Le delizie della duchessa. Maria Luigia a tavola
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Le delizie della duchessa. Maria Luigia a tavola - Carlo Vanni & Eliselle
Carlo Vanni & Eliselle
Le delizie della duchessa
Maria Luigia a tavola
Prima edizione eBook 2020 © Edizioni del Loggione srl
ISBN 9788893471220
Copertina e illustrazioni: Elena Bertacchini
Edizioni del Loggione srl
Via Piave,60 – Modena
http://www.loggione.it – loggione@loggione.it
Il nostro catalogo completo lo trovi su
www.librisumisura.it
Carlo Vanni & Eliselle
Le delizie della duchessa
Maria Luigia a tavola
INDICE
Introduzione
Laddove tutto ebbe inizio
Carciofi alla Caterina De’ Medici
Papero al melarancio
Canederli di albicocche
Educazione di una Piccola Principessa
Pezzole della nonna
Salsa colla, poi salsa Bechamél
Il Cibreo
Cercasi consorte reale disperatamente
Vol-Au-Vent (ricetta base da farcire a piacere)
Zuppa di cipolle toscana o soupe d’oignons
Zuppa di riso e broccoli
Ti presento i miei
Tortelli verdi dolci
Spinaci alla siciliana
Costolette alla provenzale
Un’accoglienza davvero festosa
Krapfen
Kipferl alla vaniglia
Bavarese di mandorle con salsa di lamponi
Come Cenerentola alla corte dei Re
Zuppa alla Giulienne
Culatta di manzo alla cramoisì, detta allo scarlatto
Manzo alla fiamminga
Più che Tigre Corsa, un Merlo Maschio
Cioccolata alla violetta
Macarons al cassis e violette
Pollo alla marengo
Venti di guerra
Gateau di verdure alla sivigliana
Albicocche alla sultana
Strudel alla bavarese
Il bandolero è stanco sul suo cavallo bianco
Timballo di aragoste con crema topinambur
Tartufi allo Champagne
Purè di lenticchie
Il lento, nemmeno tanto, precipitare degli eventi
Pasticcio di maccheroni
Panetti di castagne
Storione al naturale
Se mi lasci ti cancello
Rissolotti di zucca alla genovese
Baccalà alla certosina
Anguilla arrostita
Travolti da un insolito destino
Capretto all’italiana
Budini salati di rape bianche
Luccio in carpione
Dai amore e amore riceverai
La torta Sacher
Tortelli di zucca e noce moscata
Anolini alla parmigiana
Una benefattrice d’annata
Risotto alle violette di Parma
I tortelli di erbetta alla parmigiana
Il pollo alla crema della Duchessa
Le delizie della duchessa
Fagiano in cocotte con tartufo nero
Risotto con asparagi alla Duchessa
Tagliatelle gratinate al forno
Bella, bionda e dice sempre sì
Baci di dama
Linzer Torte
Torta Duchessa di Parma
Una seduta che non si è mai verificata (e che peccato)
Bonus tracks
GLI AUTORI
Introduzione
C’era una volta... un Re! - diranno subito i nostri piccoli amici.
E invece, no; volevamo solo rendere omaggio all’incipit del Pinocchio di Collodi. La storia che andiamo a raccontare è forse meno fantasiosa, ma certamente non meno intricata, complessa e ricca di fascino. In effetti, la nostra storia comincia così: c’era una volta un Imperatore, anzi, addirittura due, e poi c’era una Principessa che divenne Imperatrice e, sì, a questo punto finalmente un Re fa davvero la sua comparsa; poi c’è un Ministro astuto e subdolo, come nelle Mille e Una Notte, e poi l’Imperatore non è più tale ma poi torna a esserlo e poi niente del tutto, e poi l’Imperatrice torna a essere Principessa e quindi, infine, Duchessa. E se una simile trama che annienta tutte le soap mai scritte non vi ha nemmeno incuriosito non sappiamo proprio come altro ridestarvi.
Quella di Maria Luisa d’Austria è una favola che, secondo noi, è stata raccontata troppo poco, finora, e con esiti un po’ altalenanti. Favola, perché si inserisce in un momento storico che, seppure piuttosto vicino al nostro (dopotutto, parliamo della intera prima metà dell’Ottocento), periodo in cui tutto quello che accade è ben documentato, gli eventi a cui ci è dato assistere sono spesso così titanici da assumere per forza un particolare alone di magia. Siamo all’indomani della Rivoluzione Francese, con gli ideali che da essa scaturiscono e che vanno diffondendosi in tutto il mondo; all’improvviso, sorge una mutazione genetica, un vero Uomo Nuovo, che ribalta il tavolo e ripristina un’idea di Impero che si pensava fosse ormai destinata a crollare sotto l’impatto della modernità. Con il potere della sua visione e la forza delle armi, Napoleone integra le idee moderne col vecchio concetto di governo, e quello che ne scaturisce spaventa tutti i suoi contemporanei. Nel frattempo, il mondo va avanti; oramai il genio è fuori dalla lampada, e di fronte alle pressioni sociali e culturali innescate tutto il vecchio regime, in tutti i Paesi d’Europa sino alle Americhe, viene messo in discussione e sottoposto a dura verifica. Nel bel mezzo di questa incredibile trasformazione, per pura casualità, si inserisce ad un certo punto la figura di Maria Luisa d’Austria, che è una donna in tutto e per tutto figlia del suo ambiente, e del suo tempo; e che potrebbe essere, come tutte, destinata ad una vita per molti versi predestinata: un matrimonio politico, un ruolo diplomatico retto dai vincoli coniugali, la creazione di una nuova linea di sangue tramite i figli, e poco altro; se non fosse che il suo tempo, come abbiamo appena detto... semplicemente non si sa più cosa sia.
