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L'algoritmo della coppia: La dura legge del mercato nelle relazioni sentimentali
L'algoritmo della coppia: La dura legge del mercato nelle relazioni sentimentali
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Ebook966 pages13 hours

L'algoritmo della coppia: La dura legge del mercato nelle relazioni sentimentali

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About this ebook

Il rapporto di coppia oggi come non mai è messo sotto una crescente pressione, sia distruttiva che evolutiva. Un mondo, quello relazionale, che Massimiliano Falcucci con questa opera si ostina a voler liberare dalle viscerali tendenze storico/fataliste che lo hanno sempre finito per distorcere agli occhi della percezione diffusa.
LanguageItaliano
Release dateFeb 26, 2020
ISBN9788835377412
L'algoritmo della coppia: La dura legge del mercato nelle relazioni sentimentali

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    L'algoritmo della coppia - Massimiliano Falcucci

    collettivo.

    Parte prima

    OSSERVAZIONI DI ORDINE GENERALE

    capitolo 1

    Nascita, formazione, incentivi, ambiente, scopi ed evoluzione di una coppia

    Quando nasce una coppia

    Una coppia nasce quando due persone che provano attrazione fisica e/o mentale decidono di comunicarsela vicendevolmente attraverso varie modalità che possono essere anche casuali e non premeditate. In conseguenza di ciò, talvolta esse decidono deliberatamente di instaurare una relazione che può variare in intensità, frequenza e durata, ma che ha come minimo comune denominatore il riconoscimento di certe regole comportamentali che definiscono la coppia stessa e che variano in base alle diverse appartenenze religiose, sociali e non ultimo fisico/geografiche, capaci tutte di definire il carattere specifico della tipologia relazionale di volta in volta considerata.

    Ovviamente la mia definizione non intende essere esaustiva, tende semplicemente a semplificare concettualmente alcuni punti fondamentali riferiti alla formazione e al riconoscimento di una coppia, sia rispetto a se stessa che al proprio ambiente di riferimento. Il concetto legato alla nascita e alla definizione di una coppia (e la sua interpretazione) può effettivamente variare di molto da persona a persona, e quindi da caso a caso. La sua formulazione, oggi più che mai, appare tutto tranne che scontata, quindi utilizzerò la definizione data, come riferimento necessario per lo svolgimento dell’analisi generale.

    La prima condizione che si deve rispettare nella formazione di una coppia è quella dell’attrazione reciproca da parte dei due possibili futuri contraenti1. Tuttavia questa condizione, pur essendo concettualmente necessaria e ovviamente ineludibile, non è sufficiente da sola a garantire la nascita di una coppia2. Esistono infatti diverse situazioni nelle quali, pur essendo due persone reciprocamente attratte fra loro, quindi in condizione di poter far nascere un rapporto costante, non sboccia niente. Perlomeno nessun legame (e comportamento) che ci possa permettere di considerare quelle due persone come una coppia. I motivi sono molteplici e sono essenzialmente di due tipi.

    Motivi esterni alla coppia

    Per motivi esterni che non permettono la nascita di una coppia intendo tutte quelle cause che sono (a vario grado) indipendenti dalla volontà dei singoli contraenti.

    Differente credo religioso

    La coppia non nasce perché le due persone interessate professano differenti credo religiosi che non consentono avvicinamenti di rilievo nella prassi quotidiana, rendendo in tal modo difficoltosa la condivisione di uno spazio comune, sia esso fisico che mentale. Questo accade nei casi in cui tutti e due i contraenti (ma ne può bastare anche uno solo) sono fortemente legati ai propri culti religiosi, quindi non disposti ad accettare compromessi di rilievo nel tentativo di instaurare una relazione. Oppure nei casi in cui sono le pressioni ambientali esterne, attraverso azioni concrete da parte di famiglie, amici, conoscenti o delle stesse istituzioni politiche e religiose locali che impediscono formalmente e/o praticamente la nascita della coppia.

    Una ferrea osservanza religiosa condiziona ogni tipo di scelta individuale. Nel caso delle coppie, la componente cerimoniale e quella devozionale, sia in relazione al processo di nascita formale (la funzione celebrativa) della relazione, sia nei confronti del normale vissuto quotidiano post/matrimoniale, possono rappresentare una barriera psicologica insormontabile, anche al cospetto di una reale componente affettivo/sentimentale manifestata dai due soggetti in modalità reciproca. E questo freno mentale (quando non espressamente costituito – magari in aggiunta – dalla pressione ambientale/comunitaria, sotto forma di oggettivo divieto) può valere per ogni tipologia di coppia pensata come progetto dai due potenziali contraenti. Fatte ovviamente le debite proporzioni. Quindi non mi riferisco solo a quella di tipo matrimoniale. Fidanzati, frequentanti o semplici relazionanti estivi, sono tutte possibilità che possono risultare scartate per quanto appena detto. I contraenti in questi casi non sono nella condizione di poter sostenere il costo generale necessario a superare tali fattori di divisione. Il costo può essere di natura materiale e/o immateriale, quando non propriamente giuridico/coercitivo3.

    Risulterà materiale nel caso in cui la nascita della coppia dovesse generare, per colui/colei che la dovesse formare, una perdita economica, dovuta ad esempio alla rottura dei rapporti con la famiglia originaria di uno o entrambi i contraenti, e in genere con tutto il proprio ambiente di riferimento locale/comunitario. Famiglia e ambiente prossimale sono solitamente in grado di garantire (a richiesta o meno) sostegno economico attraverso (eventuali) eredità o concessioni di beni, servizi e denaro.

    Il costo sarà invece di natura immateriale quando, in alternativa o in aggiunta alla perdita materiale, se ne dovesse aggiungere una di carattere sociale e psicologico rappresentata dalla perdita di affetti e contatti interni al rispettivo ambiente originario, quindi alla comunità di provenienza propria di ogni singolo contraente. Considero la motivazione religiosa di mancata nascita della coppia come esterna, perché a prescindere dal fatto che in questi casi l’ultima parola spetta quasi sempre, almeno ai nostri giorni, ai singoli contraenti, è pur vero che essi in questi casi si ritrovano, indipendentemente dalla loro volontà, a dover fare i conti con una situazione di forte impedimento e disincentivo molto poco influenzabile dalla volontà personale. Chiaramente è possibile trovare molte coppie che, anche in presenza di questo fattore di possibile divisione iniziale, siano poi riuscite a vedere la luce con l’aiuto di compromessi reciproci, oppure attraverso un maggior sacrificio messo in atto da uno dei due contraenti. E questo sia in riferimento ai costi materiali che immateriali.

    In ogni caso, resta comunque un fatto facilmente riscontrabile anche ai nostri giorni come l’elemento religioso possa concorrere in determinate situazioni alla mancata nascita di una coppia.

    Precedenti legami affettivi in corso

    Molto frequentemente la mancata formazione di una coppia si riscontra perché uno dei due contraenti (o entrambi) è già legato formalmente o meno a un’altra persona. Questo genere di legami precedenti rappresenta un freno alla nascita della nuova coppia per diversi motivi, che sono di una straordinaria variabilità. Essi infatti possono essere di natura affettiva e/o materiale e rappresentano spesso il maggior fattore di freno alla nascita di un nuovo legame, formalmente riconosciuto come tale pubblicamente. Ho citato la motivazione affettiva perché in molti casi si può provare affetto per una persona senza amarla più. Non considero qui come effettiva la tipologia di coppia clandestina per motivi di pura fattibilità osservativa.

    I motivi di mancata nascita possono anche essere di natura etico/morale (senso di colpa), e come tali presentano delle sfaccettature difficilmente catalogabili. I precedenti legami affettivi rappresentano in taluni casi un ostacolo insormontabile per quei contraenti che intendessero dar vita a un nuovo rapporto di coppia. Il singolo contraente (o entrambi) può essere frenato dal costo complessivo necessario a liberarsi del precedente legame.

    Come già detto in relazione al fattore religioso, anche qui le perdite potranno essere di natura materiale e/o immateriale. Non occorre fare esempi ripetitivi per capire l’affinità dei costi da sostenere per coloro che intendono superare tali situazioni di freno. In questo caso vanno però aggiunti gli eventuali costi materiali di tipo giuridico legati a una separazione o a un divorzio, laddove ci si trovasse al cospetto di un matrimonio formale.

