F.R.A.C. Foutons Rapidement Avant Catastrophe
By Aldo Augieri
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Book preview
F.R.A.C. Foutons Rapidement Avant Catastrophe - Aldo Augieri
Aldo Augieri - F.R.A.C.
Foutons Rapidement Avant Catastrophe
(fottimi rapidamente prima della catastrofe)
© Musicaos Editore Gennaio 2020
Fotografia di copertina Piero Marsili Libelli
Progetto grafico Bookground
Musicaos Editore
Via Arciprete Roberto Napoli, 82 - Neviano
tel. 0836.618232
www.musicaos.org
info@musicaos.it
Isbn Cartaceo 978-88-94966-602
Isbn Ebook 978-88-94966-800
Aldo Augieri - F.R.A.C.
Foutons Rapidement Avant Catastrophe
(Fottimi Rapidamente Prima della Catastrofe)
con scritti di
Piero Marsili Libelli
Giuseppe Affinito
Virus vitale
Come faccio a dirti cosa c’è dietro il sipario?
Forse una carneficina di intenzioni?
Si viaggia e non si arriva da nessuna parte.
Una generosità senza mezzi termini, fino a sfinirsi, uno slancio nel vuoto, senza aspettarsi applausi.
Ho fatto teatro per gli stranieri e mi sono trovato in platea papà e mamma, ho fatto teatro per mamma e papà e mi sono ritrovato gli alieni, tra il pubblico.
Ho coltivato la distanza in questo teatro Ucraino, Ucraino non in senso politico ma mentale, un teatro recintato, con filo spinato e cani rabbiosi quasi a ricordare che in certe serate fa bene spaventarsi.
Come faccio a dirti la fatica per non usare parole usurate, parole tradizionali, per non avere in bocca le parole dei Maestri, le parole convenienti, le parole utili e scaltre, le parole giornalistiche?
Che fatica fare teatro dentro un condominio, senza volerlo entri nei sogni degli inquilini del primo, del secondo, del terzo e del quarto piano, tu stesso al piano terra sogni inquilini che non conosci.
La spazzatura ti sovrasta, la politica ti mangia, la poesia ti sfugge, la dinamica e la tecnica si perfezionano ogni giorno, se tutto va bene.
I tuoi antenati sono nel futuro, in fin dei conti sei tu la scena, sei tu la quinta, sei tu la Principessa, sei tu l’utopia.
Aldo Augieri
Arrivano le bestie
01-arrivanolebestieScritto e diretto da Aldo Augieri
Con Aldo Augieri, Daniela Varola, Giuseppe Vergori, Salvatore Errico, Biagio Mariano, Tommaso D’Amico, Gabriele Perrucci
Scenografia Daniele Sciolti
Maschere FATTIdiCARTA - Coop. Sociale - Casarano
Costumi e oggetti di scena Salvatore Errico
Tecnico del suono Emanuele Augieri
Foto di Piero Marsili Libelli
Arrivano le bestie
(fuori dal Teatro uomini in divisa tengono al guinzaglio dei doberman, una guardia consegna al pubblico delle mascherine mediche per proteggersi, l’aria è infetta)
Guardia – Prego signore e signori
si consiglia di assistere allo spettacolo
indossando questa mascherina
nulla di preoccupante
ma vi chiediamo di collaborare
grazie
(il pubblico si siede, tutti hanno la mascherina sul viso, dalla platea in prima fila si alza una giornalista con un microfono in mano)
Giornalista – Buonasera
io sono una giornalista
mi chiamo Silvia Arrivabene
da molti anni mi occupo del problema
dei tagli alla Sanità Pubblica.
Le mie inchieste mi hanno portata ad indagare sull’assistenza medica in Italia.
Ho visitato decine di ospedali
e ho visto ovunque situazioni tristissime
pazienti lasciati soli in attesa di un medico
diagnosi sbagliate
ospedali sovraffollati.
