Thai connection ed altri racconti
By Gianni Pesce
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Thai connection ed altri racconti - Gianni Pesce
Pesce.
THAI CONNECTION
A metà dello stretto ponte di legno e canapa ebbe la netta sensazione che sarebbe finita lì. I proiettili degli M16 l’avrebbero colpito in rapida successione prima ancora che sentisse il rumore degli spari. Era un bersaglio impossibile da mancare a quella distanza, con quella maledetta luna che si mangiava la notte.
- Cristo! Ancora venti metri e sarei sprofondato come Sais nella boscaglia. -
Grosse gocce di sudore misto alla densa, irrespirabile, umidità dell’aria gli rendevano fastidioso tutto ciò che indossava. Il fiume sotto di lui scorreva regolare e liscio, senza mulinelli o increspature, quasi fosse di mercurio. Si fermò col fiato corto e pesante. Un attimo prima, mentre correva, aveva visto con la coda dell’occhio il grosso fuoristrada degli inseguitori arrestarsi sulla sponda e gli occupanti saltare a terra con le armi in pugno.
- Che fine stupida! - pensò. Bangkok gli era sembrata bellissima al suo arrivo, alcuni mesi prima. Quasi una vacanza. Ma erano cambiate in fretta le cose!
Si girò. Voleva vederla in faccia la comare secca quando fosse arrivata insieme ai lampi dei mitragliatori………
II
Grossi nuvoloni densi e neri, carichi di acqua ed elettricità, cominciavano ad aggredire con le prime scariche di grandine la vasta vetrata che, senza aperture, chiudeva per due terzi una delle pareti del vasto ufficio sito al quarto piano dello stabile. Il vento di libeccio, che aveva imperversato durante quella prima settimana decembrina, scagliava i chicchi di ghiaccio quasi in orizzontale, provocando un rumore che ricordava quello di una decina mitragliette in azione contemporanea e prolungata. Quell'anticipo d'inverno romano non prometteva nulla di buono, quanto al tempo.
Il generale Sotis, ormai da anni capo indiscusso del servizio centrale antidroga, guardava stupito Mari, al di là della scrivania, mentre quello gli sciorinava davanti pile di verbali, foto, mappe e trascrizioni d’intercettazioni telefoniche.
Conosceva da tempo la situazione anomala del funzionario: il capo di un piccolo commissariato sezionale che si occupava a tutto campo con successo di delinquenza organizzata e traffico internazionale di stupefacenti, saltando senza remore ogni regola burocratica e limiti di competenza territoriale.
Questa volta la cosa sembrava di notevoli dimensioni. A detta di Mari tutto aveva preso spunto da quella che al principio sembrava una normale operazione antidroga di carattere locale. Due dei suoi migliori elementi, gli agenti Ciuti e Zara, avevano lavorato per qualche mese sui componenti di una banda di balordi. Col tempo però dalle intercettazioni e dai pedinamenti effettuati dalla squadra operativa del commissariato erano emerse connessioni con insospettabili personaggi fra i quali un concertista di pianoforte ed un altrettanto noto titolare di un elegante negozio del centro, un farmacista, delle affascinanti signore ed altre persone prive di precedenti penali. Accumulate le prime prove ed effettuate alcune perquisizioni erano stati reperiti quantitativi di droga l'esame dei quali, effettuato presso la centrale di polizia scientifica di Roma, aveva dato risultati sorprendenti: per la prima volta l'eroina risultava allo stato puro del tipo Bianca tailandese n 1, finora mai reperita, non tagliata, sul territorio italiano dove l'intermediazione della mafia la faceva pervenire mista a percentuali di lattosio molto elevate.
Mari ed i suoi uomini non solo avevano individuato ed arrestato una ventina di persone ma ne avevano ottenuto le confessioni ed alcune importanti collaborazioni a seguito delle quali era stata accertata una connessione diretta, senza alcun intermediario, mafia od altro, con i produttori del Triangolo d’oro, quella zona tra Tailandia, Birmania e Laos al di fuori del controllo dei rispettivi governi, ove esistevano le migliori e più vaste coltivazioni di papavero da oppio del mondo, presidiate dagli eserciti di otto signori della guerra
.
Il solo Kun-Tsà, il più potente e famigerato di essi, contava circa diecimila armati con i quali aveva reso schiava la popolazione contadina, vincolata alla produzione dell’oppio.
- Questa volta il colpo può essere davvero grosso. Sono in possesso delle mappe con la localizzazione di due delle basi ove si raffina la Bianca Thai n.1, la migliore del mondo, e mi sono state rivelate le credenziali che accreditano i trafficanti presso i produttori. Basterà passare tutto il materiale alla polizia tailandese che potrà andare a colpo sicuro. -
- E naturalmente, com’è sua consuetudine, avrà già una delega generale della magistratura ovunque sia necessario.
-
Il generale accennò un sorriso ironico. Ormai conosceva bene il modus operandi di Mari.
