Nebbia all'improvviso
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Gli impegni si susseguono ed arrivano grosse soddisfazioni.
Una sera a teatro Jennifer non si presenta, per un contrattempo lavorativo e Raul viene abbordato dalla giovane Cinzia, impegnata quella sera per lo spettacolo come maschera.
Si conoscono ed esagerano con alcol e qualche droga, un mix letale per i due.
La mattina seguente Raul si trova in un bosco, seminudo a bordo della sua auto, non ricorda nulla. Si accorge di essere stato derubato e non solo.
Da qui nasce un turbinio di eventi che mettono a dura prova la vittima di questo furto e lo portano fino alle soglie della pazzia pura. Raul ci racconta questo viaggio in prima persona e ci accompagna nei suoi segreti profondi.
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Book preview
Nebbia all'improvviso - DOMENICO TIBALDI
Domenico Tibaldi
Nebbia all'improvviso
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Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice dei contenuti
PREFAZIONE
Nebbia all'improvviso
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
CAPITOLO DECIMO
CAPITOLO UNDICESIMO
CAPITOLO DODICESIMO
CAPITOLO TREDICESIMO
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
CAPITOLO QUINDICESIMO
CAPITOLO SEDICESIMO
CAPITOLO DICIASETTESIMO
CAPITOLO DICIOTTESIMO
CAPITOLO DICIANNOVESIMO
CAPITOLO VENTESIMO
CAPITOLO VENTUNESIMO
CAPITOLO VENTIDUESIMO
NOTE SULL'AUTORE
PREFAZIONE
© Domenico Tibaldi
Domenico Tibaldi, nato a Monza il 12 gennaio 1974, scrittore indipendente, vive a Parma; suoi i romanzi:
2014 Aspettando la mia terza vita
Genere thriller
2015 Il padrone del tempo
Genere giallo
2018 L’ultima speranza
Genere fanta-thriller
2019 I vortici dell’anima
Genere thriller psicologico
2020 Nebbia all’improvviso
Genere drammatico
Riconoscimenti ricevuti per:
Il padrone del tempo
– Finalista Percorsi Letterari «Golfo dei Poeti Shelley e Byron», alla Val di Vara 2018
– Tra i primi venti del Concorso Letterario Internazionale «Gian Antonio Cibotto» 2018
– Attestato di segnalazione San Bernardino alle Ossa Unica Milano 2018 con la seguente motivazione: Il libro si dipana, in maniera abile e ben riuscita, come un giallo tradizionale, recuperando ogni elemento specifico della tradizione di quel genere.
Riconoscimenti ricevuti per:
L’ultima speranza
– Attestato di segnalazione San Bernardino alle Ossa Unica Milano 2018 con la seguente motivazione: Racconto d’avanguardia futuribile, orwelliano per certi versi, che riveste una propria particolarità nel possedere un lessico autonomo, un glossario particolare, per essere meglio compreso dai lettori.
Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma quello che accadrà in tutti gli altri giorni che verranno può dipendere da quello che farai oggi.
Ernest Hemingway
Nebbia all'improvviso
NEBBIA ALL’IMPROVVISO
Una storia di Domenico Tibaldi
CAPITOLO PRIMO
Mi piaceva quel posto, non riuscivo a sceglierne un altro differente. Era della giusta altezza e abbastanza centrale da godermi lo spettacolo in maniera adeguata. Sentivo già le voci dietro di me borbottare di quello che sarebbe stato lo spettacolo. Alcuni avevano già la presunzione di criticarne le scelte stilistiche e narrative anche senza ancora aver visto nulla, forse l’avevano letto in qualche rivista dal parrucchiere o, ancor peggio, su qualche social.
Il teatro andava via via riempiendosi, ma Jennifer stentava ad arrivare. L’ultimo whatsapp diceva che sarebbe arrivata leggermente in ritardo per il solito problema di lavoro, che spesso ci divideva. Nell’ultimo anno il suo lavoro era aumentato sempre più e i suoi ritardi erano sempre più frequenti, tant’è che ogni tanto mi improvvisavo chef per Sofie, la nostra figlia di 16 anni. Comunque la vedevo serena, non avvisavo in lei tutto lo stress lavorativo che accumulava, forse era brava a nasconderlo, forse… non saprei che dire.
