Umanesimo e Avanguardie: Conferenze e Manifesti - Libri Asino Rosso
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Book preview
Umanesimo e Avanguardie - Cristiano Rocchio
Cristiano Rocchio
Umanesimo e Avanguardie. Conferenze e Manifesti
UUID: 2eb0d79e-4c09-11ea-8a50-1166c27e52f1
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Indice dei contenuti
Nota editoriale
ad Achille Olivieri
Introduzione di Roberto Guerra
All’inizio delle Avanguardie e del Novecento
La crisi di fine ’800 e la rivoluzione futurista *
Aspettando la catastrofe
Cautela storica e principi formativi del Bauhaus
Il transumanesimo dell’amicizia nel dialogo
Le scie delle comete
Bibliografia e Note
Biografia
Catalogo Asino Rosso
Nota editoriale
ASINO ROSSO GIORNALE BLOG EBOOK
CRISTIANO ROCCHIO
UMANESIMO E AVANGUARDIE
Conferenze e Manifesti
Asino Rosso eBook, 43, febbraio 2020
a cura di Roberto Guerra
http://asinorosso.blogspot.com
http://www.asinorossoebook.onweb.it/
Cover: Tecno Ritratto Bauhaus 2.0
by Futurguerra (Visual Poem)
ad Achille Olivieri
Umanesimo e Avanguardie.
Conferenze sui Manifesti
Ad Achille Olivieri
Introduzione di Roberto Guerra
Rinascimento elettronico prossimo venturo
Cristiano Rocchio è da tempo uno dei più originali liberi pensatori italiani: insegnante a Padova e conferenziere a Tubinga (Germania) e altrove (da cui, ora, questo florilegio di alcune sue conferenze recenti) centra, dal fondamentale punto di vista o d'ascolto (per non dimenticare i memi orali di McLuhan o Wittgenstein...) quel duemila possibile ed evoluto che, nonostante certa indubbia e attuale era della tecnoscienza, stenta a decollare.
Soprattutto in Italia, (anche nel 2020) per un antico baco della cultura nazionale, ancora incapace globalmente di sintesi Umanesimo e Scienza: Per Rocchio, invece, è persino naturale e danza elegantemente da Erasmo da Rotterdam, le fondamentali avanguardie storiche (ancora misconosciute come Umanesimi tecnologici, per l'Italia la rivoluzionaria stagione futurista), finanche certo futurismo scientifico e transumanesimo cosiddetto, contemporaneo.
Un tourbillon originale e brillante, dal Rinascimento al futuro (Dinamica plurale anche altrove, anche in Italia ma ancora non condivisa culturalmente in senso solido) tuttavia ultrasobrio e accademicamente rigoroso, anche alineare e virtuosamente elettronico, in un senso quasi vintage della parola, come indicava la cibernetica pionieristica ad esempio dall'Umanista Norbert Wiener, ben oltre certa mera propulsione tecnofila.
Il tutto Cristiano Rocchio, anche debitore
del Professor Achille Olivieri, sempre di Padova, recentemente scomparso, grande esperto del Rinascimento e del Rinascimento archetipo della (Post) Modernità evoluta, cui questo eBook è puntualmente dedicato.
*Roberto Guerra, info: https://robertoguerra.onweb.it/
All’inizio delle Avanguardie e del Novecento
In retorica l’inizio è l’esordio, quando si comincia a parlare. Il termine deriva dal Latino exordium, che propriamente significa inizio ( ex) di una trama (da ordiri, ordire), poi anche principio, per influenza da exoriri (sorgere), ed uscire fuori, spuntare, apparire; ma anche nascere, levarsi, comparire. In Italiano il termine esordio indica la parte iniziale di una orazione e per estensione anche il preambolo, l’introduzione ¹ .
Leggiamo qui di seguito alcune note di Quintiliano e di Erasmo e poi l’inizio di alcuni manifesti novecenteschi: futuristi, cubisti, espressionisti, dadaisti. Infine, per il centenario della sua nascita, il Bauhaus. Il proposito è applicare la teoria retorica antica all’interpretazione di alcuni testi contemporanei e ricordare i movimenti intellettuali del secolo scorso – non così poco umanistici come sembrano, in verità.