- Naturalmente. Per operare all’estero però è indispensabile l’accreditamento che solo il servizio centrale può dare, in ottemperanza dei trattati internazionali. Sono venuto per mettere a sua disposizione il frutto del lavoro che abbiamo svolto. Decida lei per il meglio. Se crede operi con i suoi funzionari ed io farò da tramite con la magistratura. -
- Mari, abbiamo sempre giocato a carte scoperte. Non mi deluda questa volta. Lei sa che al ministero c’è chi aspetta da tempo una mia mossa falsa. Se, con le ottime premesse che lei ha posto a tutta l’operazione, qualcuno dei miei laggiù fallisse potrei avere seri problemi. Se invece capitasse a lei nessuno potrebbe aprire bocca. Ha già messo al fresco abbastanza gente in questa indagine. La farò accreditare a Bangkok e le metterò a disposizione il mio ufficiale di collegamento presso l’ambasciata italiana. E’ un funzionario molto valido che ha imparato a muoversi nell’intrigo tipicamente orientale di buono e corrotto nei vari corpi di polizia che operano in quel paese. -
Questa volta Mari era stato preso in castagna. Il generale aveva ragione. Lo aveva messo in una situazione senza altri sbocchi ed aveva pure tentato la presa per i fondelli. Era stato poco leale, e non era sua abitudine, con un uomo che gli aveva sempre dimostrato stima e rispetto.
- Le chiedo scusa, generale. Questa volta le mie carte ho cercato di coprirle ed ho fatto male. La mia sola attenuante è che vorrei arrivare personalmente a sbrogliare la matassa. Sono convinto che in questo gioco non servano arresti di spacciatori e sequestri di carichi di droga. Solo portando l’attacco nel cuore del nemico, sul suo terreno, si può aver qualche possibilità di rendere la vita difficile al grande traffico. -
- Va bene. Cercheremo di darle una mano ma sappia che si sta cacciando in un bell’impiccio. Teoricamente dovrebbe soltanto fare un viaggio per limitarsi a consegnare alla polizia thai gli elementi che mi ha illustrato. Così però non risolverebbe nulla. A Bangkok ci sono ben cinque diversi corpi di polizia che lavorano nel settore stupefacenti. Si tratta di organizzazioni militari spesso infiltrate dagli stessi trafficanti i quali hanno dalla loro capitali immensi e possono manovrare uomini politici corrotti e conniventi. Gli interessi in gioco sono enormi ed i vari reparti sono spesso in contrasto tra di loro. L’unico corpo che ci risulta interamente sano, e ciò fino a prova contraria, è quello dei rangers dell’ONCB, comandati dal generale Chavalit. Si tratta di una persona che ho conosciuto e ritengo capace ed onesta. Non può però commettere errori e dare la possibilità ai suoi avversari di attaccarlo politicamente. Quindi, dovendo agire solo a colpo sicuro, sono convinto che chiederà la sua collaborazione operativa che lei però, stando ai trattati internazionali, non potrebbe fornire. Tenga presente che tale collaborazione, nel caso qualcosa andasse storto, non sarebbe mai ufficialmente riconosciuta come autorizzata dal governo italiano. Ci pensi bene prima di accettare. Credo di poter prevedere cosa le verrà chiesto: controllare personalmente, prima dell’intervento dei Rangers, la presenza dei laboratori nei quali viene prodotta l’eroina, di agire cioè sotto copertura e quindi giocare il ruolo di trafficante, mettendosi nelle mani di criminali che non esiterebbero un istante a tagliarle la gola al minimo sospetto. Sappia che è questa la sorte toccata in quella zona ad un agente canadese poche settimane fa. Le esecuzioni capitali laggiù avvengono spesso in pubblico: le vittime vengono squartate a colpi d’ascia. Non avrà neppure la possibilità di essere armato: sarebbe individuato ed eliminato prima di entrare nella loro base. -
Il generale ce l’aveva messa proprio tutta per rendere pesante il malloppo. Era pur vero che gli sembrava giusto che Mari, al di là delle scuse, fosse un po’ ripagato per il tiro che gli aveva giocato escludendolo di fatto dall’inchiesta; peraltro si sentiva con la coscienza a posto: aveva detto solo la verità. Era una faccenda che poteva finire molto male.
Mari, per parte sua, aveva già considerato le ipotesi prospettategli ancor prima di partire dalla Sardegna, sebbene gli riuscisse nuova la storia dell’agente canadese e dei particolari truculenti aggiunti per buon peso, ed aveva deciso che il gioco valeva la candela. Aveva però bisogno del permesso di portare con sé l’agente Sais, che parlava un inglese migliore del suo.
Prospettò la cosa al generale il quale promise anche il secondo accreditamento.
- Avrei una seconda richiesta. Nel caso si verificasse quanto da lei paventato e mi trovassi nella condizione di agire sotto copertura, sarebbe possibile poter contare su una somma, ovviamente da restituire, che servirebbe a giustificare la richiesta di acquisto di un carico d’eroina? -
- Assolutamente no. Come le ho già detto la decisione di aderire all’eventuale richiesta di Chavalit la lascerebbe completamente solo. Non potrebbe contare su alcun aiuto. Non esistono capitoli di spesa per operazioni all’estero che il governo non riconoscerebbe di aver autorizzato. -
Mari sapeva invece benissimo che fondi cospicui per operazioni speciali
esistevano, eccome, ma quello era il prezzo che pagava per aver voluto navigare a suo modo, senza mollare la presa.
