Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Tenebris: Katrina Black e l’anello di Maria Antonietta
Tenebris: Katrina Black e l’anello di Maria Antonietta
Tenebris: Katrina Black e l’anello di Maria Antonietta
Ebook161 pages2 hours

Tenebris: Katrina Black e l’anello di Maria Antonietta

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Alla vita di nobildonna, Katrina Black alterna quella di cacciatrice di Tenebre. A un ballo ritrova Dorian Sclavi, un suo caro amico d’infanzia, e insieme decidono di affrontare le Tenebre per risolvere un caso di omicidio. In realtà tutto conduce alla leggenda dell’anello di Maria Antonietta, secondo cui chiunque lo metta al dito verrà decapitato dal fantasma della defunta regina, ma i due dovranno difendersi con tutte le loro forze per riuscire a scoprire cosa si cela davvero dietro l’anello con il diamante blu. Insieme capiranno che la forza dell’amore non ha eguali e che la volontà di vivere è più forte di qualunque altra cosa.
Stella Fabri, ventidue anni, si è diplomata al Liceo Scientifico di Avezzano. Appassionata di classici, manga e arte rinascimentale, Tenebris è la sua prima pubblicazione.
LanguageItaliano
Release dateMar 3, 2019
ISBN9788835374237
Tenebris: Katrina Black e l’anello di Maria Antonietta

Related to Tenebris

Related ebooks

General Fiction For You

View More

Related articles

Reviews for Tenebris

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Tenebris - Stella Fabri

    bordo.

    I

    L’obiettivo era la casa al numero 36 di New Bond Street, dove era di recente morta Elizabeth Green. La piccola era stata sgozzata dalla sua bambinaia, ormai rinchiusa nel manicomio di Carfax. Un gesto empio e immotivato, che aveva portato le Tenebre su casa Green: il fantasma di Elizabeth reclamava vendetta.

    La prima a rimetterci la vita era stata la nuova governante, e i Green, sconvolti per l’accaduto, avevano abbandonato la casa.

    Katrina era già stata al cimitero di Highgate per bruciare i resti della bambina, ma non era bastato: il giorno successivo avevano ritrovato il cadavere del custode, anche lui brutalmente sgozzato.

    C’era ancora qualcosa che legava Elizabeth a quella casa, e Katrina Black aveva il dovere di intervenire. Era una Baskerville da parte di madre, quel sangue non le avrebbe mai permesso di eguagliarsi alla gente comune.

    Faceva parte dei Mediatori, coloro che in segreto proteggevano gli umani dalle creature delle Tenebre. Intervenivano ogniqualvolta venivano infrante le regole di convivenza con gli esseri umani, e a Londra i casi gravi non mancavano. Tra Jack lo Squartatore, il dottor Jekyll e il conte Dracula c’era l’imbarazzo della scelta. Per fortuna la città vantava la protezione dei Mediatori migliori. Nessun umano era escluso dalla loro tutela, che fosse un Lord o un povero mendicante.

    Katrina aveva nascosto il suo revolver carico di proiettili di sale sotto gli strati di chiffon. Era davvero fastidioso, ma non aveva altro modo di portarsi dietro i suoi giocattoli.

    Per tutta la settimana non si era parlato d’altro che dei Weaterby e del loro trasferimento a Kensington. Ma zia Izzie ne era piuttosto delusa: «Ne hanno dette così tante su questo ballo che quasi mi aspettavo di vedere la regina!».

    Katrina ridacchiò e volse lo sguardo al soffitto a cassettoni dorati: «Almeno hanno migliorato l’arredo. La signora Weaterby aveva dei gusti così pacchiani».

    «Di sicuro è opera dell’architetto», ribatté zia Izzie.

    Entrambe si voltarono verso un gruppo di gentiluomini che si complimentava con l’ideatore di tanta eleganza. Sembrava intimidito da tutte quelle attenzioni, e nei suoi occhi, Katrina lesse lo stesso imbarazzo del suo lontano debutto da Willis’s.

    Essere la nipote di Lady Hyde aveva un certo peso, e si era dovuta impegnare la massimo per non tradire le aspettative della zia. Isabelle Baskerville Hyde era una delle aristocratiche più in vista nella società. Una donna dai gusti impeccabili, sempre aggiornata sulla cronaca europea e sulla moda francese.

    Erano passati otto anni da quando Katrina si era trasferita a Londra, e ormai non era più la quindicenne inesperta che pestava i piedi all’istruttore di danza.

