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La donna del destino
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La donna del destino

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About this ebook

Gli appuntamenti mondani e il bel mondo sono solo un ricordo. Adesso Madame de Sourzy è una giovane donna con una figlia da crescere, una ragazzina vivace e sensibile. Lilian ha solo dodici anni ma comprende che non sarà facile vivere senza l’aiuto di qualcuno. E solo Lady Stanville, una zia inglese ricchissima quanto detestabile potrebbe dare loro un aiuto. Ma sarà un aiuto pagato a caro prezzo, in cambio della libertà e della dignità. Madame De Sourzy e Lily si trasferiscono nella sontuosa residenza degli Stanville. È il figlio Hugh, un industriale duro e inflessibile, a dettare legge in quella casa. E Lily, rimasta sola qualche anno più tardi, è perseguitata ogni giorno dagli Stanville. Le continue umiliazioni le rendono la vita impossibile. Unico conforto l’amicizia delle cugine, anch’esse vittime della tirannia dei padroni. Lady Stanville progetta un avvenire luminoso per il figlio Hugh: un matrimonio con Caroline Bairn, ricchissima ereditiera, le permetterebbe infatti di allontanare per sempre Lily dalla sua vita. Ma sarà proprio la bella Lilian a complicare i suoi piani e a subire l’inevitabile vendetta della donna. Come sottolinea Natalia Aspesi parlando dei romanzi di Delly, proposto in una nuova traduzione e firma che non ha certo bisogno di presentazioni, “può girare la testa, nell'ammasso di eventi: ma una primordiale commozione, un viscerale, vergognoso piacere fanno divorare il libro. Insensatamente”.
LanguageItaliano
Release dateMar 17, 2020
ISBN9788893041928
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    La donna del destino - Delly

    2020

    PRIMA PARTE

    I

    I passanti per la strada camminavano sempre più veloci, infreddoliti dal vento pungente che soffiava in quel pomeriggio di marzo. Aveva cominciato a piovere, pioggia mista a nevischio.

    Una ragazzina, che usciva in quel momento da una bottega, per ripararsi i capelli biondi si coprì con il piccolo scialle che aveva sulle spalle. Poi cominciò a correre, veloce e agile come un folletto.

    In un paio di minuti era già arrivata davanti a una vecchia, grande casa. Nell’atrio qualcuno la stava aspettando.

    Oltre un cortile buio e stretto svettava un palazzo di cinque piani. Aveva i muri rovinati e molte finestre. La ragazzina entrò nell'ingresso del palazzo e cominciò a salire le scale strette di mattoni e legno.

    La ringhiera era consumata e untuosa, i muri verde stinto, si staccavano grossi pezzi di intonaco. L’odore di cucina, l'intonaco in cattivo stato raccontavano la vita semplice di gente con pochi mezzi.

    Al terzo piano una donna che stava scendendo la salutò:

    - Buonasera Lilian... Come sta la mamma?

    - Come sempre... non tanto bene, madame Justine.

    - Mi spiace! Probabilmente è il tempo. Se uscisse un po’ di sole si sentirebbe senz'altro meglio.

    Lilian sospirò.

    - Non lo so... È sempre stanca...

    Un attimo dopo salutò la donna che abitava su quel pianerottolo e continuò a salire fino al quinto piano dove si fermò davanti a una porta che aprì.

    Si entrava subito in una piccola cucina, pulita e in ordine. Pochi passi ed ecco l'unica stanza dove madame de Sourzy conservava gli ultimi ricordi di una vita agiata. Una luce fioca la illuminava. Dava sul cortile, stretta fra palazzi di cinque o sei piani. Vicino alla finestra madame de Sourzy cuciva. Quando entrò la ragazzina sorrise affettuosamente sollevando il suo viso magro.

    - Ti sei bagnata tanto?

    No, no! Ho corso, e poi è così vicino... Mi fa piacere venire qui.

    Mentre parlava Lilian aveva scoperto i capelli biondi.

    Il suo viso minuto, rosso per la corsa e per il freddo, era illuminato da due occhi neri sui quali spiccava l’ombra delle ciglia scure.

    Avvicinandosi alla madre l'abbracciò e si abbassò per baciarla.

    - Adesso smettila di lavorare. Hai gli occhi stanchi...