Oltre a questo, lei è una figura perturbante in questo terribile gioco di pressioni: perché obbediente eppure ribelle, buona eppure egocentrica, volitiva benché debole. Lo spazio di manovra che le viene concesso, come si vedrà, sarà sempre estremamente limitato, e quindi le scelte andranno di conseguenza; scelte giuste, scelte sbagliate, in moltissimi casi scelte non sue, alle quali deve, giocoforza, adattarsi come meglio può e riesce. Per questo motivo le analisi storiche e psicologiche che finora abbiamo letto del personaggio ci sembra non le rendano piena giustizia nella sua figura di donna che, come anche gli altri protagonisti dell’epoca, è paurosamente sospesa tra una modernità in divenire, impossibile a prevedersi, e una tradizione per molti versi comoda e rassicurante, per altri soffocante, rigida, castrante. Per raccontare di lei abbiamo spesso dovuto raccontare del suo tempo e di altri protagonisti, per capire quali erano le forze che su di lei agivano; l’abbiamo seguita dai suoi primi passi attraverso i suoi amori, le sue scelte, le sue paure, e mano a mano che seguivamo questo suo percorso siamo arrivati a vedere le cose dal suo punto di vista. E tutto ci è parso un po’ più chiaro; i giudizi pro e contro sono caduti, antipatie e simpatie hanno ceduto il passo a una umana comprensione di lei e del suo romanzo. Sì, un romanzo: perché sono vicende che non mancheranno di trascinarvi, e speriamo di averle raccontate in modo che emozionino voi come hanno fatto con noi. Lungo la storia ci saranno due grandissime battaglie e tre grandi amori, tradimenti, intrighi, dispiaceri, e tanta, tanta cucina; perché se c’è un tratto che unisce tutti i diversi episodi della vita di Maria Luisa, ebbene, questo passa per la tavola: rispetto al cuore, lo stomaco è sempre stato un organo più facilmente comprensibile. Parleremo di come si mangiava nelle loro case all’epoca dei fatti, vi regaleremo qualche chicca storica che vi è sfuggita e vi forniremo non solo i nomi e i cognomi di quelli che cucinavano, ma anche le ricette che sfornavano e quante calorie cercavano di digerire.
Siete ancora tutti lì? Va bene; allora andiamo a raccontare la storia di Maria Luisa Ludovica Leopoldina Francesca Teresa Giuseppa Lucia d’Asburgo-Lorena, meglio nota, in terra nostra, e per sempre, come Maria Luigia, o La Duchessa.
Laddove tutto ebbe inizio
La favola che andiamo a raccontare inizia in una estate abbastanza calda del 1734, anno in cui, con logica ineccepibile, le maggiori potenze europee (e quindi mondiali, data l’epoca) cercano di decidere la successione al trono della Polonia dandosi battaglia presso Parma, località Crocetta, e nei dintorni di Guastalla. Sarà stato che qui, forse, ci sono pianure in cui ammassare e far sbudellare un sacco di uomini alla volta, e al tempo stesso sotto le tende di comando si può gustare la splendida cucina emiliana, che già a quei tempi poteva dire la sua dopo il passaggio di tanti ghiottoni coronati e cotonati. E siccome nonostante tanta buona volontà e decine di migliaia di morti non si era addivenuti a una decisione, i Borbone, i Savoia, gli Asburgo, i Lorena, i Medici e tutti gli altri decisero, per così dire, di mettersi attorno a un tavolo (e farlo prima, no?) e di spartirsi i territori da bravi cugini e fratelli che poi erano. La parte della storia (intricatissima) che interessa a noi parte nel momento in cui l’accordo stipulato prevede che, alla morte del Granduca di Toscana in carica (da sempre un titolo della famiglia Medici, che tanto lustro hanno portato a questa zona) il titolo passi in mancanza di eredi alla famiglia Lorena, e cioè, in sostanza, matrimonio politico dopo matrimonio politico, agli Asburgo – Lorena: così gli austriaci mettono piede in Toscana, e ci resteranno per un sacco di tempo.
