Storie di corsa: Un amatore maratoneta racconta le sue piccole imprese e le tecniche mentali adottate
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Giorgio Cozzi, Senior Trainer, Direttore ISO Interventi Socio Organizzativi.
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Storie di corsa - Giorgio Cozzi
Giorgio cozzi
Storie di corsa
Un amatore maratoneta racconta le sue piccole imprese e le tecniche mentali adottate
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Indice
L'inizio
Dalle Tapasciate in su
La mia prima maratona
Il team di amici
Il team degli amici allargato
La seconda/terza maratona
Correre e correre la maratona
Venice Marathon
Maratone all'estero
Una pazzia
Il salto di qualità
Le Cento
La mia seconda vita di corsa
Le corse con Bepi
Premi e podi
Il gruppo sportivo Montestella
Berlino 2
L'esperienza della corsa
Le tecniche mentali
Maratona e management
La Monza - Resegone, una corsa speciale
La mia terza vita di corsa
Xe no xe mati
C'ero anch'io
Post scriptum
Le storie hanno sempre un inizio e mai una fine
Ringraziamenti
"A SERGIO, MIO FRATELLO CHE MI HA
INSEGNATO A CORRERE E A TUTTI GLI AMICI
CON CUI HO CONDIVISIO QUESTA PASSIONE, RENATO, NANDO, LEONARDO E CATERINA, LEO DI ACQUASPARTA, FRANCO, ANGELO, CLAUDIO, IVANO, PAOLO, LUCIANO, ELIO,
BEPI, DANIELA, CLAUDIO, CASPER, GLORIA e molti altri ."
L'inizio
Ciao Giorgio, cosa fai domani?
una classica telefonata del sabato sera, stavolta di mio fratello Sergio.
Niente di particolare, perché?!
Hai voglia di venire a fare una corsetta con me?
Abitavamo in due città diverse Como e Milano, ci frequentavamo saltuariamente. Lui più anziano di me, ex giocatore di calcio, costretto dal menisco a ritirarsi e poi inserito nelle marcette domenicali.
Allora non ce n’erano molte e a correre erano in pochi, guardati come un po’ fuori di testa (e forse lo erano). Accettai per la novità e perché spinto da una chiamata imprevista. Eravamo nel comasco. Mi piacque e cominciò così in modo casuale una storia che non mi ha mai abbandonato e che ha avuto un’evoluzione assolutamente non prevedibile in quei tempi.
Per far piacere a mio fratello avevo partecipato a quella tapasciata
campagnola, senza immaginare che avrebbe segnato indelebilmente la mia vita.
Mio fratello. Da poco ci ha lasciato ed è per questo che il sogno nel cassetto di scrivere un libro sulle maratone è diventato realtà. Mi sembra di doverglielo, visto che lui mi ha introdotto in questo sport e in questo ambiente e che poi tante altre volte abbiamo corso insieme.
Sergio aveva continuato l’attività di nostra madre in negozio, il famoso Bottegone
, dove si trovava di tutto nell’abbigliamento e dove veniva gente a comprare dalle valli intorno a Como.
Io per ragioni di salute ho vissuto più in Liguria e questo mi ha impedito di stare in famiglia con Sergio, tuttavia l’ho visto sposarsi, ho tenuto talvolta i suoi figli, mentre lui e la moglie Lina erano in negozio.
Ogni tanto ritornavo a Como e, una volta cresciuto, ho potuto giocare a calcio con lui, che era bravo, mentre io uno scarpone, ma qualche volta ci siamo divertiti.
Ricordo l’impresa epica di presentarci allo stadio del Crocefisso in pantaloncini a pois neri e gialli, maglietta grigia col nome del negozio, abbiamo fatto ridere tutti.
Ricordo anche che una volta mi chiamò dal campo di Senna Comasco incitandomi ad andare subito là perché era mancato un giocatore e la squadra non era al completo. Mi precipitai ed entrai in campo a partita già avviata. Dopo un minuto segnai un goal e venni applaudito da tutta la squadra, di solito aggressiva nei miei confronti per la mia scarsa qualità. Subito dopo ne segnai un altro di testa, ma venne annullato per un precedente fallo di un compagno. Sarebbe stato clamoroso, due goal in due minuti, appena entrato in campo.
