Élite Warriors: Le Forze Speciali nel Mondo
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Anteprima del libro
Élite Warriors - Ruslan Pukhov e Christopher Marsh
ELITE WARRIORS
Forze Speciali nel Mondo
A cura di Ruslan Pukhov e Christopher Marsh
Centro per l’Analisi delle Strategie e delle Tecnologie (CAST) di Mosca
Pubblicato da Fuoco Edizioni
* * * * *
Copyright Fuoco Edizioni – http://www.fuoco-edizioni.it
1^ Edizione italiana Aprile 2020
Titolo originale dell’opera: ELITE WARRIORS: Special Operations Forces from around the World, 2017, East View Information Services Inc., Minneapolis, United States.
Traduzione di Luca Donadei
Curatore Giulio Di Domenicantonio
Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di tornare all’ebook shop e acquistare la propria copia. Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo editore.
Indice
Prefazione
Introduzione
Le Forze Speciali russe
Operazioni delle Forze Speciali russe: Otto anni e tre guerre
Forze Operative ucraine
Forze Operative Speciali francesi
Forze Speciali tedesche
Forze Operative Speciali italiane
Forze Speciali polacche
Forze Speciali iraniane
Forze Speciali israeliane
Comando Congiunto Operazioni Speciali giordano
Da Akinjis a Maroon Berets: una valutazione delle Forze Speciali, Commando e altre unità d’élite turche
Forze Operative Speciali cinesi
La punta di lancia: Task force per le operazioni speciali di Singapore
Forze Operative Speciali colombiane
Forze Operative Speciali algerine
Biografie
Prefazione
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Questo libro ripercorre analizza e riepiloga, in maniera ordinata ed efficace, quel particolare mondo, selezionato ed esclusivo all’interno delle Forze Armate, che sono le Forze per le Operazioni Speciali. Questa eccellente tipologia di capacità si basa su unità specialmente designate, organizzate, selezionate, addestrate ed equipaggiate, utilizzanti tecniche e procedure non convenzionali.
Il libro non ha bisogno di una prefazione che lo sintetizzi, per questo ritengo invece importante sottolineare alcuni aspetti di più ampio respiro, utili a meglio collocare il ruolo di queste formazioni.
Anzitutto, quando si cita un’operazione delle Forze Speciali, salvo pochissime situazioni contingenti, non si è mai in un ambito tattico. Il loro impiego ha un obiettivo quantomeno operativo se non anche strategico. Assetti e capacità pregiate, a limitata autonomia logistica e operativa e, non ultimo, con consistenze numeriche che non consentono di condurre intere operazioni sul terreno, ma soltanto un ventaglio di opzioni di impiego ben definite e di alto livello. Tanto è vero che le Forze Speciali non dipendono per l’impiego da comandanti di livello intermedio, ma sempre dal comandante della forza o del teatro, quando dispiegate. E non hanno responsabilità ne vincoli areali, sono totalmente libere di muovere senza boundaries o aree di responsabilità predefinite. Quindi i loro obiettivi sono di respiro strategico, e talvolta politico-strategico. Un errore o un fallimento in una operazione speciale ha sempre conseguenze molto importanti, non di rado a rischio di evoluzioni negative anche fuori dall’ambito operativo militare.
A queste forze è stato riconosciuto, oramai da trent’anni anni almeno, l’attuale livello di importanza e le conseguenti esigenze di composizione e sviluppo. Ad esse sono dedicate una formazione e preparazione estrema, costosissima, al limite delle possibilità di impegno che al personale selezionato sono richieste per il conseguimento delle straordinarie performance che dovranno sviluppare. Ma vi sono anche destinate le migliori tecnologie e i materiali più avanzati, in ogni settore.
Questi pacchetti di capacità, così pregiati, possono essere spesi solo in determinate situazioni. In sostanza quando le forze convenzionali non danno sufficienti garanzie di successo. E quando il risultato atteso deve essere imperativamente raggiunto.