    Naturalmente, per legami affettivi precedenti alla conoscenza dei potenziali contraenti intendo pure quelli esistenti tra i diversi gradi di parentela famigliare, quindi non necessariamente riferiti alle sole relazioni di coppia precedenti in corso.

    Molto spesso anche i genitori (ancora più di frequente uno solo di loro) rappresentano un ostacolo alla nascita di una nuova relazione. Lo stesso dicasi per eventuali figli avuti in precedenti legami che si oppongono (per svariati motivi di tipo psicologico/affettivi e/o economico/funzionali) alla formazione di un nuovo legame stabile, che veda il loro genitore coinvolto in una nuova fase sentimentale della sua vita. Anche qui ci ritroviamo in presenza di una dinamica decisionale competitiva tra costi e benefici, messa in causa da parte di chi vorrebbe far nascere una nuova relazione.

    Ostacoli di natura professionale ed economica

    Dobbiamo infine considerare come motivi esterni causanti la mancata formazione di una nuova coppia anche quelli relativi a ragioni prettamente lavorativo/professionali, come il tempo complessivo quotidiano impiegato a svolgere il proprio lavoro (si pensi pure alle possibili turnazioni) e/o i frequenti (eventuali) spostamenti con prolungati periodi di assenza da parte di uno o entrambi i potenziali contraenti.

    Ci sono poi i fattori economici. La coppia non sarebbe materialmente autosufficiente nel presente, oppure sconterebbe in tal senso un futuro troppo incerto. Non sono pochi i casi in cui non se ne fa niente per questi motivi, anche se poi spesso non vengono esplicitati per ragioni di imbarazzo. Una potenziale coppia in emergenza economica si ritrova nell’impossibilità di progettare una strategia nel medio-lungo termine. Quindi essa, considerata a situazione costante, non potrà né consolidarsi né stabilizzarsi. Magari in questi casi di mancata nascita non si tratterà di potenziali partner troppo innamorati, tuttavia per il momento non interessa stabilire i livelli di affetto e attrazione reali, anziché quelli aventi carattere prevalente di tipo funzionale/speculativo.

    Per adesso voglio solo far presente le motivazioni che possono condizionare in negativo la nascita di una nuova coppia considerando la sfera economica. Va detto che qui l’elemento economico – nel caso specifico non correlato ai costi sociali o al fattore religioso, né a quello che vede la presenza di passati legami affettivi – ostacola la nascita di coppie con intenti soprattutto progettuali di lungo termine. Molto meno le avventure, le frequentazioni e i fidanzamenti, a patto che questi ultimi siano del tipo a tempo indeterminato, cioè costituiti da contraenti che, più o meno consapevolmente, non intendono fin dall’inizio, ma anche in seguito, fare passi importanti tesi a consolidare il proprio rapporto su basi più impegnative. In genere comunque va detto che le motivazioni professionali ed economiche sono meno indipendenti dalla volontà dei contraenti rispetto a quelle viste in precedenza, pertanto posso quasi considerarle alla stregua di una linea di demarcazione, capace di porsi al confine tra i motivi esterni e quelli interni.

    Motivi interni alla coppia

    I motivi interni sono quelli maggiormente riconducibili alla volontà personale dei contraenti.

    Insicurezza personale

    Per insicurezza personale intendo quel complesso di fattori psico/fisici che inducono entrambi i contraenti (o uno di loro) a non prendere una decisione definitiva in merito all’impegno necessario a far nascere una nuova coppia. In pratica non si decidono, restano nel dubbio che possa non essere giusta la persona con la quale stanno per fare il passo.

    Questo genere d’indecisione può manifestarsi anche in coppie già formate da anni, bloccando i passi futuri delle stesse; quelli di consolidamento e progetto per intenderci. In molti casi l’indecisione preclude la nascita stessa del rapporto.

    Va detto che non necessariamente un contraente indeciso è un contraente poco innamorato. Il mio concetto d’indecisione personale vuole portare all’attenzione proprio questo elemento. L’insicurezza personale è capace in alcuni casi e forme di soffocare anche i migliori sentimenti affettivi oggettivamente percepiti e vissuti.

    Anche se non è mia intenzione affrontare i vari perché dell’indecisione, mi limito a ricordare come questi possano essere di natura caratteriale o traumatica (esperienze passate).

    Eccessive divergenze

    Anche nel caso in cui esistano tutte le precondizioni di attrazione fisica e/o mentale necessarie alla nascita di una coppia, si può ugualmente assistere a un esito negativo a tal proposito. Questo avviene quando entrambi i potenziali contraenti (o uno di essi) si accorgono di avere fra loro troppe divergenze strutturali nel modo di essere e di vivere.

    Di frequente questo tipo di motivazione è presente in contraenti che hanno avuto modo di appurare le loro profonde divergenze relative a nodi fondamentali della vita di coppia, come la scelta di avere o non avere figli, oppure la volontà di dedicarsi più o meno alla carriera nel corso della propria vita (sottraendo o concedendo spazio e tempo alla relazione). Hanno in pratica sperimentato la capacità di scendere a compromessi in una fase conoscitiva o pre/relazionale, con esiti negativi, attraverso un confronto anche serrato, nel tentativo di raggiungere un punto di equilibrio reciproco sui più importanti aspetti legati al loro eventuale futuro di coppia stabile. Vale anche qui il principio dei costi necessari a liberarsi dagli impedimenti.

    Con questo breve schema ho cercato di sintetizzare i motivi che possono precludere alla nascita di una coppia, nonostante vi sia inizialmente da parte dei potenziali contraenti una volontà positiva, sincera e possibilista.

    Naturalmente, le coppie nascono anche in presenza di tutti i problemi sopra riportati. E aggiungo pure che a un’attenta osservazione non sfuggirà al lettore che tutti gli aspetti di cui sopra spesso risultano intrecciati fra loro, convergendo in un’unica complessa situazione caratterizzata da infinite sfaccettature. Caso per caso. Quando però le relazioni nascono ugualmente, nonostante la presenza dei succitati impedimenti, è bene tenere a mente che tali vizi d’origine ne caratterizzeranno il proseguo per tutta la loro esistenza.

    Parenti e amici

    I soggetti maggiormente in grado di influenzare (negativamente o positivamente) la nascita di una relazione risultano essere i parenti e gli amici più stretti dei potenziali contraenti. Sono questi soggetti che impugnano le motivazioni che ho esposto fin qui, comprese quelle che tra poco esporrò come viatico positivo alla formazione di una nuova coppia. Sia le motivazioni a favore che quelle a sfavore vengono da costoro difese oppure combattute, a seconda della situazione e del contesto.

    Le pressioni che ne derivano per i due contraenti possono risultare non di rado decisive. Sia quando la coppia nasce, sia quando invece essa rimane allo stato di possibilità. In presenza di forti legami parentali e di amicizia, uno o entrambi i contraenti possono subire una serie di condizionamenti capaci di inibirne o favorirne le volontà, le azioni, gli atteggiamenti e i comportamenti in relazione alla potenziale nascita di una nuova coppia.

    In questi casi, per una buona analisi, sarà fondamentale capire i legami affettivi e psicologici che legano i due partner ai loro rispettivi contesti parentali e amicali, verificare cioè se sono presenti amici in comune e se questi vengono frequentati insieme. In pratica, se si fa parte dello stesso gruppo amicale.

    A questo proposito, per capire le dinamiche che intercorrono nel momento in cui inizia a diventare palese l’interesse reciproco di due componenti all’interno dello stesso gruppo, sarà necessario analizzare ogni singola tipologia di legame (storico) che unisce i due potenziali contraenti ai restanti componenti. Questo passaggio risulta di fondamentale importanza per poter poi eventualmente carpire le motivazioni che stanno alla base di ogni pressione, positiva o negativa, esercitata da ogni soggetto nei confronti dei due aspiranti partner. Quando infatti il gruppo delle amicizie risulta comune, si mettono in moto processi e meccanismi che vanno letti in base alle reazioni dei singoli, e del gruppo come insieme, scaturite dalla possibile nascita di una nuova coppia. Gelosie, invidie, calcolo, rabbia, delusione oppure contentezza e condivisione saranno tutte possibili conseguenze riscontrabili. Per analizzarle sarà necessario ripercorrere la storia del gruppo. Dalla sua nascita ai suoi mutamenti di equilibrio e frequentazione. Da come e perché esso si è eventualmente allargato o ristretto, a chi e quando è stato introdotto al suo interno. Attraverso quale forma d’intercessione occasionale o voluta. E da chi ovviamente. Quali legami hanno avuto eventualmente i potenziali contraenti prima della loro palese/reciproca manifestazione d’interesse all’interno del gruppo. Legami sentimentali, fisici oppure solo amicali. E di quale livello qualitativo e quantitativo.