Marco Fabio Quintiliano
L’esordio ha la funzione di rendere l’ascoltatore benevolo, attento e docile per la successiva narrazione, che deve essere breve, chiara e verosimile. A tale scopo esso deve suscitare curiosità, non anticipare troppo del discorso, mantenere desti sia l’ascoltatore e sia il suo interesse.
È utile selezionare dalla causa e inserire nell’esordio gli spunti efficaci per accattivarsi l’animo dell’ascoltatore, ma è difficile prescriverne in anticipo gli argomenti. Si può cominciare dalle persone coinvolte (giudice, querelante, avversario, avvocato), dalla causa ed anche da elementi esterni: il tempo, il luogo, le circostanze particolari in cui il discorso viene pronunciato, l’opinione pubblica, la fama dei giudici, l’attesa della gente ed anche un altro discorso. Un esordio tratto dalle persone è l’apostrofe, il discorso rivolto al giudice o a qualcun altro. Spesso ai suoi tempi si utilizzava l’esordio ricavato dal topos del contrario, ma Quintiliano, pur ammettendone la sporadica utilità, sembra disapprovare questa consuetudine.
Per rendere ben disposto l’ascoltatore, il consiglio è non ostentare sicurezza, che può sembrare arroganza, ed indicare brevemente e con chiarezza i punti essenziali della questione. Nel caso che il proposito sia agevole, si può richiedere attenzione e benevolenza con l’esordio diretto ( principium), mentre invece, se il soggetto del discorso è vergognoso o poco approvato, bisogna acquistare il favore dell’ascoltatore attraverso l’insinuazione, dissimulare il proposito ed attenuare le parti poco favorevoli ( insinuatio). In entrambi i casi bisogna trascurare gli argomenti nocivi alla propria causa e limitarsi a quelli utili.
Quintiliano consiglia che, dopo un attento esame delle circostanze in cui pronuncerà il discorso, l’oratore si faccia guidare dalla natura nella scelta dell’argomento con cui iniziare e lo esponga in modo accurato, ma non artificioso. L’ampiezza dell’esordio dipende dal soggetto, anche se bisogna evitare una lunghezza eccessiva, per non stancare gli ascoltatori; la regola aurea è « quanto bisogna e quanto basta » . Bisogna poi evitare gli esordi che non hanno connessione con il soggetto trattato e quelli applicabili a molti altri discorsi.
A volte si può anche evitarlo del tutto, quando il soggetto è già ben noto o non richiede speciale preparazione. Altre volte bisogna esordire durante il discorso, quando è necessario preparare gli ascoltatori a qualche punto saliente o sottolineare il passaggio ad un’altra parte del discorso. È importante concluderlo con un elemento che si collega all’elemento successivo ² .
Erasmo da Rotterdam
Nella seconda parte del suo manuale di facondia Erasmo suggerisce come realizzare gli scopi dell’esordio, nel caso che l’oratore voglia rendere abbondante il suo discorso ³ .
Al contrario chi aspirerà all’abbondanza non solo farà uso di quei sei, esordio, narrazione, divisione, conferma, confutazione, perorazione, ma al momento opportuno svolgerà anche più largamente i luoghi degli esordi e in tutto il discorso, tutte le volte che la causa offrirà l’opportunità, inframmezzerà certi esordietti con cui mantenere e rinnovare il favore, l’attenzione, la docilità o dissipare la noia o preparare ciò che dirà. Ma spessissimo avvengono in questo modo. Rinnoviamo la docilità principalmente con agevoli transizioni, le cui numerose forme proponemmo nel commentario precedente. Questo genere sarà: udiste la carica acquistata con elargizione, corruzione, sangue, stupro e tecniche ignobilissime. Ora mostrerò che più vergognosamente ha amministrato ciò che turpemente ottenne. L’attenzione viene rinnovata per lo più in questi modi: queste cose sono grandi, ma leggere in confronto a queste che ora dirò; e: ora vado proprio al punto dell’argomentazione, perciò chiedo che ascoltiate queste parole con animo il più possibile attento; e: ma forse su queste cose indugiai troppo a lungo, sbrigherò le rimanenti con poche parole e chiaramente, se vorrete prestarmi gli orecchi e gli animi così come avete fatto prima; e: riprenderò poco più da lontano, ma così mi troverò a dir parole che né senza frutto né senza piacere ascolterete. E questo genere in altri modi, infatti possono esserne immaginati duemila secondo la natura del