Un bollente venerdì: Weekend a luci rosse 1
By Theo Lee
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Romance - romanzo breve (59 pagine) - In una placida giornata estiva, la diciottenne Brett scopre nella camera del cugino Mauro qualcosa di intrigante e allo stesso tempo sconvolgente. Un confronto imbarazzante assume presto risvolti peccaminosi...
Brett vive una tranquilla vita di provincia tra studio e amici. Bella, intelligente, autoironica, sessualmente vivace, vorrebbe di più dal suo ragazzo, Fulvio, che non sempre riesce a darle ciò di cui sente il bisogno: un rapporto più intenso e coinvolgente. Durante un weekend estivo nel quale restano soli in casa, tra Brett e il cugino Mauro scatterà un’attrazione proibita, preludio di eventi nei quali Brett si troverà coinvolta al di là di qualsiasi possibile immaginazione.
Theo Lee è un musicista con l'hobby della scrittura, a cui dedica saltuariamente un po’ di tempo libero. Ha pubblicato quattro racconti erotici, un romanzo breve di argomento sentimentale e una raccolta di aforismi.
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Book preview
Un bollente venerdì - Theo Lee
a cura di Aina Sensi
Theo Lee
Un bollente venerdì
ROMANZO BREVE
ISBN 9788825411171
© 2020 Theo Lee
Edizione ebook © 2020 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano
Versione: 1.0
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Indice
Copertina
Il libro
L'autore
Un bollente venerdì
I
II
III
IV
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Il libro
In una placida giornata estiva, la diciottenne Brett scopre nella camera del cugino Mauro qualcosa di intrigante e allo stesso tempo sconvolgente. Un confronto imbarazzante assume presto risvolti peccaminosi...
Brett vive una tranquilla vita di provincia tra studio e amici. Bella, intelligente, autoironica, sessualmente vivace, vorrebbe di più dal suo ragazzo, Fulvio, che non sempre riesce a darle ciò di cui sente il bisogno: un rapporto più intenso e coinvolgente. Durante un weekend estivo nel quale restano soli in casa, tra Brett e il cugino Mauro scatterà un’attrazione proibita, preludio di eventi nei quali Brett si troverà coinvolta al di là di qualsiasi possibile immaginazione.
L'autore
Theo Lee è un musicista con l'hobby della scrittura, a cui dedica saltuariamente un po’ di tempo libero. Ha pubblicato quattro racconti erotici, un romanzo breve di argomento sentimentale e una raccolta di aforismi.
I
Estate 2005
– Alzati, dormigliona. Sono le nove.
La voce di mia madre, il rumore delle persiane, la luce che invade la stanza. E io che mi raggomitolo nel letto, stringendo il cuscino intorno alla testa, cercando disperatamente il buio.
– Brett, mi hai sentito? Su, cara, fra poco arriva Marisa per riordinare.
– Uffa, mamma. Che palle, però! – protesto, ancora con gli occhi chiusi.
– Non vai al mare, oggi? È una bellissima giornata – insiste lei, gironzolando per la stanza e raccogliendo cose qua e là.
– Ma lo sai che prima delle dieci e mezza non mi muovo, no? – bisbiglio, stiracchiandomi.
– Beh, oggi andrai un po’ prima. Noi partiamo tra mezz’ora e la casa va tenuta per bene.
– E dove andate?
– Ne abbiamo parlato ieri, Brett! – mi dice, scoraggiata più che rassegnata. E sempre con quella vaga cadenza inglese che ancora conserva.
– Ah già, sì, hai ragione. In montagna, vero?
– Sì, e non vediamo l’ora. Tre giorni di pace e di fresco.
– Beati voi – dico, tanto per farla contenta. Sai che rottura! Tre giorni con i miei genitori, i miei zii e quella smorfiosa di mia cugina Claudia. Ha solo un anno più di me: lei 19, io 18. Differenza che giudica più che sufficiente per guardarmi con un certo distacco. Brutta non è, tutt’altro. Ma forse sarebbe un tantino più simpatica se solo non pensasse di essere una strafiga da calendario.