Gli autori offrono una completa visione di questa realtà a livello mondiale, mostrando l’impegno che le diverse Nazioni hanno posto, e le risorse che hanno dedicato, per poter disporre di unità altamente affidabili e a straordinaria prontezza operativa. Un’opera completa, di facile lettura e capace di fornire un quadro davvero esaustivo del mondo delle Forze per Operazioni Speciali.
Dario Buffa
Generale di Brigata dell’Esercito italiano
Analista politico-militare
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Introduzione
di Christopher Marsh
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Quando le nazioni del mondo si trovano ad affrontare il terrorismo, gli insorti o le crisi degli ostaggi al di là dei loro confini, si rivolgono alle loro unità più altamente addestrate e appositamente equipaggiate – i loro guerrieri più d’élite – per portare a termine il lavoro. Queste spaziano da Paese a Paese, dalla Delta Force americana al DEVGRU (ufficialmente conosciuta come SEAL Team Six) all’Alfa russa e alla Sayeret Matkal di Israele. Ciò che tutti hanno in comune è che queste unità sono rigorosamente selezionate, appositamente addestrate e sono pronte a partire con un attimo di preavviso. Questi guerrieri d’élite rappresentano le forze operative speciali più preparate al mondo. Essi sono integralmente a disposizione per raggiungere e eliminare l’obiettivo
- una capacità letale e furtiva che la maggior parte degli stati stanno sviluppando, molti già la hanno, e tutti comunque la desiderano. Questo libro racconta la storia di molte di queste unità (quattordici paesi in tutto), tra le quali quelle di Algeria, Russia, Cina, Israele, Turchia e Iran.
Anche se quelle che potrebbero essere considerate operazioni speciali possono già richiamarsi ai primi resoconti registrati della guerra, quelle che oggi definiamo operazioni speciali (SOF), rappresentano un fenomeno moderno con le sue radici tipicamente ricondotte alla Seconda guerra mondiale. Sia la Cina che la Russia, tuttavia, avevano già unità partigiane speciali durante le loro rivoluzioni interne. La maggior parte delle unità operative speciali create durante questi conflitti furono successivamente sciolte e fondate di nuovo quando ne sorse la necessità. L’incremento su larga scala e la ristrutturazione di unità SOF in strutture più efficienti si sono verificati invece nel contesto americano solo all’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso, con la creazione poi del Comando operazioni speciali degli Stati Uniti (USSOCOM) nel 1987. Da allora gli operatori speciali hanno dimostrato la loro capacità di condurre missioni critiche con precisione, pazienza e discrezione, come dettato dalla situazione, e le loro azioni tattiche spesso si sono tradotte in risultati strategici,¹ come esemplificato dall’Operazione Neptune Spear condotta dalla DEVGRU (United States Naval Special Warfare Development Group) che portò all’eliminazione di Osama bin Laden.
Al di là degli Stati Uniti, c’è stata una proliferazione di SOF in tutto il mondo solo negli ultimi 20-30 anni. Tutte le principali potenze – e anche alcune potenze minori – cercano di ottenere lo status e le capacità che derivano dal possesso di tali unità d’élite.²
Perché questa improvvisa proliferazione delle forze operative speciali a partire dalla fine del XX secolo? Non c’è bisogno di guardare lontano per le teorie sui paesi che emulano le pratiche di altri. Lo studio delle relazioni internazionali permette di affrontare l’argomento in modo piuttosto esaustivo. L’eminente esperto di scienze politiche Kenneth Waltz lo ha formulato così nel suo lavoro fondamentale sul realismo strutturale: Gli Stati tendono ad emulare le politiche di successo degli altri
nel sistema internazionale.³ Come dice il professor Jeffrey Taliaferro, Waltz sostiene essenzialmente che il sistema internazionale fornisce incentivi agli Stati – in particolare le grandi potenze – ad intraprendere strategie adattive simili e ad eliminare il rischio come entità indipendenti
. Inoltre, gli Stati tendono a emulare le pratiche militari, tecnologiche e governative degli Stati di maggior successo nel sistema.