Era sempre la mia solita poltrona di velluto rosso, era sì in una buona location, ma in realtà era scomoda come tutte le altre 400 poltrone di questo vecchio teatro. Ripensandoci bene, non so neanche quante poltrone siano, ho provato a sbocciare un numero… del resto nel mio lavoro mi succedeva spesso. La mia seduta presentava l’immancabile bruciatura da sigaretta e, facendo due conti su quando era entrata in vigore la «legge Sirchia» in Italia, la poltrona doveva avere un po’ di anni. Guardo il mio Casio da quaranta euro e vedo che Jenny è in vero ritardo, in sala hanno leggermente abbassato le luci e hanno già comunicato i dieci minuti all’inizio dello show.
Abbiamo deciso di venire qui a teatro per vedere Molto rumore per nulla, l’ennesima trasposizione teatrale della grande opera di William Shakespeare. Una compagnia giovane e dinamica si cimenta nel grande classico, forse è proprio questa grande contrapposizione che mi attrae malgrado sia un po’ stanco. La sveglia come tutte le mattine è suonata alle 6 e questa sera prima di mezzanotte non andrò a letto sicuramente. Domani la giostra ripartirà.
Hanno appena dato i cinque minuti e Jenny latita ancora. Mi alzo un po’ nervoso e un po’ stizzito da questo ritardo, percorro velocemente il corridoio del teatro, dopo aver fatto alzare quelle quattro o cinque persone che impedivano l’accesso ad esso. Prendo in mano il mio telefono e le faccio subito una chiamata, mentre esco dalla sala il primo squillo sordo giunge al mio orecchio. Sposto con il braccio sinistro la tenda rossa che mi si presenta davanti ed entro in un’affollata hall, dove sono tutti riversi sul proprio cellulare a inviare il messaggio dell’ultimo minuto o per vedere quanti «like» ha ricevuto l’ultimo post pubblicato, per la maggior parte copiato da un altro.
Gli squilli si susseguono, nessuna risposta.
Provo a inviare un whatsapp, vedo che l’ultimo collegamento risale a circa quaranta minuti prima, quello in cui mi diceva di essere in ritardo.
Continuo a camminare e mi ritrovo fuori dal teatro, sta piovendo. Quella pioggia orribile che c’è spesso qui in Val Padana, mista a nebbia. Sembrano tante piccole lame che colpiscono il mio volto e ognuna mi ricorda che sarebbe stato meglio nascere in un altro posto. La nebbia mi avvolge e mi gela le gambe, in questo novembre più freddo del previsto. In nottata il meteo mette persino nevicate sui nostri Appennini qui vicino.
La seconda telefonata si conclude senza nessuna risposta, questa volta il ritardo è un po’ più lungo del solito. In sala sta per iniziare lo spettacolo e vedo già sfumare i centoventi euro spesi per l’acquisto dei due biglietti. A questo punto sono indeciso se entrare e godermi lo spettacolo oppure continuare a insistere con lei e i suoi ennesimi ritardi. Mi soffermo un attimo, decido di entrare. Mi dirigo in biglietteria, la maschera è ancora lì con la sua torcia led in attesa dei ritardatari, mi avvicino, le spiego del ritardo di mia moglie. Pur essendo una giovane ragazza, avrà la metà dei miei anni o forse più, attira la mia attenzione. È la prima volta che mi fermo a osservare una ragazza così giovane, ma i suoi occhi mi arrivano nello stomaco e gli danno un colpo sonoro.
Rimango quasi inebetito alla risposta «non si preoccupi, è il mio lavoro», quasi non l’ascolto, faccio anche la parte dello stupido. Appena lo realizzo mi giro e mi reco in platea al mio posto. Entro in sala, lo spettacolo non è ancora iniziato, grazie a Dio, il regista sta presentando l’opera. Faccio rialzare gli stessi che iniziano ad avere un senso misantropico per me. Mi accomodo, silenzio il cellulare e le luci si spengono.
CAPITOLO SECONDO
L’arrivo di don Pedro d’Aragona a Messina mi ha incantato e mi sono quasi scordato di essere da solo. Devo dire che questo adattamento della sceneggiatura non mi dispiace affatto. Quest’ora