Se partiamo così da lontano è perché la storia di Maria Luisa d’Austria, che esordisce nella storia niente di meno che come giovanissima moglie di Napoleone, è raccontata in mille occasioni diverse, è vero, sia da biografi che hanno cercato di fornirne una immagine positiva (operazione difficilissima), sia da detrattori inferociti (un bersaglio facile); secondo noi, però, è molto utile leggere la sua storia alla luce del contesto in cui si svolgono i fatti dell’epoca. Oggi, qualsiasi giudizio sarebbe emesso col senno di poi, e con moderno sentire: insomma, non in maniera equa. E per capire Maria Luisa, i suoi pregi e i suoi difetti, è necessario parlare un attimo della sua famiglia.
Francesco II di Asburgo – Lorena, il padre della futura, amatissima Duchessa di Parma nasce, invece che tra le nebbie viennesi come sarebbe doveroso per qualsiasi purissimo sangue blu austriaco, al contrario in quel di Firenze, il 12 febbraio 1768. Aveva ascendenti molto impegnativi: per parte di padre era un Asburgo e un Lorena (vale a dire, il trono del Sacro Romano Impero, quello d’Ungheria e una delle più importanti famiglie di Francia); per parte di madre, un Borbone (ossia, la famiglia del Re Sole). Come a dire: mille e rotti anni di governo di tutta Europa racchiusi in un tenero involucro. E per di più, un tenero involucro nato in quel di Firenze, cosa che per un austriaco era praticamente un’onta e un chiaro handicap che avrebbe segnato per sempre il carattere del pover’uomo. Difatti, si passò dalle straordinarie e giubilanti celebrazioni della sua nascita, sia a Vienna che a Firenze, ai giudizi tutt’altro che pietosi espressi da suo zio, l’augusto Imperatore Giuseppe II, quando lo vide. In effetti, Giuseppe avrebbe voluto avere una discendenza propria, sul trono; ma siccome questa non era arrivata, avrebbe presto o tardi dovuto ripiegare sul nipotino. Per cui, lo tenevano d’occhio attentamente: e siccome le relazioni del Conte di Colloredo, inviato dall’Imperatrice, erano un capolavoro di glissati e di sorvoliamo, Giuseppe inviò anche un suo uomo, il Maggiore Federigo Manfredini. Che lo convinse che la corte fiorentina avrebbe fatto del ragazzo una femminuccia: era meglio richiamarlo in Austria e cercare di raddrizzarlo alla svelta! Così fecero; e all’età di sedici anni il futuro Imperatore prende la via del Brennero per riunirsi col sangue blu del proprio sangue blu. Lo zio lo esamina ben bene, e poi ne traccia questo simpatico ritratto (inviato al padre Leopoldo Pietro, come a dire: guarda che bel capolavoro hai combinato!): "(…) se consideriamo che ha diciassette anni e lo confrontiamo con altri pari età, si resta immediatamente colpiti dal fatto che il suo sviluppo fisico è stato completamente ignorato; che è rachitico; che è arretratissimo in quanto e destrezza fisica e portamento: in breve che è né più né meno che un cocco di mamma viziato, il quale considera tutto quanto fa infinitamente importante e audace e non tiene in alcun conto tutto ciò che gli altri fanno o quanto soffrono per lui. Il modo in cui è stato trattato per più di sedici anni non poteva che confermarlo nell’illusione che la preservazione della propria persona fosse l’unica cosa che avesse importanza; e ancora:
(…) non riesce a darsi un indirizzo, a pensare con la propria testa (…). Il rimedio pensato dal tenero Zione è allora l’isolamento psichico e sociale:
(…) lasciato solo con se stesso, sarà costretto a maturare decisioni proprie (…)".
Ora, segnatevi questa idea di metodo educativo alla quale il Dottor Spock avrebbe gioito, non parliamo della Montessori, perché ritroveremo fra poco la stessa idea messa in atto anche per Maria Luisa. Merita un attimo di attenzione invece il contesto generale: il cocco di mamma viziato è in buona compagnia nel non avere particolari attitudini al comando. Prima di lui, già suo padre Leopoldo II era felicemente avviato alla carriera ecclesiastica e poi aveva dovuto farsi carico di una corona (come già il suo avo Leopoldo I). Occorre dire a questo punto che il grande sangue austriaco non era più quel granché: avevano una grandissima opinione di se stessi, ma non era suffragata dai fatti. Basti ricordare a tale proposito che la sorella di Giuseppe e di Leopoldo era quella Maria Antonietta che sarebbe di lì a poco finita decollata in Francia, accompagnata alla ghigliottina dalla stessa eccessiva opinione di sé e delle proprie capacità di governo che l’aveva accompagnata sin da Vienna: e che l’epitaffio di Giuseppe II, dettato da se stesso, fu "Qui giace Giuseppe II, colui che fallì qualsiasi cosa che intraprese". Per cui, non è che adesso si possa a buon diritto incolpare il clima mite, i vini buoni, le minestre e i paperi all’arancia che Caterina de’ Medici aveva certamente lasciato in eredità a tavola per lo scarso sviluppo di Francesco. Che si trova, sfigatello com’è, a vedersela con lo sfascio dell’impero e le secessioni territoriali austriache, con la Rivoluzione Francese, con quel bel mastino di Napoleone e con l’inizio di