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Alla Patria, 365 Proverbi e modo di dire in una sola lettera.
Alla Patria, 365 Proverbi e modo di dire in una sola lettera.
Alla Patria, 365 Proverbi e modo di dire in una sola lettera.
Ebook91 pages1 hour

Alla Patria, 365 Proverbi e modo di dire in una sola lettera.

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L’Arsiccio Intronato, nel 1557, scrisse la lettera alla Gentilissima Madonna Persia (intendendo la sua patria) composta da 365 proverbi e modi di dire, saggio curioso della cultura proverbiale dell’epoca post-rinascimentale.
L’autore pur non essendo emerso come un grande scrittore è stato certamente un uomo che ha saputo impiegare la satira per difendere le sue idee soffrendo e pagando un prezzo non modico per la sua libertà di pensiero.
La presente riedizione è stata elaborata e digitalizzata sulla base dell'edizione del 1864 pubblicata in Napoli dalla Stamperia Ferrante, opera custodita presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
 
LanguageItaliano
PublisherLuigi Albano
Release dateApr 16, 2020
ISBN9788835808824
Alla Patria, 365 Proverbi e modo di dire in una sola lettera.

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    Alla Patria, 365 Proverbi e modo di dire in una sola lettera. - Arsiccio Intronato

    Copyright

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    Titolo: Alla Patria, 365 Proverbi e modo di dire in una sola lettera.

    Titolo originale: Lettera a Madonna Persia (anno 1557).

    Autore: Arsiccio Intronato

    Autore edizione digitale: Luigi Albano

    Linguaggio: Italiano

    © trascrizione ed elaborazione in digitale a cura di Luigi Albano

    © Cover: Luigi Albano

    Prima edizione digitale: Aprile 2020

    L’originale del libro in argomento ha sopravvissuto sufficientemente per non essere più protetto dai diritti di copyright che sono scaduti per diventare di pubblico dominio.

    La presente riedizione è stata elaborata e digitalizzata sulla base dell'edizione del 1864 pubblicata in Napoli dalla Stamperia Ferrante, opera custodita presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

    La realizzazione di questo e-book ha richiesto una lunga e complessa opera di revisione e assemblaggio dell'Optical Character Recognition, della relativa modifica dell'impaginazione nonché dell'inserimento della copertina, di titoli, delle tabelle dei contenuti ed altri elementi non presenti nell'opera originale, pertanto pur rimanendo l'opera originale di dominio pubblico, il testo di questa edizione nella elaborazione di cui sopra, è opera di ingegno e come tale tutelata dalle leggi sul copyright.

    Di conseguenza qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questa elaborazione digitale così come l'alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell'autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Note trascrittore

    Sono state mantenute in originale sia la composizione che l'ortografia/punteggiatura così come i modi di scrivere alternativi (es. Lepanto/Lèpanto chierici/cherici, e simili), rettificando senza annotazioni i minimi errori tipografici.

    L’opera, al fine di una lettura più esaustiva è stata suddivisa in due parti, la prima contenente esclusivamente la lettera dell’Arsiccio Intronato e la seconda contenente la lettera e le annotazioni per interpretare e rendere più chiaro il concetto dei proverbi.

    Al termine della presente opera, a cura dello scrivente è stata aggiunta una breve biografia dell’Arsiccio Intronato nonché un indice alfabetico dei proverbi e dei modi di dire.

    Se questo ebook non lo hai acquistato nonché se intendi condividerlo con un’altra persona, ti chiediamo cortesemente di scaricare una copia a pagamento per ciascuna delle persone a cui lo vuoi destinare e/o effettuare una donazione

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    A Madonna Persia (solo testo)

    GENTILISSIMA MADONNA

    Or che io sono al sicuro, mi voglio pur cavar questa maschera, e non intendo più far lo sciocco.

    Sorellina mia, voi vi sete ingannata a credere che quello Arsiccio, che faceva il balordo, fusse buono; egli era più falso, più cattivo e più malizioso che il diavolo dell'inferno; e sebbene faceva la gatta di Masino, egli aveva il pane in mano, e il rasoio alla cintola; e come colui che ha fatto d'ogni lana un peso, accennava in coppe e dava danari, cercando se avesse potuto pigliare due colombi a una fava.

