Quaderni Amerini n°10
By AAVV
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Quaderni Amerini n°10 - AAVV
Quaderni Amerini n°10
© 2019 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
Curatore Ardelio Loppi
ISBN 978-88-306-1028-6
I edizione ottobre 2019
Finito di stampare nel mese di aprile 2019
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Quaderni Amerini
n°10
Si ringraziano:
Comune di Vasanello;
Regione Lazio, Provincia di Viterbo,
Università della Tuscia, Corriere di Viterbo;
tutti i Concorrenti per aver onorato il Premio
della loro presenza;
i componenti della Giuria;
il gruppo editoriale Albatros Il Filo.
PREMIO AMERINO & QUADERNI AMERINI
Venerdì 6 settembre 2019 si è riunita la Giuria della decima edizione del Premio Amerino, concorso letterario nazionale in lingua italiana dedicato al racconto breve, a tema libero, organizzato dall’Associazione Culturale Poggio del Lago (Vasanello VT). Il bando è stato ufficialmente diramato il 1° gennaio, le iscrizioni si sono chiuse il 19 agosto. In data odierna, domenica 27 ottobre, giorno della premiazione, viene presentata questa Antologia.
Quaderni Amerini n° 10
raccoglie quelli che la Giuria ha ritenuto i migliori dieci racconti tra quelli pervenuti. Nell’Antologia è indicata la graduatoria dei primi tre classificati, con la motivazione della Giuria, ed è attribuito agli altri sette finalisti il quarto posto ex aequo.
1° classificato
LA ICS
Oriana Fiumicino, Roma
2° classificato
L’ETÀ DEI SOGNI
Anna Maria Veit, La Salute di Livenza - VE
3° classificato
IL RIFUGIO
Roberto De Angelis, Capranica - VT
Quarti classificati ex aequo, ordine alfabetico dei titoli:
AVEVO TREDICI ANNI
Rossana Cilli, Roma
IL MEDAGLIONE
Daniela Borgato, Ponte San Nicolò - PD
IL SIGNOR K
Anna Maria Contesini, Livorno
LA BAMBOLINA CINESE
Rossana Cavaliere, Prato
LA PERDITA DELLA MEMORIA
Franco Di Leo, Milano
SILVER, MARCELLINA E IL CAMPO ROBINSON FUTURA UMANITÀ
Saverio Maccagnani, Reggio Emilia
UN PASSO OLTRE L’INFINITO
Marco Demontis, Quartucciu - CA
LA GIURIA
Gabriele Campioni - Presidente
Letterato
Piera Cicuto
Letterata
Maria Luisa Di Marco
Editore
Massimo Fornicoli
Psicologo
Giorgia Grasso
Editore
Maria Giuseppina Libriani
Letterata
Ardelio Loppi
Giornalista
Paola Testa - Segretario, senza diritto di voto
PREFAZIONE
Ardelio Loppi, ideatore del Premio
Il racconto dell’Amerino
E fanno dieci. Chi l’avrebbe detto che questa nostra Associazione, Poggio del Lago, di cui mi onoro di essere Segretario, potesse raggiungere un simile traguardo? In effetti la kermesse a cui il Premio Amerino faceva inizialmente da evento collaterale, MestierAria, una rassegna di Alto Artigianato legata alla ceramica, di cui Vasanello vanta antica tradizione, è andata a farsi benedire ormai parecchio tempo fa, nel 2012. Un vero peccato, poiché oltre a presentare le eccellenze dell’artigianato di qualità che fanno l’orgoglio dell’Italia nel mondo, questo evento era contornato da tutta una serie di iniziative di grande spessore culturale. Il motivo del tracollo fu in gran parte dovuto alla deriva economica (ma forse soprattutto politica) a cui, già a partire dal 2008, anno della prima edizione, il Bel Paese si è pian piano abbandonato senza che purtroppo se ne intraveda ancora l’onda di riflusso. Tuttavia, prima del definitivo de profundis ecco il colpo di coda, ecco maturare l’idea di portare avanti almeno una delle iniziative che avevano caratterizzato MestierAria: il Premio Amerino, appunto. E andò, visto che siamo ancora qui.
Non c’è dubbio che siamo riusciti nell’impresa grazie soprattutto all’Amministrazione Comunale, senza il cui sostegno ben difficilmente saremmo riusciti ad andare avanti. Vanno inoltre ricordati i patrocini morali della Regione Lazio e dell’Università della Tuscia oltre all’importante contributo divulgativo fornitoci dal Corriere di Viterbo. Per non parlare del fondamentale, disinteressato apporto della Giuria. Negli anni ci sono pur stati degli avvicendamenti, il più delle volte dovuti ad impegni inconciliabili con la lettura dei moltissimi racconti, ma a tutti, indistintamente, va il nostro più sentito ringraziamento per averci regalato competenza e non poco tempo.
