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Il potere delle parole e della PNL (Sleight of Mouth)
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E-book400 pagine4 ore

Il potere delle parole e della PNL (Sleight of Mouth)

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Info su questo ebook

Robert Dilts esamina il potere delle parole di figure storiche come Abraham Lincoln, Hitler, Gandhi, Socrate e Gesù. I suoi studi intensi rivelano come alcuni modelli linguistici possano influenzare profondamente la vita delle persone.
Una risorsa importante per chi utilizza il linguaggio come strumento di lavoro.
Un libro straordinario sul reale impatto delle parole.
LinguaItaliano
Data di uscita25 mag 2011
ISBN9788865520130
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    Anteprima del libro

    Il potere delle parole e della PNL (Sleight of Mouth) - Robert Dilts

    PREFAZIONE

    Ho lavorato per molti anni alla preparazione di questo libro che presenta la magia del linguaggio sulla base dei principi e delle distinzioni della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL). Ho conosciuto la PNL circa venticinque anni fa, mentre frequentavo un corso di linguistica all’Università della California a Santa Cruz. L’insegnante era il fondatore della PNL John Grinder. Lui e Richard Bandler avevano appena concluso il primo volume del loro lavoro pionieristico, La struttura della magia (1975). In quest’opera, i due autori hanno modellato i modelli linguistici e le abilità intuitive di tre dei più efficaci psicoterapeuti mondiali (Fritz Perls, Virginia Satir e Milton Erickson). Questo sistema di modelli (conosciuti in PNL come Meta Modello), ha consentito a persone come me, uno studente al terzo anno di scienze politiche, che non aveva esperienza con la terapia di nessun tipo, di porre domande come quelle che avrebbe potuto fare un terapeuta esperto.

    Fui colpito dalle possibilità del Meta Modello e del processo di modellamento. Mi sembrava che quest’ultimo avesse prodotto importanti effetti in tutte le aree di interesse degli esseri umani: politica, arte, gestione e amministrazione, scienza, insegnamento, e così via (vedi Modeling with NLP, Dilts, 1998). Mi attraeva il fatto che il metodo del modellamento avrebbe potuto portare grandi innovazioni in molti altri campi, inclusa la comunicazione umana, ben oltre la psicoterapia. Come studente di filosofia politica, il mio primo progetto di modellamento fu quello di applicare i filtri linguistici, che Grinder e Bandler avevano usato nelle loro analisi degli psicoterapeuti, per vedere quali modelli potevano emergere dallo studio dei dialoghi socratici di Platone (Plato’s Use of the Dialectic in The Republic: A Linguistic Analisys, 1975. In: Application of NLP, Dilts, 1983).

    Sebbene questo studio fosse illuminante e ricco di fascino, mi resi conto che c’era qualcosa di più nelle abilità persuasive di Socrate rispetto a ciò che le distinzioni offerte dal Meta Modello potevano spiegare. La stessa considerazione vale per altre distinzioni verbali fornite dalla PNL, come i predicati dei sistemi rappresentazionali (termini descrittivi che indicano una particolare modalità sensoriale: vedere, guardare, ascoltare, parlare, provare emozioni, stati d’animo, toccare, etc.). Queste distinzioni permettevano una certa abilità di comprensione, ma non coglievano l’intera portata del potere di persuasione di Socrate.

    Continuando a studiare gli scritti ed i discorsi di persone che hanno condizionato e influenzato il corso della storia dell’umanità – come Gesù di Nazareth, Karl Marx, Abraham Lincoln, Albert Einstein, Mohandas Gandhi, Martin Luther King, e altri – ho capito che usavano un insieme di modelli comuni e fondamentali allo scopo di influenzare le convinzioni altrui. Per di più, i modelli codificati nelle loro parole stanno ancora plasmando e influenzando la storia, sebbene queste persone siano ormai decedute da molti anni. I modelli denominati Sleight of Mouth rappresentano il mio tentativo di codificare alcuni dei meccanismi linguistici fondamentali che queste persone hanno usato per persuadere efficacemente gli altri e influenzare convinzioni sociali e sistemi di convinzioni.

