Tecnologie dell'informazione e intelligenza artificiale: Sfide etiche al diritto
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Il volume affronta gli aspetti etici e giuridici connessi a tale sviluppo, sul piano filosofico, con attenzione alle implicazioni pratiche, evidenziando le nuove opportunità dischiuse dal progresso ma anche i rischi per l’uomo oggi e per l’umanità futura. La rivoluzione digitale comporta rischi relativi alla identità personale e interpersonale, alle ‘fake news’, alla dipendenza digitale, alla sorveglianza, all’equità di accesso. I big data sollevano questioni in relazione alla qualità dei dati, alla proprietà/condivisione/donazione dei dati, alla trasparenza degli algoritmi, alla privacy, alla giustizia. La robotica e l’intelligenza artificiale sollevano problemi relativi alla dignità umana e post-umana, alla autonomia e responsabilità, alla giustizia, nella sostituzione dell’uomo con la macchina e nella interazione uomo-macchina, in particolare nell’ambito del lavoro. Il potenziamento cognitivo apre riflessioni sul limite umano, sul significato del superamento del limite e della vulnerabilità umana.
Si tratta di temi in corso di discussione che esigono una riflessione etica ‘critica’ mediante il confronto tra argomentazioni nel contesto pluralistico e un’innovazione nel diritto alla ricerca di percorsi di governance. È questo l’oggetto di discussione nei principali organismi istituzionali internazionali e nazionali.
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Tecnologie dell'informazione e intelligenza artificiale - Laura Palazzani
Laura Palazzani
TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Sfide etiche al diritto
Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura
ed Universale
sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.
Il volume è stato pubblicato grazie al contributo
della Libera Università Maria SS. Assunta
Copyright © 2020 by Edizioni Studium - Roma
ISSN della collana Cultura 2612-2774
ISBN 978-88- 382-4930-3
www.edizionistudium.it
ISBN: 9788838249303
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
I. LE NUOVE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
1. L’identità digitale e la virtualizzazione delle relazioni
2. I rischi delle notizie false
3. La dipendenza digitale
4. La scienza dei cittadini e open data
5. L’equità nell’accesso alla rete e il divario digitale
6. L’informazione e l’educazione all’uso responsabile del web
7. Quale regolazione delle ICT
II. BIG DATA
1. La quantità dei dati e le 5V: volume, velocità, varietà, veridicità, valore
2. La qualità delle informazioni
3. Le tracce digitali e l’evaporazione della privacy
4. Il consenso informa(tic)o
5. La trasparenza dei cittadini e l’opacità delle tecnologie
6. La regolazione attuale dei dati personali
7. La governance dei dati
III. ROBOTICA
1. Robot e la dignità umana
2. L’interazione uomo-macchina
3. Le possibilità e i limiti dell’autonomia robotica
4. Le macchine etiche
5. La responsabilità
6. Il divario robotico
7. La regolamentazione europea
IV. INTELLIGENZA ARTIFICIALE
1. La definizione e le applicazioni
2. L’autonomia e la responsabilità
3. La riservatezza
4. La profilazione
5. Il potere digitale
6. La giustizia digitale
7. La decisione giudiziale
8. La salute
9. Il potenziamento: l’interfaccia cervello-computer
10. IA e la dignità post-umana
11. Nuovi diritti dell’uomo a fronte della IA
V. IL FUTURO DEL LAVORO
1. Il lavoro e le tecnologie emergenti: opportunità e limiti
2. Il significato antropologico ed etico del lavoro
3. La dignità umana
4. La libertà e l’autonomia
5. La privacy
6. La giustizia
7. Le abilità digitali e le capacità personali: una sfida all’educazione
8. La sicurezza sociale: ripensare la protezione del lavoratore
9. Le trasformazioni del diritto
BIBLIOGRAFIA
QUADERNI
CULTURA STUDIUM
CULTURA
Studium
189.
Lumsa Università - Biogiuridica
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I. LE NUOVE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
1. L’identità digitale e la virtualizzazione delle relazioni
La rapida accelerazione dello sviluppo e della diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) sta aprendo inedite opportunità all’uomo e alla società. Ne sono esempio l’ampliamento delle conoscenze, l’accrescimento dell’informazione e della comunicazione, la dilatazione della libertà di espressione, la possibilità di confrontare punti di vista diversi, di entrare in contatto di enti/gruppi/individui lontani, la velocizzazione e la globalizzazione delle relazioni, il miglioramento nella organizzazione delle strutture, l’implementazione di servizi e di monitoraggio digitali, ecc. Eppure, accanto alle opportunità stanno emergendo anche alcune problematicità, di cui spesso non siamo pienamente consapevoli, che la riflessione etica e bioetica (con particolare riferimento alla salute) stanno elaborando. Emergono potenziali e possibili rischi, alcuni non del tutto prevedibili.
Quello che si rende sempre più evidente è che le nuove tecnologie della informazione e della comunicazione non costituiscono una sfera ‘neutrale’: sta crescendo la consapevolezza delle attuali e possibili implicazioni che possono anche danneggiare il singolo e la collettività.
