta di Costantinopoli, gli fu comunicato di essere stato eletto Abate di Montecassino. Fu beatificato nel 1887.

    Oderisio: Fu un Cardinale e Abate dell’Abbazia di Montecassino dal 1087 e fino alla morte avvenuta nel 1105 d.C. È stato il 39° Abate di Montecassino. Continuando l’opera del suo predecessore, durante la sua amministrazione il potere temporale dell’Abbazia si accrebbe notevolmente. Partecipò nel 1088 al conclave che elesse papa Urbano II, il quale dopo la sua elezione concesse all’Abbazia di poter amministrare una signoria territoriale. Oggi è venerato come santo dalla chiesa cattolica.

    Atenolfo VII d’Aquino: Discendente di Atenolfo V che aveva conservato i possedimenti territoriali della famiglia d’Aquino ma non il titolo di conte che venne assegnato a Guglielmo di Montreuil. Nel 1070, alla morte di questi gli viene riassegnato il rango di conte da parte del principe. Ma entrato in conflitto con l’Abate di Montecassino, perde nuovamente il titolo.

    Papa Gregorio VII: Nacque a Sovana nell’anno 1020 con il nome di Ildebrando Aldobrandeschi di Soana e fu il 157° Papa della chiesa cattolica dal 1073 fino al 1085, anno della morte. Fu in contrasto con l’imperatore Enrico IV nella cosiddetta lotta per le Investiture che portò alla scomunica dell’imperatore. Oggi è venerato come santo dalla chiesa cattolica.

    Alberico di Montecassino : E’ stato un Frate maestro di retorica e grammatica. Nacque nel 1030 e morì a Roma nel 1100. Divenne Frate a Montecassino nel 1057 d.C. sotto l’Abate Desiderio con cui fu molto in sintonia. Tra i suoi allievi figura Giovani di Gaeta che poi divenne papa con il nome di Gelasio II. Partecipò al Sinodo romano indetto da Gregorio VII nel 1078.

    Leone Marsicano : Leone Ostiense detto Leone Marsicano nacque a Marsica nel 1046 e morì a Roma nel 1115. Fu un Frate e Vescovo italiano, che divenne capo Bibliotecario e Storico dell’Abbazia di Montecassino. Nel 1072 partecipò nell’Abbazia di Montecassino alla redazione di un famoso manoscritto: Il Lezionario Cassinense 99.

    Le ore Canoniche che scandivano le attività dei Frati

    ORE CANONICHE                    ORA                   PERIODO DEL GIORNO

    MATTUTINO                            Ore 24                    Mezzanotte

    LAUDI                                        Ore 3                      Tre del mattino

    ORA PRIMA                             Ore 6                      Sei del mattino

    ORA TERZA                             Ore 9                     Nove del mattino

    ORA SESTA                             Ore 12                   Mezzogiorno

    ORA NONA                             Ore 15                   Tre di pomeriggio

    VESPRI                                    Ore 18                   Sei di Pomeriggio

    COMPIETA                             Ore 21                   Nove di Sera

    PREMESSA

    Sono sempre stato affascinato dal Medioevo, da quel misterioso periodo a cavallo dell'anno mille dopo Cristo. Ho sempre letto con avidità i gialli storici, e trovo che quelli ambientati in quegli anni abbiano un fascino particolare. Questo racconto si svolge nell'Abbazia di Montecassino, che è situata a sud - est del Lazio e che durante il periodo in questione occupava un ruolo di egemonia nel Mondo Cristiano, tanto che molti dei suoi mentori divennero Papa. Inizialmente, come le tenebre scendono sul giorno, si ha una fase catastrofica con un susseguirsi di omicidi a cui non si riesce a dare una spiegazione logica. Ben presto però in quel posto di preghiera che paradossalmente sembrava essere stato abbandonato da Dio tornerà con forza a splendere la luce ed ogni sconforto si tramuterà in speranza.

    Di contorno a tutti questi avvenimenti, ci sarà anche spazio per una bruciante storia d'amore, i cui protagonisti saranno costretti a lottare contro tutto e tutti pur di imporre i propri sentimenti.