È stata una grande avventura. Intanto perché ci è stato dato di leggere tante bellissime storie, le migliori delle quali, grazie al Gruppo Editoriale Albatros-Il Filo, a nostro fianco fin dalla prima edizione, puntualmente raccolte nell’Antologia Quaderni Amerini
. Si è inoltre rivelato molto coinvolgente conoscere la gran parte degli autori dei racconti che ci hanno, di fatto, permesso di giungere fin qui. Mi riferisco ovviamente ai dieci finalisti di ogni edizione, puntualmente invitati alla cerimonia di premiazione. Persone dalle più disparate formazioni, personalità, occupazioni: pensionati, operai professori, studenti, medici, casalinghe, magistrati, imprenditori, avvocati, aristocratici persino. Tutti, ma proprio tutti ci hanno onorato della loro partecipazione, anche dall’estero. Persone molto diverse eppure identicamente motivate nello scrivere da quel vero e proprio furore culturale che, a buon vedere, le fa appartenere ad un’unica straordinaria tribù: quella degli scrittori. O, meglio, degli artisti più in generale. È allora opinione piuttosto diffusa considerare coloro che a vario titolo ne fanno parte come persone piuttosto eccentriche, un po’ troppo innamorate di se stesse e delle proprie opere. Gente presuntuosa, tanto per non girarci troppo intorno. Ebbene mi tocca sfatare questo luogo comune. In dieci edizioni dell’Amerino raramente ho avuto, abbiamo avuto questa percezione. C’è pur stato qualche raro caso, platealmente palesatosi non accettando il giudizio della Giuria, ma purtroppo è pia illusione credere che cultura ed intelligenza vadano necessariamente a braccetto.
Certamente la conoscenza con i nostri autori non è poi stata così approfondita, visto che l’unico momento di incontro ce lo hanno dato le tradizionali cene da Maria Rosa, il ristorante ufficiale
dell’Amerino, nel quale a fine premiazione non abbiamo mai mancato di infilarci tutti insieme per l’immancabile Cena di Gala, come pomposamente ci piace definirla, ma certe percezioni non abbisognano di prove del nove o lunghe frequentazioni. Si colgono e basta. Qui si sconfina però nel trascendente e la vostra pazienza sarà ormai al limite sospetto. E allora tagliamo corto.
Me li ricordo bene tutti quanti i vincitori di queste prime dieci edizioni.
A cominciare nel 2010 da Maria Laura Aloisi, con il racconto Il ladro
. Una ragazza guarda un po’ di Amelia, nel ternano, cittadina dove la Via Amerina si dirigeva in epoca romana e che attraversando questo nostro territorio ha perciò ispirato il nome del Premio. E manco a farlo apposta chi ti va a vincere quella prima edizione? Un’autrice di Amelia. Forse proprio per questo, allora, al momento della premiazione Maria Laura sembrava quasi imbarazzata, addirittura in colpa. Fece molta tenerezza un po’ a tutti noi della Giuria che, persino più imbambolati di lei, cercavamo in ogni modo di mascherare l’emozione: era la prima volta pure per noi diamine!
L’anno seguente, 2011, è la romana Maria Pia Marcorelli con Rondini e topi
a portarsi a casa il Premio. Una signora di rara eleganza, magneticamente intrisa dall’aura seppiata certamente vintage del racconto presentato. Si commosse fin quasi alle lacrime quando fu declamato il suo nome. Possiamo dirlo: quella di Maria Pia è stata l’opera intorno alla quale c’è stata finora più unanimità da parte della Giuria nell’assegnare il podio più alto dell’Amerino. C’è poco da aggiungere credo.
Nel 2012 ecco arrivare il turno della prima conterranea viterbese, di Caprarola precisamente: Elisa Moretti con Delenda Carthago
. Il suo bel sorriso conquista tutti, la sua gioia per la vittoria è a dir poco effervescente (meno tuttavia di quella della mamma al seguito, da molti per questo confusa per la vincitrice stessa!). Ma a dire il vero quell’anno tiene banco soprattutto un bizzarro scherzo del destino, che cito in breve. Nelle due edizioni precedenti nessun rappresentante della provincia di Viterbo era giunto alla fase finale. Eppure quell’anno accadde che Elisa si piazzò al primo posto e Alessandro Canu, altro conterraneo di Tarquinia, con Fuga dal carcere delle saline
… al secondo! Apriti cielo quando, a fine scrutinio, rigorosamente anonimo, la Segretaria del Premio ci svelò questa cosa. Dove stava il problema? In un Paese normale non ce ne sarebbe stato nessuno, ma visto che siamo in Italia in un primo momento a preoccuparci fu il timore di essere tacciati di bieco campanilismo. Ma da persone serie abbiamo tirato dritto e reso onore al merito.