    Sarà anche importante cogliere eventuali attrazioni trasversali non condivise, fra i componenti del gruppo e uno o entrambi i contraenti che si stanno manifestando reciproco interesse. A proposito delle gelosie. Come si vede, si tratta di un’analisi complessa e soprattutto in continua evoluzione.

    Tutto questo risulterà molto meno articolato in caso di gruppi amicali separati. Non però quando si tratterà di analizzare i rapporti parentali. In questo caso, le dinamiche saranno diverse ma non meno potenzialmente incisive sul futuro della eventuale nuova coppia. Uno o entrambi i contraenti potrebbero decidere di non impegnarsi nella nuova relazione perché imbarazzati o incapaci di affrontare quei possibili processi reattivi che ho esposto sopra. Oppure viceversa potrebbero fare esattamente l’opposto, pur non essendo molto convinti della possibilità di dare vita a una coppia, nel caso le reazioni preventive amicali e parentali risultassero favorevoli.

    Ma in una terza via di possibilità, potrà succedere che i due partner operino contro le pressioni negative o positive ricevute. Di fatto facendo nascere (o non nascere) la relazione anche contro tutto e tutti. Dipenderà dai loro caratteri e soprattutto dai livelli di attrazione fisico/sentimentale effettivamente sperimentati.

    A questo punto posso dire che, a livello teorico, due persone che intendono formare una coppia hanno di fronte a loro diverse potenziali problematiche e alcune condizioni da rispettare per poter vedere realizzato il loro proposito. Se hanno la fortuna di non avere i problemi di cui sopra, oppure se sono in grado di superarli sostenendone i costi, una volta esaudita la pre/condizione d’attrazione reciproca (sincera o no lo vedremo più avanti) possono essere considerate come una potenziale coppia. Passo ora a considerare le modalità che causano la nascita di una coppia.

    Perché nasce una coppia

    Riprendendo quanto detto all’inizio sul quando, aggiungo che:

    una coppia nasce perché due persone che provano attrazione fisica e/o mentale reciproca decidono di dar vita a una forma di relazione che si caratterizza per riconoscere e accettare, da parte di entrambi i contraenti, determinate regole comportamentali sancite da ben distinti passaggi formali, le quali e i quali possono variare anche considerevolmente da cultura a cultura e da luogo a luogo4.

    Cercherò ora di capire quali possono essere i motivi che, a prescindere dalla presenza dei requisiti che abbiamo esposto, spingono due persone a relazionarsi come una coppia. La coppia nasce per soddisfare due tipi di necessità:

    Necessità formale;

    Necessità sostanziale.

    Necessità formale

    Per necessità formale intendo quella generata dal senso comune collettivo, in particolare dall’ambiente dove viviamo, rispetto a un particolare ambito di vita e/o di comportamento. Questo senso comune collettivo rappresenta un vero e proprio imperativo sociale al quale tutti sono sottoposti, per il semplice fatto di vivere in una comunità umana. La sua natura abbraccia tutti gli aspetti di vita e di comportamento delle persone viventi in società. Codifica e norma ogni cosa riguardante il vissuto collettivo, crea e impone valori e riferimenti etico/morali. Questo insieme comune genera e forza quella che possiamo definire la prassi comportamentale generalmente e ufficialmente accettata da tutti (e comunque, seppur con diversi livelli di gradimento, sempre dalla maggioranza degli individui formanti l’ambiente di riferimento). Questa prassi è stata a sua volta generata da decenni, secoli e millenni di comportamenti, accadimenti, processi di ibridazione culturale, circostanze, esperienze, credenze e infine leggi. Non senza strappi, contraccolpi e fasi sociali concitate.

    In realtà si tratta di un movimento di metamorfosi continuo. La società non è mai ferma. Tuttavia nel suo continuo divenire è possibile temporalmente fissare una certa stabilità relativa a determinati insiemi di atteggiamenti, usi e credenze di volta in volta considerati utili per le più disparate analisi osservative. L’insieme nel suo complesso riguarda ogni aspetto della vita sociale umana, pur presentando livelli diversi di influenza e codifica da caso a caso. Esso quindi varia da contesto a contesto, tuttavia in riferimento a determinati ambiti è percepito essere nei suoi tratti salienti, come praticamente universale e immobile (anche se come abbiamo detto non lo è affatto).

    I lunghi periodi di stabilità sociale, in relazione, poniamo, a certe consuetudini famigliari, provocano la sensazione che le stesse siano date una volta e per sempre. Intoccabili, e soprattutto non discutibili.

    Uno dei filoni sociali più soggetti a questo fenomeno è senza meno, storicamente parlando, quello relazionale. Secondo il senso comune collettivo nella società umana, sia essa passata, presente e forse anche futura, ogni individuo per relazionarsi sentimentalmente con un altro deve necessariamente uniformarsi a uno standard riconosciuto come universalmente idoneo. Trattasi nel nostro caso della forma coppia così come la conosciamo, interpretiamo e codifichiamo da millenni. Non stiamo parlando del comportamento fisiologico, biologicamente codificato dall’evoluzione, che vede due persone unirsi in accoppiamento per generare dei figli e svezzarli, o semplicemente finalizzato a stare insieme per puro istinto naturale di mutuo tornaconto. Stiamo parlando di come la società umana ha nel corso dei millenni codificato, normato e istituzionalizzato la forma coppia che oggi conosciamo a livello globale; pur nelle sue differenze specifiche esistenti da cultura a cultura e da Paese a Paese. Essa è stata caratterizzata da prassi, leggi, precetti e credenze che alla fine ne hanno forgiato la natura strutturale odierna. Questo senso comune collettivo, relativo alle relazioni sentimentali a due, rappresenta per me la necessità formale che ogni persona (a vari livelli e con difformi effetti di reazione da caso a caso) è praticamente obbligata a percepire (e rispettare) come propria nel corso della vita, sotto forma di pressione imperativa5. Detto in altri termini, secondo il senso comune ogni individuo deve prima o poi, nel corso della propria esistenza, unirsi in coppia con un’altra persona, seguendo lo schema classico dominante riconosciuto da ogni specifica comunità di appartenenza. Lo schema classico dominante è quello che ha la maggior forza di pressione sociale rispetto a tutti gli altri. E lo schema, in tutte le sue possibili varianti culturali di luogo e tempo, prevede comunque una procedura sociale per ogni singola fase del processo. Conoscenza, corteggiamento, fidanzamento e poi infine (in linea di massima) consolidamento matrimoniale e formazione di una famiglia con figli. Questa è secondo me, concettualmente, più esplicitamente, la necessità formale di cui sopra.

    Ma tutto ciò, è bene dirlo, in linea teorica è valido a prescindere poi da quale modello relazionale ognuno vorrà scegliere (considerando anche quello più in voga nel proprio ambiente di riferimento generale e/o prossimale): da quello matrimoniale, di tipo civile/religioso, a quello di convivenza o di semplice fidanzamento/frequentazione.

    Vale paradossalmente anche per le avventure. Anche quelle infatti, seppur con regole estremamente semplificate, possiedono una loro determinata codifica sociale di comportamento, atteggiamento ed evidenza. In ogni caso, il senso comune considera come imperativa per ognuno di noi la formazione, prima o dopo, di una coppia6.

    Alla luce di quanto detto sin qui, appare evidente come tale senso comune sia capace di generare in ognuno di noi, seppur con differenti livelli d’intensità e di riuscita, il bisogno e quindi la necessità formale di uniformarsi/adeguarsi al contesto ambientale di appartenenza. Questa pressione in certi casi è talmente forte e radicata, socio/psicologicamente parlando, da generare fin dall’infanzia un bisogno prospettico progettuale di tipo relazionale, che solitamente finisce con il sovrapporsi a quello dominante presente nel nostro ambiente di vissuto prossimale (parenti, amici e colleghi) e/o in quello generale (cultura mediatica, valori, usanze e tradizioni di matrice storica). Si tratta quasi sempre della forma classica di coppia matrimoniale.

