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L'importanza del gioco negli adulti e nei bambini
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L'importanza del gioco negli adulti e nei bambini

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About this ebook

Nel 1992, spinta da una condizione di sofferenza esistenziale, ho cominciato un cammino di crescita evolutivo e spirituale. Ho deciso di fermarmi e, attraverso un’analisi psico-corporea personale, mi sono data l’opportunità di guardarmi dentro. Dopo un’iniziale formazione personale, ho iniziato a svolgere dei veri e propri studi al riguardo. Due anni dopo sono diventata socia dell’Associazione Arcano (l’Associazione per la realizzazione della capacità amorosa naturale orgonomica); questa è un’associazione ispirata ai principi di Freud, Reich, Osho e Antonio Mercurio, che intende divulgarli tra gli individui, con la speranza che divengano elementi di trasformazione sociale per un mondo più autentico, più giusto, più sano e più felice. Questi principi mi hanno accompagnato fino al 2014, quando ho deciso di formarmi come insegnante HYL (Heal Your Life, Guarisci la tua vita) e Facilitatore e Insegnante TUAV (Tutta un’altra vita); due figure certificate direttamente da Lucia Giovannini, autorizzate dalla Hay House Inc. e approvate da Louise Hay che hanno lo scopo di conoscere e sostenere l’altro attraverso un percorso individuale e di gruppo e di aiutarlo come possibile, ispirandosi liberamente ai libri di Louise Hay e al pensiero di Lucia Giovannini (www.luciagiovannini.com). Sono Operatore di tecniche egizio essene, ho preso la Laurea in scienze e tecniche psicologiche e sono una laureanda in Psicologia clinica e della Riabilitazione.

Scopo del libro è quello di far riflettere sul ruolo che il gioco ha, sia negli adulti che nei bambini. Giocare comporta una mente attiva, vigile ma non sotto pressione, in quanto il gioco prevede il controllo cosciente del proprio comportamento, con particolare attenzione al processo e alle regole. La stesura del testo vuole dimostrare la valenza educativa e didattica del gioco, sia negli adulti che nei bambini, attraverso l’esposizione delle varie teorie sul ruolo dell’attività ludica, susseguitesi nel corso del tempo, e le varie funzioni che l’attività ludica può acquisire sia nei bambini che negli adulti. Ad esempio, è un modo per creare e coltivare amicizie; inoltre il gioco è in grado di generare uno stato mentale che, negli adulti come nei bambini, è particolarmente adatto per il ragionamento astratto, la risoluzione dei problemi e gli sforzi creativi.

Cura editoriale di Maddalena Montin. 
LanguageItaliano
PublisherPasserino
Release dateMar 9, 2020
ISBN9788835384205
L'importanza del gioco negli adulti e nei bambini

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    L'importanza del gioco negli adulti e nei bambini - Silvia Piergallini

    Bibliografia

    Ringraziamenti

    Scrivo questi ringraziamenti a poche settimane dalla seduta di laurea con un pizzico di amarezza, per il fatto che quest’avventura sta andando verso un termine, ma con immensa gioia e gratitudine nel pensare che sono riuscita a concluderla.

    È stato un grande percorso pieno di impegni, di blocchi, ma anche di grande consapevolezza e commozione; senza l’aiuto dei miei cari e delle persone che mi hanno incoraggiato, tutto questo non sarebbe stato possibile.

    Uno dei miei pensieri è diretto allo psicoterapeuta Antonio Mazzetti, mio maestro di vita, che in tanti anni di analisi mi è stato vicino, aiutandomi a comprendere e scegliere la strada da intraprendere per il mio bene profondo; mi ha sempre incoraggiato affinché mi iscrivessi alla facoltà di Psicologia, sapeva che era un mio desiderio; purtroppo però lui questa mia realizzazione la può vedere solo da lassù. Grazie Antonio.

    Ringrazio mio marito che ha saputo starmi vicino, supportarmi e incoraggiarmi, credendo sempre in me. Ti amo Marco.

    Ringrazio veramente di cuore mia figlia Giada, mio figlio Alex, mia nuora Chiara Mazzetti e la piccola Sofia, che mi hanno costantemente appoggiato e aiutato, ai quali ho sottratto tempo e attenzione.

    Grata ai miei genitori e a mio fratello Pietro, ai miei zii, ai miei cugini, ai miei suoceri, che non hanno mai perso la fiducia nei miei confronti, sperando che il giorno della mia laurea saranno fieri di me.

    Grazie al professore Daniele De Angelis, per la disponibilità che ha avuto nei miei confronti e per la fiducia, che sin da subito ha dimostrato accettando questo argomento. Grata alla psicologa Laura Rita che ha sempre creduto in me, spronandomi a dare il meglio. Un ringraziamento particolare va alla mia amica meravigliosa e speciale Rita Masu, con la quale ho iniziato questo percorso. Iscritte insieme a questo corso di laurea, ci siamo aiutate, sostenute, spalleggiate e motivate a vicenda; con lei ho riso, scherzato, pianto… insomma, condiviso tre anni di vita.

    Grazie alla mia collega Emanuela Stracuzzi, che ho conosciuto all’università Unicusano; da quando ci siamo incontrate, ci siamo sostenute, confortate e incoraggiate reciprocamente.

    Un altro ringraziamento di cuore va ai miei amici che in questo percorso mi sono stati vicino, perorando la mia causa e confidando in me, appoggiandomi continuamente.