⁴
Altri studiosi hanno analizzato l’innovazione e l’adattamento, e così facendo hanno toccato il fenomeno dell’emulazione, ma solo come un evento secondariamente importante che spiega la natura di casi particolari di adattamento.⁵ In breve, secondo questa linea di pensiero, l’emulazione è un tipo di adattamento. Come afferma il professor Adam Grissom, Le fonti di tali cambiamenti possono essere i leader progressisti, gli shock esterni o l’emulazione dell’innovazione che si verifica in altri Paesi
.⁶ La Russia costituisce qui un ottimo esempio. Quale maggiore prova di questa teoria si può prendere ad esempio la politica militare del Cremlino che ha creato recentemente un comando unico per le sue forze operative speciali.⁷
Oggi assistiamo a una proliferazione virtuale di SOF in tutto il mondo, con unità pronte a condurre missioni diverse, come l’antiterrorismo e la guerra non convenzionale, con la massima precisione ed efficienza. In effetti, esse si addestrano costantemente e sono sempre pronte per la prossima missione loro assegnatagli.
Insieme alla proliferazione delle forze operative speciali, c’è stata anche una crescita concomitante nella ricerca sulle forze operative speciali, poiché l’interesse per queste unità d’élite sta aumentando rapidamente, in parte anche grazie a Hollywood e ad altri centri dell’industria cinematografica che glorificano questi guerrieri coraggiosi. Oltre al cinema, la ricerca di qualità ha cominciato ad emergere a fianco delle memorie di tipo io c’ero
che, sebbene interessanti, fanno poco per promuovere uno studio scientifico sulle operazioni speciali. Sempre più articoli accademici comunque stanno comparendo su riviste e pubblicazioni accademiche, con un numero di libri su argomenti correlati che cresce rapidamente ogni anno.
Ciò che è in ritardo, tuttavia, è invece la ricerca comparativa di alta qualità sul fenomeno globale delle operazioni speciali. È qui che entra in gioco questo volume. Di natura enciclopedica, è denso di informazioni sulle forze operative speciali dei paesi ivi inclusi. Questo fatto aiuta a colmare un’importante lacuna in un vasto corpo di letteratura che si concentra su singoli casi di eroismo, o, nella migliore delle ipotesi, sulle storie di singole unità, di solito durante un ristretto periodo di tempo (come le guerre in Vietnam o in Afghanistan). Questo libro colma tale lacuna comprendendo tutta la storia e l’attuale ambiente operativo delle forze operative speciali di quattordici paesi del mondo, tra i quali molti che hanno poca attenzione sui media in lingua inglese, come l’Algeria, l’Italia e la Polonia, ad esempio.
Ogni capitolo fornisce un breve background storico delle forze operative speciali di quel particolare paese, e poi si sposta rapidamente nel tempo presente, offrendo al lettore una panoramica molto completa dei molti corpi speciali che esistono, le missioni che sono preparati ad affrontare, ed esempi di alcune delle missioni reali che hanno condotto. Naturalmente, la storia del SOF di ogni paese varia notevolmente, quindi c’è qualche variazione necessaria nella struttura dei capitoli in questo volume.
Anche a causa della sua natura enciclopedica, il volume certamente non ha bisogno di essere letto di pagina in pagina; ogni capitolo è uno studio approfondito delle forze operative speciali di un determinato paese (ad eccezione della Russia, che è trattata in due capitoli). Oltre a questi due capitoli, che sono meglio letti in tandem, le altre parti possono essere sfogliate in qualsiasi ordine, in quanto sono veramente studi autonomi. Una lettura completa del libro, tuttavia, è l’unico modo per osservare un quadro generale della proliferazione delle forze operative speciali negli ultimi 20-30 anni, e vedere questo recente fenomeno in molti dei suoi attuali sviluppi.