    Ma le cose come vedremo stanno cambiando velocemente, e gli altri modelli relazionali si rafforzano ogni momento che passa. Questo a livello ambientale generale. Se scendiamo nei singoli e difformi ambienti prossimali, vediamo che di fatto esiste una mappa di modelli dominanti che non di rado esulano dal modello storico/classico. A ogni modo, questa pressione di formalità esiste e non risparmia nessuno. Ci sentiamo quasi obbligati (chi più, chi meno) a soddisfare tale necessità formale nei confronti del nostro ambiente comunitario. E se (o fin quando) non vi riusciamo, ci ritroviamo alle prese con un (forte) senso d’inquietudine, magari solo inconscia, che ci fa percepire (a noi stessi e agli altri) come (almeno in parte) inadeguati rispetto al resto della comunità e alle sue consuetudini imperative. Ognuno di noi paga un prezzo nell’eventualità di vivere questa mancata assimilazione/riconoscimento. Anche chi lo nega ne è in realtà vittima, seppur solo parzialmente e con effetti non necessariamente sempre rilevanti rispetto al proprio equilibrio psicofisico. Vedremo in seguito come le cose stiano cambiando in tal senso.

    In definitiva, il bisogno di soddisfare questo tipo di necessità formale, relativa nel nostro caso alla sfera relazionale, è una delle cause prime della nascita di una coppia.

    Necessità sostanziale

    La necessità sostanziale si differenzia da quella formale in quanto non legata a nessuna forma di costrizione sociale/collettiva particolarmente pressante e incisiva, quanto a una serie di bisogni meramente personali che sono propri di ogni individuo, anche attraverso il suo specifico modo di percepirli come tali.

    Tra questi, al primo posto troviamo quelli legati all’innamoramento, inteso sia nella sua improvvisa comparsa non necessariamente cercata, sia nella sua variante inseguita in prospettiva futura. Si possono inoltre considerare come facenti capo a una generale forma di necessità sostanziale, riferita alla sfera relazionale di coppia, i bisogni individuali di sicurezza e benessere economico, oppure la volontà personale di vivere in compagnia di qualcuno, a prescindere in questo caso dall’influenza esercitata dall’imperativo sociale di tipo formale visto sopra7. Trattasi di necessità sostanziale anche l’aspirazione a migliorare il proprio status sociale, non solamente per ragioni d’immagine collettiva imposta dall’ambiente dove si vive, quanto pure semplicemente per una forma di soddisfazione percettiva personale, priva di scopi estetici. In questo caso ciò avviene attraverso la formazione di una coppia costruita con un contraente che oggettivamente e/o soggettivamente è meglio posizionato in tal senso rispetto all’altro.

    Anche la volontà di costruirsi un sicuro approdo sotto forma di assistenza reciproca, in vista della vecchiaia, rappresenta una necessità di tipo sostanziale. È il caso di molte coppie che prendono vita in età avanzata e che sono per lo più formate da contraenti rimasti vedovi dopo lunghe relazioni precedenti. Anche se va detto che oggigiorno risultano in costante aumento i divorzi e le separazioni da parte di coppie aventi un’età superiore ai sessant’anni. Come si vede, non si tratta di necessità imposte dal comune senso collettivo, o meglio, anche in questi frangenti l’imperativo dominante esercita sicuramente una certa pressione d’indirizzo, ma questa risulta essere più sfumata, meno netta rispetto alla forza esercitata dalla necessità formale nell’affermare il dogma immutabile del progetto coppia in quanto tale. L’individuo può quindi avere qui, a differenza che nella scelta di formare o meno una coppia, maggiore libertà di comportamento; perché tali forme di necessità sostanziale risultano estremamente specifiche e soggette a innumerevoli possibilità di variazione e di percezione da persona a persona. Esse sono più flessibili e quindi meno rigide rispetto alla necessità formale che vede imporre come dominante la forma coppia a livello collettivo. Non sono vissute e percepite come imposte dall’esterno (anche inconsciamente), ma come volute personalmente. Sono in pratica necessità aventi un carattere primario di tipo individuale e solo secondariamente collettivo. Mentre nella necessità formale osservata in precedenza vale l’esatto opposto; è il carattere collettivo quello primario, mentre quello individuale sarà sempre un suo derivato dipendente8.

    Parliamo qui di caratteri in un’accezione descrittiva/impositiva, e si capisce come la differenza esistente tra carattere collettivo e carattere individuale sia capace di fissare i livelli di flessibilità propri di ogni forma di necessità tra le due osservate. Risulterà complicato rendere flessibile una necessità collettiva riconosciuta come tale dal senso comune diffuso, nel tentativo di adattarla al singolo individuo. Mentre sarà più facile personalizzare una necessità che già di per sé nasce come forma di bisogno individuale. Anche le necessità sostanziali rappresentano, come quella formale, una fortissima motivazione di nascita delle coppie.

    Esiste inoltre nella sfera relazionale una particolare e importantissima necessità che si pone al confine tra l’essere formale e l’essere sostanziale: trattasi del progetto legato ai figli. Questa necessità è per un verso imposta dall’imperativo sociale collettivo, in quanto legata fortemente al concetto comune di coppia pienamente realizzata, per l’altro presenta comunque un forte livello di specificità individuale, capace di incidere sui modi, sui tempi e in genere sulla sua fattiva realizzazione. Diciamo pertanto che ci si trova di fronte a una necessità di confine tra le due osservate.

    Ribadisco che le due tipologie di necessità esaminate, poste come cause fondamentali nella nascita di una coppia, rappresentano insieme una fortissima spinta motivazionale, a prescindere dai requisiti menzionati in precedenza e legati ovviamente, come si ricorderà, ai pur necessari, ma non sempre, livelli di attrazione reciproca fisica e/o mentale richiesti ai due contraenti. Ogni coppia, nata o in procinto di farlo, sarà quindi influenzata nella sua fase di gestazione e pianificazione dal bisogno di soddisfare, per conto dei due contraenti, i due tipi di necessità osservati; i quali potranno variare nella loro capacità d’influenza specifica da caso a caso.

    A ogni modo, essi agiranno sempre insieme, in ogni coppia osservata nelle sue fasi iniziali di formazione. Alcune coppie nasceranno a seguito della superiore influenza esercitata sui loro contraenti dalla pressione propria della necessità formale, altre invece si caratterizzeranno per essere nate su una base tendente maggiormente a soddisfare la necessità sostanziale.

    Le affinità di coppia

    L’aver descritto le motivazioni generali che stanno alla base della nascita di ogni coppia, considerando sempre ognuna di esse come un caso specifico assolutamente univoco e a sé stante, qualora si volesse scendere nel particolare di osservazione pertinente, mi consente di introdurre quelle che sono le affinità che caratterizzano una relazione tra due persone.

    Lasciando da parte per un momento quanto detto nel paragrafo precedente, cercherò ora di fare alcune osservazioni su quali e quante possono essere le affinità elettive che interessano il rapporto tra due persone. In particolare su come il loro differente numero complessivo, in aggiunta ai diversi livelli d’intensità, elementi entrambi presenti all’interno di ogni coppia, sia potenzialmente in grado di condizionare la qualità nonché la durata della relazione stessa.

    Dividerò le affinità in due tipologie distinte tra loro: da una parte le affinità fisiche, dall’altra quelle mentali. In seguito mi soffermerò su come l’insieme di queste possa rendere una relazione più o meno coesa e solida. Naturalmente le affinità in una coppia potranno essere presenti con vari livelli di intensità e di durata, oppure non essere affatto riscontrabili. Uniranno i due contraenti laddove esse saranno (e resteranno) effettivamente oggettive, mentre li allontaneranno quando del tutto assenti (o in via di sparizione).

    Comunque sia, le affinità risulteranno sempre fondamentali (in presenza/assenza) da osservare, analizzare e individuare per capire meglio a quale tipo di rapporto ci si trovi di fronte.