– Peggio per te e Mauro. Godetevi i 34 gradi di questo meraviglioso agosto – sogghigna, sottolineando con enfasi l’aggettivo.
Ecco; Mauro, suo fratello, per fortuna è molto diverso: semplice, alla mano, simpatico, oltre che uno gnocco proprio niente male. Ma è mio cugino, purtroppo. La riunione estiva è una tradizione familiare. Vengono da noi ogni anno, ad agosto. Per fortuna la nostra villetta è abbastanza grande, così resta spazio vitale per tutti.
– Brett, la colazione è pronta – insiste mia madre, forse per farmi capire che devo sloggiare.
Sarei molto più felice di chiamarmi Brett, se il cognome fosse quello di mia madre: Taylor. Ma, pur avendo il nome della protagonista femminile di un celebre romanzo di Hemingway, il mio cognome non è proprio da romanzo: Del Zoppo. Tra i tanti italiani che mia madre avrebbe potuto conoscere, vent’anni fa, in vacanza nel Belpaese, andò a incappare proprio in Alfredo Del Zoppo, giovane ingegnere dall’aspetto mediterraneo, che poi divenne suo marito. E, come si sa, i figli non assumono il cognome materno. A parte questo, forse dovrei preoccuparmi di altro. Per esempio, dei miei diciotto anni compiuti. Ma, studio a parte, compiuti per cosa? Sì, certo: l’università, il lavoro. In matematica me la cavo bene, e un posto nello studio d’ingegneria di mio padre non me lo toglie nessuno. Per giunta, uno dei migliori della città e dintorni. Di stenti, non sono destinata a morire.
Il problema è un altro, credo. Il solito conflitto tra ciò che senti di essere e quello che gli altri pensano che tu sia. E questo ti condiziona, non si scappa.
Alcune mie amiche l’hanno risolto sdoppiandosi: l’originale in casa, il clone fuori. O forse il contrario, chissà. Comunque sia, infilando una tale quantità di rapporti clandestini da perderne il conto.
A loro sta bene così, ma io non ci riesco, anche se è inutile negare che il mio tarlo sia il sesso. Credo che le altre vivano la questione con disinvoltura, tradendo regolarmente i propri ragazzi come se tutto faccia parte di una logica sottintesa. Cosa che a me crea qualche imbarazzo. Ma sanno godersi la vita, indubbiamente.
Godersela? Sarà proprio così, poi? Non ho termini di paragone utili a soddisfare la domanda.
Per il momento, resta la realtà quotidiana: immutabile, inesorabile.
Fra poco sarò al mare, saluterò i soliti conoscenti, sopporterò i soliti sguardi maschili; e aspetterò, da brava fidanzatina, l’arrivo di Fulvio. Tutto secondo copione. Immutabile.
A volte mi considero una diciottenne atipica. Amo più i libri del cellulare. E la natura, il mare, un po’ la solitudine, più delle discoteche e del cazzeggio inconcludente. Salvo poi rinnegare spesso e volentieri le mie tendenze.
Penso a tutto questo, mescolando latte e caffè. Mauro arriva appena in tempo per salutare, quando già tutti sono sull’uscio di casa con i borsoni pronti. Le solite raccomandazioni di mia madre; mio padre che le mette fretta; mia zia Elena che dice qualcosa a Mauro; mentre Claudia, tanto per cambiare, sbuffa. Completa il quadretto zio Nino, il fratello di mio padre, che aspetta fuori, leggendo il giornale aperto sul cofano dell’auto. Esco anch’io, seguita da Mauro; attendo che finiscano di caricare i bagagli, ultimi saluti e via. Finalmente sola. O quasi.
– Che fai, oggi? – mi chiede Mauro rientrando in casa.
– Le solite cose. Fra poco al mare. Tu?
– Rivedo qualcosa che ho girato ieri. Poi non so – mi dice, sorseggiando il suo caffè.
È un bravo fotografo, Mauro. Da qualche tempo anche video maker, e con un certo