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Il Regno di Mezzo: Due fratelli: Il Regno di Mezzo, #2
Il Regno di Mezzo: Due fratelli: Il Regno di Mezzo, #2
Il Regno di Mezzo: Due fratelli: Il Regno di Mezzo, #2
Ebook310 pages4 hours

Il Regno di Mezzo: Due fratelli: Il Regno di Mezzo, #2

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About this ebook

Will Galvan non è più un pivello nel Regno. In effeti, non è più Will Galvan. Riemerso come Azure ed ancora incerto sulla propria classe, il nuovo eroe è pronto ad affrontare l'origine della maledizione di Crescent Island a testa alta. Ma lui non sa che le decisioni all'interno del gioco potrebbero avere delle conseguenze nel mondo reale, fino ad includere la morte.

E, cosa ancora più importante, il mistero di Uden verrà svelato. È uno dei buoni? Uno dei cattivi? O uno dei buoni che si dà il caso sia anche un idiota? Continua a leggere per scoprirlo.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateApr 12, 2020
ISBN9781071540893
Il Regno di Mezzo: Due fratelli: Il Regno di Mezzo, #2

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    Il Regno di Mezzo - Phoenix Grey

    PROLOGO

    TERRA—8 settembre 2057

    Era un suono orribile. Il suono che nessun genitore vorrebbe mai sentire quando siede in un ospedale, stringendo la mano del proprio figlio privo di sensi.

    Linea piatta.

    Un lungo segnale acustico che significa che è tutto finito. Che le ore passate sperando e pregando sono state vane. Che qualunque cosa la Radical Interactive stesse facendo a suo figlio ha fallito.

    Si diffuse il panico. Entrambi i genitori fissarono Will in completo shock. La signora Galvan aveva già iniziato a cantilenare la parola no. Lo sguardo del padre di Will si spostava continuamente dal corpo di suo figlio alla macchina che segnalava la sua morte. Non poteva essere vero.

    La sofferenza riempì la stanza come un gas nocivo, soffocando la coppia devastata. Il signor Galvan era un uomo di poche emozioni, ma questo era semplicemente troppo. Nonostante non ci fossero stati segni di un imminente risveglio di Will nei diciannove giorni che aveva passato in ospedale, non c’erano stati neanche peggioramenti nella sua salute. Tutto questo non aveva senso. Era troppo improvviso.

    Entrò un’infermiera, la vista che si trovò di fronte la obbligò a fermarsi, si portò una mano al petto in solidarietà. Le sue labbra si aprirono per parlare, quindi cambiò idea ed uscì dalla stanza. Qualche minuto più tardi, fece ritorno con il dottore e Michael Coleman al suo fianco. Il dottore si mosse immediatamente per fare le condoglianze, quindi controllò le apparecchiature prima di pronunciare l’ora del decesso.

    Il signor Coleman, il Direttore Medico del Progetto Il Regno della Radical Interactive, non riusciva a dimostrare compassione. Non era ferrato nella gestione di famiglie in lutto, nonostante avesse già affrontato situazioni simili dozzine di volte. Il Regno era ben lungi dall’essere perfetto. La maggior parte delle volte, i partecipanti non sopravvivevano. Ma andava contro la politica aziendale dirlo ai genitori e ai coniugi. Era già abbastanza brutto che sapessero che questo era un esperimento.

    Un altro fallimento, pensò, ma non era in grado di capire se stesse provando delusione o rimorso. Senza dubbio, Will sarebbe morto molto tempo prima se non l’avessero messo nel Regno. L’impianto che conteneva il gioco aveva stimolato aree del suo cervello che altrimenti sarebbero rimaste inattive nel suo stato di incoscienza.

    Ma la Radical Interactive non stava semplicemente tentando di conseguire un miracolo della medicina. Dopo aver sofferto critiche davvero aspre per l’iniziale lancio fallimentare de Il Regno, avevano deciso di contrattaccare con un gioco il cui avanzamento tecnologico fosse avanti anni luce. Un livello di immersione psicologica così intenso che il giocatore non era più in grado di comprendere se il mondo fosse vero oppure no. Quello richiedeva l’attingimento a parti del cervello in cui nessun’altra compagnia di videogiochi aveva osato avventurarsi prima a causa dell’alto rischio di danni. Nessuno avrebbe osato testare queste cose su un essere umano in salute...anche se si fosse offerto volontario. Ma uno che era già praticamente morto—bè, questo eliminava molti ostacoli burocratici. Se il giocatore fosse sopravvissuto, sarebbe stato un miracolo ed un successo. Ma se fosse morto, che importanza aveva? Era già sacrificabile. Forse era per quello che era così difficile per Michael considerare queste persone come persone, ormai. Probabilmente, senza di loro, sarebbe già morto da tempo. Ora, era semplicemente una cavia.

