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La Spia Rinnegata: Dipartimento 89, #1
La Spia Rinnegata: Dipartimento 89, #1
La Spia Rinnegata: Dipartimento 89, #1
Ebook132 pages1 hour

La Spia Rinnegata: Dipartimento 89, #1

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About this ebook

Il Capitano Sophie Decker, del Servizio Segreto Tedesco, è nota perché non le piace giocare seguendo le regole. Questo le ha procurato molti nemici, specie nell'organizzazione dove lavora. Ma quando un informatore svela un complotto per uccidere la Cancelliera Tedesca, a Decker viene affidato l'incarico di proteggere la Cancelliera e far fuori l'assassino.

Sembra quella giusta per il lavoro, una che farà qualsiasi cosa per completare la propria missione. Ma la Decker non si è mai trovata a fronteggiare un avversario come Lo Scorpione. E' inarrestabile e senza scrupoli, un killer senza volto con una quasi prodigiosa abilità di sparire senza lasciare traccia. Sul suo cammino, solo una scia di cadaveri.

Sconfiggere lo Scorpione richiederà un lavoro di squadra, precisione e usare il sistema, tutte cose che la Decker non usa di solito. Ma questa volta, l'atteggiamento ribelle della Decker potrebbe costare la vita della Cancelliera.

LanguageItaliano
Release dateApr 12, 2020
ISBN9781071541180
La Spia Rinnegata: Dipartimento 89, #1

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    Book preview

    La Spia Rinnegata - Mark O'Neill

    Per Monika & Schlumpf – le mie muse

    CAPITOLO UNO

    Era la notte ideale per un assassinio.

    Fu il primo pensiero a passare nella mente del killer conosciuto come lo Scorpione, mentre stava entrando silenziosamente nella stanza scura di quell’appartamento diroccato, preso in affitto. Lasciò la borsa di tela nera pesante sul tappeto sporco. Sentiva i muscoli indolenziti, e allora cominciò a sciogliere le spalle e a ruotare lentamente il collo fino a far scomparire il dolore.

    Piegandosi, poi andò verso la finestra per guardare fuori. Le luci al neon del bordello, dall’altra parte della strada, si accendevano a ritmo, illuminando un poco l’appartamento.

    Ma lo Scorpione rimase nell’ombra. Non c’era ragione di preoccuparsi, non c’era alcuna possibilità che le guardie del corpo del bersaglio lo notassero, al quinto piano dove si era appostato. Le aveva sorvegliate per quasi una settimana e aveva rapidamente capito che si trattava di idioti inetti, assunti più per i muscoli che per il cervello.

    Ma lo Scorpione non era sopravvissuto fino a quel momento correndo rischi inutili. Per questo, era eccessivo per le cautele che prendeva, così come per il tempo che impiegava per preparare i lavori, prima di eseguirli.

    Si spogliò della sua costosa giacca di pelle nera e la piegò con cura, poggiandola al suo fianco, incurante dello sporco che copriva il pavimento. La meticolosità del processo serviva a calmarlo, prima di ogni lavoro, ogni azione aveva un posto importante nella sua mente. Ogni interruzione di questa sequenza lo avrebbe profondamente disturbato. La superstizione era una sua debolezza anche se detestava ammetterlo.

    Sotto la giacca era un uomo atletico pieno di muscoli. Aveva un mento affilato, un taglio corto ai capelli, la pelle tesa lungo il volto e la carnagione abbronzata marrone scura, grazie alla Legione Straniera Francese. Ma nessuno sapeva del suo servizio passato nella Legione. Così come nessuno conosceva il suo vero nome. Una volta lasciata la Legione, aveva fatto in modo che tutte le tracce della sua esistenza sparissero. Era rimasto nell’ombra, a vivere ai margini della società. Quelli nel suo campo che vivono delle esistenze di alto profilo, stanno pregando che qualcuno li arresti. E lo Scorpione non aveva alcun desiderio di fare quella fine.

    Aprì le serrature della valigetta e sollevò il coperchio, rivelando il fucile di precisione, riposto all’interno. Leggero e con una gittata di poco superiore a 700 metri, il malconcio fucile era sempre stato la sua arma preferita. Non lo aveva deluso nemmeno una volta, ed aveva viaggiato con lui in tutto il mondo. Aveva perso il conto di tutti i morti che era riuscito a fare con quell’arma.

    C’era qualcosa di sessuale nella maniera in cui lo teneva e lo esaminava minuziosamente. L’arma non si era mai inceppata e gli aveva salvato la vita in più di una occasione.

    Realizzò che stava perdendo del tempo prezioso con questi pensieri, e avvitò un silenziatore alla punta della canna, poi, metodicamente, cominciò a caricare la pistola con delle munizioni di grosso calibro.

    Mentre lo stava facendo, continuava a guardare fuori dalla finestra per assicurarsi che lì fuori tutto fosse come previsto. Una volta soddisfatto della sua arma, si avvicinò alla finestra e la aprì. Era venuto quello stesso giorno, prima, ad oliare i cardini, in modo che la cornice non scricchiolasse, e di conseguenza, aprì una piccola fessura senza alcun rumore. Lo Scorpione sorrise. Fino a quel punto, era andato tutto bene.

    La stanza era calda in maniera opprimente, e la brezza improvvisa che entrava da fuori diretta sulla sua faccia era molto piacevole. Cominciò a spostare il volto avanti e indietro verso la brezza affinché il sudore che si trovava sulla sua fronte cominciasse a evaporare. Poi con attenzione, lentamente, prese in mano la sua arma e, dopo aver controllato la strada ancora una volta, infilò la canna nella fessura della finestra aperta.