Mentre da una parte c’è un grande valore per un progetto di libro come questo che copre una gamma così ampia di forze operative speciali, ci sono però alcuni pericoli intrinsechi in questo processo. Nel compilare questo volume non abbiamo limitato noi stessi o i nostri collaboratori a quei paesi o unità che utilizzano una definizione specifica di forze operative speciali che è conforme a qualche standard statunitense, come quella offerta da una pubblicazione dottrinale, come l’ADP 3-05 Special Operations, che definisce le forze operative speciali come quelle unità che sono specificamente organizzate, addestrate e equipaggiate per condurre e supportare operazioni speciali
, una spiegazione piuttosto tautologica che richiede essa stessa una definizione delle operazioni speciali. Invece, qui abbiamo ricercato esempi di unità specificamente organizzate, addestrate e equipaggiate
che rappresentano i guerrieri d’élite della nazione. A volte hanno etichette che li indicano chiaramente come SOF, altre volte no. Ciò che è certo, tuttavia, le unità militari descritte in questo volume sono tra le forze più d’élite del mondo e sono pronte a eseguire rapidamente gli ordini del loro governo in tempi di pace e di guerra, e anche nella zona grigia
sempre più in espansione, che si trova nel mezzo.
Note
1. Christopher Marsh, James Kiras, and Patricia Blocksome, Special Operations Research: Out of the Shadows,
Special Operations Journal, Vol. 1, No. 1, 1-2. See also James Kiras, Special Operations and Strategy (London: Routledge, 2006).
2. Christopher Marsh and Jeffrey Kubiak, The Rise of SOF Power: The Global Proliferation of Special Operations Forces,
paper delivered at the 2013 Midwest Politi- cal Science Association annual convention, St. Louis, MO.
3. Kenneth Waltz, Theory of International Politics (Boston: Addison-Wesley Longman, 1979), 124.
4. Jeffrey Taliaferro, Neoclassical Realism and Resource Extraction: State Building for Future War,
in Neoclassical Realism, the State, and Foreign Policy, eds. Steven Lobell, Norrin Ripsman, and Jeffrey Taliaferro (Cambridge University Press, 2009), 196.
5. Barry Posen, The Sources of Military Doctrine – France, Britain and Germany Between the World Wars (Ithaca, NY: Cornell University Press, 1984).
6. Adam Grissom, The Future of Military Innovation Studies,
Journal of Strategic Studies, Vol. 29, No. 5 (2006), 905-934.
7. Christopher Marsh, Developments in Russian Special Operations: Spetsnaz, SOF, and Special Operations Forces Command (Ottawa: Canadian Special Operations Forces Command Research Center, 2016), 1-2.
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Le Forze Speciali russe
di Alexey Ramm
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Le Forze Speciali (Sily Spetsialnogo Naznachenia, Spetsnaz) rappresentano uno dei rami più in rapido sviluppo delle Forze armate russe. Negli ultimi tre anni, gli Spetsnaz russi hanno subito importanti trasformazioni. Oltre alla loro maggiore forza numerica e all’impiego di nuove armi, il servizio ora ha anche una nuova dottrina che definisce i suoi ruoli, le aree di responsabilità e il modus operandi.
Le unità Spetsnaz hanno avuto drastici tagli durante la riforma New Look
delle Forze Armate sotto l’ex ministro della difesa Anatoly Serdyukov nel 2008-2012. Anche la loro catena di comando è cambiata; precedentemente subordinate al Direttorato principale per l’informazione (GRU) dello Stato Maggiore, sono stati oggi riassegnati al Dipartimento di Intelligence del Comando dell’Esercito.¹
Questa transizione ha significato una diminuzione di status per le unità Spetsnaz; ha anche ridotto il loro ruolo di ricognizione in profondità e di operazioni commando/sabotaggio dietro le linee nemiche.