    Che cosa è successo? È stato bene per tutto questo tempo, chiese il signor Galvan, chiaramente sconvolto.

    Non lo so. Queste cose semplicemente capitano, a volte, mentì il signor Coleman.

    Come poteva dire a quell’uomo che suo figlio era stata ucciso da un demone? Avrebbe suscitato indignazione e più domande di quante il signor Coleman sentiva di poter gestire. Ad essere onesti la causa iniziale del coma di Will, il colpo alla tempia contro lo spigolo di un bancone della cucina, sarebbe stato un modo molto migliore in cui andarsene. Se non vedi la morte sopraggiungere, non puoi davvero averne paura.

    Nessuno vuole sentirsi dire che il proprio figlio ha provato terrore puro prima di incontrare la propria morte. E sebbene non fossero la cosa più spaventosa che la Radical Interactive avesse creato per Il Regno, i demoni si trovavano abbastanza in alto in quella lista.

    Non appena l’infermiera era arrivata per informarlo che Will era andato in arresto cardiaco, il signor Coleman aveva telefonato al suo team visivo alla Radical Interactive—le persone che monitoravano i video in tempo reale trasmessi dall’impianto. L’informazione sulla morte di William Galvan sarebbe poi stata trasmessa a diversi dipartimenti alla Radical Interactive. Il dipartimento di sviluppo avrebbe iniziato a ritoccare leggermente il gioco per aumentare la capacità di sopravvivenza, mentre il team medico avrebbe analizzato i picchi nell’attività cerebrale di Will per provare ad isolare la vera causa della morte. Ogni giocatore morto aveva un fine nella modifica del gioco.

    Il dottore sollevò il suo comp da polso e lo toccò per accedere al file di William. L’ora del decesso risale precisamente alle 9 in punto di questa mattina.

    La signora Galvan gridò all’annuncio.

    L’infermiera si avvicinò per spegnere le macchine, i suoi occhi fissi sul corpo senza vita per evitare di guardare i genitori in lutto. La morte era una cosa sgradevole per tutti quelli coinvolti.

    Proprio quando il suo dito stava per toccare il bottone che avrebbe spento l’insopportabile segnale acustico, William Galvan inalò un respiro con tanta forza che il suo petto si gonfiò e il suo corpo si scosse. L’intera stanza sembrò saltare alla vista inaspettata di un cadavere che tornava improvvisamente in vita. Quindi Will iniziò a tossire. Violentemente. Le macchine suonavano, il suo battito cardiaco era criticamente accelerato. Non avevano mai visto così tanta attività in lui da quando era stato portato lì.

    Il dottore raggiunse Will di corsa, afferrò lo stetoscopio da intorno al proprio collo ed iniziò ad auscultare il petto di Will. Sembra che stia soffocando con dell’acqua, disse.

    Tutto quello che potevano fare era restare a guardare ed attendere che Will si stabilizzasse o ritornasse nel nulla.

    Will, tesoro. Sono qui, la signora Galvan disse a suo figlio stringendogli una mano, in piedi di fianco al letto, allontanandogli i capelli dal volto. Siamo qui. Spostò il suo sguardo su suo marito, i suoi occhi azzurro chiaro illuminati dalla speranza.

    Il comp da polso del signor Coleman ronzò. Raggiunse un angolo della stanza per rispondere alla telefonata. All’altro capo della linea c’era il Supervisore Visivo di Will. Si scambiarono qualche parola, quindi il signor Coleman terminò la chiamata, un sorriso che si allargava sul suo volto.

    Quando si voltò e guardò verso il letto d’ospedale, vide che il signor Galvan stava camminando verso di lui. Per qualcuno che aveva appena riavuto suo figlio, non sembrava felice. Se il signor Coleman fosse stato un uomo più piccolo, avrebbe potuto sentirsi intimidito, ma era stato ben addestrato a gestire ostili membri di famiglia. Era solo una parte del lavoro.

