Le Origini Dell' Attuale Formula 1
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Anteprima del libro
Le Origini Dell' Attuale Formula 1 - Manuel Maurizzi
633/1941.
Introduzione
Questo libro nasce da una curiosità. Da dove vengono, come sono nate le attuali scuderie, che compongono lo schieramento del mondiale della Massima Formula?
Avendo notato dalle fine degli anni Novanta, la scomparsa di squadre gloriose e la loro successiva rifondazione, la domanda mi è sorta spontanea: si può ricostruire l'albero genealogico di queste squadre che compongono l’odierno schieramento di F1?
Ebbene, la risposta è stata sì, e con molte sorprese!
Questo mio iniziale input, ha fatto sì che nascesse questa ricerca.
Ricerca che, come leggerete, narra di roboanti successi e cocenti delusioni, così come di mondiali inaspettatamente vinti e catastrofici fallimenti.
Alcuni di questi ultimi, anche se relativamente recenti, li avevo completamente rimossi dalla mia mente, come fossero traumi necessariamente da rimuovere. Senza possibile alternativa alcuna.
Il tutto equiparato da un comune denominatore: le sedi delle scuderie, rimaste nei loro luoghi originari.
Sfogliando il libro, noterete sicuramente la mancanza di squadre quali Ferrari, Haas, McLaren e Williams, solamente citate saltuariamente. Ebbene, non è stata una dimenticanza dal momento che queste scuderie risiedono tuttora nel loro luogo di nascita.
Detto ciò, caro lettore, ti auguro un buon viaggio attraverso l’albero genealogico dell’odierna F1, con la speranza che possa essere un tragitto appassionante.
Come lo è stato per me.
Da Tyrrell a Mercedes
Per arrivare alla Mercedes dei giorni nostri bisogna andare indietro nel tempo, più precisamente all'anno 1968.
Fu allora che Ken Tyrrell decise di approdare in F1 col suo omonimo team, facendo correre vetture motorizzate Ford Cosworth con telaio Matra e March fino al 1970.
In questo biennio, la Tyrrell riuscì ad aggiudicarsi il mondiale piloti con Jackie Stewart nel 1969.
La vera e propria storia della Tyrrell come costruttore iniziò però nel 1970, dal momento che Matra decise di fondare come casa madre una propria squadra e non essere più solo un fornitore esterno.
L'anno successivo portò subito al bis nel mondiale piloti, sempre con Stewart, e al primo e unico mondiale costruttori.
Due anni dopo, lo stesso Stewart, ottenne il tris e il suo l'ultimo mondiale piloti sia per lui che per il team, con conseguente casco appeso al chiodo da Sir Jackie.
Gli anni ‘70 sono una fucina di idee per i progettisti in F1.
Tyrrell dal canto suo presenta nel ‘75 la tuttora famosissima P34 a sei ruote, nel tentativo di aumentare la velocità di punta, mantenendo però il grip in curva.
Il progetto avveniristico, durato fino al 1977, non ebbe però il successo sperato, aggiudicandosi nell’arco di due anni il solo GP di Svezia nel ’76 anche se con una sonora doppietta, rimasta l'unica vittoria in Formula 1 di una vettura a sei ruote.
Verso la fine degli anni ‘ 70 e primi ‘ 80 iniziò la crisi del team Tyrrell.
La prima metà di questo secondo decennio portò a qualche sporadica vittoria, con piazzamenti dignitosi, ad opera di un sorprendente Michele Alboreto, aggiudicandosi l'ultima, storica, vittoria per il team Tyrrell a Detroit nel 1983.
Questi risultati valsero al pilota italiano la chiamata in Ferrari, dopo una lunga assenza di piloti tricolori presso la scuderia di Maranello, che si protraeva per quanto riguarda la Formula 1 dalla dipartita di Merzario a fine ’73.
Dal 1984 inizia l'era dei motori turbo ma Tyrrell decise di rimanere agli aspirati Ford Cosworth fino a metà 1985, anno in cui si affidò al Renault turbo.
Tyrrell tornò poi ai medesimi Ford Cosworth due anni dopo, aggiudicandosi i due trofei riservati a costruttori e piloti che gareggiavano con propulsore atmosferico: rispettivamente, il trofeo Colin Chapman ed il trofeo Jim Clark, vinto dal pilota Jonathan Palmer.
Si entra così negli anni 90, ultimo decennio della scuderia.
Alla Tyrrell arrivano pregevoli piazzamenti, come il secondo posto di Jean Alesi alla prima gara del mondiale a Phoenix 91 e a Monaco nello stesso anno, ma niente di più.
Iniziò, purtroppo, il lento declino della squadra, costellato da continui cambi di piloti e di propulsori, continuando comunque a ricercare in nuove soluzioni aerodinamiche stracci di competitività, dalle ali di gabbiano
all’avantreno, ai cosiddetti candelabri
portati in pista dalla Tyrrell nel 1997. Queste due paratie aerodinamiche, poste sopra alle fiancate della monoposto, servivano ad abbassare il baricentro della vettura.
Copiati da tutte le scuderie nel 1998, queste appendici aerodinamiche vennero poi abolite dal regolamento tecnico.
Proprio in quell’anno anno il Boscaiolo vendette il titolo sportivo e tutto il materiale tecnico alla multinazionale British American Tobacco, decretando la fine del suo storico team, capace di vincere tre mondiali piloti e uno costruttori.
Siamo così alle soglie del nuovo millennio quando, la BAT,