    Affinità fisiche

    Possiamo considerare affinità fisiche in primis tutte quelle legate alla sfera sessuale che caratterizza un rapporto di coppia. Quindi: l’intesa che i due hanno durante l’atto sessuale, ma anche nella fase preliminare, nella manifestazione del desiderio, nel modo di comunicarselo e di gestirlo. In definitiva, nel come percepirlo fisicamente, non a livello emotivo in questo caso. Quelle sessuali sono le affinità fisiche certamente più importanti in un rapporto di coppia.

    Ma non sono le uniche. Il cibo è un’altra componente fondamentale capace di creare affinità fisica tra due partner. I gusti, il modo di mangiare, come e dove farlo, come preparare le pietanze (tempo e dedizione) e infine il senso estetico del contesto che l’atto di cibarsi è di volta in volta capace di fornire al benessere della coppia9.

    Sono affinità fisiche anche quelle che riguardano la sfera olfattiva, legata quindi alla sensibilità che ognuno ha in merito agli odori. Condividere le preferenze olfattive, soprattutto quelle relative al proprio odore personale, è un potente fattore di unione relazionale. La biochimica descrive attentamente in che modo risultiamo sessualmente attratti da partner geneticamente confacenti al nostro genoma, in senso naturalmente riproduttivo.

    Infine quelle estetiche, che abbiamo appena introdotto con il cibo, sono anche loro importanti affinità fisiche capaci di contribuire non poco all’unità della coppia. Avere gli stessi gusti visivi su cose, persone, scenari naturali aiuta non poco a creare una buona intesa. Si pensi solo in tal senso alla scelta di una casa, al suo arredamento, all’automobile di famiglia, al luogo dove andare in vacanza e così via.

    Per finire, citiamo le affinità fisiche legate ai suoni, le quali possono sembrare di secondaria importanza in una relazione di coppia, ma che in realtà non lo sono affatto. Pensiamo ad esempio a come una differente capacità di sopportazione dei rumori possa facilmente incidere sul processo relazionale. Il volume della voce con la quale si comunica, oppure come si ascolta la radio in auto o la televisione; come vengono sopportati i rumori vissuti insieme, per esempio stando dentro casa, se si abita vicino a uno scalo aereo o a una stazione ferroviaria. Cose che possono far andare d’accordo ma che possono pure far litigare ferocemente sulla scelta dell’abitazione, sui modi di comportamento quotidiani (vedi tv e radio), su come si discute, ecc. La qualità, la quantità, la tipologia e l’intensità dei suoni sono pertanto un altro elemento importante tra quelli da dover considerare nell’osservare e nel captare le affinità relazionali di una coppia.

    Affinità mentali

    Per affinità mentali intendo quelle che i due contraenti possiedono a livello caratteriale, emotivo, religioso, politico e non ultimo percettivo10. Caratteri diametralmente opposti possono rendere la vita di una coppia, qualora questa sia ugualmente nata e si sia consolidata nel tempo, molto dura e difficile da gestire.

    Anche l’approccio emotivo proprio di ogni contraente è capace di unire, o viceversa dividere, fortemente una relazione, fortificandola nel primo caso e sfiancandola nel secondo. Una forte emotività di pensiero e di atteggiamento di uno dei due contraenti, per esempio di fronte alle piccole emergenze/controversie quotidiane, per non parlare dei problemi che una coppia può incontrare nel portare avanti i propri progetti/scopi relazionali di lungo periodo, possono, di fronte a un partner sensibilmente più riflessivo, porre seri problemi di approccio alle soluzioni di volta in volta cercate, discusse e infine adottate per affrontare tali momenti. Non si tratta di una questione di poco conto. Si producono dei piccoli stress giornalieri che, sommandosi l’uno all’altro, generano grandi pressioni, capaci alla lunga di destabilizzare una coppia; la quale alla fine potrebbe superare il punto di non ritorno dopo un semplice battibecco di secondaria importanza, ma capace in questi casi di fungere da detonatore.

    Anche la religione, come abbiamo visto all’inizio, in quel caso però con riferimento alle possibili motivazioni di mancata nascita di una storia, può rappresentare una potente affinità relazionale per due persone. Soprattutto considerando la sua capacità moralizzante nei confronti dei vari comportamenti adottati dai singoli contraenti nel lungo periodo, quindi proprio per questo maggiormente significativa in una relazione già nata e consolidata nel tempo.

    Bisogna però qui operare una distinzione. Se uno o entrambi i partner credono sinceramente e seguono i precetti imposti dalla loro fede, quindi anche da un punto di vista relazionale, allora il fattore religioso rappresenta veramente un potente collante per la loro storia, capace di far superare anche situazioni molto difficili. Se invece la religione è vissuta, sempre da uno o da entrambi, come una sorta di imposizione formale/estetica, buona per ben figurare agli occhi del proprio ambiente sociale dove ci si trova a vivere, allora la stessa rappresenterà una vera e propria gabbia dogmatica dalla quale sarà difficile uscire, con la conseguenza di rendere la vita di coppia molto difficoltosa11.

    La politica, intesa come visione della società che ognuno di noi si è fatto nel corso della propria formazione vissuta, è un altro fattore potenzialmente aggregante; però, a differenza della religione, la sua potenza moralizzante, da un punto di vista relazionale, è di grado notevolmente inferiore, almeno ai nostri giorni12.

    Infine, sulla percezione va detto che essa è nella condizione di avvicinare/allontanare enormemente i due contraenti formanti una coppia. Nel nostro ambito qui considerato, mentale anziché fisico, mi riferisco in particolare al senso e al significato che vengono dati alle cose, alle persone, agli avvenimenti, ai sentimenti, semplicemente alla vita. Tutti abbiamo una percezione mentale di cosa avviene intorno a noi, ma la risultante finale che si ha a livello personale presenta delle enormi differenze nei diversi filoni di giudizio e quindi di valore. Un semplice gesto, una carezza, uno sguardo, un ammiccamento sono praticamente percepibili, oltre che fisicamente, anche mentalmente da tutti, ma non da tutti sono giudicati, contestualizzati e quindi considerati allo stesso modo. Potremmo quindi parlare non tanto di presenza percettiva mentale in quanto tale (questa, come detto, comune a tutti, vale del resto anche per la sua omologa di tipo fisico), quanto di livello qualitativo e quantitativo della stessa, attribuito e sentito da ognuno in riferimento a ogni singolo elemento di azione gestuale di volta in volta considerato. L’intesa a due, e in particolare la sua durata nel tempo, nasce dalle piccole cose, da micro gestualità fisico/estetiche/emotive le quali, per essere fonti di unione, necessitano di una sintonia percettiva mentale comune, di un adeguato livello comparativo di uniformità tra i due contraenti. Altrimenti queste, quando non addirittura divisive, risultano prive di valore comunicativo e senza alcun significato di comunanza potenziale utile alla coppia.

    Quantità e qualità delle affinità fra due contraenti

    Ho volutamente diviso le affinità in fisiche e mentali, tuttavia questa separazione è stata da me considerata in una pura chiave d’astrazione teorica, buona per meglio analizzare e comprendere quante e quali possano essere le cose in grado di unire e/o dividere due persone formanti una relazione, o in procinto di crearla. Nella realtà, infatti, non è possibile dividere le due tipologie di affinità, questo perché esse risultano fortemente correlate fra loro. Sono capaci di generarsi a vicenda, in un processo di continua unione e separazione che si presenta come un complesso aggregato di fattori, utili a fornire un quadro complessivo sulla salute e sulle prospettive future di una coppia. Le affinità fisiche stimolano quelle mentali e viceversa; si compenetrano a vicenda, sia in senso unificante che divisivo. Una buona affinità sessuale, quindi fisica, può favorire nel tempo il miglioramento di alcune potenziali affinità mentali non ancora venute alla luce compiutamente, come quelle legate al carattere e agli atteggiamenti emotivi, creando le condizioni idonee a sviluppare un buon compromesso di equilibrio tra i partner.

    Viceversa, un’affinità mentale come quella legata al comune riconoscimento valoriale/etico/morale, proprio ad esempio di un credo religioso, può influenzare positivamente certe percezioni fisiche legate sempre al sesso, ma anche al rapporto con il cibo, all’estetica degli oggetti e degli spazi.

    Dobbiamo ora cercare di capire come la quantità e la qualità di queste affinità relazionali presenti in ogni coppia siano in grado di influenzare la relazione tra due persone, considerando solidità e durata della stessa. Ogni coppia presenterà fra i suoi due contraenti una certa quantità/qualità di affinità, sia fisiche che mentali.