    - Devo finire per forza oggi, domani devi consegnare tutto a madame Bordier che lo aspetta.

    - Andrai avanti più tardi, questa sera magari... adesso lascia perdere.

    E Lilian prese dolcemente dalle mani della madre il lavoro quasi finito e poi, dopo un altro bacio, andò in cucina a preparare qualcosa da mangiare.

    Madame de Sourzy la seguiva con lo sguardo.

    Sospirò. Poi, percorsa da un brivido, pensò fra sé e sé: «è così sensibile, così graziosa. E nei prossimi anni... Cosa ci succede se Laurence non si fa più viva?»

    Mentre la ragazzina andava e veniva la donna pensava agli anni felici, al suo matrimonio, troppo breve, con Adrien de Sourzy.

    Era finito tutto molto presto, poi erano cominciati i problemi. La morte di Adrien, la vendita affrettata e in perdita di una prestigiosa proprietà, le spese andate fuori controllo, un intero patrimonio in fumo.

    Arrendevole e triste per carattere madame de Sourzy non era stata capace di riprendersi. La sua salute, nel frattempo, era peggiorata.

    Un ultimo fatto le aveva tolto anche la speranza. Un cattivo investimento l'aveva privata anche delle ultime cose che le erano rimaste per vivere.

    Distrutta da quelle circostanze sfortunate aveva lasciato la provincia dove aveva sempre vissuto e si era trasferita a Parigi. Lilian aveva allora dieci anni.

    Un'amica, che le era rimasta vicino durante quei mesi, le aveva procurato qualche lezione privata. Ma lei si era ammalata e non aveva potuto lavorare che per qualche mese.

    I suoi studenti, intanto, si erano rivolti a un'altra insegnante. Si sentiva sempre più stanca, non usciva quasi mai di casa.

    Madame Burdennes, una sua amica, anche lei navigava in cattive acque, le aveva passato gli indirizzi di qualche ditta dove Lilian andava a chiedere lavoro per sua madre. Spesso le risposte erano negative.

    Una rappresentante di biancheria aveva deciso di darle qualcosa da fare. Era pagata pochissimo e le date di consegna erano difficili da rispettare.

    Madame de Sourzy aveva detto di sì e ora si impegnava al massimo per guadagnare il necessario per lei e la figlia. Cercava di sopravvivere anche grazie a una piccola rendita, ma sarebbe cessata alla sua morte.

    Che cosa avrebbe fatto allora Lilian? Questa domanda la angosciava, si sentiva sempre meno forte, incapace di reagire.

    Lilian era graziosa, affettuosa, intelligente, sensibile. Qualche anno e sarebbe stata una ragazza, giovane e bella, fin troppo bella per vivere sola...

    Madame de Sourzy aveva un solo parente, una cugina del marito. Più vecchia di lei di una decina di anni, lady Stanville era la vedova di un facoltoso industriale inglese.

    L’aveva incontrata solo una volta, qualche mese dopo essersi sposata. Di lei aveva un ricordo tutt'altro che piacevole: una donna bruna e un po' robusta, orgogliosa della sua ricchezza e del suo stato sociale. Una che guardava i cugini dall'alto in basso. Nonostante tutti gli altri fossero benestanti, nessuno era ricco come lei.

    I loro contatti si erano fermati all’invio delle partecipazioni per la morte di lord James Stanville e di Adrien de Sourzy.

    Quando la sfortuna si era accanita su lei, madame de Sourzy aveva pensato di chiedere aiuto a Laurence Stanville. Poi aveva pensato a quel suo fare altezzoso e supponente... e fra sé aveva pensato: «aspetterò un po', forse me la caverò da sola senza chiederle niente...»

    Ma le cose era andate sempre peggio. Così, piena di angoscia e di timore, madame de Sourzy aveva scritto alla cugina per raccontarle le sue traversie. Era già passato un mese e nessuno le aveva ancora risposto.

    «Forse la mia lettera non è mai arrivata...» si chiedeva sempre più preoccupata. «Devo riscriverle? Magari non ha nessuna voglia di rispondermi... di me non le interessa niente. Adrien diceva sempre che era una donna arida e insensibile. Lei non lo sopportava e lui ricambiava l'antipatia. Sono questi gli ostacoli insormontabili»

    Mentre rifletteva, il buio invadeva quell'angolo freddo, già scuro in pieno giorno. Il piccolo fornello della cucina non era sufficiente per scaldare quella stanza umida, con gli infissi malmessi, dove l'aria passava senza alcuna difficoltà.

