La peste del Trecento: come la “morte nera” sconvolse e cambiò l’Europa
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Anzitutto, sarà inquadrato il contesto storico nel quale la malattia ebbe modo di insinuarsi (§ 1) e sarà seguito l’itinerario che essa percorse, dall’Asia fino all’Occidente europeo (§ 2). Dunque, saranno osservati gli effetti che la pandemia produsse sulla popolazione del continente, con un particolare focus sugli avvenimenti di alcune importanti città (§ 3). Seguiranno la descrizione delle grandi pandemie di peste della storia ed una analisi della malattia sotto un punto di vista più marcatamente sanitario (§ 4). Saranno quindi trattate le modalità con le quali la medicina del Trecento tentò di prevenire e contrastare il morbo (§ 5) ed alcuni dei fenomeni di fanatismo religioso che comparvero nel periodo di maggiore virulenza dell’epidemia (§ 6). A questo punto, saranno esposte alcune delle conseguenze che l’inusitata mortalità provocata dalla grande peste generò sulla società (§ 7) e sulla mentalità (§ 8) degli uomini del tardo Medioevo.
In conclusione, sarà effettuata una rapida incursione nelle vicende dell’Europa del Quattrocento (§ 9) – allo scopo di poter osservare l’eccezionale ripresa che, in seguito e nonostante alla profonda crisi che sconvolse il continente nel corso del XIV secolo, l’umanità fu in grado di mettere in atto. In questo periodo, infatti, furono poste le basi affinché potesse avvenire la transizione verso quella che ancor oggi è considerata una nuova e diversa epoca storica, appunto l’Età moderna.
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La peste del Trecento - Elisa Demartini
Rinascimento
Introduzione
Il presente lavoro è una dissertazione sulla grande pandemia di peste che colpì il continente europeo alla metà del XIV secolo, ed ha il proposito di offrire, in forma di trattazione sintetica, una panoramica intorno ad alcuni degli aspetti della storia e della cultura dell’Europa occidentale ai tempi della morte nera
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Anzitutto, sarà inquadrato il contesto storico nel quale la malattia ebbe modo di insinuarsi (§ 1) e sarà seguito l’itinerario che essa percorse, dall’Asia fino all’Occidente europeo (§ 2). Dunque, saranno osservati gli effetti che la pandemia produsse sulla popolazione del continente, con un particolare focus sugli avvenimenti di alcune importanti città (§ 3). Seguiranno la descrizione delle grandi pandemie di peste della storia ed una analisi della malattia sotto un punto di vista più marcatamente sanitario (§ 4). Saranno quindi trattate le modalità con le quali la medicina del Trecento tentò di prevenire e contrastare il morbo (§ 5) ed alcuni dei fenomeni di fanatismo religioso che comparvero nel periodo di maggiore virulenza dell’epidemia (§ 6). A questo punto, saranno esposte alcune delle conseguenze che l’inusitata mortalità provocata dalla grande peste generò sulla società (§ 7) e sulla mentalità (§ 8) degli uomini del tardo Medioevo.
In conclusione, sarà effettuata una rapida incursione nelle vicende dell’Europa del Quattrocento (§ 9) – allo scopo di poter osservare l’eccezionale ripresa che, in seguito e nonostante alla profonda crisi che sconvolse il continente nel corso del XIV secolo, l’umanità fu in grado di mettere in atto. In questo periodo, infatti, furono poste le basi affinché potesse avvenire la transizione verso quella che ancor oggi è considerata una nuova e diversa epoca storica, appunto l’Età moderna.
I
Il secolo della crisi. Il Trecento e l’arresto della fase espansiva bassomedievale
[…] Già sono più di cento anni passati non fu sì pessima ricolta in questo paese di grano e biada, di vino e d’olio e di tutte cose, come fu in questo anno [1346]
.
[Giovanni Villani, Cronica]
Per la civiltà dell’Europa occidentale, il Trecento è notoriamente ricordato come un secolo di profonda crisi, che decretò la fine del lungo periodo di sviluppo economico e demografico che aveva caratterizzato il continente a partire dall’XI secolo. Vessata da guerre, carestie ed epidemie – culminate quest’ultime nell’avvento, a partire dal 1347, della grande peste –, la popolazione europea uscì demograficamente sconvolta, risultando all’inizio del Quattrocento ridotta di circa un terzo rispetto a quella dei primi decenni del precedente secolo.
Tuttavia, contrariamente a quanto frequentemente si crede, in molti casi la fine della fase espansiva non fu determinata dall’avvento della peste nera: quest’ultima, infatti, spesso andò soltanto ad inserirsi in contesti in cui era già avvenuta un’inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto nei secoli precedenti. Molte zone, infatti, conobbero una recessione fin dai decenni iniziali del Trecento, cioè in un momento precedente all’effettivo arrivo della morte nera
in Europa. Diverse comunità – specialmente centri minori, abbattuti dalla sempre più feroce concorrenza operata dalle realtà di più grandi dimensioni – fin dal principio del XIV secolo erano andate incontro alla stagnazione demografica e godevano di un inferiore benessere rispetto alle generazioni precedenti.
Come è regola per le crisi avvenute in epoche antecedenti all’Età contemporanea, anche quella trecentesca ebbe origine nelle campagne.
Nell’Europa tardomedievale, alla crescita della popolazione che aveva ininterrottamente caratterizzato l’andamento demografico per diverse centinaia di anni, non era corrisposta una congrua modernizzazione della tecnologia agricola, e questo fatto aveva causato un vero e proprio squilibrio fra le esigenze degli abitanti e l’ammontare complessivo delle risorse alimentari disponibili nell’Occidente europeo. Certo, alcune zone avevano conosciuto esempi di avanzamento tecnologico e di razionalizzazione agraria che, dove effettuati con carattere intenso e programmatico, sortirono anche un certo effetto, come ad esempio in Lombardia. Tuttavia, nella sua sostanza, la produzione agricola dell’Europa trecentesca rimase caratterizzata da una profonda arretratezza, risultando, in un certo senso, anacronistica se confrontata con i coevi settori secondario e terziario. I commerci ed i servizi erano andati incontro ad un profondo sviluppo ed ammodernamento, ma il settore primario, al contrario, rimaneva ancora legato a metodi di produzione fondamentalmente tradizionali – che, ovviamente, non erano in grado di reggere il passo nell’Europa dinamica e popolata del Duecento e del Trecento, dove, oramai, gli uomini non pensavano l’economia nell’ambito della sussistenza. Inoltre, i grandissimi capitali accumulati grazie alla mercatura o l’attività bancaria assai raramente venivano reinvestiti nell’agricoltura.