    Cosa gli sta accadendo? Che cosa hai fatto? la voce del signor Galvan era quasi accusatoria.

    Il signor Coleman gli diede una pacca sulla spalla, lanciando un’occhiata verso Will. Io non ho fatto nulla. Sembra che la storia di William non sia ancora terminata.

    CAPITOLO UNO

    IL REGNO—Giorno 28

    C’è una cosa a cui sto pensando da un po’. Era una conversazione imbarazzante. Una conversazione che avrebbe probabilmente portato ad una discussione, ed era per quello che era stato essenziale attendere che Lonnell si fosse addormentato.

    Si erano appena dati il cambio per il turno di guardia. Azure aveva fatto in modo che il suo turno capitasse dopo quello di Lonnell. In quel modo, Lonnell sarebbe stato ancora addormentato quando fosse giunto il momento di affrontare Uden.

    Una parte di sé si chiedeva se valesse la pena parlarne dato che erano tutti stressati all’idea di dover affrontare un nemico così terrificante come il demone. Ma non c’era niente di più stupido che vagare in una caverna buia con qualcuno che era segretamente tuo nemico. Era difficile per Azure credere che le cose stessero così, però. Forse al mezzo-folletto non importava un cazzo se Azure fosse morto, ma gli importava di suo fratello.

    Che succede? chiese Uden stiracchiandosi. Senza dubbio, il mezzo-folletto era più riposato di Azure. Lui e suo fratello erano riusciti a dormire per sei ore filate, mentre il sonno di Azure era stato interrotto nel mezzo perché aveva preso il turno centrale. Era il turno che non voleva mai nessuno. Un qualcosa che rotavano spesso per amore della correttezza.

    Quando i goblin mi hanno imprigionato e mi muovevo per il loro accampamento, ho notato qualcosa. Non esisteva un modo delicato con cui affrontare il discorso, senza sembrare accusatorio. Ti ricordi il cuoco del campo goblin? Quello con i segni di morsi sulla clavicola. Era fuggito durante il nostro attacco, e tu avresti dovuto inseguirlo ed ucciderlo.

    Sì? Uden trascinò la parola, spostando il suo peso. E quindi?

    Si trovava all’accampamento, gli disse Azure con tutta la sicurezza che riuscì a trovare. Il che significa che non l’hai ucciso. Il che significa che hai mentito, disse acutamente.

    Il mezzo-folletto sbuffò e sollevò gli occhi al cielo. Pensi davvero che sarei stato tanto stupido da lasciarlo in vita? Ti ho detto che gli ho dato la caccia, e l’ho fatto. Qualunque goblin hai visto all’accampamento non era lo stesso. Allontanò con un gesto della mano la dichiarazione di Azure.

    Azure inarcò un sopracciglio, affatto disposto a lasciar cadere l’argomento. Sono sicuro praticamente al 99% che fosse lo stesso goblin. Non ho visto nessun altro goblin con segni di morsi sul collo.

    Allora non hai guardato bene, insisté Uden. Io ne ho visti molti.

    Che erano anche cuochi? incalzò lui.

    L’intero corpo del mezzo-folletto si imbronciò, infastidito. Sei solo determinato a non volerti fidare di me. Perché avrei dovuto lasciarlo andare se sapevo che sarebbe andato ad avvertire gli altri? Quello avrebbe messo anche me in pericolo, e a me non piace essere in pericolo.

    Quella era una dichiarazione ridicola considerato in quanti guai Uden avesse cacciato tutti loro allestendo un attacco a sorpresa all’accampamento goblin quando erano chiaramente in inferiorità numerica. Sembrava che il mezzo-folletto non facesse altro che andare in cerca di emozioni forti. 

    Dimmelo tu, Azure incrociò le braccia.

    Uden sbuffò. Stai cercando di dire che sono in qualche modo in combutta con i goblin?

    Non è questo che sto dicendo. Non sto cosa stia succedendo. So soltanto che lo stesso goblin che si trovava al campo era anche all’accampamento, e che tu hai mentito e hai detto di averlo ucciso. Se smettessi di mentire e mi spiegassi come stanno le cose, allora forse potrei comprendere.

    Non c’è niente da spiegare. Il mezzo-folletto sollevò le braccia per la frustrazione. Ho detto che ho ucciso il goblin. Ho ucciso il goblin. Mi dispiace che i tuoi occhi ti abbiano ingannato. Non so cos’altro vorresti che ti dicessi, ma questa conversazione sta iniziando a farmi incazzare. Uden si sedette pesantemente vicino al fuoco, la mascella tesa per lo stress.