    Madame de Sourzy rabbrividì, stringendo il vecchio mantello che l'avvolgeva.

    Lilian stese una piccola tovaglia sul tavolo e poi apparecchiò, svelta e precisa.

    Madame de Sourzy seguiva nell'ombra i movimenti rapidi della ragazzina. Provava un'intensa tenerezza pensando all’affetto, al coraggio e alla maturità che dimostrava sua figlia.

    Un colpo secco alla porta fece sobbalzare la donna.

    Poggiando un bicchiere che aveva in mano sul tavolo Lilian disse:

    - Ci scommetto che è Loulou. Come al solito si diverte a picchiare così. Mi viene voglia di non aprire...

    Senza togliersi il vecchio grembiule azzurro che metteva sul vestito mentre lavorava in cucina, Lilian andò verso la porta. Invece di Loulou, il secondogenito di madame Burdennes, si trovò davanti una signora alta e robusta, tutta vestita di nero, che con un tono secco le chiese:

    - Madame de Sourzy... Abita qui?

    - Certo madame, - balbettò Lilian.

    Mi chiamo lady Stanville... dille che voglio parlare con lei.

    - Lady Stanville!... Entri pure madame, avanti!

    Madame de Sourzy aveva sentito quelle parole. Si alzò agitata e andò incontro alla visitatrice accompagnata da Lilian.

    - Sei stata gentilissima a venire, ti ringrazio tanto!

    - Preferisco sempre parlare di persona. Ma abitate così in alto... Meno male che nonostante l'età sto ancora bene...

    Una mano inguantata di nero si allungò verso madame de Sourzy. Lei la strinse con qualche parola di scusa per la sua abitazione.

    - Certo, capisco, da una decina di anni sei andata al contrario. Com'è possibile rovinarsi la vita così. È incomprensibile!

    Lady Stanville era indignata.

    Madame de Sourzy biascicò:

    - La sfortuna...

    - La sfortuna?... Non ci credo, mi spiace. È troppo comodo nascondere con questa parola gli errori, la superficialità, la stupidità...

    Lilian era scappata in cucina. Sentiva tutto, e quelle parole umilianti che colpivano la madre la facevano sentire fiera e coraggiosa.

    Quando ritornò nella stanza per accendere la luce le due donne erano sedute vicino alla finestra. Filtrava la luce fioca e rossa del tramonto.

    Lady Stanville, chinandosi un po’ per guardare la ragazzina, le chiese:

    - È tua figlia, Emmeline?

    - Sì, si chiama Lilian...

    Continuando a squadrare la ragazzina dalla testa ai piedi, lady Stanville domandò:

    - Quanti anni ha?

    - Dodici.

    - Dodici!... Non l'avrei mai detto. È magrissima. La nipote di mio marito, Caroline Bairn, ha la stessa età, ma è molto più robusta...

    Madame de Sourzy disse a bassa voce:

    - Ha sofferto tanto. E mangia poco... poi mi aiuta senza risparmiarsi. Ma anche se sembra così fragile non è mai stata malata neanche un giorno.

    - Meno male, perché non avrà i mezzi economici per vivere fra i vizi. Ma veniamo a noi, Emmeline, non ho tempo da perdere. Sono arrivata ieri e riparto domani sera. Devo anche sbrigare qualche commissione che mi ha affidato mio figlio... sai, per l'azienda.

    - È lui che se ne occupa adesso?

    - Sì, da quando è morto suo padre. Ha solo ventitré anni ma sa mandare avanti tutto benissimo. Hugh è molto intelligente e ha energie da vendere. Sono certa che grazie a lui gli affari andranno benissimo.

    L’orgoglio animava quella voce inespressiva, illuminava il suo viso dai lineamenti duri. Un volto senza bellezza, anonimo, dagli occhi chiari e gelidi.