    E per ultimo, ma di certo non meno importante, ringrazio il mio collega Aldo Polinari, che ho avuto la fortuna di incontrare e con cui ho percorso insieme questi anni di vita; lo ringrazio per avermi insegnato la pazienza e per la sua disponibilità nei miei confronti.

    Introduzione

    Vorrei affrontare l’importanza del gioco negli adulti e nei bambini. Il gioco è per sua natura un’azione educativa ; il soggetto impara a conoscere il mondo, a sperimentare il valore delle regole, a stare con gli altri, a condividere, a gestire le proprie emozioni e a scoprire i nuovi percorsi di autonomia. Si tratta di un mezzo attraverso il quale i bambini sviluppano le loro capacità fisiche, cognitive, emotive, sociali e morali.

    L’idea di fare una tesi sul gioco è frutto della mia esperienza personale, dello studio della Ludoteconomia e del tirocinio formativo curriculare, che ho svolto presso uno studio clinico privato. In particolare quest’ultimo mi ha colpito molto: durante uno dei lavori svolti, la psicologa ha incontrato dei bambini; osservando il loro modo di giocare, la dottoressa era in grado di proporre una diagnosi sul bambino, aiutandolo, volta dopo volta, ad affrontare ciò che si presentava. Grazie a questo, ho compreso che il gioco può essere un importante strumento di osservazione. Quindi, già affascinata dalla materia, e vedendo come il gioco possa aiutare sia gli adulti che i bambini, mi sono ritrovata a scrivere questo elaborato.

    La stesura dello scritto vuole dimostrare la valenza educativa e didattica del gioco, sia negli adulti che nei bambini, attraverso l’esposizione delle varie teorie sul ruolo dell’attività ludica susseguitesi nel corso del tempo, e le varie funzioni che l’attività ludica può acquisire sia con i bambini che con gli adulti. Ad esempio, è un modo per creare e coltivare amicizie; è in grado di generare uno stato mentale che, negli adulti come nei bambini, è particolarmente adatto per il ragionamento astratto, la risoluzione dei problemi e gli sforzi creativi.

    Ho suddiviso il mio lavoro in quattro capitoli; nel primo capitolo, intitolato Teorie del gioco e del giocattolo, ho descritto il gioco e la definizione della parola gioco, affrontando successivamente le principali teorie del gioco e i vari cambiamenti che questo ha avuto nella storia.

    Nel secondo capitolo, intitolato Arte del gioco – animazione, apprendimento, mi soffermo a descrivere il gioco e i giocattoli, in particolare esponendo il loro valore come strumenti di apprendimento e socializzazione, affrontando infine la pedagogia del gioco e dell’apprendimento.

    Nel terzo capitolo, intitolato Attività ludica nell’adulto, tocco la dimensione ludica e la libertà, la creatività nell’adulto e la bellezza di mettersi in gioco.

    Infine, nel quarto capitolo, è la volta del gioco per il bambino, con il titolo Il valore del gioco per il bambino, dove si osserva proprio l’importanza e i benefici del gioco per i bambini – maestri nell’arte ludica.

    In apparenza, può sembrare un rimedio banale, elementare o addirittura solo infantile, invece permette sia all’adulto che al bambino di conoscere e apprendere. Giocare comporta avere una mente attiva, vigile ma non sotto pressione, in quanto il gioco prevede il controllo cosciente del proprio comportamento, con particolare attenzione al processo e alle regole.

    E il gioco non mi chiede

    né prove né voti.

    Mi chiede soltanto la libertà

    di godere del piacere

    che giocare fa.

    E questo piacere

    e le gioie volute

    Disegnano in me abilità

    sconosciute! [1]

    [1] RIVA C., FACCHINI V., Amorgioco. Il bambino, la disabilità, il gioco, Fatatrac, Firenze, 2005.

    Primo capitolo

    Teorie del gioco e del giocattolo

    Che cos’è il gioco? Qualche accenno di storia

    Come potremmo definirlo il gioco? Cosa intendiamo? Quali sono le caratteristiche del gioco? Queste sono domande che potrebbero sembrare di semplice soluzione; tuttavia creano molte perplessità e dubbi: in realtà definire cosa sia il gioco risulta essere complesso. Il gioco può essere definito come termine valigia, perché con questa espressione possiamo far riferimento ad una grande varietà di attività, anche molto diverse tra di loro, in cui ci sono esercizi tipicamente infantili, come ad esempio correre, saltare, imitare, manipolare oggetti, o gare sportive e attività a cui si dedicano gli adulti, ossia scherzi o scommesse. Quindi, il gioco non è un’attività tipica dei bambini, ma caratterizza anche la vita dell’adulto e dell’anziano. Il gioco è un’attività, che accompagna l’uomo in tutte le fasi della vita [1] . Ciò che varia, a seconda delle fasi del ciclo vitale, è la modalità con cui si gioca. Il gioco non è solo diffuso tra gli esseri umani, ma anche tra gli animali.

    Nella maggior parte dei casi il gioco viene considerato come il contrario di un’attività seria che l’uomo utilizzerebbe nel tempo libero e nei momenti di ozio. Questo è un modo di vedere il gioco considerandolo come se fosse un’attività di poca importanza, che risale a una visione molto antica, sin dal periodo egizio. Nell’epoca ellenistica, l’educazione ha inizio a sette anni, quando il bambino viene mandato a

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