    Si appostò ad osservare attraverso il mirino, attivò la visione notturna e tutto quello che si trovava sulla strada all’improvviso divenne verde con un contrasto netto. Mosse lentamente il fucile per avere una visione completa dell’intera area. Di colpo il suo sguardo venne catturato da una luminescenza, e si accorse che nel vicolo vicino c’erano due uomini che stavano fumando, nascosti nell’ombra.

    All’inizio pensò che fossero dei clienti o semplicemente degli ubriachi in cerca di una scorciatoia per il prossimo bar. Poi realizzò che erano le guardie del corpo del suo bersaglio.

    Dilettanti, disse deridendoli. Con la loro smania di nicotina, avevano appena segnalato la loro posizione. Bene, la loro idiozia sarebbe diventato un suo vantaggio, visto che adesso sapeva esattamente dove stavano i mercenari.

    Riportò l’arma con il mirino in direzione dell’ingresso. La porta si aprì e subito lo Scorpione si mise in allerta, poggiando il dito sopra la sicura del grilletto. Ma, quando uscì un uomo, potè vedere che non era chi gli era stato ordinato di far fuori, si trattava invece un uomo d’affari ubriaco e sazio, dopo aver assaggiato gli illeciti piaceri dell carne, ed ora si stava dirigendo a casa a mentire alla moglie sui posti dove aveva passato la serata. Lo Scorpione fece un respiro profondo e lentamente spostò l’indice dal grilletto.

    Continuando a controllare la strada sottostante, pensò che, più a lungo rimaneva in attesa, più sarebbe stato possible che una delle guardie del corpo guardasse in alto, individuandolo. Ma poi si ricordò che la sua attesa non sarebbe stata ancora molto lunga, visto che il suo cliente stava per attirare la vittima nelle sue pazienti mani. Erano ambedue interessati a farlo velocemente, ed allora il cliente si era organizzato per dargli una bella spinta verso la porta.

    ––––––––

    L’Interpol aveva definito Vladimir Rostov come uno dei più grandi capi criminali d’Europa. Ma lui stesso preferiva considerarsi come un imprenditore aggressivo. I tentacoli del suo impero si stendevano su tutto il continente e ben all’interno della nazione russa.

    Droga, armi, donne, azzardo... praticamente era in mezzo a tutto quello che poteva generare un guadagno facile e veloce. Diavolo, per un prezzo adeguato, avrebbe potuto anche uccidere qualcuno. Non ci voleva molto per pugnalare qualcuno nella schiena o spingerlo di fronte ad una macchina in corsa. Ma l’unica cosa che non avrebbe mai fatto, era qualsiasi cosa fosse contraria agli interessi della Madre Russia. Qualsiasi cosa fosse, Rostov era comunque un patriota.

    Era sulla quarantina, abbondante, ma sembrava avesse almeno dieci anni di più. Quantità eccessive di vodka tendono a ridurre la gente così. Ma se ne fregava. Nel suo campo, c’era bisogno di qualcosa per calmarsi e rilassarsi. C’era della gente con cui aveva lavorato, che pippava droga con il naso, ma tutto quello di cui aveva bisogno era una bottiglia di buon alcool. Inoltre, nel suo giro, comunque si faceva fatica a diventare vecchi, prima di morire.

    Il suo telefono, in tasca, cominciò a vibrare. Lo prese e scosse la testa, vedendo il numero del chiamante, alla fine usò il bottone verde per ricevere la chiamata.

    Si? Perché diavolo mi chiami? Cosa vuoi?

    Dobbiamo vederci disse la voce dall’altro capo della chiamata, è urgente. Possiamo incontrarci adesso?

    Incontrarci? Ma perché dovrei parlare con te? Ho di meglio da fare. disse bruscamente, preparandosi a chiudere la chiamata.

    Aspetta! urlò la voce, c’è qualcuno ti sta derubando, l’ho trovato.

    Il fatto di esser derubato catturava sempre la sua attenzione. Se c’era qualcosa che non gli piaceva, era che altri rubassero i suoi soldi. Non lo trovava ironico, visto che lui stesso, i soldi, li aveva prima rubati a qualcun altro.

    Lentamente riportò il telefono all’orecchio.

    Bene, probabilmente sto perdendo del tempo, ma sentiamo. Hai solleticato il mio interesse. Continua.

    Non al telefono. È troppo rischioso. Ci vediamo fuori dall’hotel Adlon in 30 minuti. Parleremo in macchina da te, sedile dietro.

    Rostov levò gli occhi al cielo, contò in silenzio fino a tre, poi sospirando: D’accordo, ma se questa è una perdita di tempo, metterò la tua testa in cima ad un palo di metallo arrugginito. Chiaro?

    30 minuti disse l’altro uomo, riattaccando.

    Rostov bestemmiò sottovoce. Fuori c’era un freddo dannato e non aveva alcuna voglia di andare dall’altra parte della città solo per incontrare quella sanguisuga. Ma, se sul serio lo stavano derubando, doveva assolutamente sapere chi era il colpevole.

    Fece un segno alla guardia del corpo che stava all’ingresso.

    Chiama la macchina, devo trovarmi con qualcuno all’Adlon.

    ––––––––

    Lo Scorpione, pazientemente, stava in attesa. Ed alla fine la sua pazienza venne premiata

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