Era già pronto il mio servizio su questa inchiesta
sulla malasanità
quando
per caso
ho scoperto un reparto in un vecchio ospedale
nella provincia di una città del sud.
Ho parlato subito con il primario
chiedendogli che tipo di reparto fosse
ma il Dottor Loserpe
è questo il suo nome e lo ripeto ancora
il Dottor Loserpe
non è stato in grado di darmi una risposta esauriente anzi
mi ha vietato l’accesso tassativamente.
A questo punto mi sono chiesta il motivo
di tanta riservatezza
cosa c’era lì dentro di così spaventoso
da non poter essere visto?
Il mio bisogno di conoscere la verità
è diventato così forte che usando un escamotage
mi sono fatta ricoverare per degli accertamenti al seno
di cui naturalmente non avevo alcun bisogno.
Una volta ricoverata
con una telecamera nascosta
una notte
sono riuscita ad entrare nel reparto
in questione ed ecco cosa ho filmato.
(la giornalista schiaccia un tasto sul telecomando come se volesse far vedere al pubblico il suo servizio girato quella notte in cui è entrata nel reparto, il sipario si apre, sulla scena appare un masso sul quale è conficcata una croce di legno, c’è una panchina dove sono seduti alcuni pazienti, indossano tutti un pigiama, sono provvisti di una busta, dal soffitto pendono dei neon, la scena è ricoperta di fazzoletti di carta, i pazienti non fanno altro che soffiarsi il naso e starnutire, gettano il fazzoletto a terra e ne prendono un altro dalla busta, lentamente escono tutti tranne l’uomo-falco, è un uomo ma alcuni dei suoi lineamenti stanno assumendo le sembianze di un falco, per esempio il suo naso sta diventando appuntito come quello del rapace, si chiama Oscar, ha una medaglia sul petto, lui è il primo uomo-infetto)
UOMO-FALCO
(ispirato dai manuali di falconeria)
Oscar – Siamo arrivati al colmo del ridicolo
dovrebbero trattarmi col massimo rispetto
invece
passo inosservato
io che ero il dominatore del cielo.
Aik aik aik
Signorina
lei che ci fa con questa videocamera?
Ce l’ha il permesso per riprendere?
Bene
allora registri tutto ciò che sto per dirle.
Appena nato mi prese un falconiere
che ho servito finché non sono invecchiato
da giovane gli portavo ogni sorta di preda
che lui utilizzava per banchettare con i suoi amici
poi sono diventato stanco e decrepito
e il mio padrone mi ha abbandonato lontano da casa dove non sono più riuscito a tornare.
Ora vivo solo e non sono abituato
la solitudine e il silenzio mi stanno uccidendo.
C’è un silenzio malato intorno a me
tutto è malato
non c’è niente che si
salvi.
Aik aik aik
Quello che manca oggi è la disciplina
l’autocontrollo
non c’è più rispetto per niente
neanche per chi ha sacrificato una vita
pur di eseguire gli ordini del proprio falconiere.
Me ne sto qui tutto il giorno
senza che nessuno si prenda cura di me
a parte quella schifosissima minestrina in brodo
e quelle flebo dentro le quali non so neanche cosa ci sia.
Aik aik aik
Sto invecchiando tra mille acciacchi
la vista peggiora
l’emicrania mi manda in pappa il cervello
le piume mi stanno cadendo
guardi
(mostra le sue umili braccia penzolanti)
sembro una gallina
spennacchiata.
Il mio volo poi
non ne parliamo
guardi le mie ali non riescono più neanche a sollevarsi.
Un tempo volavo sopra le Alpi
sopra i Pirenei
quando una preda era avvistata era già morta
ora invece
neanche un topolino riesco più a prendere
l’altro giorno ho provato ad acciuffare un serpente
ma quello mi ha fatto la danza del serpente
e mi ha cacciato la lingua prendendosi gioco di me.
Mi creda signorina
è un inferno!
Giorno dopo giorno
commetto errori sempre più patetici
più sono affamato
più sono stanco
più sono stanco
più affamato
non ce la faccio più.
