Ubi Mytistraton fuit, Mistretta manet
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Ubi Mytistraton fuit, Mistretta manet - Filippo Giordano
633/1941.
Alcune considerazioni sull’ubicazione dell’antica ΜΥΤΙΣΤΡΑΤΟΝ
La questione dell’identificazione dell’antico centro di Μυτίστρατον, ha diviso da sempre le opinioni degli studiosi e dei ricercatori, in quanto non esistono delle prove incontrovertibili di una sua possibile ubicazione nel sito dove oggi sorge il moderno centro di Mistretta.
Alcuni studiosi, soprattutto in tempi recenti, hanno puntato la loro attenzione sulla tematica inerente la toponomastica. È noto, infatti, come molti autori della classicità citino spesse volte nelle loro opere i nomi di Άμήστρατος e Μυτίστρατον, appellativi che in effetti sembrano richiamare il toponimo dell’attuale centro.
Cicerone, nelle sue Verrine, colloca Άμήστρατος vicino al centro di Καλὴ Άκτή e testimonia chiaramente come i Calactini avessero l’obbligo di versare le decime agli Amestratini: «Agli abitanti di Calatte, perché ordinasti, nel terzo anno del tuo governo, di consegnare all’esattore Marco Cesio, ad Amestrato, le decime del loro territorio, che solitamente consegnavano a Calatte? non lo avevano mai fatto prima del tuo governo, e tu stesso, nei due anni precedenti, non avevi stabilito tale disposizione»¹.
La testimonianza di Marco Tullio Cicerone e i ritrovamenti di alcune monete con la leggenda ΑΜΗΣΤΡΑΤΙΝΩΝ nei pressi del castello di Mistretta, hanno convinto gli studiosi sull’ubicazione dell’antica Άμήστρατος nel sito che ospita l’odierna città².
Inoltre, questa città prese parte ad un’importante symmachia (alleanza di tipo militare), che coinvolse altri tre centri vicini: Alesa, Herbita e Calacte³.
Tuttavia, se da una parte la questione dell’ubicazione di Άμήστρατος sembra risolta, resta ancora da chiarire tutta la problematica relativa all’identificazione di Μυτίστρατον con il sito dell’odierna Mistretta.
La città si trova adagiata sul fianco di un alto colle circondato da due valli, posto a circa mille metri sul livello del mare; quindi in una posizione assolutamente strategica. Non è un caso, infatti, che il sito sia stato occupato fin dai tempi più remoti.
La prima notizia su Μυτίστρατον, sembra essere stata riportata dallo storico greco Lico di Reggio, autore vissuto tra il IV e il III secolo a. C., di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti delle sue opere sulla Libia e sulla Sicilia.
In un frammento citato da Karl Müller nella sua raccolta intitolata Fragmenta Historicorum Graecorum, si accenna all’esistenza nell’antico centro, di una fonte simile all’olio: «Nel territorio dei Sicani, una fonte trasporta aceto del quale si servono per le vivande, e un’altra in Mitistrato, simile all’olio sgorga; e questo nelle lucerne si brucia, e può i gonfiori e la scabbia guarire e viene denominato Mutistratio»⁴.
Nella seconda metà del XIX secolo, Adolfo Holm, nella sua Storia della Sicilia nell’antichità, aveva associato questo stesso luogo all’antico centro di Μυτίστρατον: «Più entro terra era Amestrato o Mitistrato se, come io non dubito, questi due nomi denotano lo stesso luogo, luogo non privo d’importanza, sebbene lo si trovi qualche volta chiamato Castello o piccola città; è la attuale Mistretta, che sorge in mezzo ai monti, vicino al fiume Reitano»⁵.
Solo in un secondo tempo, a causa del ritrovamento di alcune monete presso Monte Castellazzo di Marianopoli⁶, in cui viene riportato l’etnico ΜΥΤΙΣΤΡΑΤΙΝΩΝ, lo storico cambiò opinione, collocando proprio in questo sito la città di Μυτίστρατον.
Le fonti ci dicono che Μυτίστρατον fu assediata dai Romani nel 261 a.C., con lo scopo di liberare le coste settentrionali della Sicilia dalla presenza cartaginese. Pare che la città abbia resistito all’assedio per ben sette mesi, finché i Romani, dopo aver perso numerosi soldati, desistettero dal loro intento⁷.
Tuttavia, già nel 259 a.C., Aquilio Florio riprese ad invadere la roccaforte ancora con più forza. Ciò nonostante, quest’ultima fu presa solamente nel 258 dalle truppe di A. Attilio Calatino⁸.
Stando alle fonti, alla conquista della città seguirono i saccheggi e le distruzioni, e i suoi abitanti furono venduti come schiavi⁹.
Perché i Romani impiegarono così tanto tempo per piegare la fiera resistenza dei Mitistratini?
Una risposta potrebbe essere ricercata nelle caratteristiche geomorfologiche del sito dove sorgeva la vetusta Μυτίστρατον.