    Bisogna premettere che possono comunque esistere relazioni nelle quali le affinità sono inesistenti o ridotte al minimo fin dall’inizio; si tratta delle coppie nate per motivi funzionali, dove passione e sentimento sono considerati un accessorio.

    Nelle relazioni dove le affinità esistono, in base alla loro tipologia e al loro livello d’intensità, si avranno notevoli differenze da caso a caso. Ci possono essere coppie che presentano solo affinità fisiche, o viceversa solo mentali. Entrando nel particolare, poi, si potrebbero osservare relazioni che in ambito fisico presentano solo un’affinità di tipo sessuale. Viceversa, se di tipo mentale, solo caratteriale o magari emotiva.

    Una volta appurato quali e quante affinità, sia fisiche che mentali, sono effettivamente presenti in una relazione a due, dobbiamo cercare di scoprire quale livello d’intensità queste affinità hanno effettivamente all’interno della coppia. Quale livello d’importanza ognuna di esse riveste nel determinare e mantenere l’equilibrio della coppia. Si tratta di una sorta di carta d’identità relazionale.

    In genere possiamo dire che più due contraenti avranno fra loro un elevato numero di affinità fisico/mentali, maggiore sarà la loro capacità di stare bene insieme. Soprattutto di far durare la loro relazione. Sembra un’affermazione scontata, eppure va inquadrata in un’ottica più complessa di quella che apparentemente potrebbe risultare in prima battuta.

    Il numero delle affinità che contraddistinguono una relazione a due è fondamentale, ma altrettanto importante è la natura quantitativa/qualitativa che a ognuna di queste viene assegnata/riconosciuta dai due contraenti (non necessariamente in piena modalità cosciente). Per andare d’accordo potrebbe non bastare la condivisione di molte affinità relazionali, sia di natura fisica che mentale. Se infatti queste non avranno un decente livello di intensità e di qualità, effettivamente percepito come tale dai suoi contraenti, a poco servirà la loro presenza, pur se in grande numero.

    Per determinare e analizzare i livelli d’intensità e di qualità di un’affinità presente tra due contraenti, non esiste un metodo meccanico e codificato. Del resto, questi livelli non solo restano in continua potenziale mutazione durante tutto il corso della vita di una coppia, ma presentano inoltre una difficile quantificazione comparativa, visto che ogni individuo, a parità di singoli aspetti e comportamenti osservati, manifestati e vissuti, darà agli stessi un valore di giudizio e quindi di importanza del tutto personale.

    A cambiare nel corso del tempo non sono solo gli equilibri definibili in senso assoluto da un ipotetico osservatore esterno, ma pure i giudizi personali verso gli stessi che ogni contraente percepirà di volta in volta, anche a parità di condizione data. Di conseguenza, non risultano possibili approcci di metodo standardizzabili.

    Potremmo in via teorica ipotizzare di intervistare una coppia per chiederle quali siano le affinità fisico/mentali presenti al suo interno, e in seguito, una volta individuate queste, chiedere ai suoi due contraenti presi singolarmente di dare per ognuna di esse un voto di qualità e uno di quantità. Magari utilizzando una scala di gradimento numerico. Al termine di questa operazione teorica avremmo una serie di dati che ci consentirebbe di sapere quali e quante affinità siano effettivamente presenti all’interno di quella relazione. Con annessi livelli di intensità e qualità. Tenendo tuttavia sempre bene a mente che la risultante di questa intervista, o se si preferisce di questo test, dovrà essere considerata come derivante da una percezione di giudizio congiunturale (mutabile) tutta interna alla relazione, quindi facilmente modificabile e altamente influenzabile da innumerevoli fattori in ogni momento di breve o lunga durata. Questo elemento d’indeterminazione è fondamentale nel processo di analisi e osservazione di una relazione.

    A dispetto di ciò, rimane comunque ovvia in tutte le coppie la presenza di un sostrato di affinità definibile come strutturale, a prescindere dalla sua qualità, quantità e intensità effettivamente misurabili. Quando parlo di intensità mi riferisco alla rilevanza psicologica percepita dai contraenti in relazione a ogni singolo aspetto legato alle varie affinità (che può essere positiva o negativa a livello di percezione personale). Quando invece parliamo di quantità, intendo la frequenza numerica tramite la quale quella singola affinità considerata prende corpo e si manifesta nel corso della normale/quotidiana vita relazionale. Infine, la qualità indica esclusivamente il livello di piacevolezza e gradimento legati al vivere ogni tipo di affinità da parte dei due contraenti. Diciamo che l’intensità è un fattore più di carattere mentale, mentre invece la qualità si tocca con mano. La intendo pertanto più fisicamente.

    Torniamo al nostro ipotetico test. Uno o entrambi i contraenti potrebbero essere indotti a rispondere in maniera non corrispondente all’effettiva realtà, per via di una strategia di facciata tendente a fare buon viso a cattivo gioco. Oppure per semplice paura di una reazione avversa da parte del partner. Infine, semplicemente a causa di un’analisi superficiale operata su se stessi, effettuata con poca lucidità di giudizio e in assenza di obiettività. Un’incapacità introspettiva, questa, che potrebbe avere natura caratteriale anziché momentaneamente patologica. In quest’ultimo caso potremmo stare di fronte a una sofferenza relazionale, capace di impedire una oggettiva presa di coscienza. In definitiva, la fallacia di giudizio rimane in questo ambito generale molto elevata, sia perché il giudizio è dato dai diretti interessati, i quali potrebbero voler far credere come detto il non vero, sia perché, pure in presenza di una sicura sincerità di risposta da parte dei due partner, questi potrebbero, loro malgrado, non possedere al momento (o in via definitiva) la necessaria lucidità/imparzialità. D’altro canto, l’osservazione operata come controprova dall’esterno, semmai concessa e autorizzata in via sistematica dalla coppia presa in esame, potrebbe appurare, corroborare, integrare o infine sconfessare quanto effettivamente dichiarato dai diretti interessati. Ma solo in determinati ambiti di affinità, non certamente in quello fisico di natura sessuale ad esempio (per ovvi e palesi motivi di intimità).

    A ogni modo, anche gli altri spazi di affinità plausibilmente verificabili da una prospettiva d’osservazione esterna non garantirebbero comunque una certezza assoluta della misura e del giudizio. La complessità delle interazioni umane non ci consente al momento alcun processo di determinazione esatto. Comunque sia, anche se non in grado di estrapolare una tabella matematica di giudizio netto (negativo/positivo), la nostra intervista, unita eventualmente al risultato ottenuto dall’utilizzo di un ipotetico osservatore esterno, potrebbe avere come esito finale la redazione di una nota esplicativa a margine. Questa ci potrebbe essere d’aiuto nel fissare alcuni aspetti di specificità relazionale propri di una determinata coppia. Si tratterebbe in definitiva di una risultante non priva di possibile utilizzo futuro, buono per la comparazione con altre situazioni che dovessero presentare determinate e riconducibili condizioni sottostanti generali.

    Con tale cauto approccio potremmo scoprire delle interessanti correlazioni/similitudini, oppure divergenze, tra le diverse coppie aventi affinità uguali; ma soprattutto tra quelle manifestanti livelli d’intensità e qualità percepita, in merito alle stesse, comparabili fra loro. Le possibilità di elaborazione dei dati raccolti in tale modo sarebbero praticamente sterminate. Gli incroci comparativi diverrebbero una preziosa fonte di analisi per meglio capire i meccanismi che intervengono nel processo relazionale esistente fra due persone, considerando da questo punto di vista a livello di possibilità tutte le variabili che di volta in volta si volessero prendere come riferimento specifico di osservazione.

    Per fare un esempio teorico, potremmo scoprire che, date certe caratteristiche ambientali/geografiche, le coppie abitanti in tali regioni, facenti parte di una certa fascia di età, aventi una determinata tipologia di occupazione e una serie definita di affinità riscontrate con votazioni di giudizio espresse sovrapponibili fra loro, risultano essere particolarmente longeve dal punto di vista relazionale. Oppure al contrario, potrebbero risultare particolarmente instabili e tendenti alla conflittualità interna permanente.