    A giudizio della zia, Katrina doveva ancora migliorare. Era cresciuta nella brughiera dello Yorkshire e le sue rustiche abitudini erano difficili da ammorbidire. Spesso la zia le ricordava di stare composta durante un tè, e le rimproverava il suo disinteresse per la conversazione. Persino in quel momento dovette schiarirsi la voce: «Kat, lo stai fissando!».

    La nipote distolse lo sguardo e replicò: «Zia, guardatelo anche voi! Ha qualcosa che non va».

    Isabelle aguzzò la vista: «Sì, riconosco quegli spasmi. Sembra proprio uno zombie che non mangia cervelli da un pezzo!».

    «Devo assolutamente tenerlo d’occhio!», esclamò Katrina.

    Ma Isabelle agitò spazientita il ventaglio: «Kat, sta per iniziare la quadriglia! Invece di pensare alle Tenebre dovresti controllare il tuo carnet!».

    «Non la pensereste così se quell’uomo addentasse una testa!».

    «In tal caso interverrai, ma ora comportati come si deve!».

    Katrina alzò gli occhi al cielo, giusto in tempo per sorridere al suo nuovo cavaliere. Detestava ignorare le Tenebre per salvare le apparenze, e si ostinò a tenere d’occhio l’architetto mentre seguiva il ritmo della quadriglia. Era così distratta da quel ballo inutile che finì sul piede del suo compagno: «Oh, perdonatemi!».

    Era un giovane in frac, con i riccioli biondi pettinati all’indietro. In un istante i loro occhi si rincontrarono.

    «Dorian…».

    «Katy!».

    Si fermarono lì in mezzo alla pista, increduli, e prima che una coppia di ballerini potesse travolgerli, si defilarono tra gli invitati.

    «Katy, sei proprio tu! Non sapevo fossi qui!». «Nemmeno io! Ma… Come stai? Non eri ad Harvard?».

    Katrina era così entusiasta da aver dimenticato i sospetti sull’architetto. Dorian era altrettanto sorpreso, e la rimirò qualche istante prima di baciarle la mano: «È una storia lunga. Magari possiamo proseguirla in giardino, che ne pensi?».

    Katrina accettò senza esitare.

    Dorian Sclavi era il nipote di Joseph Sclavi, detto l’Impalatore per il numero sconsiderato di vampiri che aveva ucciso. Katrina non lo vedeva da anni, e lo trovò profondamente cambiato: non era più quel rampollo che fumava di nascosto e marinava le lezioni con il precettore, ed era ormai lontano dalle sue scandalose cene da Speedy’s con le debuttanti più avvenenti.

    Le radici del loro legame si snodavano nello Yorkshire, dove gli Sclavi passavano ogni anno la stagione estiva. Erano cresciuti insieme fino alla tarda adolescenza, quando le Tenebre avevano sconvolto per sempre la vita del giovane. Per un disastroso equivoco, un lupo mannaro morse la povera signora Sclavi, condannandola al ciclo della luna piena. Con il cuore a pezzi, Lord Sclavi fu costretto a spararle.

    Benché con il tempo avesse compreso il gesto estremo di suo padre, Dorian non era mai riuscito a perdonarlo. Da allora aveva smesso di mediare con le Tenebre, e di conseguenza aveva preso le distanze anche da Katrina.

    Quando poi i giornali avevano annunciato il suo fidanzamento con Rosalie Gilmore, avevano perso del tutto i contatti. Dorian possedeva già un conto indipendente dal padre e si era appena laureato all’Università di Oxford. In quel fidanzamento aveva visto il riscatto da una vita che non gli aveva mai sorriso.

    Ma si era presto ricreduto quando Rosalie gli aveva restituito il solitario di Garrard & Co. per fuggire tra le braccia di un altro.

    Ormai affranto, Dorian era partito per Harvard, deciso ad affiancare un’importante ricerca di fisica meccanica.

    La lontananza da Londra gli aveva fatto bene e toglieva ancora il fiato per la sua bellezza e il suo carisma.

    «È tanto che non ti si vede a Londra», cominciò Katrina, mentre passeggiavano lungo il viale di ghiaia.

    «Sì, i miei studi mi hanno tenuto parecchio impegnato».

    «Avanti, dimmi di Harvard».

    Il ricordo degli Stati Uniti lo rasserenò: «È stata un’esperienza costruttiva. Ho capito che non vale la pena rimuginare sul passato. La vita è una, tanto vale godersela».

    «E quale posto migliore per farlo se non al ballo dei Weaterby!», ironizzò Katrina.

    «Lo sai che non supero mai le due ore di presenza. Ho di meglio da fare che ammirare il nuovo salotto della signora Weaterby!», replicò Dorian.

    «Immagino sarà una delle tue serate tranquille».