    Gli avvenimenti narrati sono tutti ispirati alla fantasia dell'autore, ovvero me medesimo, anche se il nome dell'Abate Desiderio fa riferimento ad un personaggio storico realmente esistito. Egli fu Abate di Montecassino dal 1058 al 1087 d.c., ed in età avanzata, il 24 maggio del 1086 d.c. diventò il 158° papa della chiesa cattolica eletto con il nome di Vittore III, circa un anno prima della sua morte.

    Desiderio nacque nel 1027 d.c. a Benevento, con il nome di Deuferio Epifani, ed era figlio di Landolfo del Zotto, Duca del Friuli e di Benevento, appartenente all'antica nobiltà Longobarda. Nonostante il padre e la famiglia fossero contrari alla sua decisione di intraprendere la vita ecclesiastica, grazie all'aiuto di qualche amico influente riuscì a non soggiogare al volere paterno e a prendere i voti.

    Ispirandosi al libro I Dialoghi di Gregorio Magno, scrisse un importante opera letteraria intitolata I Dialoghi dei Miracoli di San Benedetto.

    Importante da sottolineare sono sicuramente le parecchie contese e  guerriglie contro le famiglie di Aquitani.

    Queste, dopo la distruzione della loro città ad opera dei Longobardi si trasferirono ad abitare nella sommità del monte Asprano   a 773 metri sul livello del mare.

    Lì nel 994 d.c. l’Abate di Montecassino Mansone, non trovando nessuna fortificazione fece costruire un castello, che prese il nome di Castro Cielo, dal latino Castrum Coeli (Accampamento del cielo) in considerazione dell’elevata altitudine in cui si trovava.

    Con il passare degli anni a causa della mancanza d’acqua le popolazioni scesero ad abitare a valle e abbandonarono il sito.

    Quando i Longobardi nominarono come Abati di Montecassino i loro discendenti, i Conti d’Aquino fecero fortificare il castello, usandolo come roccaforte contro l’Abbazia, con cui spesso erano in guerra a causa degli asti del passato.

    Dal 1070 d.C. il castello cadde nelle mani del conte d’Aquino Atenolfo VII, mentre l’Abate di Montecassino era proprio Desiderio, che oltretutto era diretto discendente delle nobili famiglie Longobarde. Per questo ho ipotizzato che l’odio tra le famiglie si protrasse anche in quel periodo, e che vi fossero delle scaramucce continue tra i due nobili personaggi.

    Da sottolineare è anche l’importanza che l’Abate di Montecassino aveva presso la sede pontificia.

    Infatti Desiderio era un amico molto influente di Papa Gregorio VII; ma nonostante egli gli avesse offerto parecchi servigi, in punto di morte il Pontefice non fece il suo nome e designò una rosa di tre candidati per la sua successione e precisamente: il vescovo Anselmo II di Lucca, il vescovo Oddo di Ostia e l'arcivescovo Ugo di Lione.

    Il personaggio più accreditato a succedergli, per carisma, prestigio e fama, era sicuramente il vescovo Anselmo II  di Lucca, ma la sua prematura morte, avvenuta il 18 marzo 1086, lasciò aperta la questione sulla successione papale.

    Quel periodo storico ricco di avvenimenti contava molte spaccature all'interno della chiesa.

    Dopo il Concilio di Bressanone, vi fu una scissione e l'imperatore e vescovo di Ravenna, Enrico IV di Wiberto venne eletto antipapa con il nome di Clemente III.

    A conclusione di un burrascoso concilio papale, avvenuto il 24 maggio del 1086, venne eletto papa l'Abate Desiderio con il nome di Vittore III; ma poiché quell'elezione era avvenuta in un clima di alta tensione e lo stesso neo pontefice non era d’accordo su quel compromesso, inizialmente rifiutò il nuovo ruolo e si rifugiò a Montecassino.

    Vani furono i tentativi di riportarlo a Roma. Per questo fu indetto il Concilio di Capua nel 1087 che dopo giorni di tentennamenti, la Domenica delle Palme confermò l'elezione di Vittore III, il quale prese in mano le insegne papali forse anche per l'evolversi di precipitosi eventi.

    Alla sua morte venne venerato come Beato, riconoscimento che venne confermato da Papa Leone XIII il 23 Luglio del 1887. 

    Non mi dilungo oltre sulla vita di Desiderio, perché in quanto personaggio di grande importanza storica, su di lui è possibile trovare note biografiche abbastanza dettagliate sparse un po' ovunque.