    Un’esperienza vissuta con il co-fondatore della PNL Richard Bandler mi ha portato a riconoscere e a formalizzare consapevolmente questi modelli nel 1980. Per motivi di insegnamento durante un seminario, Bandler, che è rinomato per la sua padronanza di linguaggio, creò a scopo didattico un sistema di convinzioni piuttosto buffo, di tipo paranoico e sfidò i partecipanti al corso a farglielo cambiare. Nonostante i loro sforzi, essi non sembrarono in grado di fare il benché minimo progresso nel tentativo di influenzare il sistema di convinzioni apparentemente impenetrabile che Bandler aveva stabilito (un sistema basato su ciò che avrei successivamente definito virus della mente).

    Proprio ascoltando i vari reincorniciamenti verbali che Bandler fece spontaneamente, fui in grado di riconoscere alcune delle strutture che stava utilizzando. Anche se Bandler stava applicando questi modelli in senso negativo per consolidare la sua posizione, mi resi conto che si trattava delle stesse strutture linguistiche utilizzate da persone come Lincoln, Gandhi, Gesù, ed altri per promuovere cambiamenti sociali positivi e potenti.

    In sostanza, questi modelli ‘Sleight of Mouth’ sono categorie e distinzioni verbali che consentono di stabilire, cambiare e trasformare convinzioni chiave attraverso il linguaggio. Possono essere definite reincorniciamenti verbali, che influenzano le convinzioni e le mappe mentali da cui le convinzioni si sono formate. A quasi vent’anni dalla loro formalizzazione, i modelli Sleight of Mouth si sono dimostrati uno dei più potenti sistemi di distinzioni fra quelli forniti dalla PNL, che consentono di persuadere in modo efficace. Forse, questi modelli forniscono, più di ogni altra distinzione in PNL, uno strumento per determinare il cambiamento delle convinzioni attraverso la conversazione.

    Insegnare efficacemente questi modelli rappresenta una sfida, in quanto essi hanno a che fare con le parole, che sono fondamentalmente astratte. Secondo la PNL, le parole sono strutture superficiali che tentano di rappresentare o esprimere strutture più profonde. Per capire veramente un particolare modello linguistico e applicarlo in modo creativo, è necessario che ne interiorizziamo la ‘struttura più profonda’, altrimenti risulta una semplice imitazione o ripetizione a pappagallo degli esempi dati. Di conseguenza, nell’apprendimento e nella pratica degli Sleight of Mouth, è importante distinguere l’autentica magia dai ‘trucchi’ di poco conto. La magia del cambiamento viene dallo stimolare qualcosa al di là delle parole stesse.

    Finora, i modelli Sleight of Mouth sono stati insegnati tipicamente mediante la presentazione di definizioni ed esempi verbali che illustrano le varie strutture linguistiche. In tal modo, agli allievi spetta il compito di intuire la struttura più profonda necessaria per generare i modelli. Questo metodo, pur rispecchiando, in un certo senso, il modo in cui abbiamo imparato la nostra lingua madre da bambini, può anche presentare dei limiti.

    Per esempio, le persone (specialmente coloro che non hanno l’inglese come lingua madre) hanno sperimentato i modelli Sleight of Mouth, ritenendoli potenti e utili, ma certe volte questi possono risultare piuttosto complessi e generare confusione. Perfino ai professionisti in PNL (anche quelli con molti anni di esperienza) non risulta sempre chiaro il modo in cui questi modelli si accordano con altre distinzioni della PNL.

    Inoltre, i modelli vengono spesso presentati ed usati fondamentalmente come strumenti adatti a discutere o argomentare nell’ambito di una cornice antagonistica. Questo ha dato loro la reputazione di essere potenzialmente prolissi.