    Azure sospirò. Sapeva che avrebbero litigato, ma non si era aspettato di non ottenere nulla. Per un brevissimo momento, Azure si chiese se Uden stesse dicendo la verità—se si fosse semplicemente immaginato tutto. Ma poi allontanò il pensiero. Era lo stesso goblin. Sapeva che era così. Doveva esserci un motivo per cui Uden stesse mentendo. Forse era imbarazzato dal suo fallimento e non aveva voluto che Lonnell lo venisse a sapere.

    Però... Uccidere quel goblin era stato un compito importante. Non solo per loro, ma per la sicurezza di Cragbell e dei genitori di Uden. Era difficile immaginare che non avrebbe fatto tutto il possibile per trovare ed uccidere quel goblin, a meno che non avesse un secondo fine.

    Vai a dormire, gli disse il mezzo-folletto, rivolgendo ad Azure uno sguardo che suggeriva che forse avrebbe dovuto dormire con un occhio aperto quella notte. Ci manca ancora un intero giorno di cammino prima di raggiungere la caverna. Non ci servirai a molto se non sei riposato.

    Azure si era quasi aspettato che una notifica gli riferisse che il livello della sua relazione con Uden era crollato. In quel momento non erano sicuramente in buoni rapporti, e lui si sentiva a disagio in presenza del mezzo-folletto. Forse i punti andavano soltanto in una direzione. Se Uden non era un PNG, avrebbe sicuramente ricevuto una notifica da parte sua.

    Devo fidarmi di lui, si disse Azure mettendosi a dormire. Quando ci troveremo in quella caverna con l’Oscuro, la mia sicurezza sarà parzialmente nelle sue mani. Mentre chiudeva gli occhi per addormentarsi, si chiese se si stesse comportando ingenuamente.

    Senza alcuna sorpresa, il sonno non giunse facilmente. Per la maggior parte di ciò che era rimasto della notte, Azure si girò e rigirò, ripensando a ciò che era successo quando lui e il mezzo-folletto erano andati in cerca dell’Oscuro. Il modo in cui Uden aveva insistito che non stessero girando in tondo quando era ovvio che fosse così. Come aveva suggerito di dividersi quando avevano trovato i tre goblin. Ma soprattutto, cercò di far combaciare il cuoco dal campo con il cuoco dell’accampamento.

    Indubbiamente, Azure non era la persona più attenta. Non riusciva neanche a contare il numero di volte che Sheila aveva cambiato pettinatura senza che lui se ne accorgesse. Ma Azure ricordava di certo la ramanzina che aveva ricevuto dopo ogni avvenimento. Uno potrebbe pensare che quello lo avesse reso un osservatore più attento, ma sembrava essere selettivo riguardo a quelli che lui considerava piccoli dettagli.

    Forse si era sbagliato. Forse era un goblin differente. Ma quante probabilità c’erano?

    Il mattino giunse troppo presto. Ad Azure sembrava di aver appena chiuso gli occhi, quindi c’era qualcuno che lo svegliava scuotendolo. Il suo corpo gli sembrava particolarmente pesante a causa della mancanza di sonno, ma quello non aveva mai impedito loro di andare avanti.

    Ora che erano nuovamente un’unica squadra, Uden non si comportava nel suo solito modo pigro. Guardò appena Azure mentre facevano colazione, prima di mettersi in cammino nella foresta, chiaramente ancora irritato per le accuse della notte appena trascorsa.

    Dopo aver viaggiato insieme per così tanto tempo, il silenzio fra loro era diventato una cosa normale e naturale. Oggi era carico di tensione, però. Perlomeno, da parte di Azure. Voleva ancora parlare del goblin, ma cos’altro c’era da dire? Uden avrebbe semplicemente continuato a negarlo. Probabilmente Lonnell sarebbe stato dalla parte di suo fratello. Quindi sarebbero stati tutti arrabbiati. Inoltre, discutere ora che erano già entrati nel territorio dei goblin non era assolutamente una buona idea. Era meglio lasciar cadere semplicemente l’argomento e sperare che il mezzo-folletto non stesse mentendo.