Secondo i piani sviluppati dal generale Nikolai Makarov durante il suo mandato come capo di Stato Maggiore, le unità Spetsnaz si sarebbero gradualmente trasformate in brigate da ricognizione dell’esercito. Le missioni speciali che erano la loro ragione di essere sarebbero ora condotte dal Comando Operazioni Speciali, istituito durante il mandato del generale nel 2012.²
Il SOC è stato creato essenzialmente da zero, e alla fine avrebbe preso il controllo di fino a nove brigate per operazioni speciali create se la riforma del generale Makarov fosse stata adottata.³
Il corso della riforma Spetsnaz è stato però cambiato radicalmente con l’arrivo del nuovo Ministro della difesa, Sergei Shoigu, nel novembre 2012. Questa svolta fu iniziata dal successore del generale Makarov presso lo Stato Maggiore, il generale dell’Esercito Valery Gerasimov, e dal capo del GRU, il colonnello Igor Sergun. I due resettarono la riforma degli Spetsnaz e la portarono in una direzione completamente nuova, quindi sarebbe giusto definirli come i nuovi padri delle unità Spetsnaz russe.
In effetti, la riforma in corso ha una portata molto più ampia dalla sola riforma Spetsnaz. Si tratta di un ripensamento globale del sistema di ricognizione e raccolta di informazioni dell’esercito russo, così come l’adozione di nuovi approcci alle strategie di guerra non convenzionali e alle tattiche in cui le forze Spetsnaz ora svolgono un ruolo centrale.
Ruoli e catena di comando
Le unità delle Forze Speciali delle Forze armate russe sono utilizzate nei seguenti ruoli:
- Missioni speciali di ricognizione autorizzate dalla leadership militare e politica russa per conoscere i piani dell’avversario durante le operazioni su larga scala e a localizzare i suoi quartier generali oltre alle strutture di comando, i sistemi WMD (armi di distruzione di massa) e le strutture a questi correlati, oltre ai centri di comunicazione e rilevamento. La ricognizione speciale si basa anche su spie e agenti sul campo.
- Azione diretta, come la cattura e/o la distruzione di complessi chiave, armi e hardware, comandanti nemici e leadership politica.
- La partecipazione a guerre e conflitti locali, compresa l’intera gamma di strumenti contro gli insorti, le bande criminali e le organizzazioni sotto copertura. Questo include non solo i metodi militari, ma anche il lavoro di spie e agenti sul campo, come interrogatori, attività con la gente del posto, ecc. Inoltre, le unità Spetsnaz possono essere utilizzate per separare le fazioni in guerra, fornire assistenza umanitaria ai civili e ricostruire le infrastrutture civili.
- Guerra non convenzionale, cioè conducendo la guerriglia in territorio nemico. Ciò include l’addestramento e l’equipaggiamento di ribelli e insorti in altri paesi per la guerriglia, azioni di sabotaggio, raccolta di informazioni, ecc.
La guerra non convenzionale è sempre stata parte delle dottrine militari russe e sovietiche che regolavano l’impiego degli Spetsnaz. In pratica, tuttavia, le Forze Speciali sovietiche/russe sono state raramente, se non mai, utilizzate in tali ruoli, a differenza, ad esempio, dei Berretti Verdi americani.
Fino a poco tempo fa, le unità Spetsnaz si concentravano quasi esclusivamente sulla ricognizione speciale e sull’azione diretta. Questo è stato il loro ruolo principale durante la campagna dei Sovietici in Afghanistan nel 1979-1989, così come le due campagne in Cecenia (1994-1996 e 1999-2004).
In Afghanistan, i commando Spetsnaz furono utilizzati principalmente per la ricognizione in territorio ribelle, lavorando separatamente dalle principali forze della 40^ Armata sovietica. Avrebbero anche organizzato imboscate e condotto massicce incursioni contro fortificazioni nemiche, aree popolate e depositi.⁴
Durante le campagne in Cecenia, le forze Spetsnaz sono state utilizzate nei loro soliti ruoli speciali di ricognizione e azione diretta. Inoltre, hanno fatto irruzione nelle case di sospetti militanti e presidiato posti di blocco.⁵
È stato solo dopo la riforma lanciata dal Gen. Gerasimov e dal Generale Sergun nel 2013 che la guerra non convenzionale è entrata a far parte del toolkit delle forze Spetsnaz. A tal fine, il Ministero della Difesa ha sviluppato varie linee guida e lanciato programmi di addestramento speciali per le forze Spetsnaz. L’operazione in Crimea, nella primavera del 2014, ha dimostrato che le Forze Speciali russe hanno molto limitato il divario in questo settore con i loro omologhi occidentali.