Sta sempre più sviluppandosi la riflessione etica e bioetica sull’argomento, sia nella letteratura che nelle sedi di organismi istituzionali nazionali ed internazionali. Tra tecnoscientismo tecnofilo e ottimista, che esalta ogni sviluppo della tecnologia in questo settore accogliendolo come un beneficio per l’uomo e l’umanità, e anti-tecnoscientismo tecnofobo e pessimista, che mette in luce le perplessità, le minacce per il singolo e la società presente e futura, emerge nel contesto della riflessione interdisciplinare e pluralista l’esigenza di una ricerca di una riflesisone critica, equilibrata, saggia e prudente, che garantisca il progresso e l’uso delle nuove tecnologie ICT ma che non ostacoli, anzi promuova l’autentico sviluppo dell’identità personale e delle relazioni interpersonali, rispettando i valori umani fondamentali, quali la dignità umana, l’autonomia, la privacy, la responsabilità e la giustizia nell’orizzonte del rispetto dei diritti umani fondamentali.
La rivoluzione digitale sta vivendo un’impressionante accelerazione in questi ultimi anni: si pensi a personal computer, internet, cloud computing, social network, internet of things. Si tratta di una rivoluzione che ha un considerevole impatto a livello politico, economico, sociale in senso lato. Ci siamo ormai abituati al prefisso " e" davanti a molti nomi in lingua inglese, la lingua ufficiale del web: e-governance, e-commerce, e-health, e-learning. Un segnale della pervasività della dimensione elettronico-informatica nella nostra quotidianità. Una rivoluzione che porta con sé un’inevitabile modificazione del modo di concepire l’identità personale e le relazioni interpersonali [1] .
Si parla di identità digitale
, espressione che indica come l’identità stia assumendo connotazioni peculiari. L’identità on-line può non corrispondere alla identità off-line: è una identità digitale, disincarnata, virtuale, dinamica e plurale. Un’identità che si costruisce e si modifica sommando frammenti (foto, video, narrazioni digitali) condivisi in rete, che rischia di erodere la dimensione sostanziale, incarnata, della persona autentica e reale. L’identità digitale si costruisce in un processo dinamico: non è una identità fissa, statica, rigida, ma semmai una identificazione dinamica e fluida.
Può essere un’identità inautentica, non corrispondente all’identità reale: una identità fittizia a misura di social network, una fake identity finalizzata a raggiungere una visibilità nella rete, ad accumulare il maggior numero di like e followers, per ampliare la condivisione digitale. Un’identità che si esprime, spesso, come una vetrinizzazione
di sé, una spettacolarizzazione, un’esibizione di frammenti della propria esistenza, con una rinuncia consapevole (ma non sempre consapevole) alla riservatezza nella ricerca della condivisione [2] . Un’identità che tende a comunicare sempre meno con la voce e le parole, e sempre più con le immagini; la voce e le parole divengono strumento di comunicazione indiretta, registrata nel cogliere un pensiero o un’impressione momentanea, e ascoltata in un altro tempo, disarticolando spazio-temporalmente la comunicazione diretta. La non simultaneità delle conversazioni è ormai sempre più diffusa e sta modificando il modo di usare anche i cellulari: messaggi vocali o immagini registrate e fruibili quando l’utente è disponibile, sostituiscono le telefonate dirette.
Si parla anche di identità quantificata
( quantified self): l’identità si costruisce anche sul conteggio delle calorie ingerite, sulla statistica dei passi e del movimento, sul monitoraggio dello stato emotivo. Una quantificazione che, se eccessiva, diviene una nuova forma di vulnerabilità dell’era tecnologica. Si tende ad applicare il metodo scientifico quantitativo alla vita quotidiana, per controllare sé stessi e il mondo esterno, rischiando di dimenticare la dimensione qualitativa della persona umana. La quantificazione di sé può nascere dalla volontà di auto-controllo sul proprio corpo e sulla propria psiche, una sorta di compensazione alle difficoltà o all’impossibilità di controllare il mondo esterno: ma l’ossessiva concentrazione su di sé può portare a ritenere irrilevante il mondo esterno, a ridurre la salute ad una dimensione numerica, nel contesto di una visione riduzionistica antropologica. L’enfasi posta sul controllo individuale può portare inoltre ad incrementare la tendenza all’auto-gestione di sé, impoverendo o forse anche annullando il rapporto con gli altri (si pensi al fenomeno della salute-fai-da-te
, con possibili gravi rischi per il soggetto).
La quantificazione si inserisce nella ricerca di conformazione ad uno standard normale
, o anche di superamento dello standard. Ma chi definisce lo standard e la normalità? Sono generalmente gli sviluppatori delle applicazioni scaricabili sui cellulari che definiscono gli standard sulla base di parametri statistici sociali. La standardizzazione porta alla creazione di norme di comportamento
che tendono ad imporsi (peraltro, spesso in modo arbitrario o meramente statistico), diminuendo la sfera personale di libertà.