    Alcune di queste difficoltà riflettono semplicemente lo sviluppo storico di questi modelli. Li ho identificati e formalizzati prima di aver avuto l’opportunità di esplorare completamente la struttura più profonda delle convinzioni e del cambiamento delle convinzioni, e la loro relazione con gli altri livelli dell’apprendimento e del cambiamento. Da quando ho identificato i modelli Sleight of Mouth, ho sviluppato un certo numero di tecniche per il cambiamento delle convinzioni, come il reimprinting, il modello dal fallimento al feedback (Failure into Feedback Pattern), il processo di installazione di una convinzione, il meta-specchio (Meta Mirror), l’integrazione di convinzioni contrastanti – vedi I livelli di pensiero (Dilts, 1990), Ed. NLP Italy e Convinzioni (Dilts, Hallbom & Smith, 1990), Ed. Astrolabio –. Solo in questi ultimi anni ho acquisito un tale livello di conoscenza e di consapevolezza su come si costituiscono e si mantengono le convinzioni dal punto di vista cognitivo e neurologico, da ritenermi in grado di rendere sufficientemente chiare e concise le strutture più profonde che sono alla base degli Sleight of Mouth.

    L’obiettivo di questo primo volume è presentare alcune di queste idee, allo scopo di creare una base solida per l’uso dei modelli Sleight of Mouth. La mia intenzione è quella di illustrare i principi e le ‘strutture più profonde’ su cui i modelli si basano. Oltre a fornire definizioni ed esempi, intendo mostrare delle semplici strutture che consentano di esercitarsi nell’uso di questi modelli e di metterli in pratica, mostrando come si adattano ad altri principi, presupposizioni, tecniche e distinzioni della PNL.

    Ho anche previsto un secondo volume, il cui sottotitolo è "The language of Leadership and Social Change", che esaminerà e spiegherà il modo in cui questi modelli furono usati da persone come Socrate, Gesù, Marx, Lincoln, Gandhi e altri, per consolidare, influenzare e trasformare le convinzioni chiave che stanno alla base del mondo moderno.

    Gli Sleight of Mouth sono un argomento affascinante. La loro potenza e la loro importanza è dovuta al fatto che possono essere utili per dire la parola giusta al momento giusto, senza nessun bisogno di tecniche formali e contesti speciali (come nel caso della terapia o dei dibattiti). Spero che vi godiate questo viaggio attraverso la magia del linguaggio e il cambiamento delle convinzioni mediante la conversazione.

    Robert Dilts

    Santa Cruz, California

    Maggio 1999

    1

    Linguaggio ed esperienza

    La magia del linguaggio

    Gli Sleight of Mouth hanno a che fare con la magia delle parole e del linguaggio. Il linguaggio è uno degli elementi chiave con cui costruiamo i nostri modelli mentali del mondo e può influenzare enormemente il nostro modo di percepire la realtà e di rispondere ad essa. Il linguaggio verbale è una caratteristica unica della specie umana ed è considerato uno dei fattori che distinguono maggiormente gli esseri umani dalle altre creature. Il famoso psichiatra Sigmund Freud, per esempio, credeva che le parole fossero lo strumento di base della consapevolezza umana e, in quanto tali, avessero un potere speciale. Come egli stesso affermò:

    In principio parole e magia erano una sola cosa, e perfino oggi le parole conservano molto del loro potere magico. Attraverso le parole ognuno di noi può dare a qualcun altro la massima felicità oppure portarlo alla totale disperazione; attraverso le parole l’insegnante trasmette la sua conoscenza agli studenti; attraverso le parole l’oratore trascina il pubblico e ne determina giudizi e decisioni. Le parole suscitano emozioni e sono il mezzo con cui generalmente influenziamo i nostri simili.

    I modelli Sleight of Mouth derivano dallo studio del modo in cui il linguaggio è stato usato, e può ancora essere usato, per influire sulla vita delle persone.