Prima di procedere all’esame degli Spetsnaz, chiariamo alcune definizioni. Anche gli esperti spesso confondono tre termini separati: "sily osobogo naznachenia,
sily spetsialnogo naznachenia (cioè, proprio gli Spetsnaz), e unità
spetsialnye. Questi sono spesso tutti definiti come
speciali nelle traduzioni in inglese, senza distinguere tra le varie sfumature della lingua russa di
speciale".
Secondo la terminologia militare russa ufficiale, "sily osobogo naznachenia" (spesso abbreviato come OSNAZ) sono anche subordinati al GRU, ma il loro ruolo è limitato alla ricognizione radio-elettronica e radio-tecnica, oltre alla raccolta di informazioni; non hanno nulla a che fare con gli Spetsnaz.⁶
Le unità "spetsialnye, invece, includono ingegneri e plotoni, compagnie e battaglioni NBC. Secondo la classificazione ufficiale delle Forze armate russe, le truppe
spetsialnye" sono utilizzate nel comando e controllo e nel supporto logistico oltre in altri ruoli speciali. Ancora una volta, non hanno nulla a che fare con gli Spetsnaz.⁷
Inoltre, le compagnie da ricognizione e assalto/paracadutista (razvedyvatelno-de-santnye) dei battaglioni di tipo combinato e da ricognizione sono stati recentemente assegnati a nuovi compiti. In precedenza, erano classificati come compagnie da ricognizione delle Forze Speciali
(razvedyvatelnye roty spetsialnogo naznachenia); ora sono conosciuti come "unità speciali da ricognizione (razvedyvatelnye roty spetsialnye).
Formalmente, questa nuova categorizzazione non è in contrasto con le dottrine militari russe, perché la ricognizione è un ruolo di supporto al combattimento, il che significa che le unità specializzate in ricognizione sono classificate come "spetsialnye. In pratica, il confine tra le unità
da ricognizione speciale e le unità Spetsnaz è sfumato e in qualche modo artificiale. Il loro scopo principale è quello di distinguere tra il compito e lo status dei
Big Spetsnaz" (l’abbreviazione militare russa per le unità pure di commando Spetsnaz) e le forze da ricognizione militare/operativa.
La struttura organizzativa russa degli Spetsnaz e la loro catena di comando devono ancora essere indirizzate perché le riforme sono ancora in corso. Nondimeno, la loro visione generale è già abbastanza chiara.
La riforma Nuovo look
: gli Spetsnaz in crisi
Fino al 2008 le forze Spetsnaz esistevano sotto forma di brigate e compagnie indipendenti, così come in unità da ricognizione navale della Marina russa. Queste avevano una doppia catena di comando, che riferiva all’ottava direzione del GRU e ai comandi dei rispettivi distretti militari e flotte.
Ogni distretto militare aveva una o due brigate Spetsnaz e ogni flotta aveva una unità da ricognizione navale. C’erano anche compagnie Spetsnaz indipendenti presso i comandi combinati, ma solo sulla carta. Quando la riforma New Look
ha preso il via nel 2009, nessuna di queste unità è stata equipaggiata o dotata della sua piena forza nominale.⁸
Anche le truppe aviotrasportate (Vozdúšno-desántnye vojská VDV) hanno inglobato il 45° Reggimento Indipendente Spetsnaz. Nonostante la sua designazione Spetsnaz
, il reggimento non è dipendente dalla Ottava Direzione del GRU, esso è completamente subordinato al Comando VDV, ma molte delle sue linee guida e ordini operativi sono identici a quelli utilizzati dalle brigate Spetsnaz e dalle unità da ricognizione navale. È interessante notare che le unità del 45° Reggimento includevano un distaccamento speciale
(osobyy otryad), che era essenzialmente una piccola forza operativa speciale composta solo da ufficiali e sottufficiali.