    Un'altra figura realmente esistita, è quella di Oderisio e anche se non ho trovato fonti attendibili al riguardo, fu probabilmente Frate a Montecassino nel periodo in cui Desiderio era Abate. Poiché fu il successore alla guida dell'Abbazia, ho ipotizzato che fosse un ragazzo di giovane età quando ormai Desiderio era alla soglia della vecchiaia, e che, perché no, fosse il suo discepolo prediletto.

    Oderisio in età matura divenne cardinale e anch'egli Abate di Montecassino dal 1087 al 1105 d.c.; oggi è venerato come santo dalla chiesa cattolica.

    Facendo riferimento alla storia dei cosiddetti Cavalieri d'ombra del Santo Padre, questi sono frutto della mia creatività personale, così come gli intrecci e la storia fantasiosa che ho dato al romanzo.

    Ho narrato di maghe, magie, incantesimi, pozioni, formule contro il demonio e ricette per migliorare la forza dei cavalieri.

    Spaziando tra diversi generi letterari, nella inventiva, ho cercato comunque di mantenere un filo diretto con la realtà e con la storia di quel periodo.

    Ho preso d'esempio a seguito di studi approfonditi, i metodi di vita del Medioevo e i costumi usati dagli ecclesiastici, dal popolo e dai nobili.

    Le stanze dell'Abbazia descritte con precisione corrispondono a quelle di oggi e che possono essere visitate dai turisti, in quanto a seguito di varie distruzioni dovute a terremoti e bombardamenti, con le successive ricostruzioni la conformazione generale dell'Abbazia è cambiata parecchie volte nel corso dei secoli, anche se lo splendore è sicuramente rimasto intatto.

    POESIA

    Tra giorno e notte

    ombre e luci s’assopiscono,

    tra infinite soluzioni imprevedibili

    naufraga un uomo e il suo destino;

    rincorre la verità senza mèta,

    per scoprire passo dopo passo

    di essere il sogno e il suo contrario,

    perso nel desìo del nuovo sole di domani.

    Ma se tutto lo circonda inerme

    e la sua coscienza segue il dubbio,

    in infinite realtà distingue

    mani fraterne dal freddo oblìo.

    Per questo osserva il cielo

    rispecchiarsi nella muta neve, 

    e muta lei legge i suoi pensieri innanzi,

    cosciente di essere la triste fine della corsa.

    Non ha parole umane da regalargli

    all’alba di un nuovo giorno senza volto,

    ma sa contare i battiti del tempo, colpevoli,

    di separare due labbra sconosciute.

    Si arrende al canto del silenzio,

    sirena che tace alla sua essenza, 

    dolce profumo, fiume senza foce

    che abbraccia le virtù della ragione.

    Ardi, ingenuo, nel fuoco dell’amore,

    perché pensi che due occhi così immensi,

    azzurri e gelidi come il ghiaccio

    possano sciogliersi ad un bacio.

    Ma quello che vedi è realtà,

    tangibile fine di ogni sogno

    e preghi Dio il perdono su quel viso

    così puro e libero da ogni macchia del peccato.

    CAPITOLO I

    Notte di martedì 10 Novembre dell'anno 1075 d.C.

    Laudi (3 del mattino)

    Giunse la notte in quel di Montecassino. Da la vetta del Colle antico una luna di straordinaria grandezza illuminava quello strano paesaggio albino. L’Abbazia dall’alto del Monte Civita (673 m s.l.m.) dominava su rapide pendici la vallata circostante, abbracciata da pianure multicolore tinte da immensi prati verdi e campi di grano. Di rado qualche alberello, prevalentemente ulivo, e solo in pochi posti sconosciuti, querce secolari abbandonate dal tempo. La notte era silenziosa in quel posto, e accompagnava con la sua pace tutte le creature che durante il buio potevano contare sulla persistente tranquillità.

    Il paesino, abitato in maggioranza da contadini, si trovava a circa mezz’ora a piedi dall’Abbazia, dove i Frati praticavano una vita distaccata da tutto e da tutti, in un Mondo delimitato dalle enormi cerchia di mura che circondavano quel luogo di meditazione.

    Soltanto di rado qualche Frate, su espressa autorizzazione dell’Abate si concedeva il lusso di raggiungere il centro abitato, per vendere qualcosa, come per esempio gli ortaggi coltivati o i maglioni cuciti durante le ore di lavoro, o per comprare il minimo indispensabile e il necessario. Per il resto il nulla …..