Le occasioni calcistiche furono comunque rare, io abitavo a Chiavari, nel Tigullio, lui a Como, era difficile.
Giocai nel Bacezza, una squadra di Chiavari, come terzino, su tutti i campi del Tigullio. Disputai un campionato intero a 19 anni. Poi mi trasferii a Milano e salvo qualche partitella non mi dedicai più al calcio.
Cominciai così a giocare a tennis, guidato da mio suocero, Ernesto Sprega, che allora era Colonnello dell’Amministrazione e poi divenne generale. Con lui condividevamo la passione per lo sport, guardando in tivu una serie infinita di attività che ci entusiasmavano, calcio, sci in particolare.
Diventammo matti quando seguimmo Italia-Germania 4 a 3, bevendo il Cordial militare che ad ogni goal dell’Italia, come rito, scolavamo.
Nel frattempo con moglie e figli lo sport divenne un optional.
Fino a quando arrivò quella telefonata un sabato sera. Sergio mi coinvolse nella corsa e da quel momento con un’accelerazione lenta cominciai a concentrarmi su questo sport.
Correvo alla domenica e solo alla domenica, partecipando alle tapasciate di allora, talvolta nel comasco con mio fratello, talaltra dove capitava.
Andavamo a correre insieme soprattutto a Chiavari d’estate o durante le feste, quando ci trovavamo nelle nostre case di famiglia al mare.
Un rito importante è sempre stata la corsa del Lunedì di Pasqua a Cavi di Lavagna, la San Leonardo. Si tratta di una 12 km con una bella salita, dura, e poi una discesa tra i brichi
. Sergio era più forte di me in salita e per qualche anno mi batté, poi la differenza d’età ha fatto premio e ho cominciato a vincere io.
Quante volte partendo da Chiavari andavamo a Cavi e ritornavamo (16 km) tirando le salite come ossessi. È un ricordo indelebile. Poi il tempo ha fatto il suo corso e Sergio, che andava in bicicletta benissimo in salita fino a 84 anni, ha ceduto sul piano della corsa per un’ernia al disco che gli impediva di correre bene, ma è sempre stato una roccia.
Soprattutto era il mio fratello maggiore e mi aveva introdotto alle corse. Ora mi seguirà dal cielo nelle mie ultime scorribande corsaiole.
Fotografia scattata durante la Stramilano il 13 aprile 1986
Dalle Tapasciate in su
Ormai la corsa mi aveva preso e la domenica andavo a fare le corsette in giro per la provincia di Milano e cominciavo a conoscere un po’ di amici. Era il tempo in cui Milano aveva espresso la Stramilano notturna che naturalmente feci, così come tutte le successive.
Per il runner correre significa conoscere il territorio perché ad ogni corsa in un paese diverso si apprende l’ambiente, lo si vive, si entra a farne parte. Così a nord il Parco delle Groane, piuttosto che le vie d’acqua corse sugli argini, o a Sud le risaie nella campagna, sui navigli, sulle stradine dei contadini, un vero ritorno alla terra, alla natura. Forse anche questa era una sorta di spinta a esserci, a non mancare, a prendere coscienza di quanto bello è l’ambiente se ci si immerge e lo si percorre.
Cominciavo a fare qualche corsa più lunga e vedevo che la gamba teneva, prendendo sempre più confidenza e comunque correndo solo la domenica non è che si andasse troppo lontano.
In quel tempo al mio ufficio, che dava su strada, arrivava ogni giorno un simpatico postino che adagio adagio era diventato un confidente e un amico.
Una volta parlando del più e del meno e vedendolo sempre felice gli chiedemmo qual era il suo segreto. Rispose che gli piaceva il lavoro perché veniva a contatto con molta gente e così si faceva tanti amici e poi c’era la corsa. Come la corsa?
Si, ogni domenica corro con il mio gruppo e questa è una cosa che mi dà tanta soddisfazione
. Caspi ta, ma sai che corro anch’io?
.
Così cominciammo a raccontarci le nostre piccole avventure domenicali, fino alla fatidica domanda Giorgio, perché non vieni nel nostro gruppo?
.
Lui correva per un gruppo di Cesano Boscone, FUNESPORT, guidato da un Presidente gentile, organizzatore, benvoluto da tutti,