    Ma la sorte volse che altri si levò prima di lui; perché come dice il proverbio: l’uomo propone e Dio dispone; egli si pensò d'andare a pascere, e andò ad arare; e però disse bene colui: i sogni non sono veri, e i disegni non riescono, e chi mal pensa mal dispensa, ed altri disse: mal abbia; e disse bene; perché è giusto, che chi cerca briga, la trovi a sua posta; e chi potendo stare, cade tra via, s'ei rompe il collo, suo danno.

    Ma il male non sta sempre dove si pone, che il mondo è tondo, e dopo la notte ne viene il giorno, e come si dice: ogni tempo viene a chi lo può aspettare, e a chi incresce pongasi a sedere; cosi farò io, né mi spaventa quel che si dice: che chi vive a speranza, muor cacando, che io ho pisciato sopra qualche nieve, e so oggimai quanti pani fanno una coppia, e quante paia fanno tre buoi, e conosco benissimo un bue fra cento persone o per dir meglio conosco i miei buoi; né mi credo ingannare, che, come sapete, più sa il matto in casa sua, che il savio in quella d'altrui; e basta.

    Ma potreste dire: tardi tornò Orlando: io vi rispondo: che il bene non fu mai tardi; e però ancor che la pietra sia caduta nel pozzo, e che io veda ch'egli è un zappare in acqua, o come dicono: gittar le fave al muro; e non si può sforzare il popone; ci bisogna poi che abbiamo tocco il culo alla cicala, ch'ella canti; e se bene egli è uno stuzzicare il formicaio, o un attizzare il fuoco, è non importa: quel che ha da essere conviene che sia; e chi nasce matto non guarisce mai: io son oca, e oca convien ch'io muoia; e se bene fo il cane dell'ortolano, pazienza; voi sapete che chi si contenta gode, ed io godo; poiché la casa brucia, e ch’io mi scalderò pur le mani; e se io darò nelle scartate, mio danno.

    Evvi peggio che morire? Costoro dicono: che il mutar costume, e il sopportare le corna per forza è al pari del morire; e però mi delibero di sborrare un tratto, e dire come il corso: se coglie, coglie, se non, mi gabba; e a chi tocca, tocchi.

    A me basta mostrare, che non son io quel che ha dato al cane, e poiché ho cattivi vicini, bisogna che io mi lodi da me stesso, se bene dicono; che chi si loda, s'imbroda.

    Basta che io possa dire, per voi moriimi e viddi chi mi pianse, e veggio per prova che l'allegrezze di questo mondo duran poco, e che tutto quello che riluce non è oro. Egli è mala cosa l'esser cattivo, ma egli è peggiore l'esser conosciuto

    E io confesso ch'io presi un granchio, e se non fu con due bocche, dicalo chi lo sa. Ma che profitta ravvedersi dopo il fatto, o tardare a pentirsi al capezzale?

    Chi ha tempo, non aspetti tempo, e pigli il bene quando viene, che il mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale, e l'ore non tornano addietro, che se la cosa si avesse a far due volte, l'asino sarebbe nostro.

    Ma voi sapete come dice: meglio è ravvedersi una volta che non mai; perché il peggior di tutti i peccati è l'ostinazione.

    Vengo dunque a far come colui, che perduti i buoi serra la stalla, e so ch'egli è un gittare il manico dietro la pala.

    Pur lo fo, acciocché non crediate che io dorma al fuoco, o me ne vada preso alle grida; ch'io non sono oggimai il fanciullo di mona Cimbella, e mostrerovvi che voi mi potete bene sforzare, ma non ingannare; che i gattucci hanno aperti gli occhi, né voglio che si possa dire, che mi sia stata venduta la lepre in sacco, né fatto credere che le lucciole sieno lanterne, ch'io non ho mangiato traveggole, e non si pensi nessuno di farmi calandrino, né farmi comprar la gatta per lepre, ch'ei s'ingannerebbe di grosso, perché, quando il lor diavol nacque, il mio andava alla banca, e si ingannano a partito a pensar di saperne tanto essi dormendo,

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