    Consideriamo i seguenti esempi:

    Un agente di polizia riceve l’ordine di recarsi urgentemente in un’abitazione privata per gestire un episodio di violenza domestica che è stato appena segnalato. Sta allerta perché in situazioni del genere sa di essere esposta a un rischio maggiore. Le persone, specialmente quelle violente e irascibili, non vogliono che la polizia interferisca nelle loro faccende private. Avvicinandosi all’appartamento, la poliziotta sente urla e schiamazzi provenienti dall’interno. Un uomo sta gridando a squarciagola e si sente il rumore di vari oggetti infranti, insieme alle grida terrorizzate di una donna. Improvvisamente, un televisore viene scaraventato fuori dalla finestra, andando in frantumi sul terreno proprio davanti a lei. Si precipita alla porta e comincia al colpirla più forte che può. Sente una voce maschile con un tono rabbioso all’interno dell’appartamento, che urla: Chi diavolo è!. Guardando i pezzi del televisore sparsi sul terreno, l’agente dice istintivamente: Riparatore di televisori. Per un attimo nell’appartamento cala un silenzio assoluto. Finalmente l’uomo scoppia a ridere. Apre la porta e la poliziotta è in grado di intervenire, evitando ogni ulteriore ricorso alla violenza o allo scontro fisico. In seguito sosterrà che quelle due parole si sono dimostrate utili quanto i vari mesi di allenamento nel combattimento corpo a corpo.

    Un giovane è ricoverato nel reparto di psichiatria di un istituto per malati di mente, perché è convinto di essere ‘Gesù Cristo’. Trascorre le giornate in modo improduttivo, girovagando per il reparto e facendo dei sermoni ad altri pazienti che non badano a lui. Gli psichiatri ed i loro assistenti non hanno mai avuto successo nei loro tentativi di persuaderlo a lasciar perdere la sua mania. Un giorno arriva un nuovo psichiatra. Dopo aver osservato il paziente silenziosamente per qualche tempo, gli si avvicina. Ho sentito dire che una volta facevi il falegname, gli dice. Beh… sì, direi di sì, risponde il paziente. Lo psichiatra gli spiega che nell’istituto stanno costruendo una nuova sala per la ricreazione ed hanno bisogno dell’aiuto di qualcuno che sappia fare il falegname. Certamente potremmo approfittare della tua assistenza, dice lo psichiatra, se tu sei il tipo di persona a cui piace aiutare gli altri. Non potendo non essere d’accordo, il paziente decide di rendersi utile. Viene coinvolto nel progetto, stabilisce nuove amicizie con altri pazienti e con gli operai che partecipano alla costruzione. Comincia a sviluppare relazioni sociali normali ed alla fine è in grado di lasciare l’ospedale e di trovare un lavoro stabile.

    Una paziente si risveglia dopo un intervento chirurgico nella sala postoperatoria dell’ospedale. Viene visitata dal chirurgo che la informa dei risultati dell’intervento. Ancora intontita dall’anestesia, e piuttosto ansiosa, chiede al chirurgo di informarla sull’esito dell’operazione. Questi risponde: Temo di avere delle cattive notizie. Il tumore che abbiamo rimosso era maligno. Preparandosi al peggio, la paziente chiede: Che succederà adesso? e il chirurgo risponde: Beh, la buona notizia è che noi abbiamo rimosso il tumore nel modo più completo possibile… Il resto dipende da lei. Spronata dal commento del chirurgo, Il resto dipende da lei, la paziente comincia una ri-valutazione del suo stile di vita, e delle alternative possibili. Effettua alcuni cambiamenti nella dieta ed inizia a praticare metodicamente degli esercizi. Riflettendo su quanto sia stata stressante e poco gratificante la sua vita negli anni immediatamente precedenti l’intervento, intraprende un cammino di crescita personale, chiarificando le sue convinzioni, i suoi valori e lo scopo della sua vita. La sua salute ha una sensazionale ripresa e, anni dopo, è felice, libera dal cancro e in buona salute più di quanto non lo sia mai stata prima.