    Per quando raggiunsero il fiume che conduceva alla caverna del demone, Azure aveva portato le sue abilità di Tiro con l’Arco e Furtività al livello 3 grazie a tutte le volte che era andato a caccia durante il loro viaggio. Sebbene aumentare il livello del Tiro con l’Arco non gli aveva fatto guadagnare un bonus, aveva ottenuto un bonus danno del 3% per la Furtività. Ora aveva capito che il bonus aumentava di un punto per ogni aumento di livello. O almeno credeva che funzionasse così.

    La sua paura del demone era calata quasi completamente, sebbene Azure non stesse certamente attendendo con trepidazione di rivederlo. Avere i suoi amici al suo fianco lo aiutava a tenera a bada il timore. L’unione fa la forza, e sapeva che non sarebbe stato l’unico obiettivo della creatura una volta che l’avessero finalmente incontrata.

    Si ritrovarono al fiume nel punto della riva in cui Azure era stato trascinato dall’acqua ed iniziarono l’ardua risalita a monte. Fu sorpreso di scoprire che distasse appena un quarto di miglio dalla cascata nella quale era caduto dopo essere riuscito a sfuggire a l’Oscuro. Azure non era stato trascinato molto lontano. In effetti, era finito così vicino che il demone non ci avrebbe impiegato molto a dargli la caccia. Quello significava che la creatura non si era neanche presa la briga di provarci.

    Forse funzionava come in altri videogiochi ai quali aveva giocato, dove se ti allontani dal raggio d’azione del boss, quello smette di cercarti. Sebbene ne fosse ovviamente grato, gli sembrava un concetto arcaico. L’Oscuro aveva viaggiato molto più lontano per raggiungere l’accampamento goblin e recuperarlo. Sarebbe stato uno sforzo assai minore seguire il fiume. Ma forse aveva semplicemente dato per scontato che fosse stato trascinato più a valle dalla corrente, o forse che la cascata l’avesse ucciso e quindi non valesse più la pena inseguirlo. Esso aveva bisogno di un sacrificio vivo, d’altronde.

    Deviarono dalla cascata in cerca di un punto meno ripido da scalare per raggiungere la caverna nella quale risiedeva il demone, per riunirsi al fiume una volta che fossero saliti. Non passò molto tempo prima che i tre compagni trovassero la piccola insenatura che rivelava l’entrata della caverna. Lonnell si fermò ed indietreggiò immediatamente, ed Uden gli andò a sbattere contro.

    Cosa c’è? sussurrò il mezzo-folletto.

    Goblin, disse loro Lonnell.

    Quella era diventata una parola familiare che faceva aumentare sia l’eccitazione che l’ansia in Azure. Quanti?

    Due all’ingresso della grotta, di guardia. Entrambi guerrieri.

    Ti hanno visto? la mano di Uden si stava già muovendo verso il suo pugnale.

    Non ne sono sicuro, ma non credo. Lonnell indietreggiò ancora di qualche metro, prima di fermarsi ed afferrare il proprio bastone.

    Hai avuto tempo di Analizzarli?

    No. Scosse la testa. Ma sono grossi.

    Rimasero lì in piedi, in completo silenzio, per diversi secondi, cercando di sentire il rumore di passi in avvicinamento sopra al rumore del fiume impetuoso che faceva da sfondo. Il cuore di Azure gli martellava nel petto, l’adrenalina scorreva veloce dentro di lui mentre sfoderava attentamente la propria spada. Era inquietante non conoscere la forza dei propri nemici. Il desiderio di sbirciare oltre l’insenatura era grande, ma Azure sapeva bene, dal suo primo viaggio lì con il demone, che non c’era molto dietro cui nascondersi. Sarebbe stato un colpo di fortuna se i goblin non l’avessero visto.

    I minuti sembravano ore mentre attendevano che la battaglia venisse da loro, ma non accadde. Senza voltarsi dalla direzione della grotta, Lonnell fece loro segno di continuare a ritirarsi. Restarono in guardia mentre indietreggiavano verso valle, prima di riunirsi per discutere un piano d’azione.

    Probabilmente saranno forti, commentò Uden. Il demone si aspettava il nostro arrivo.

    Quello è piuttosto ovvio, rispose Azure infastidito.

    Se non ci hanno visti, abbiamo l’opportunità di Analizzarli prima di affrontarli, disse Lonnell.

    Ma soltanto un attimo prima di attaccarli, indicò il mezzo-folletto.