    Il mio è solo un banale esempio, serve a dare l’idea di come l’eventuale mole di dati potrebbe essere analizzata e catalogata, nonché interpretata, tenendo sempre a mente che trattasi di persone. Ogni contraente e ogni relazione fanno storia a sé. A tale metodo di classificazione andrebbe pertanto attribuito il giusto peso (limitato), ma pur sempre utile secondo il mio punto di vista. Proprio questa imprevedibilità umana ci mette nella condizione di non poter dire quali, quante e con che livello d’intensità/qualità/quantità le affinità devono essere presenti all’interno di una coppia per farla funzionare13.

    Alcune coppie risulteranno felici sperimentando al loro interno una o poche affinità, ma aventi un elevato livello d’intensità (e/o qualità e/o quantità) percepito delle stesse. Altre viceversa si troveranno a essere insoddisfatte, pur riscontrando fra i loro contraenti un gran numero di affinità fisico/mentali, senza tuttavia poter rintracciare in nessuna di esse un elevato grado specifico di percezione intensiva.

    Queste due possibilità casistiche appena esposte possono essere tranquillamente capovolte nel loro esatto opposto in ogni elemento che le contraddistingue. Questa è la grande variabilità umana. Dipenderà da infiniti fattori che tuttavia potranno almeno in parte essere considerati dietro un attento e certosino lavoro di osservazione e interrogazione delle singole realtà relazionali di volta in volta esaminate. Forse si potrebbe arrivare, a seguito di una corposa e certamente arbitraria semplificazione sociologica di osservazione, relativa questa all’individuazione di certe condizioni prese come riferimento di base, a dati numerici quantitativi, qualitativi e d’intensità tramite i quali stabilire poi il livello aggregato di affinità necessario a una relazione/tipo per essere solida e duratura. Come dire che ci permettiamo di affermare che, date certe condizioni ambientali, sociali e psicologico/caratteriali, relative ad esempio a geografia, istruzione, età, religione e idee politiche (ma i riferimenti possono cambiare e aumentare), siamo in grado di annunciare con una certa attendibilità teorica che una relazione/tipo necessita, per essere solida e duratura, di alcune specifiche affinità fisico/mentali e di corrispondenti livelli di quantità/qualità/intensità delle stesse, rispettivamente determinate e calcolati. Questi livelli sarebbero idealtipici, una sorta di macroriferimento socio/generale standard, da utilizzare con estrema cautela ma a ogni modo potenzialmente utili. Potremmo scoprire che in presenza di particolari regimi politici, di certe convinzioni religiose e di determinati equilibri economici, le coppie che vanno meglio in quel contesto dato sono quelle che presentano come maggiormente marcate le affinità di tipo mentale, ad esempio quella politico/religiosa.

    Ma è solo un esempio fra i tanti possibili. Più elementi si considerano, più complessa risulterà essere l’analisi, come pure il suo livello di attendibilità finale. Potrebbe risultare utile a una relazione avere una buona e spiccata affinità fisica di tipo sessuale, laddove il contesto territoriale di nascita e vita della stessa dovesse presentare particolari condizioni specifiche. Come potrebbe essere una forte cultura sociale del territorio legata all’estetica della persona. Potremmo citare a tal proposito una o più regioni/territori fortemente competitivi da questo punto di vista, per via delle loro particolari condizioni socio/culturali ambientali, vedi specifici luoghi di vacanza e di divertimento, molto selettivi/attrattivi/frequentati per la potenzialità estetica offerta e/o per l’importanza alla forma/bellezza fisica che in genere, dal punto di vista culturale, in tali posti viene attribuita dai suoi abitanti alle persone che ci vivono o che vi si recano di passaggio. Vuoi pure per il conseguente tipo di approccio relazionale che ne scaturisce. Come non pensare alla differenza che la cura del corpo può rivestire in determinati posti anziché in altri? Tutto questo può generare e favorire condizioni di particolare necessità relazionale relativa a certe affinità anziché ad altre. Una coppia in possesso di determinate affinità potrebbe funzionare in un posto geografico con una certa cultura fisico/mentale e in un determinato momento storico/sociale, ma parimenti potrebbe non durare a lungo se spostata in un altro contesto, dove invece a predominare fossero altre tipologie caratteristiche, legate sia alle persone che ai luoghi fisici considerati. Il tutto senza mai dimenticare la forza, il carattere e la volontà (nonché i livelli di sentimento), quindi in definitiva le caratteristiche personali dei singoli contraenti, i quali potrebbero benissimo trovarsi bene nella loro coppia in tutti i luoghi e in tutti i contesti socio/geografici/economici considerati. Uno scambio tra ambiente e singola persona avviene sempre, senza sosta; si tratterà di verificare con che grado di forza e con quale risultante finale. Senza dimenticare che si potrà di volta in volta considerare un ambiente spaziale vasto, come può essere un Paese nella sua interezza culturale nazionale, una regione, una provincia o una città, oppure un microambiente: vedi ufficio, casa o quartiere. Ma su questo tornerò più avanti in modalità più approfondita.

    In teoria quindi i riferimenti, e cioè le condizioni prese come base di partenza per considerare e calcolare le affinità, nonché i loro rispettivi livelli quantitativi/qualitativi e d’intensità richiesti a una coppia per ben funzionare in certi scenari socio/spaziali, possono variare di molto in numero e in tipologia. Più parametri si prenderanno in considerazione e maggiore sarà la difficoltà di elaborazione, ma anche l’attendibilità finale dei risultati estrapolati, pur sempre come detto teorica e potenzialmente arbitraria. Questi parametri possono sostanzialmente essere suddivisi in due tipologie principali. I parametri ambientali esterni ai contraenti e i parametri personali interni agli stessi. I primi saranno parametri geografici, istituzionali, religiosi, storici, politici, culturali, ecc. Mentre i secondi saranno relativi a carattere, valori, identità, esperienze e credenze personali. Anche in questo caso, il confine tra le due tipologie di parametri risulta estremamente solubile, la suddivisione è utile dal punto di vista teorico ed esplicativo.

    Incentivi di coppia

    Analizzando la nascita e le modalità di formazione di una coppia, è necessario stabilire quali forme d’incentivo – da non confondere queste con le motivazioni di necessità viste in precedenza – spingono i singoli contraenti a unirsi e a stare insieme volontariamente. Questa forma d’incentivi è caratterizzata dalla prospettiva di futuri benefici che ogni contraente percepisce come confacenti rispetto ai propri obiettivi, in vista del futuro passo. Gli incentivi sono essenzialmente costituiti da due tipi.

    Da una parte abbiamo gli incentivi comuni. Si tratta di benefici e promesse che la nascita della coppia distribuisce o può distribuire a entrambi i contraenti. Dall’altra troviamo invece gli incentivi individuali, benefici e promesse che la nascita della coppia dà o potrà dare solo a uno dei due contraenti.

    Per entrambi i tipi d’incentivi possiamo considerare la loro natura come costituita da elementi materiali e immateriali. Potranno essere di volta in volta e a seconda dei casi denaro, beni, potere, status, contatti relazionali e opportunità varie; oppure semplicemente tutte queste cose insieme, seppur con livelli quanto/qualitativi fra loro difformi.

    Appare evidente come risulti essere il primo genere d’incentivi (comuni) quello capace di favorire nella coppia la nascita di una sostanziale comunanza di valori e di affetti (funzionali), unita a una solida stabilità relazionale. Mentre il secondo tipo d’incentivi, quelli individuali, si caratterizza per essere di natura esclusivamente selettiva. Di fatto egoistica.

    Non esiste teoricamente una differenza sostanziale tra incentivi comuni e incentivi individuali. I potenziali oggetti del loro essere risultano i medesimi in entrambi i tipi. Quello che cambia fra loro è il destinatario.

    Gli incentivi comuni sono caratterizzati da una comunanza di percezione, di forma e sostanza, che porta i singoli contraenti a riconoscersi più saldamente nel progetto di coppia in aggiunta alla (eventuale) reciproca attrazione fisica e/o mentale. Quando questo genere d’incentivi è predominante rispetto a quello di tipo individuale, anche gli scopi progettuali ufficiali della coppia saranno perseguiti con maggior consapevolezza e forza da entrambi i contraenti. Essi ne trarranno giovamento.