    - Ha molto buon senso... io non faccio niente senza chiedere un consiglio a lui. Adesso poi è il capofamiglia: tutto il patrimonio degli Stanville è suo. Abbiamo deciso di comune accordo di rispondere alla tua richiesta, siamo pur sempre tuoi parenti. Vogliamo che tu... e tua figlia, veniate a vivere da noi. Nella tua lettera mi dicevi che hai soltanto una piccola rendita...

    - È così, è tutto quello che ho.

    Le labbra sottili di lady Stanville disegnarono un ghigno pieno di disprezzo.

    - Sei ridotta proprio male... Ma vi daremo una mano, fate parte della famiglia. Verrete entrambe ad abitare a Breenwich, penseremo noi a mantenere te e tua figlia. E a lei daremo l'istruzione necessaria perché un giorno si guadagni da vivere da sola.

    L’angoscia e l'umiliazione affliggevano madame de Sourzy. Aveva pensato a una piccola rendita che le avrebbe permesso di vivere modestamente, sufficiente all'educazione della figlia. Invece le chiedevano tutt'altra cosa, vivere sotto lo stesso tetto con quella donna orgogliosa e insopportabile. Ma doveva accettare, non aveva scelta. Così, a bassa voce, le rispose:

    - Ma... mi chiedo... non daremo troppo fastidio?

    - Non penso proprio. La casa è molto grande e vi può ospitare senza problemi. Vivrete con noi... ti cercherò qualche cosa da fare. Parli inglese?

    - Certo, anche Lilian.

    - Molto bene. Io e mio figlio parliamo spesso in francese, fra noi, ma la servitù lo ignora. Lo parla solo il cameriere di Hugh e la mia cameriera normanna. A questo punto è deciso, facciamo così.

    Madame de Sourzy, stringendo il vestito con le mani, rispose con voce incerta:

    - Ti ringrazio. Va bene, verremo a Breenwich, ti prometto che non vi disturberemo.

    - Benissimo allora. Tu e Lilian potete già venire la prossima settimana, le vostre camere saranno pronte. Vicino a noi c'è una piccola scuola, il posto giusto per far studiare la bambina.

    Si alzò finendo il suo discorso. La sua persona robusta si rivelò nel mantello nero, caldo e comodo, ma di bassa qualità, che la donna indossava.

    Accanto a lei madame de Sourzy, così minuta e bionda, sembrava quasi scomparire.

    - Arrivederci, Emmeline. Se desideri qualche chiarimento scrivimi pure. Ma non penso che ne avrai bisogno, io ho il vizio di prevedere tutto. Ah, ecco l’orario del treno e del traghetto.

    E dalla borsa prese un foglio che consegnò a madame de Sourzy.

    - Immagino che tu non abbia i soldi per il viaggio...

    - Oh... no!

    Lo sguardo indagatore e ambiguo di lady Stanville fece il giro della stanza e alla fine si fermò su una piccola scrivania rosa.

    - Puoi sempre vendere quella, qualcosa di sicuro ti danno...

    Madame de Sourzy rispose:

    - Era di mia madre, l'ho tenuta perché è l'ultimo ricordo di famiglia. La venderò, la venderò per pagare il viaggio e anche qualche piccolo debito...

    - Piccolo debito?... E con chi?

    - Di preciso non lo so... Saranno più o meno trecento franchi...

    - Più o meno? Come? Non lo sai?... Se hai sempre curato i tuoi affari in questo modo, non mi sorprendo di vederti ridotta così.

    Emmeline curvò la testa sotto i colpi di quell'ironia.

    Lady Stanville andò avanti:

    - Trecento franchi... Questo mobile qualcosa vale, è roba che oggi si paga cara, almeno mille franchi. Cerca di non farti fregare. Dal resto ricaverai ben poco, non ha valore. Adesso ti devo salutare.

    Dopo avere teso la mano alla cugina che rispose ringraziandola, Lady Stanville uscì. Lilian la accompagnò fino al pianerottolo, poi la seguì mentre scendeva le scale poco illuminate.

    Lady Stanville stava bene attenta a non toccare il corrimano e il muro. Nell’androne del primo piano urtò con il piede un mattone malmesso e sbottò:

    - Che razza di posto... Dovrete essere molto riconoscenti a che viene a togliervi da questa topaia.

    Lilian era indignata quando rientrò nella stanza dove madame de Sourzy la aspettava seduta su una sedia.

    - Che persona cattiva! Come

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