- Sta bene. Vedrò di cavarmela come potrò. -
- In bocca al lupo. -
- Crepi! -
All'uscita ebbe tutto il tempo, una decina di secondi, per inzupparsi completamente, prima di arrivare alla vettura che lo avrebbe accompagnato in albergo.
- Speriamo che porti bene. - borbottò non troppo convinto.
Mentre la vecchia moto percorreva lentamente
la lunga discesa della via Squarcialupo,
diretta solo dalla lieve pressione delle sue cosce,
il tepore dei primi giorni di giugno
e la fine della scuola gli riscaldavano il cuore.
Non sapeva esattamente perché
ma era certo che quello che provava
assomigliasse molto alla felicità.
III
Il primo viaggio lo fece da solo. Non voleva incoraggiare Chavalit. Sperava di seguire fino alla fine la faccenda sulla coda della polizia tailandese.
All’aeroporto internazionale di Fiumicino ebbe il primo incontro ravvicinato con un Boeing 747 e con la cortesia ed il sorriso delle graziose hostess della compagnia Thai.
L’aereo, gigantesco, gli dava l’impressione del tutto irrazionale che nessuna forza al mondo avrebbe potuto distaccarlo da terra e tenerlo in volo per oltre dodici ore, necessarie a percorrere circa diecimila chilometri. All’interno i vivaci colori dei sari indossati dal personale femminile e la loro eleganza fuori dal tempo contrastavano piacevolmente con la fredda e perfetta tecnologia del mezzo di trasporto che, nonostante le pessimistiche previsioni del subconscio di Mari, non solo riuscì a decollare ma centrò con precisione millimetrica l’aeroporto di Bangkok. Una mezz’ora prima dell’arrivo venne distribuito dal personale di bordo a ciascun passeggero un modulo che poneva una serie di domande, alcune delle quali riguardanti la sfera strettamente personale e per taluni alquanto imbarazzanti (Siete maschio o femmina?), alle quali era necessario rispondere se si voleva lasciare l’aereo. Seppe poi che tutti quei questionari vengono immessi nella capiente memoria di un super computer attraverso il quale è possibile per la polizia ricostruire anche a distanza di decenni i movimenti di chiunque entri od esca da quel paese. Si accorse dopo qualche tempo quanto utile tutto ciò sarebbe risultato nel corso della sua indagine.
Presso i controlli di frontiera non ebbe difficoltà ad individuare il dottor Bonaccorti, l’ufficiale di collegamento del servizio centrale antidroga, quarant'anni circa, asciutto e scattante, rapido nel parlare, il quale si dimostrò particolarmente efficiente nello sbrigare tutte le formalità del caso. All'uscita dell' aeroporto Mari impattò col cambio di clima che lo catapultava dall' inverno romano ai quarantacinque gradi di Bangkok. L'aria era quasi acqua: si appiccicava sulla pelle e costringeva ad una continua sudorazione.
Mentre a bordo della sua auto lo accompagnava all’hotel Erawan, ove gli era stato prenotato un alloggio, il collega cominciò ad elencargli le prime istruzioni per l’uso relative ad un paese che asseriva essere molto più lontano dal modello europeo di quanto Mari avrebbe potuto immaginare.
- Sappi che qui il trascorrere del tempo ed il valore della vita umana non sono misurati col nostro stesso metro. Il tempo è un elastico e la vita vale poco, in particolare quella delle donne, che non hanno neppure il diritto di dormire al livello del marito. Formalmente il paese è retto da una monarchia costituzionale, secondo il modello democratico. Il re però, che ha circa settanta anni ma ne dimostra quaranta, è ritenuto dai più di origine divina. Quanto al parlamento i deputati sono tutti generali o colonnelli o comunque tutti misteriosamente eletti tra gli appartenenti alla casta militare. Qui convivono esasperati tecnicismi computerizzati ed arcaismi più che medioevali; questo potrai riscontrarlo anche nell’urbanistica di questa città: grattaceli e strade metropolitane ad otto corsie mescolati a canali, giungla e palafitte. Non potrai guidare un’ auto non essendo dotato di patente locale ma ti sarà possibile affittarne una con autista per tutta la giornata spendendo poche migliaia di lire. -
Il collega continuava a parlare mentre Mari osservava dal finestrino lo sgranarsi di un tessuto urbano del tutto nuovo per lui; in particolare alcuni templi buddisti: coloratissimi e ricchi di oro ed argento, con i larghi spioventi sovrapposti ornati da lunghissime corna, gli apparivano un invito alla gioia di vivere e non, come le chiese cristiane, un continuo e spesso opprimente richiamo alla meditazione sul peccato e sulla morte.
Il traffico era veramente tumultuoso e formato dai veicoli più disparati i più curiosi dei quali erano una sorta di motocarrozzette passeggeri chiamate tuc-tuc,