    Gli incentivi individuali sono invece caratterizzati dall’essere prerogativa di un solo contraente. Tuttavia ogni coppia si trova nella condizione di dover distribuire nel corso della propria vita ai suoi due contraenti sia incentivi comuni che individuali. Questo perché risulta del tutto naturale dover trovare un giusto equilibrio tra aspirazioni comuni e aspirazioni individuali. Una coppia che si orienti sempre e solamente in una direzione comune ai due contraenti, su ogni aspetto del proprio essere, finirà inevitabilmente per soffocare il singolo e le sue specifiche esigenze di realizzazione personale, le quali per inciso non debbono necessariamente sovrapporsi sempre con quelle dell’altro, per rendere la coppia stabile e coesa. Analogamente e specularmente, anche un eccesso d’incentivi individuali finisce per snaturare la coppia stessa in quanto tale. La relazione in questo caso subirà un processo di singolarizzazione14 dei suoi contraenti, che, di fatto, ne snaturerà la stessa essenza sociale. Ognuno penserà e agirà soprattutto per sé, riducendo al minimo i comportamenti e gli orientamenti tendenti a considerare e a coinvolgere l’altro.

    Del resto, in una coppia gli incentivi comuni sono di notevole importanza, perché di solito risultano connessi quasi sempre al perseguimento degli scopi ufficiali della stessa, come l’andare a convivere, lo sposarsi, l’avere dei bambini o acquistare una casa di proprietà. Se la fiducia nella realizzazione di tali scopi comuni viene meno, la coppia si indebolirà. Questo si noterà ad esempio quando (e se) le attività quotidiane della relazione saranno in palese contrasto con gli obiettivi ufficiali di cui sopra. Naturalmente, l’equilibrio tra incentivi comuni e individuali varia da coppia a coppia, anche considerevolmente.

    La coppia e il suo ambiente

    Ogni coppia è coinvolta in una molteplicità di rapporti con il proprio ambiente esterno. Per ambiente esterno di una coppia intendo:

    Quell’insieme formato da territori fisici e da persone che, all’interno di tali spazi, interagiscono con la coppia attraverso differenti modalità relazionali e differenti livelli di frequenza. I confini fisici di tale ambiente non sono fissi e sperimentano una continua mutazione di misura, così come non sono sempre le stesse persone che al loro interno interagiscono con i membri della coppia. Gli spazi fisici considerati potranno essere di volta in volta la propria casa, l’ufficio, la palestra o la piazza pubblica; comunque sia, tutti quei luoghi nei quali la coppia intrattiene rapporti relazionali con una certa frequenza. Mentre le persone interagenti saranno parenti, amici, colleghi o semplici conoscenti.

    Come si vede, sarebbe più opportuno parlare di molteplici ambienti esterni15. In realtà, trattasi di numerosi microambienti, come quello famigliare, lavorativo, amicale, che messi insieme ne formano uno più esteso socio/fisicamente parlando.

    Esistono due possibilità interpretative che posso formulare sul rapporto esistente tra la coppia e il suo ambiente, le quali possono essere considerate contrapposte o più verosimilmente concatenate.

    La prima è quella che vede la coppia sperimentare l’influenza del proprio ambiente esterno soprattutto in maniera passiva. In questo caso, essa ne risulta in pratica dominata, subendone gli effetti che si trasformano successivamente in azioni e comportamenti fattivi che la coppia stessa adotterà come risultato di tale dominio.

    La seconda possibilità interpretativa considera invece la coppia come maggiormente attiva rispetto al proprio ambiente esterno. Secondo questa visione, la relazione risulta capace di esercitare un’influenza sul proprio ambiente, di fatto condizionandone i molteplici equilibri. La coppia darà vita a dei comportamenti tesi a esercitare una pressione capace di incidere, e in alcuni casi persino di modificare, l’ambiente esterno in cui vive. Una relazione attiva nei confronti del proprio ambiente non necessariamente sarà cosciente di tale forza, i suoi comportamenti tendenti a influenzare il suo spazio sociale esterno non saranno pertanto necessariamente predeterminati in tal senso; in altri casi ovviamente sì.

    Possiamo affermare in linea generale che una coppia forte e coesa sarà meno soggetta a essere influenzata passivamente dal proprio ambiente esterno. Viceversa, una coppia con difficoltà interne di coesione e stabilità risulterà più esposta passivamente alle pressioni e agli input che le deriveranno dai contatti esterni, con la conseguenza di esporsi maggiormente ai cambiamenti forzati e non deliberatamente discussi e approvati in maniera autonoma.

    I due tipi di comportamento attivo/passivo della coppia rispetto al proprio ambiente esterno, analizzati così, appaiono mal posti. Per prima cosa, il fatto che una relazione risulti maggiormente attiva o passiva rispetto al suo ambiente esterno dipende in primis dalle caratteristiche ambientali. Determinati ambienti si prestano maggiormente a essere attivamente influenzati, mentre altri dovranno per forza essere subiti, a prescindere dalla stabilità e dalla coesione manifestate dalla relazione considerata. Dobbiamo poi tener presente che per ambiente si intende in realtà, come abbiamo detto, un insieme di tanti micro ambienti nei quali la coppia vive e si rapporta in maniera estesa, partecipata, ma sostanzialmente differente da contesto a contesto. Questo significa che una coppia può benissimo essere attiva rispetto a uno di questi micro ambienti e passiva rispetto a un altro. Ogni relazione deve comunque fare i conti con un’imprescindibile esigenza che è quella tendente all’autoconservazione; pertanto essa dovrà bilanciare la sua azione in una direzione che non risulti né troppo aggressiva né troppo passiva nei confronti del proprio ambiente (o dei propri ambienti). Evenienza, quest’ultima, che comporterebbe una perdita d’equilibrio della stessa, riducendola a essere una scatola vuota priva di quelle prerogative decisionali e di comportamento che sono proprie, nonché uniche, di ogni coppia.

    A tale proposito posso fare un esempio relativo a un ambiente specifico di ogni coppia. Mi riferisco a quello comprendente le famiglie d’origine dei due contraenti. Diciamo subito che per famiglie d’origine si intendono tutte quelle parentele che, partendo dai genitori, arrivano fino ai cugini, passando per sorelle, fratelli e zii. Ogni coppia è caratterizzata da un forte legame con questo tipo di ambiente, ci sono tuttavia casi nei quali tale ambiente non esiste più per la mancanza fisica delle persone che lo compongono. Oppure semplicemente è ininfluente rispetto agli equilibri della coppia, a causa della totale assenza di rapporti con i suoi membri. A ogni modo, nella maggioranza dei casi tale ambiente specifico esercita un ruolo guida molto importante ai fini della comprensione di quelli che sono gli equilibri interni fra i due contraenti. Di solito con questo ambiente la coppia ha un rapporto molto forte che attraversa gran parte della sua esistenza. Con alcuni suoi membri dura praticamente tutta la vita, considerando le parentele di primo, secondo e terzo grado. Questo significa che il grado d’influenza che questo ambiente esercita sulla coppia sarà caratterizzato da profonde differenze di natura quantitativa e qualitativa nel corso degli anni. L’andamento di tale influenza non è necessariamente, qualitativamente e quantitativamente parlando, crescente o decrescente in linea retta. Può variare in maniera considerevole e conoscere alti e bassi, a seconda anche di quelli che sono i componenti famigliari che di volta in volta vengono a interagire con la coppia. Bisognerà pure considerare il tipo di rapporti specifici osservati, nonché la loro natura.

    Ribadendo la differenza d’influenza qualitativa e quantitativa che ogni ambiente famigliare d’origine è in grado di esercitare sulla coppia nel tempo, e viceversa, possiamo affermare che i rapporti che intercorrono tra questi soggetti sono di natura economica e/o affettiva. È possibile che di volta in volta prevalga un rapporto di natura economica oppure affettiva. Essi risultano fra loro correlati e simili per natura sottostante e comportamento derivante. Sia i rapporti economici che quelli affettivi saranno di tipo dialogico, avranno cioè una reciprocità di trasmissione che varierà però in intensità e qualità da caso a caso nel tempo. Se una delle famiglie d’origine della coppia fornisce alla stessa un sostegno economico16, avremo un certo tipo di comportamento. Analogamente accadrà nel caso in cui il sostegno risulti essere di natura affettiva.

    Nel primo caso, la coppia si troverà in un certo qual modo a dipendere, economicamente parlando, da una delle

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