    **************

    Le palpebre erano immerse nelle tenebre senza volto e con lenti movimenti, in un tremante palpitare, pian piano si socchiudevano alla notte, ormai sconfitte dalle fatiche di una dura giornata di lavoro. Ogni parte del corpo si abbandonava al meritato riposo, perdendo ogni minima reattività. All’improvviso venivano a mancare le forze e i muscoli avvolti nella pace del silenzio erano ormai vittime del sonno.

    Quella notte parecchi incubi accompagnarono i sogni del nostro Frate che al suono delle campane annunciatrici del mattutino (circa le 24) si svegliò di soprassalto ancora tremante per la paura. Impiegò solo un attimo a capire di aver fatto soltanto un brutto sogno, e ritornò alla sua consueta dormita notturna, avvolto dal freddo sudore di chi ha accarezzato la fine dei suoi giorni.

    All’improvviso, quando il sonno finalmente avvolse tutte le membra nella sua pace perpetua, una serie di urla echeggiò nelle tenebre con un suono via via crescente che amalgamava un misto di paura e terrore allo stesso tempo.

    Al giungere di quel suono spaventoso, la paglia che riscaldava il riposo del Frate in quel gelido inverno di Novembre si impregnò di un apatico abbraccio. Tre rintocchi in rapida successione sulla porta gli fecero capire che era arrivato il momento di dedicarsi ad un brusco risveglio e all’incolore stretta di quel nuovo giorno, che sembrava iniziare pieno di enigmi e con una sfumatura alquanto tetra e misteriosa.

    - Abate Desiderio, Abate Desiderio, presto si svegli! La supplico, un’immane sventura ha colpito questa Abbazia! Il Signore è arrivato per punire i nostri peccati! – Echeggiò nel silenzio e per gli enormi corridoi una voce che proveniva da fuori.

    * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

    Ricordo ancora come fosse oggi il giorno 10 Novembre dell’anno 1075 dopo la morte di nostro Signore, scolpito come un marchio a fuoco nella mia indelebile memoria. Ci sono eventi, catastrofi come questa, che segnano la vita di un uomo per il resto dei suoi giorni e  mettono in dubbio la solidità della propria fede, riempiendo di ostacoli il cammino verso la mèta finale.

    Ed anche se oggi, io con il nuovo nome papale di Vittore III sono il Santo Padre di tutta la Chiesa Cristiana, rimango sempre un uomo semplice, umile, un servo di Dio, oppresso dall’estrema importanza di questa funzione, e da questo incarico pieno di responsabilità. 

    Ancora nel dubbio se accettare o meno questo importante ufficio, so che la coscienza degli uomini è lo specchio delle proprie paure. È quell’estenuante corsa verso l’ultimo respiro, che con l’età spesso rallenta il passo, ma che alla fine con la saggezza e la meditazione, riesce a dimezzare le distanze dalla mèta e ad attenuare lo strazio della propria fine; anche quando l’animo impaurito spesso, in un faccia a faccia, si viene a trovare, in bilico, tra dubbi e ombre.

    Ciò nonostante, non posso scordare gli eventi che hanno segnato il mio passato di Abate e di questi, sopravvive ed è ancora vivo, come una fiamma perpetua, il ricordo di un avvenimento che cercò di mutare il destino dell’Abbazia di Montecassino.

    Oggi, 1° gennaio 1087 D.C., l’abbazia da me custodita e guidata per decenni, è divenuta ormai la mia unica casa. E’ il luogo in cui sono cresciuto sia fisicamente che spiritualmente e sarà il posto in cui sopravvivranno per sempre i miei ricordi, e le mie spoglie mortali.

    La vecchiaia ha preso il sopravvento sul fisico, la mente non è più lucida come una volta, ma soprattutto la paura di non essere all’altezza di questo compito assegnatomi da Dio inaspettatamente, mi hanno segregato nel silenzio.

    Ma almeno prima della fine, vorrei raccontare ai posteri, fatti e paure che hanno avvolto la vita dell’Abbazia per parecchi giorni ed hanno messo a dura prova la fede di un Condottiero del Signore.

    * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

    Un uomo ormai alla soglia della vecchiaia si alzò dal suo letto. Non era molto alto, non più di un metro e settanta. Aveva la bianca capigliatura rada a causa dell’incipiente calvizie e una barba lunga e brizzolata. Completavano i lineamenti del suo viso le guance scavate, un piccolo naso a patata e due occhi azzurri come il mare. Di fisico asciutto, nonostante la vita pressoché sedentaria, riusciva a mantenere il suo corpo in forma. Si spostò ricurvo con lenti movimenti, condizionato dai dolori alla schiena che lo tartassavano ad ogni risveglio. Poi stirò la colonna vertebrale, sbadigliò vistosamente lasciando vedere l’assenza di qualche molare nella dentatura che, nonostante l’età era ancora d’un bianco candido, ed andò ad aprire la porta, in un misto di seccatura e rabbia.

    - Oderisio, ragazzo mio, quante volte ti ho detto di non abbandonarti alla sconforto per ogni minima fesseria! Mi hai fatto venire un colpo a quest’ora del mattino! – Lo rimproverò l’Abate.

    - Mi scusi Abate Desiderio, ma questa volta non si tratta delle mie paure. Una catastrofe ha colpito la nostra Abbazia! – rispose in preda al panico il ragazzo.

    - E questa catastrofe non può aspettare a domani? – chiese con pazienza l’Abate.

    - Giudicate voi stesso. Seguitemi vi prego, tutti i Frati sono in subbuglio. – 

    - Che mi tocca sentire alla mia età, avete proprio deciso di liberavi di me! – 

    - Non siate così arrendevole, volete seguirmi o no? – 

    - Sì, sì, mi hai convinto, andiamo a vedere cosa ha tormentato il sonno di tutti noi a quest’ora del mattino! – 

    Così Desiderio si mise la cocolla di lana pesante, cioè l’abito monastico, poi indossò la tonaca bianca, (simbolo del suo ruolo candido di guida) stringendo il tutto con la cintura di pelle e infine si tirò su le calze per poi indossare le scarpe. Mentre Oderisio a intervalli regolari bussava alla porta per la felicità del suo superiore, che era costretto a sbraitare con rabbia per porre un freno all’esuberanza del ragazzo. 

    Nonostante l’impulsività fanciullesca era un bravo apprendista, dallo sguardo attento, con la voglia di imparare tutto, presto e subito. Per questo capitava spesso che facesse infinite domande su ogni suo dubbio, soverchiando le meningi dell’interlocutore con le sue continue perplessità culturali. Ma nonostante questo, Desiderio aveva intuito subito che con il passare degli anni quell’impudente moccioso, sarebbe sicuramente cresciuto spiritualmente, più che fisicamente. Infatti era molto astuto e intelligente, nonostante avesse un corpo minuto, un altezza medio-bassa e un fisico mingherlino, con degli splendidi capelli rossastri ondulati,  un viso tondo tempestato da lentiggini che racchiudeva un naso a patata e due occhi castani molto grandi in cui si rifletteva un universo di colori, ed ovviamente di domande.

    Dopo che Desiderio finì di vestirsi i due Frati si avviarono, uscendo dal dormitorio con le candele giallastre in mano costruite con cera d’api, e dirigendosi di buona lena in direzioni enigmatiche, tanto che l’Abate pensò ad un altro inutile allarmismo scatenato dal suo pupillo prediletto. Passarono il chiostro antistante la Basilica e si diressero diritti in Biblioteca.

    - Ti sembra questa l’ora di andare a leggere un libro Oderisio? – tuonò l’anziano. 

    - Abate, sarei stato molto felice se si fosse trattato solo di questo. – 

    Desiderio iniziò a preoccuparsi seriamente, tanto che un senso di smarrimento improvviso lo assalì totalmente all’ingresso della biblioteca.

    Cercò di mascherare  la sua preoccupazione, ma non sarebbe riuscito a frenare per troppo tempo quell’ansia di scoprire la causa che l’aveva fatto svegliare quella mattina così di soprassalto.

    Appena entrò in Biblioteca, dando una rapida occhiata a destra e a manca, trovò subito nel suo campo visivo la raccapricciante scena dipinta innanzi a lui. Come un quadro dell’orrore, all’improvviso, preso da conati di vomito e da un attacco di panico, sentì il cuore come balzargli in gola e sperò di trovarsi dentro a un incubo o nel delirio di qualcosa di irreale; ma presto si dovette rassegnare all’evidenza, e a quella macabra scena che non cambiava ogni volta che chiudeva e poi riapriva gli occhi.