I rapporti interpersonali cambiano: è possibile in rete connettersi con più persone contemporaneamente in ogni luogo del mondo, senza barriere di spazio e tempo, dunque oltre la prossimità spazio-temporale. La virtualizzazione e la digitalizzazione della comunicazione hanno portato alla velocizzazione (nel tempo) e alla globalizzazione (nello spazio) dell’interazione umana. Un aumento quantitativo delle relazioni digitali rischia di essere inversamente proporzionale alla dimensione qualitativa: le relazioni faccia-a-faccia
nella condivisione di interessi e di responsabilità sono sostituite da relazioni virtuali, a distanza e spesso superficiali, episodiche, fungibili. Possono essere centinaia e migliaia gli amici virtuali
, ove l’amicizia si misura sulla moltiplicazione quantitativa delle connessioni e dei contatti digitali, sulla quantità di " like sui social o
followers su twitter. Gli amici sono i
seguaci digitali": l’io cerca il riconoscimento digitale di sé sulla base dell’aumento del numero di contatti [3] .
La spinta verso la condivisione digitale sottrae solo apparentemente l’io dalla autoreferenzialità individuale: emerge un narcisismo digitale
ed esibito, che consegna idee, immagini, anche confidenze ad ‘estranei digitali’ con i quali stabilisce relazioni anche intime virtualmente ma impersonali per strappare un mi piace
che viene inteso come conferma della propria esistenza digitale nello spazio della rete. La dislocazione dell’io nella rete, come potere relazionale sconfinato
è la forma della alienazione contemporanea
. Alienare significa trasferire ad altri qualcosa che si possiede: la volontà di trasferimento digitale, come esibizione di pensieri, foto, sentimenti, convinzioni politiche, credo religioso.
I figli nati nell’era delle ICT si troveranno, inconsapevolmente, ad essere stati esibiti nella costruzione della loro storia virtuale
o memoria tecnologica
con commenti, anche senza averlo scelto [4] . Il tempo da ‘divenire nella durata’ diviene tempo spazializzato
, compresso nel presente che rende disponibile il passato mediante immagini, video, tocchi ( touch) sullo schermo. La rete rende presente ciò che è passato senza filtri e selezioni. Internet è la coscienzializzazione della realtà
: l’ esse est percipi di G. Berkeley, l’essere esiste in quanto percepito nella virtualità [5] .
Ma la non autenticità, la non trasparenza, può compromettere la fiducia nei rapporti e sostituirla con una fiducia digitale
non sempre attendibile. L’interlocutore digitale è reale o virtuale? Scrive ed esprime davvero quello che pensa? Anche nelle relazioni interpersonali può accadere che le persone reali siano inautentiche: ma a volte un’espressione o un comportamento possono fare capire se la persona è sincera o ci inganna. I like non sono facilmente interpretabili nella loro autenticità. Con l’uso di internet e i social network è difficile controllare la veridicità di quello che l’altro dice/scrive. Può essere invece facile l’isolamento, in quanto la connessione rischia di trasformarsi in una de-connessione dal mondo, riducendo alla sola interazione con i like.
La virtualizzazione della comunicazione, da un lato può intensificare, accelerare e contestualizzare la comunicazione, dall’altro può creare una ‘distanza’ spaziale e temporale e/o un isolamento digitale. Nell’ambito della salute, e del rapporto tra medico e paziente, l’uso di internet, dei cellulari o dei social, può aumentare il monitoraggio della salute (il paziente può inviare video o foto per documentare l’evoluzione di una patologia), può compilare un diario elettronico che registra e traccia le reazioni fisiologiche e psicologiche controllabile in tempo reale dal medico, può consentire la rilevazione immediata di effetti collaterali e la misurazione della soglia del dolore del paziente.
Il rischio, in modo particolare nel rapporto medico/paziente, è l’uso del digitale non come integrazione del rapporto interpersonale reale, ma come sostituzione. Esercitare la professione a distanza
per pazienti non conosciuti, senza un esame obiettivo, senza una comunicazione interpersonale di vicinanza
e prossimità
faccia-a-faccia, che si esprime mediante l’ascolto di parole, l’osservazione di percezioni visive, di espressioni e di atteggiamenti può essere rischioso. Da parte del medico può emergere la tentazione di affidarsi alle tecnologie per fretta
e mancanza di tempo e attenzione nei confronti del paziente. Da parte del paziente emerge la tendenza a rivolgersi a internet senza consultare il medico, tendendo all’autoreferenzialità medica (il c.d. self-patient), sia per la diagnosi che per la terapia (auto-diagnosi e auto-medicazione), senza indicazioni, consulenze e controlli, con molti rischi per la salute. La medicina solo digitale tende a trasformare il rapporto medico/paziente in un contratto utente-consumatore/medico-datore di servizi. Bisognerebbe prima costruire un rapporto di fiducia tra paziente e medico (alleanza terapeutica), con un uso di internet successivo e integrativo, finalizzato ad aumentare la collaborazione, la partecipazione, l’interazione con il medico.
L’uso di ICT, se sostitutivo e non integrativo del rapporto medico/paziente, può allontanare, creare sospetto e sfiducia. Il paziente può