Nel 2013 tocca al biellese di Vodo di Cadore Oscar Tison con Senza nome
. Oscar è un signore d’altri tempi, mi permetto di dire senza temere che si irriti per questioni anagrafiche! Ecco il motivo di questa considerazione. Accadde che l’anno seguente si piazzò al secondo posto, ma l’anno dopo ancora, nel 2015, non rientrò nemmeno tra i dieci finalisti. Ebbene, non appena inserimmo su Facebook la lista della decade di quell’anno, ecco immediatamente il primo mi piace
: di chi è? Suo, di Oscar, che come ripeto non era tra i finalisti. A quel punto, confesso poco deontologicamente, non ho potuto fare a meno di alzare il telefono e chiamarlo. Per dirgli quanto facesse piacere a me quel suo mi piace
.
Il 2014 è l’anno dell’alessandrino Gianluca D’Aquino con Ignis invictum
. Non abbiamo avuto il piacere di conoscere Gianluca poiché non intervenne alla cerimonia di premiazione. Giocandosi, come da regolamento, il premio in denaro che gli sarebbe spettato. Saputo della vittoria ha pur provato a buttare lì una qualche scusa affinché gli spedissimo lo stesso il malloppo, ma visto che non abbiamo l’anello al naso ci siamo limitati a spedirgli targa ed antologia. In buona sostanza era successo che, spaziando nel calderone del web, la nostra scrupolosa segretaria aveva pizzicato
Gianluca mentre, quello stesso giorno, ritirava un premio da un’altra parte! Simpatica canaglia. Ero quasi certo che nelle edizioni a venire lo avremmo di nuovo trovato nella decade finalista, ma non accadde.
Nel 2015 con Variabili armonie
è la volta di Paolo Pergolari, perugino di Castiglione del Lago. Una persona talmente discreta che, alla cena del dopo premiazione, nessuno avrebbe mai detto fosse proprio lui il vincitore. Niente di più diverso da una tizia che, non essendo rientrata nella terna dei vincitori, al termine della cerimonia di premiazione ha ben pensato di alzarsi ed involarsi palesemente incazzata verso l’uscita. Per carità, la cosa non ha tolto il sonno a nessuno, tuttavia lì per lì siamo rimasti un po’ tutti esterrefatti. Ma da questo è venuta una cosa buona: visto che dopo l’onta
subita la virago rifiutò persino la nostra ospitalità per la notte, noi abbiamo girato il suo coupon per l’albergo al Pergolari e signora, che, essendo della provincia di Perugia, da regolamento non ne avrebbero avuto diritto. Tiè!
Con Fuochi
, il 2016 è l’anno della vittoria della perseveranza del friulano di Udine Cristiano Caracci. Finalmente, mi tocca dire, visto che questo colto avvocato appassionato di storia antica arriva al gradino più alto del podio dopo quattro edizioni in cui aveva sempre raggiunto la fase finale, portandosi però a casa soltanto
un terzo posto nel 2010. Insomma, ormai era considerato uno di casa, e la sua commozione nel ricevere il premio è stata un po’ anche la nostra nel conferirglielo.
Nel 2017 a vincere è Saverio Maccagnani da Reggio Emilia con Adios
. Docente di Lettere e dirigente scolastico Saverio aveva già rischiato il colpaccio nel 2015 piazzandosi secondo e, per inciso, ancora l’anno scorso piazzandosi terzo. Discreto e sempre sorridente ci ha colpito per la sua affabilità, ben lontana dallo stereotipo di quello che una volta si chiamava il Preside, nell’immaginifico di tutti una sorta di Mangiafuoco!