    Ad ogni modo, siamo in tre contro due, ed abbiamo armi a distanza. Da quello che sono riuscito a vedere, loro non ne hanno. Dovremmo farcela, li rassicurò Lonnell.

    Andrò io per primo con il mio arco, dato che ha la portata maggiore. Quando si avvicinano, Uden può attaccarli con i suoi pugnali da lancio. Lonnell, tu puoi intervenire quando sono a distanza ravvicinata. Se per allora non ne avremo ucciso neanche uno, dovrebbero essere almeno indeboliti, suggerì Azure.

    Mi sembra un ottimo piano. Lonnell annuì prima di lanciare un’occhiata a suo fratello.

    Non sentirai alcuna lamentela da parte mia. Uden sollevò le mani in segno di resa. Era come se pensasse che loro si fossero aspettati un’obiezione. In un certo senso, per Azure era così. Il mezzo-folletto si era dimostrato soltanto pieno di decisioni stupide e della necessità di prendere il controllo durante le ultime settimane. Sperava soltanto che questa volta si sarebbe attenuto al piano.

    Siete pronti, ragazzi? Lonnell fece un respiro profondo.

    Sono nato pronto. Uden si rigirò un coltello da lancio in mano, un ghigno assetato di sangue che gli si allargava sul volto.

    Tutto questo ti piace davvero troppo, Azure lo guardò con un sopracciglio sollevato.

    Forza, vai. Stiamo aspettando te. Uden gli fece segno impazientemente di sollevare l’arco.

    A quanti metri di distanza sono, secondo te? chiese Azure incoccando una freccia.

    Circa un centinaio di metri, lo informò Lonnell.

    Dovrò avvicinarmi se voglio colpirli in maniera incisiva, disse più fra sé che agli altri. Quello significava che i goblin avrebbero avuto l’occasione di muoverglisi contro, diminuendo un po’ la distanza.

    Ce la possiamo fare, fratello. Lonnell gli diede una pacca sulla spalla.

    Smetti di perdere tempo. Non abbiamo tutto il giorno. Uden batté il piede a terra con impazienza.

    Azure lanciò una sprezzante occhiata di sbieco al mezzo-folletto prima di dirigersi verso la caverna. I suoi passi erano affrettati per l’impellenza di portare a termine l’opera, ma sapeva di non poter lasciare che l’adrenalina prendesse il sopravvento. Doveva pensare strategicamente perché aveva una quantità limitata di frecce e non sapeva da quanti livelli fossero composte le segrete.

    Era una cosa di cui avevano discusso a lungo durante il loro viaggio. Lonnell gli aveva detto che le segrete potevano scendere fino a dieci livelli. I boss più forti avevano sempre dieci livelli. I boss più deboli potevano averne di meno, ma non era infrequente che anche loro ne avessero dieci, semplicemente c’erano mostri meno potenti lungo la strada. Davvero, era un salto nel buio. Non c’era modo di saperlo finché non si scendeva.

    Azure aveva usato tutte le frecce in bronzo in più che Lonnell si era portato andando a caccia. Ora, gli restavano solamente le quindici Frecce di Bronzo di Magia Bianca Minore. Se le avesse suddivise per livello, poteva permettersi di usarne soltanto una o due per ciascuno. All’interno della caverna, il modo più efficace di combattere sarebbe probabilmente stato quello a distanza ravvicinata. Voleva conservare almeno cinque frecce per l’Oscuro. Per questo compito specifico dell’eliminazione delle guardie goblin, aveva bisogno di usare l’arco. Lo addolorava dover usare le frecce magiche su dei nemici dai quali non avrebbe guadagnato dei bonus, ma non c’era altra scelta. A ben vedere, avrebbe dovuto lasciare che fosse Uden ad occuparsi almeno un po’ della caccia, invece di essere così ossessionato dal desiderio di aumentare il proprio livello. Aveva percepito un po’ d’ansia quando si era trovato quasi a corto di frecce normali. Ma non si era neanche immaginato che avrebbero incontrato dei goblin all’esterno dell’entrata della caverna ad attenderli.

    Azure aggirò l’insenatura, muovendosi velocemente mentre sollevava l’arco. I goblin lo individuarono immediatamente, uno sguainando una lunga spada e l’altro raddrizzandosi e stringendo l’alabarda che stava usando come appoggio.

    Lonnell aveva ragione. I goblin erano grossi. Li Analizzò

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