    Un giovane beve diversi bicchieri di vino durante una cena. Guidando verso casa nel gelido freddo invernale, percorre una curva. Improvvisamente, si trova davanti qualcuno che attraversa la strada. Frena di colpo, ma la macchina sbanda, investendo il pedone e uccidendolo. Per molte settimane il ragazzo resta in uno stato di agitazione interiore, paralizzato dall’angoscia. Sa di aver distrutto una vita e di aver danneggiato irreparabilmente la famiglia dell’uomo che ha ucciso. Sente che l’incidente si è verificato unicamente per colpa sua. Se solo non avesse bevuto così tanto, avrebbe visto prima quell’uomo e avrebbe risposto più prontamente ed in modo più appropriato. Colpito da una depressione sempre più profonda, pensa di togliersi la vita. In quel periodo gli fa visita lo zio. Consapevole della disperazione del nipote, gli siede accanto in silenzio, per qualche minuto. Poi, appoggiandogli una mano sulla spalla, gli dice semplicemente, con franchezza: Ogni volta che ci muoviamo siamo in pericolo. Il giovane avverte qualcosa, come se improvvisamente si fosse accesa una luce. Cambia completamente il corso della propria vita: studia psicologia, diventa un "grief counselor", un counselor specializzato nella gestione di problemi legati al lutto, dedicandosi alle vittime di incidenti causati dall’alcol; ed anche un terapeuta per alcolisti e persone arrestate per guida in stato di ebbrezza. Diventa un riferimento positivo per la guarigione e il cambiamento nella vita di molte persone.

    Una ragazza si prepara per andare al college. Ha valutato diverse opzioni e le piacerebbe molto frequentare la facoltà di economia presso una delle università più prestigiose della sua zona. Tuttavia sente che ci sono così tante persone desiderose di essere ammesse che per lei non c’è nessuna possibilità di essere accettata. Cercando di essere realista e di evitare delusioni, stabilisce di inviare la domanda di iscrizione a qualche istituto di media importanza. Mentre compila le domande, espone il suo ragionamento alla madre, spiegando: Sono certa che le grandi università saranno inondate di domande. E sua madre risponde: Per chi è bravo c’è sempre posto. La semplice verità dell’affermazione di sua madre stimola la ragazza ad inviare la domanda ad una prestigiosa università. Con sua grande sorpresa e con grande gioia scopre di essere stata ammessa, e alla fine diventa un consulente finanziario di successo.

    Un ragazzo si sforza di imparare a giocare a baseball. Vuole fare parte di una squadra insieme ai suoi amici, ma non è in grado di lanciare o ricevere bene ed è spaventato dalla palla. Man mano che gli allenamenti della squadra continuano si scoraggia sempre di più. Dice al suo coach che pensa di lasciare la squadra perché è un cattivo giocatore di baseball. Il coach risponde: Non ci sono cattivi giocatori di baseball, ci sono solo persone che non hanno fiducia nella propria abilità di imparare. Il coach rimane in piedi di fronte al ragazzo e gli mette la palla nel guantone, facendogliela tirare e poi riprendere. Poi fa un passo indietro, gli lancia delicatamente la palla nel guanto, e il ragazzo la rilancia. Un passo dopo l’altro, il coach si sposta sempre più lontano, finché il ragazzo è in grado di lanciare e ricevere facilmente. Animato dalla sicurezza di poter imparare, il piccolo giocatore torna ad allenarsi ed infine diventa un elemento prezioso per la sua squadra.

    Tutti questi esempi hanno una caratteristica in comune: poche parole cambiano in meglio il corso della vita di qualcuno, sostituendo una convinzione limitante con una prospettiva più ricca, che offra un numero maggiore di scelte. Sono esempi di come le parole giuste al momento giusto possono creare effetti importanti e positivi.