Le brigate e unità Spetsnaz sono costituite da distaccamenti (otryady) piuttosto che da battaglioni; i distaccamenti sono composti da compagnie e gruppi Spetsnaz. Si ritiene che il termine "otryad sia stato usato per la prima volta in riferimento alle unità Spetsnaz negli anni ‘50 per enfatizzare il loro legame con i
distaccamenti della guerriglia (squadre) durante la Seconda guerra mondiale.⁹ Questo è il motivo per cui la prima unità Spetsnaz ad essere designata come
battaglione" è stata fondata solo alla fine degli anni ‘80: il 218° Battaglione Spetsnaz del servizio VDV. L’unità fu in seguito incorporata nel 45° Reggimento VDV Spetsnaz. Altri due battaglioni Spetsnaz, Vostok (Est) e Zopad (Ovest), sono stati creati nei primi anni 2000 come parte della 42^ Brigata Motorizzata Fucilieri della Guardia. La brigata era di stanza in Cecenia, ed entrambi i battaglioni erano composti da ceceni filorussi.¹⁰
Dopo l’avvio delle riforme del Nuovo Look nel 2009, tutte le brigate Spetsnaz furono assegnate al Comando superiore dell’esercito russo, e tutte le unità da ricognizione navale al Comando superiore della Marina. L’Ottava direzione del GRU, responsabile dello Spetsnaz combat training, degli equipaggiamenti, dell’amministrazione del personale, delle norme e documenti amministrativi, è rimasta parte del GRU.
L’Ottava direzione è anche l’organo che pianifica e implementa le operazioni da ricognizione speciale di alto livello e di azione diretta autorizzate dalla leadership governativa russa. Il trasferimento delle unità Spetsnaz al Comando dell’Esercito significava quindi uno status molto diminuito per queste forze, poiché il loro ruolo era ora limitato alle operazioni di ricognizione autorizzate a livello di distretti militari o dei comandi combinati dell’Esercito.¹¹
L’idea del generale Makarov era quella di trasferire il riordino della ricognizione strategica e di azione diretta, che richiedeva un’autorizzazione governativa di alto livello, dalle brigate Spetsnaz e dalle unità di ricognizione navale al nuovo Comando Operazioni Speciali. I ruoli del nuovo gruppo SOC includerebbero anche missioni di guerra non convenzionali.
Le ragioni della diminuzione dello status degli Spetsnaz erano abbastanza ovvie. A quel tempo, la parte della catena di comando russa che comprendeva divisioni (brigate), armate miste e distretti militari (fronti) mancava di una capacità di ricognizione adeguata. Non aveva unità specializzate in ricognizione radio-tecnica, radi-elettronica o (soprattutto) diretta.
Nel frattempo, le esercitazioni sperimentali tenute dal GRU negli anni 2000 portarono all’evidenza che la ricognizione ad azione diretta compiuta da squadre di ricognizione altamente mobili (utilizzando auto, motoslitte, quad, ecc.) era uno dei modi migliori per scoprire cosa stesse facendo il nemico, ciò non solo nelle guerre convenzionali e nelle guerre locali, ma anche nei conflitti high tech.
Come parte della riforma New Look, lo Stato Maggiore sviluppò un progetto per creare brigate da ricognizione indipendenti con una struttura e un’organizzazione molto insoliti. Queste brigate dovevano includere unità di carri armati e artiglieria, una compagnia di guerra radio-elettronica, un battaglione paracadutisti e distaccamenti Spetsnaz. A loro sarebbero stati dati anche squadroni da trasporto armato ed elicotteri d’attacco, così come unità operative di UAV.
Lo Stato Maggiore voleva che ogni armata combinata avesse una tale brigata, che avrebbe dato loro la capacità di impegnarsi in una ricognizione diretta, radio-tecnica e radio-elettronica e, se necessario, di condurre una guerra altamente mobile attraverso l’impiego delle unità corazzate come le unità di cavalleria dell’esercito americano.