2018 all’insegna del napoletano Giuseppe Sorrentino con La lettera di Spinoza
. Anch’egli persona di grande cordialità, un po’ come la seconda vincitrice dell’Amerino nel 2011 ha raccolto il quasi unanime consenso della Giuria. Oltre all’indubbio spessore letterario, del suo racconto ci ha colpito anche l’inquietante attualità viste le preoccupanti recrudescenze totalitarie che stanno montando un po’ ovunque negli ultimi anni. In esso sono infatti descritte le dolorose traversie di un grande pensatore che, così come Giordano Bruno, Erasmo da Rotterdam e Tommaso Campanella tanto contribuì alla causa del Libero Pensiero. Purtroppo però la Storia ci appare oggi sempre più come un cane che si morde la coda, impedendoci come troppo spesso accaduto di far tesoro dei tragici errori del passato.
Ed eccoci infine al 2019, l’edizione del decennale, con la romana Oriana Fiumicino impostasi in questa decima edizione con il racconto La ics
. Che dire di costei? Nulla purtroppo, poiché, ovviamente, state leggendo un contributo preparato ben prima della cerimonia di premiazione e quindi Oriana non la conosciamo ancora. Che succederà a margine della cerimonia di premiazione? Ci saranno nuovi aneddoti da citare tra altri dieci anni in occasione dell’Anniversario del Ventennale? Ma sì che ci saranno, come sempre, affinché il racconto dell’Amerino possa proseguire. Beh, direi che può bastare… tanti cari saluti e appuntamento al 2029.
Un particolare ringraziamento e un forte abbraccio al caro amico Sandro Ricci, intellettuale e poeta di grande spessore, Presidente della Giuria dal 2011 al 2016.
Primi tre classificati
1° classificato
LA ICS
Oriana Fiumicino, Roma
2° classificato
L’ETÀ DEI SOGNI
Anna Maria Veit, La Salute di Livenza - VE
3° classificato
IL RIFUGIO
Roberto De Angelis, Capranica - VT
La Ics
1°classificato
Oriana Fiumicino
Roma
Roma 12 giugno 1971 – Tiene a sottolineare di essere nata due volte, una a Roma l’altra a Milano. A otto anni, sotto la cattedra della maestra mentre inventa spettacoli con le marionette per i compagni di classe, capisce che il teatro è un posto scomodo ma bellissimo. Si ricorderà di questa scomodità all’università quando, iscritta alla Facoltà di Lingue, decide di seguire in piedi, per ore, le lezioni di Storia del Teatro. Conviene infine che è meglio sedersi e cambia facoltà iscrivendosi al DAMS. Sarà però la radio a darle da vivere. A Milano lavora come speaker e giornalista a Radio Marconi, Radio Deejay e, tornata a Roma, a Radio Capital. Al contempo segue un master in Teatro Terapia, studia teatro di narrazione con Laura Curino, Sista Bramini e Ascanio Celestini, segue corsi di scrittura con Giorgio Vasta, Raul Montanari e Rossana Campo. Un giorno si chiude in cucina con il padre, registra i suoi ricordi di bambino sulla guerra e si convince che De fame
è il titolo giusto per il suo primo testo drammaturgico. In libreria incontra per caso Nicolò Azoti, sindacalista ucciso dalla mafia, e racconta la sua storia nel corto teatrale Il Cappotto
. Mentre si abilita all’insegnamento con una tesi sulla grande migrazione degli italiani in America scrive WOP. Quando gli italiani erano WithOutPassport
, finalista al Premio di drammaturgia femminile Donne e Teatro
edizione 2018 e vincitore al Premio di drammaturgia Bianca Maria Pirazzoli
edizione 2018 (editori Morlacchi e Borgia). Nel 2019 scrive il corto teatrale La schedina
ispirato al nonno che da bambina tutti i sabati la portava al bar a giocarla. Dal 2010 insegna materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado, è moglie di Stefano e madre di Giulia per la quale, nel 2017, scrive e interpreta Orecchie Grandi
ispirato al GGG di Roald Dhal.
Motivazione della Giuria
Per la sorprendente capacità di zippare in un racconto il romanzo di una vita, anzi di due, intrecciatesi a suon di epistole durante la Seconda Guerra Mondiale per poi unirsi in matrimonio. La protagonista femminile è una delle tante Madrine di Guerra arruolate
dal fascismo per dare uno scopo a quei soldati, al fronte, privi di fidanzate e spesso di famiglie, ai quali il solo concetto di Patria poteva risultare alquanto straniante quale incentivo per farsi ammazzare. Tra una lettera e l’altra, emergono così due diversi punti di vista del conflitto. Quello di lei, a Roma, alle prese con le leggi raziali, i bombardamenti, le privazioni, la paura. E quello di lui, in Africa…
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La domenica era domenica solo se il sabato avevi fatto il tuo dovere. E mia nonna il suo dovere lo faceva tutti i sabato alle sette di sera.