    Sfortunatamente, le parole possono anche confonderci e limitarci con la stessa facilità con cui possono renderci più capaci. Le parole sbagliate al momento sbagliato possono rivelarsi dannose e possono ferire.

    Questo libro tratta del potere che le parole hanno di essere utili o dannose, delle distinzioni che determinano il tipo di impatto che le parole avranno, e dei modelli linguistici mediante i quali possiamo trasformare affermazioni dannose in affermazioni utili. Il termine Sleight of Mouth deriva da Sleight of Hand (gioco di prestigio). Il termine sleight deriva da un’antica parola norvegese che significa abilità, destrezza, scaltrezza. Sleight of hand è un tipo di magia fatta dai prestigiatori con mazzi di carte. Questa forma di magia è caratterizzata da un’esperienza del tipo: adesso vedi, adesso non vedi. Per esempio, qualcuno mette un asso di picche in cima al mazzo di carte ma, quando il prestigiatore volta la carta, questa si è trasformata in una donna di cuori. I modelli linguistici Sleight of Mouth hanno delle proprietà magiche molto simili, perché spesso possono creare dei cambiamenti straordinari nella percezione e negli assunti su cui si basano alcune percezioni particolari.

    Linguaggio e Programmazione Neuro-Linguistica

    Questo studio è fondato sui modelli e le distinzioni della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL). La PNL esamina l’effetto del linguaggio sulla nostra programmazione mentale e sulle altre funzioni del nostro sistema nervoso. Si interessa anche di come la nostra programmazione mentale e il sistema nervoso plasmano e influenzano il linguaggio e i modelli linguistici.

    L’essenza della Programmazione Neuro-Linguistica è il funzionamento del nostro sistema nervoso (neuro), intimamente legato alla nostra capacità di produrre il linguaggio (linguistica). Le strategie (i programmi) attraverso cui organizziamo e guidiamo il nostro comportamento sono formate da schemi neurologici e verbali. Nel loro primo libro, La struttura della magia (1975), i fondatori della PNL Richard Bandler e John Grinder si sono sforzati di stabilire dei principi che stanno dietro l’apparente magia del linguaggio a cui Freud si riferiva.

    (Da: The structure of Magic) Tutte le realizzazioni dell’umanità, sia quelle positive sia quelle negative, comportano l’uso del linguaggio. Noi esseri umani usiamo il linguaggio in due modi. Lo usiamo innanzitutto per rappresentare la nostra esperienza: chiamiamo questa attività ragionare, pensare, fantasticare, raccontare. Quando usiamo il linguaggio come sistema di rappresentazione, creiamo un modello della nostra esperienza. Tale modello si basa sulla nostra percezione del mondo. Le nostre percezioni sono anche determinate in parte dal nostro modello o rappresentazione… In secondo luogo, ci serviamo del linguaggio per trasmetterci reciprocamente il nostro modello o la nostra rappresentazione del mondo. Quando usiamo il linguaggio per comunicare, lo chiamiamo parlare, discutere, scrivere, tenere una lezione, cantare.

    Secondo Bandler e Grinder, il linguaggio è un mezzo che serve sia per rappresentare o creare modelli della nostra esperienza sia per trasmetterli. Gli antichi Greci, a dire il vero, avevano parole diverse per questi due usi del linguaggio. Con il termine rema indicavano le parole usate come mezzo di comunicazione e col termine logos indicavano le parole associate al pensiero e alla comprensione. Rema si riferiva a ciò che viene detto oppure alle ‘parole intese come cose’. Logos ( ) si riferiva alle parole collegate con la manifestazione della ragione. Il grande filosofo greco Aristotele descrisse la relazione tra le parole e l’esperienza mentale in questo modo:

    Le parole pronunciate sono i simboli dell’esperienza mentale e le parole scritte sono i simboli delle parole pronunciate. Gli uomini non si esprimono tutti con gli stessi suoni, così come non hanno tutti la stessa grafia, ma le esperienze mentali rappresentate simbolicamente da quei suoni sono uguali per tutti, come le cose di cui esse costituiscono le immagini.