La prima unità sperimentale del nuovo tipo fu la 100^ Brigata indipendente da ricognizione dispiegata nel 2009 a Mozdok, nel Nord Caucaso. Era inteso come un progetto pilota per testare sul campo la nuova struttura organizzativa, mettere a punto i ruoli di combattimento e sviluppare linee guida e regolamenti tattici per altre brigate di questo tipo. Dopo il completamento del progetto pilota, le brigate Spetsnaz esistenti dovevano essere ristrutturate in brigate indipendenti da ricognizione. I comandi del distretto militare (comandi strategici operativi in tempo di guerra) dovevano mantenere solo uno o due distaccamenti Spetsnaz per missioni da ricognizione profonde.
Le brigate recce russe del modello 2010 sono spesso erroneamente paragonate alle brigate di sorveglianza del campo di battaglia degli Stati Uniti. Questi hanno anche unità da ricognizione radio-tecnica e radio-elettronica e di intelligence militare, compagnie da ricognizione profonda e una squadra di cavalleria
. In pratica, tuttavia, lo Stato Maggiore russo creò uno strano ibrido tra un reggimento di cavalleria corazzato degli Stati Uniti, accresciuto da squadre di Spetsnaz, paracadutisti, UAV e con capacità radio-tecniche/radio-elettroniche da ricognizione. Non sorprende che le prime esercitazioni sperimentali che coinvolsero la 100^ Brigata Indipendente da Ricognizione dimostrassero che l’unità aveva più armi pesanti di quanto avesse necessità, e che i suoi vari componenti disparati non funzionavano molto bene insieme.¹²
Oltre alle brigate da ricognizione, lo Stato Maggiore ha anche formulato il concetto di brigate di polizia militare specializzate in una vasta gamma di ruoli, dal mantenimento dell’ordine, alla disciplina in unità militari, a guarnigioni in tempo di pace, alla scorta di convogli, al controllo ai posti di blocco in guerra. Anche quest’esperimento fallì, e la brigata di polizia militare indipendente, istituita a Kubinka, nella regione di Mosca, fu in seguito trasformata nella 346^ Brigata Indipendente Spetsnaz, riassegnata al Distretto Militare Meridionale e trasferita a Prokhladny (Repubblica Kabardino-Balkaria).¹³
All’inizio del 2010, il Ministero della Difesa istituì il 25° Reggimento Spetsnaz nel Distretto Militare Meridionale come parte dei preparativi per le Olimpiadi invernali del 2014 a Sochi. Il ruolo principale del Reggimento era quello di proteggere i passi di montagna da possibili infiltrazioni da parte di estremisti e di prevenire qualsiasi atto di sabotaggio da parte di nazioni ostili a Sochi e dintorni.¹⁴
Va detto che nonostante l’intento dichiarato del generale Makarov di costituire una capacità di guerra non convenzionale della Russia, e la creazione di forze specializzate per condurre tale guerra, le sue riforme hanno avuto un effetto opposto. Declassarono lo status delle brigate Spetsnaz e delle unità di ricognizione navale, ed entrambi i tipi di unità furono programmate per la ristrutturazione in brigate da ricognizione indipendenti specializzate in ruoli secondari rispetto quelli originali degli Spetsnaz.
Nel frattempo, il nuovo Comando Operazioni Speciali doveva ancora decollare. Non fu facile reclutare il numero sufficiente richiesto di personale altamente qualificato. In realtà, il SOC rimane ancora una struttura relativamente piccola, e con tutta la buona volontà del mondo semplicemente non ha le risorse per condurre una guerra non convenzionale. I suddetti piani per la creazione di nove brigate per operazioni speciali sono stati accantonati dopo che il generale Makarov è stato licenziato nel novembre 2012. Secondo alcuni rapporti, la prima conversione in una brigata per operazioni speciali fu per la 346^ Brigata Indipendente Spetsnaz (il già citato esempio di un esperimento fallito con le brigate di polizia militare).
Utilizzando la terminologia statunitense, la riforma del generale Makarov si limitò nel trasformare le brigate delle Forze Speciali russe (l’equivalente russo