Apri il tuo cuore alla felicità: (La soluzione facile al Coronavirus)
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Info su questo ebook
Quando avevo sedici anni, i miei genitori si erano appena separati, causando una grande sofferenza ed un gran senso di vuoto. Il mio mondo era crollato in un giorno, senza alcuna possibilità di essere salvato. Tutto ciò in cui avevo creduto e investito era perduto, per sempre.
Volevo delle risposte, non potevo più continuare a vivere in miseria e confusione. Non potevo più continuare a costruire castelli di sabbia. Volevo capire qual è il senso della vita. Volevo capire se Dio esisteva davvero, e se mi poteva aiutare.
In uno di quei giorni, trovai l'articolo di qualcuno che aveva intrapreso un viaggio inedito. Un viaggio nel mondo dell'al di là.
Quell'uomo ha condiviso con noi risposte chiare, a tante domande.
Un viaggio nel regno dell'Amore universale, per scoprire che Dio esiste ed è il nostro Creatore, il nostro Padre celeste, che ci ama con un amore infinito ed incondizionato. Una conversazione con Dio, per scoprire che la vita dell'anima è eterna.
Nota: tutti i fatti raccontati in questo racconto sono realmente accaduti.
L'autrice: Gabrielle Queen è una cacciatrice di tesori rarissimi e dimenticati, che ha sempre cercato risposte alle domande importanti. Spera che l'umanità si sveglierà presto. Spera che gli esseri umani abbracceranno quanto prima la via della conoscenza e della spiritualità, per ritrovare la strada della felicità.
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Anteprima del libro
Apri il tuo cuore alla felicità - Gabrielle Queen
felicità
Apri il tuo cuore alla felicità
(possibile soluzione per il Coronavirus)
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano…
portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano…
nei giorni in cui mi sento disorientato…
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…
Tienimi la mano,
e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…
Tienimi per mano e non lasciarmi andare…
mai…
(Herman Hesse)
"Ma se nel vuoto non vi è nessuna traccia dell’essere conosciuto, se non vi è neppure la luce costituita dai fotoni, se vi domina solo una muta oscurità, perché non è lecito affermare che esso sia nulla? Perché, rispondono gli scienziati, talora vi si producono delle oscillazioni da cui emergono alcune particelle luminose, e questo sarebbe impossibile se il vuoto fosse nulla perché in questo caso né oscillerebbe né produrrebbe alcunché ( ex nihilo nihil fit, «dal nulla non viene nulla», recita l’antico assioma). Scrivono gli esperti che «il vuoto quantistico va immaginato come un’entità dinamica, e non statica, ricca di tutte le particelle che vengono prodotte da fluttuazioni casuali dello stato di vuoto». Il vuoto quindi, per quanto privo di ogni tipo di essere conosciuto, è un’entità che produce essere. C’è da rompersi il capo, ma se Dio esiste è qualcosa del genere: un’entità non materiale, forse anche al di là dell’energia, da cui emergono i semi originari dell’energia e della materia.[…]
Dal vuoto nella sua assoluta oscurità sorgono all’improvviso come dei lampi di luce, prime tracce dell’essere. Dicono che il nostro universo ebbe origine da queste oscillazioni del vuoto quantistico, dicono che furono loro a dare inizio al processo di rigonfiamento tecnicamente detto inflazione (dal verbo latino inflare, «soffiare») che portò alla grande esplosione originaria o Big Bang, con tutto quello che ne è conseguito."
da Vito Mancuso, Io Amo
- Garzanti, 2014
L’inizio
Mi trovavo in una situazione difficilissima.
I miei genitori si erano appena separati, causando una grande sofferenza e un gran senso di vuoto dentro di me.
Avevo sedici anni.
Ero un’adolescente abituata ad avere una famiglia. La famiglia era la sorgente dove trovavo le forze e le energie per andare avanti oppure, semplicemente, per vivere.
Il mondo sembrava bello e sereno, ed io sembravo una persona destinata di farcela alla grande. Tutto andava bene, la vita sembrava sorridermi.
Ma improvvisamente, con la partenza di mio padre, la mia famiglia non esisteva più, era come se il mio mondo fosse crollato da un giorno all’altro. Mio padre che amavo moltissimo, al di là delle parole, se ne era andato, per non tornare mai più. Era tutto rotto, sbagliato, stavo precipitando nell’abisso di un dolore irrazionale, inaspettato e per questo - ancora più traumatico.
I valori in cui credevo, le cose che mi avevano resa felice e che avevano reso la vita sopportabile erano crollati come un castello di carte. Lui, mio padre. Il mio mondo com’era stato fino ad allora, l’unico mondo che conoscevo.
Lui in me era come un gigante, la metà del mio cuore. Mio padre e mia madre, gli unici amori che avevo mai conosciuto. Le due metà del mio essere, che sostenevano la vita che cresceva in me.
Si stavano separando, ed io non ne ero stata informata. Non avevo accolto alcun segno. E non potevo farci proprio niente.
La nostra vita andava in frantumi, e non avevamo alcun potere di salvarla.
I miei genitori non andavano d’accordo già da tempo, lo sapevo, ma da lì alla separazione c’era un passo enorme, così mi sembrava. Dal non andare d’accordo al separarsi c’era una distanza che non credevo fosse possibile percorrere. Almeno così credevo allora, ed ancora oggi mi è difficile subire separazioni di ogni tipo, separarmi da persone con le quali ho vissuto un percorso di vita mi sembra estremamente doloroso e privo di senso.
Ancora peggio è il sentimento di impotenza.
Quando qualcuno a cui vuoi bene al di là delle parole ha deciso di allontanarti dalla sua vita, per sempre, non c’è davvero nulla che tu possa fare. Non c’è verso. Ha deciso che tu non esisti più.
Ha annullato improvvisamente la tua esistenza, il tuo diritto alla felicità, alla serenità, ad essere protetto. È come se ti dicesse: tu non meriti di esistere come essere umano.
Il problema è che: esisti a questo mondo, e devi farne qualcosa, di questa esistenza.
C’era stato in realtà un lungo processo di smantellamento del matrimonio dei miei, di cui non