    Istintivamente chinando il capo si fece il segno della croce e si fermò ad attendere; ma visto che non giunsero dalle finestre né luci, né fulmini, inspirò profondamente il boccone amaro che il buon Dio gli aveva riservato quel giorno.  

    Dunque rialzò gli occhi e con fermezza si diresse verso il luogo dell’orrore trovando nella fede la forza per superare quel dramma.

    Una scena raccapricciante, terribilmente cruda e disumana si dischiuse alla luce delle candele man mano che l’Abate si avvicinava e che le ombre si spostavano, così che i suoi grandi occhi azzurri increduli si rabbuiarono in un momento come quando il cielo azzurro passa dalla calma quiete a un improvviso e inaspettato temporale.

    Al centro della Biblioteca, tra i banchi di copiatura, un Frate, o per meglio dire, quel che rimaneva di un Frate, aveva il corpo chino in avanti sul piano d’appoggio. Un oggetto appuntito, apparentemente di natura metallica, simile a una spada ma dalla circonferenza conica, gli aveva trapassato da dietro il torace e aveva inchiodato il corpo del Frate al banco di lettura. Già ….., il corpo del Frate ….., ma non la testa, che gli era stata tranciata di netto e riposta sul piano del banco con lo sguardo rivolto verso il corpo, come per fare vedere al defunto l’orrenda mutilazione subita.

    Attorno a questa scena una decina di Frati attoniti, senza parole, assistevano a questa messa di Requiem contornata da uno sfondo orripilante. Nessuno osava avvicinarsi né proferire alcuna parola, rimanevano fermi come conchiglie nell’attesa che un’onda del mare li spazzasse via …..

    - Chi era il Frate assassinato? – Chiese con fatica l’Abate ai presenti dopo aver fatto nuovamente il segno della croce per quella povera anima orrendamente trucidata.

    - Abate, il suo nome era Lamberto, uno dei nostri migliori copisti di miniature. – Rispose una voce senza volto dal coro dei presenti.

    - Già … Nessuno di voi si è accorto dell’assenza del povero Lamberto a Compieta? Chi era il suo compagno nel dormitorio? – Cominciò a domandare con voce ansiosa l’Abate che dava a vedere senza maschere di essere seriamente preoccupato per l’accaduto.

    All’improvviso una voce baritona alle sue spalle interruppe quella serie di domande.

    - Abate, sono Frate Ventura. Stiamo già indagando per scoprire dettagli approfonditi, ma ancora non abbiamo risposte esaustive. – 

    - Che tutti i Frati si dispongano davanti a me! Devo parlare a questi pochi presenti. Subito! – ordinò Desiderio.

    Il brusìo che si protraeva dall’arrivo dell’Abate continuò per qualche minuto, ma allo stesso tempo ben presto riprese il sopravvento un preoccupante silenzio. I Frati, dai volti pallidi e allo stesso tempo impauriti seguirono senza discutere l’ordine della loro guida spirituale.

    - Quest’oggi, in questa Abbazia, sotto la mia autorevole guida rinata a nuovo splendore e prestigio, si è verificato un evento gravissimo. Noi, in qualità di custodi terreni di questo luogo di culto e preghiera, siamo tenuti a trovare i colpevoli e a punirli! Dunque è necessario che ognuno di voi impegni la propria memoria e cerchi di ricordare con nitidezza gli ultimi attimi di vita del nostro Fratello. Se qualcuno di voi dovesse venire a conoscenza di informazioni che riterrà utili per il risolvere questo atroce assassinio è tenuto a parlarne solo ed esclusivamente con me! Confido nella vostra buona fede e sincerità …. – E così dicendo chiuse la sua predica e si diresse verso il corpo esanime della vittima alla ricerca di risposte.

    - Abate, avete visto che avevo ragione questa volta? – gli rimproverò Oderisio.

    - Purtroppo sì. Finalmente hai compreso e hai imparato a scindere le cose importanti dalle sciocchezze. Adesso dovrai aiutarmi a risolvere questo orribile caso di omicidio e anche molto in fretta, prima che i Frati si abbandonino al

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