    «Sì, qualcosa del genere. Fredrick mi aspetta al Viaduct». Katrina si incupì: «Pensavo che ormai avessimo messo la testa a posto».

    «Katy, non abbiamo mai fatto niente di male! Lo vedo solo per un po’ di birra e buona compagnia!», ribatté lui.

    Se non avessero perso quell’empatia di un tempo, Dorian le avrebbe chiesto di accompagnarlo. Katrina non poteva più concedersi scandali nei Gin Palace. Il Viaduct Tavern era raffinato quanto bastava per non sentirsi in una bettola, ma non era certo un luogo che una signorina per bene potesse frequentare.

    Come a volersi riscattare, la ragazza affermò: «Non ci sarei venuta comunque. Ho una missione stasera».

    Dorian si irrigidì e restò in silenzio.

    «…È per il fantasma di Elizabeth Green. Forse hai letto l’annuncio funebre sui giornali».

    «No, non ne ho avuto modo. Hai già bruciato il cadavere?».

    «Sì, ma non è bastato. Probabilmente qualche pezzo del suo corpo era già disperso, quindi la missione non è terminata».

    Dorian annuì cupo, già in balia dei suoi orribili ricordi.

    Katrina tentò di rimediare: «Allora, per quanto ancora potrò godere della tua presenza?».

    Dorian la scrutò intensamente e mormorò: «Per te resto anche tutta la sera».

    Lusingata da tanta audacia, esclamò: «Allora invitami a ballare!».

    La quadriglia era terminata e nuove coppie si preparavano per un valzer di Chopin. Senza esitare, Dorian le offrì la mano e la guidò verso la pista da ballo.

    Le note riempirono il silenzio, e in quel volteggiare pareva che il tempo non fosse mai trascorso.

    «Sbaglio o ci guardano tutti?», bisbigliò il giovane.

    «Forse sono gelose. La tua partenza ha spezzato molti cuori», lo provocò lei.

    Dorian fece una smorfia e replicò: «No, io credo che stiano ammirando tutti la tua bellezza».

    Katrina arrossì compiaciuta, mentre Dorian le fece fare una giravolta e la attirò di nuovo a sé.

    «…quanto tempo abbiamo sprecato?», le sussurrò.

    Gli anni perduti parvero svanire sul dolce sorriso di Katrina: «Se ancora mi chiami Katy è come se non fosse cambiato nulla».

    Dorian si fece serio. «Finirai questo valzer con me e poi andrai a caccia di fantasmi…», mormorò amareggiato.

    Katrina abbassò lo sguardo: «Qualcuno deve pur farlo».

    «Stai attenta».

    Lei non trovò parole per rassicurarlo.

    Senza dire altro, Dorian le baciò la mano e si allontanò.

    Katrina lo seguì con lo sguardo finché non abbandonò il salone. Il suo cuore palpitava per l’emozione, ma non era il momento di pensarci.

    Stava per iniziare una nuova caccia ai fantasmi.

    II

    Quella notte era umida e desolata, nessuna carrozza, nessun viandante, le ombre dei palazzi la inghiottivano al suo passaggio. Una fila di lampioni ardenti accompagnava Katrina nella traversata di New Bond Street. Quando finalmente raggiunse casa Green, tirò un sospiro di sollievo. Doveva muoversi se non voleva far notare la sua assenza al ballo. Salì i gradini e si chinò davanti al portoncino, ma un fruscio improvviso la fece voltare.

    Katrina sospirò. Sfilò un piccolo grimaldello dall’acconciatura e iniziò ad armeggiare. Un’ombra silenziosa si muoveva verso di lei. Un attimo prima che potesse raggiungerla, Katrina estrasse il revolver e glielo puntò contro.

    «Katy! Sono io!», gridò Dorian alzando le mani.

    La ragazza sgranò gli occhi e abbassò l’arma: «Dorian, che ti salta in mente! Avrei potuto ucciderti!».

    «Con le pallottole di sale? Dubito», la rimbeccò lui.

    «Che ci fai qui? Non dovresti essere al Viaduct?».

    «Cambio di programma. Ho pensato che fosse da vero maleducato lasciarti da sola».

    Katrina rimase sgomenta: «Sei qui per aiutarmi?».

    «Mi rincresce che tu ne sia così sorpresa», arrossì lui.

    La ragazza incrociò le braccia: «Credevo non avessi più voglia di combattere le Tenebre».

    «Lo faccio solo per stavolta», mormorò Dorian.

    «Ne sei proprio sicuro?».

    Il giovane tirò fuori una Colt placcata in argento. Vederlo brandire di nuovo la sua pistola le procurò un fremito di emozione, eppure, Katrina sapeva bene di andare incontro a rischi enormi:

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1