Mi vergogno di me stesso
così ho deciso che immobile su questa roccia
abbraccerò la morte con filosofia.
(Oscar, l’uomo-falco, posa un braccio sull’estremità della croce, si immobilizza, dopo un po’ controlla l’orologio)
Anche la morte tarda ad arrivare
ed io ho fame.
La fame mi rende pazzo.
Quando ho fame si forma una bolla di sangue nella gola.
(controlla di nuovo l’orologio)
È già da un’ora e trentotto minuti
che non mangio
ecco cosa vuol dire non conoscere l’esattezza
non avere il senso del tempo
bisognerebbe sempre mantenere gli impegni presi altrimenti dove andremo a finire?
Aik aik aik
Io sono sempre rimasto fedele al mio falconiere
per questo non mi sono mai sposato
né ho mai avuto intenzione di riprodurmi.
Hanno tentato di farmi accoppiare
mi hanno tenuto giorni e giorni su un trespolo
accanto a un falco femmina
ma non è mai accaduto nulla
la guardavo
la tolleravo
in fondo la disprezzavo.
Ho il cuore spezzato io
non conosco la gratitudine
e non mi fido di nessuno
men che meno di voi esseri umani
siete una brutta razza.
Basta guardare il mio padrone
invece di starmi vicino
mi ha abbandonato al mio destino
proprio nel momento del bisogno
sono solo
cazzo!
Aik aik aik
(guarda nostalgico la sua medaglia appesa al petto)
Questa medaglia al valore
mi fu consegnata dal mio falconiere
il signor Angioli
il giorno in cui gli portai un enorme fagiano
nei pressi di Francoforte.
Oggi ho deciso di indossarla questa medaglia
e non la toglierò mai più
non mi hanno mica assegnato una medaglia al valore perché la lasciassi ammuffire in un cassetto.
La giornata di Francoforte
fu un momento cruciale
della mia vita.
Neanche oggi che ricorre l’anniversario
di quella giornata
neanche oggi si sono degnati di farmi gustare
un agnellino al sangue.
Aik aik aik
Mi stanno rovinando lo stomaco
maledetti!
Tutto mi rovina lo stomaco
quando non è la cucina è il governo
quando non è il governo è l’inquinamento.
La mia unica fortuna
è che non mi sono mai affezionato
a nessuno.
Quando un animale si affeziona
è tremendo
riconosce la voce
vuole essere accarezzato
tutte quelle cose lì io le odio
non sono mica un cane
i gatti hanno più carattere dei cani
ma sono sempre in calore accidenti a loro
tutti quei micini miao
miao
è terribile.
O forse è questo il senso della vita?
Avere amici
amare
procreare?
Non lo so
quello che so è che devo andarmene da qui
qui mi trattano come un mostro
come uno sporcaccione.
Ah
se avessi ancora i miei artigli
ah
se sapessi volare come facevo un tempo
me ne andrei in Groenlandia
tra le foche
senza neanche un essere umano tra i piedi.
Aik aik aik.
(Oscar, l’uomo-falco esce dalla scena, sconsolato, entra un uomo-maiale, ride e grugnisce, ride e grugnisce, fuma un sigaro, poi entra una donna-scrofa col naso porcino, le unghie delle mani attorcigliate e una codina attorcigliata pure lei, trascina un tavolo sul quale si mette a stirare dei vecchi pigiami, il ferro da stiro è arrugginito, non è neanche attaccato ad una presa)
LA DONNA-SCROFA E L’UOMO-MAIALE
(ispirato da Marie Darrieussecq)
Donna-scrofa – Je suis Catherine Deneuve
e tu chi sei?
Non ti ho mai vista da queste parti
sei venuta per intervistarmi?
Vieni che ti racconto la mia storia.
(l’uomo-maiale è in piedi accanto alla donna-scrofa, fuma e grugnisce)
Uomo–maiale – Brava
brava!
Donna-scrofa – Tutto ebbe inizio
quando ero disoccupata
cercavo lavoro