A tal proposito, un dibattito ancora molto attuale, vede contrapposte due opinioni, infatti, secondo alcuni, la collina dove si erge il castello di Mistretta con i suoi versanti molto ripidi, sarebbe da identificare con l’antico centro. Ciò avvalorerebbe i racconti dell’assedio della città riportati da Diodoro Siculo, Polibio, Tito Livio e da Zonara¹⁰, mentre per altri, questo sarebbe da collocare presso Monte Castellazzo di Marianopoli.
Spesso tale asserzione viene giustificata attraverso il riferimento a una nota critica del Mauceri, contenuta in un suo libretto intitolato Sopra un’acropoli pelasgica esistente nei dintorni di Termini Imerese, dove egli riporta la seguente descrizione: «Sul monte Castellaccio di Marianopoli, che come l’omonimo di Termini Imerese, costituisce una vera acropoli, difesa da ogni parte da balze naturali, furono scoperte parecchie tombe con vasi di terra cotta incolori, lavorati a mano. Poco giù dalla cresta montagnosa, esiste una sorgiva d’acqua presso cui giaceva certo una stazione Sicana»¹¹.
In realtà, il Mauceri non attribuisce nessun toponimo al sito, limitandosi semplicemente ad una descrizione delle evidenze archeologiche presenti in esso.
Molti personaggi autorevoli, a partire da XVI secolo, visitarono la città di Mistretta, riportando nei loro scritti la descrizione delle sue antiche vestigia che sembra fossero visibili fino al XIX secolo.
Il frate domenicano Tommaso Fazello (1498-1570), nella sua Storia di Sicilia, si dimostra convinto nell’associare a Mistretta i toponimi antichi di Misistrato e Amestrata: «Segue dipoi quasi presso a due miglia, Mottafermi, e Rigitano a tre miglia, ma di sopra lontan quattro miglia si trova Misistrato secondo Polibio nel I libro, castello antichissimo, detto da Cicerone, e da Plinio Amestrata, ed oggi volgarmente è chiamato Mistretta, dove è una chiesa di Santa Caterina, che ritiene il nome antico»¹².
In effetti, lo storico Vito Maria Amico (1697-1762) cita la chiesa di Santa Caterina di Mistretta, come chiesa di Santa Caterina da Amastrata: «Il tempio principale sacro a Santa Lucia Verg. e Mart. sorge splendido sotto la fortezza ed avendo minacciato ruina, per opera del vescovo Stefano di Muniera fu ristorato a pubbliche spese ed ampliato nel 1630; è l’unico parrocchiale sotto l’ispezione dell’arciprete; cui si commette la cura delle anime, coltivato da 8 mansionarii per la celebrazione degli uffici divini; si ha giurisdizione finalmente sopra più che 30 chiese minori, tra le quali godevano del titolo di priorato quelle di S. Stefano e S. Vincenzo, l’altra di Santa Maria dei Vacanti decorata di abbazia annessa oggigiorno al capitolo canonico di Cefalù; e quella di S. Caterina che ritiene ancora il cognome da Amastrata»¹³.
Molto interessante è la sua descrizione della città di Mistretta: «Antichissima città, Amestrata un tempo e Mutistratum o Mytistratum giusta Cluverio, che riprende quegli scrittori che opinano essere la città Mytistratum diversa che Amestrata, di cui esaminerò in appresso le emende. Siede in un colle elevato, sotto il monte dove stava un tempo Mytistratum, di cui bagna le radici il fiume di Pettineo o l’Aleso. È dunque l’odierno sito del paese nel piano vertice di un colle, in gran parte, e nei fianchi verso oriente ed occidente; la rocca poi ne occupa il sopracciglio a picco da ogni parte»¹⁴.
Nella cartografia che va dal XVI al XIX secolo, i toponimi Άμήστρατος e Μυτίστρατον si trovano spesso associati al territorio di Mistretta. Ciò è molto evidente in alcune carte geografiche della Sicilia appartenenti alla collezione di Antonio Lagumina, esposte alle Ciminiere di Catania. Basti citare la carta realizzata da Abraham Ortelius nel 1584, in cui compare l’indicazione Mutistratum eadem fortè cum Amestrato e quella stilata da Samuel Bochart nel 1651, in cui vengono riportati i toponimi Mutistratum e Amestratus¹⁵.
Sebbene siano molto numerose le fonti che identificano l’antico centro di Μυτίστρατον con l’odierna Mistretta, l’assenza di indagini archeologiche sistematiche nel territorio non consente di giungere a delle conclusioni certe.
I reperti attualmente custoditi nel Museo Civico di Palazzo Mastrogiovanni Tasca, non risalgono oltre al IV secolo a.C. Ciò nonostante, ad un’osservazione più attenta, alcuni reperti potrebbero essere datati tra il VI e il VII secolo a.C, come nel caso di un δεῖνος acromo ritrovato in via Serpeggiante negli anni '50 del secolo scorso durante i lavori di ammodernamento della rete fognaria.
Potrebbe trattarsi di uno dei due δεῖνοι rinvenuti a Mistretta, datati dallo Scibona al VI secolo a.C: «Da Nicosia, superata verso Nord la sella del Contrasto, si raggiunge Mistretta, l’antica Amestratum, sul versante settentrionale dei Nebrodi: qui le attestazioni si