    L’affermazione di Aristotele, secondo cui le parole simboleggiano le nostre esperienze mentali, rimanda alla nozione di PNL che afferma che le parole scritte ed espresse verbalmente sono ‘strutture superficiali’, le quali a loro volta sono trasformazioni di altre ‘strutture profonde’, mentali e linguistiche. Di conseguenza, le parole sono in grado sia di riflettere sia di plasmare le esperienze mentali. Questo aspetto le rende uno strumento potente per il pensiero ed altri processi mentali consci ed inconsci. Accedendo alla struttura profonda che si trova al di là delle parole specifiche usate da una persona, possiamo identificare e influenzare le operazioni mentali al livello più profondo, le quali vengono rivelate dai modelli linguistici utilizzati da quella persona.

    Sotto questo aspetto, il linguaggio non è solo un ‘fenomeno secondario’ o un insieme di segni arbitrari mediante i quali comunichiamo le nostre esperienze mentali; è una componente chiave della nostra esperienza mentale. Come Bandler e Grinder suggeriscono:

    (Da: The Structure of Magic) Il sistema nervoso, dal quale dipende la produzione del sistema rappresentazionale del linguaggio, è lo stesso sistema nervoso con il quale gli uomini producono ogni altro modello del mondo: visivo, cinestesico, etc… In ciascuno di questi sistemi operano gli stessi principi strutturali.

    Quindi il linguaggio può surrogare, e perfino sostituire, le esperienze e le attività degli altri sistemi rappresentazionali interni. Una conseguenza importante di ciò è che ‘parlare di qualcosa’ non solo può rivelare le nostre percezioni, ma le può letteralmente creare o cambiare. Ciò implica che il linguaggio ha un potenziale profondo e che gioca un ruolo speciale nel processo di cambiamento e di guarigione.

    Nell’antica filosofia greca, per esempio, si pensava che il ‘logos’ costituisse il principio unificante, regolatore dell’universo. Eraclito (540-480 a.C.) definì il ‘logos’ come ‘il principio universale attraverso il quale tutte le cose furono correlate e tutti gli eventi naturali avvennero’. Secondo gli stoici, il ‘logos’ era un principio cosmico dominante o generatore, che era immanente e attivo in tutta la realtà, e la pervadeva completamente. Secondo Filone, un filosofo ebreo di lingua greca (contemporaneo di Gesù) il "logos" era il mediatore tra la realtà ultima ed il mondo sensibile.

    Mappa e territorio

    Il fondamento degli Sleight of Mouth e dell’approccio al linguaggio della PNL è il principio secondo cui la mappa non è il territorio. Questo principio fu formulato inizialmente dal fondatore della semantica generale, Alfred Korzybski (1879-1950), e riconosce la distinzione fondamentale tra le nostre mappe del mondo ed il mondo stesso. La sua filosofia del linguaggio ha avuto un’importanza primaria nello sviluppo della PNL. Il lavoro di Korzybski nell’area della semantica, insieme alla teoria sintattica della grammatica trasformazionale di Noam Chomsky, costituisce il nucleo di molti degli aspetti linguistici della Programmazione Neuro-Linguistica.

    Nel suo lavoro più importante, Science and Sanity (1933), Korzybski afferma che il progresso umano è dovuto in gran parte a un sistema nervoso più flessibile, che è capace di formare e usare rappresentazioni simboliche o mappe. Il linguaggio, per esempio, è un tipo di mappa o modello del mondo che ci consente di riassumere o generalizzare le nostre esperienze e di trasmetterle ad altri, evitando che ripetano gli stessi errori o che inventino nuovamente qualcosa che è già stato scoperto. Korzybski sosteneva che questo tipo di abilità linguistica di generalizzare, caratteristica degli esseri umani, giustifica il nostro formidabile progresso

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