Bambini e (troppe) medicine 2° edizione: Difendersi dall'eccessiva medicalizzazione dei nostri figli
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Bambini e (troppe) medicine 2° edizione - Franco De Luca
bronchiti)".
I
LA TENDENZA ALLA MEDICALIZZAZIONE
Le più comuni malattie dell’infanzia non sono indice di cattiva salute, ovvero, perché è importante imparare a fidarsi del proprio buon senso
Durante la gravidanza i bambini ricevono dalla mamma, attraverso il cordone ombelicale, molti anticorpi che serviranno a proteggerli nelle prime fasi di vita dalle comuni malattie, in specie quelle delle prime vie respiratorie (faringiti, tracheiti, raffreddori, otiti, ecc.) e quelle intestinali (diarrea). Se il bambino è allattato la mamma continuerà a trasmettere, attraverso il suo latte, non solo gli anticorpi contro le malattie che essa stessa ha sofferto, ma anche quelli contro i virus e i batteri con cui viene a contatto nel periodo dell’allattamento, ad esempio l’influenza.
Terminato l’allattamento, il bambino deve cominciare a produrre gli anticorpi da solo. Il suo sistema immunitario è maturo e in grado di produrre anticorpi contro i microrganismi responsabili delle malattie più comuni (vie respiratorie, apparato gastrointestinale).
I sintomi caratteristici di queste malattie – la febbre, l’infiammazione, i dolori alla gola, alle orecchie, i dolori muscolari diffusi – sono tutti segni dell’attivazione di un sistema immunitario molto potente che non richiede, se non assai di rado, il sostegno di farmaci come gli antibiotici, che non agiscono contro i virus ma solo contro i batteri, oppure come i cortisonici che eliminano questi sintomi, ma nel contempo deprimono il sistema immunitario.
Sovente ho assistito bambini a cui erano stati prescritti cortisonici per aerosol per affrontare banali tracheiti con una semplice tosse secca e fastidiosa.
Questi bambini, dopo un apparente miglioramento per la scomparsa di quei sintomi indicatori dell’attivazione del sistema immunitario, manifestavano i sintomi più gravi di una broncopolmonite a causa della soppressione del sistema immunitario stesso.
Quando io ero bambino, parlo degli anni ’50, gli antibiotici erano già in commercio, ma il mio pediatra li prescriveva assai raramente, e solo se veramente necessari. La penicillina aveva contribuito a salvare molte vite combattendo gravi infezioni ritenute mortali fino alla sua scoperta; tuttavia nessun pediatra avrebbe usato un farmaco così potente contro malattie che, come insegnava l’esperienza fino ad allora acquisita, bambini ben nutriti e in buone condizioni di salute erano in grado di contrastare con la forza del proprio sistema immunitario.
Il calo della mortalità infantile nei paesi industrializzati negli ultimi 50 anni non è certo dovuto alla prescrizione di antibiotici e cortisonici nelle banali infiammazioni delle vie respiratorie, quanto piuttosto al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie della popolazione e al miglioramento dell’assistenza al parto e al neonato.
Ma allora perché oggi in Italia vengono prescritti tanti antibiotici ai bambini? Forse che bambini di oggi hanno un sistema immunitario meno efficiente di quello dei loro nonni? Oltre agli antibiotici, perché vengono prescritti tanti farmaci inutili?
Una ragione può essere il desiderio di giovare al bambino malato, vale a dire il desiderio dei genitori di trovare una rapida risposta nella Medicina alle sofferenze del bambino e il desiderio da parte del pediatra di soddisfare rapidamente le loro aspettative. Un’altra giustificazione potrebbe anche essere dovuta al fatto che i genitori, assillati da pressanti impegni di lavoro e di vita, hanno bisogno di risolvere rapidamente il problema
, per non rimanere bloccati dalla malattia del bambino. Questo purtroppo è un atteggiamento comune in molte situazioni, dal quale dovremmo liberarci nella consapevolezza che la natura ha bisogno dei suoi tempi e i processi di guarigione vanno assecondati e rispettati, mai forzati, se vogliamo che di vera guarigione si tratti; altrimenti operiamo solo sulla soppressione dei sintomi e crediamo così di aver superato il problema, ma quest’ultima non è priva di conseguenze dannose che possono manifestarsi subito o lentamente nel tempo e non essere attribuibili con immediatezza al farmaco somministrato.
Le nostre conoscenze sugli effetti a lungo termine di un uso inappropriato dei farmaci sul patrimonio ereditario, sulla riproduzione e sulla genesi del cancro sono molto scarse; correlativamente le case farmaceutiche hanno interesse a enfatizzarne i benefici minimizzandone i costi in termini di salute. Questo dovrebbe indurre molta cautela da parte dei pediatri a somministrare farmaci se non davvero indispensabili; al contrario, la facile somministrazione
rafforza nei genitori la convinzione che i loro figli siano deboli, di scarsa salute e che senza quei farmaci non ce la farebbero a guarire. Si conferma così la convinzione oggi diffusa che c’è sempre un farmaco pronto per ogni disturbo, sia esso fisico o psicologico. C’è sempre qualcuno capace di risolvere dall’esterno i nostri disagi, al di fuori del nostro controllo, in un processo di deresponsabilizzazione e di delega ad altri, per scarsa fiducia nelle nostre possibilità, nelle risorse energetiche del bambino e nei processi interni di guarigione messi a disposizione dalla natura.
Se un bambino ha difficoltà a dormire si chiederà al medico un farmaco per farlo dormire, se ci sembra che il bambino non mangi a sufficienza si chiederà il farmaco che fa venire l’appetito e se è nervoso, agitato, irrequieto o distratto si chiederà la medicina per curare
queste situazioni, senza mai cercare di capirne i motivi e senza riflettere su cosa il bambino ci sta comunicando con i suoi disturbi o con i suoi comportamenti.
Questo processo si definisce medicalizzazione
.
È un fenomeno assai diffuso nella nostra società che tende a delegare ad altri scelte e atti che devono riguardare prima di tutto l’individuo, in contrasto con quanto affermato da parte dell’Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1986 nella carta di Ottawa sulla promozione della salute che deve comprendere … L’accesso alle informazioni, le competenze necessarie alla vita, la possibilità di compiere scelte adeguate per quanto concerne la propria salute. Non è possibile conquistare il massimo potenziale di salute se non si è in grado di controllare tutto ciò che la determina…
Chi sta accanto al bambino tutto il giorno – i genitori, i nonni – di solito capisce quello che gli accade perché in grado di cogliere una serie di segnali fisici e comportamentali che indicano lo stato di salute o di malattia. Se le condizioni generali sono buone, se non appare abbattuto e si comporta normalmente, è improbabile che abbia bisogno di prendere delle medicine.
Anche di fronte a cambiamenti dello stato di salute, i genitori devono recuperare la loro capacità di non interferire con i normali processi di guarigione, processi molto spesso più efficaci e del tutto privi degli effetti collaterali di tanti farmaci impropriamente prescritti ai bambini. Esistono certo delle malattie infantili che richiedono un trattamento medico adeguato e addirittura l’ospedalizzazione, ma la maggior parte dei disturbi dell’infanzia può essere gestita da genitori fiduciosi del loro buon senso e delle loro capacità di accompagnare con semplici rimedi, privi di effetti collaterali, il processo di autoguarigione del