Favole: Poesie in dialetto milanese
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Favole - Giorgio Bolza
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Intro
«Sbaglierebbe chi cercasse nelle poesie di Giorgio Bolza il racconto di fatti straordinari o la sottigliezza di astruse concezioni ideologiche o filosofiche. Osservatore attento dei casi più comuni della vita odierna, egli li sapeva ritrarre con particolare maestria, fedele nelle immagini e parco nei commenti. Talvolta amava soffermarsi nella rievocazione di tradizioni passate e il confronto della vita lenta e pacata dei nostri nonni con quella tumultuosa di oggi scaturiva spontaneo; senza rimpianti, però; senza recriminazioni, perché il poeta era e si sentiva figlio del suo tempo. Le sue poesie erano gustate, applaudite per il privilegio di farsi facilmente comprendere, di indurre - senza sforzo e senza artificio - a pensare. Per questo, fu forse il più popolare dei poeti milanesi contemporanei».
PREFAZIONE
Giorgio Bolza, amico caro e indimenticabile, in una delle sue lunghe e meditate visite domenicali – me le soleva annunciare qualche giorno prima – mi confidò, sin dallo scorso autunno, che aveva stretto accordi con un appassionato, colto e giovane editore per la stampa di tutta la sua vasta opera poetica. Mi sottopose anche il piano della pubblicazione, da farsi gradatamente, in varie riprese, incominciando dal libro delle «Favole» per proseguire con quello delle poesie rievocanti la «Vecchia Milano» e terminare con le «Poesie Varie» e con quelle de legg sott vôs .
Gli occhi, dietro le lenti, gli lucevano per l’intima soddisfazione; ma lo sguardo mite, dopo questo lampo di gioia, sembrò oscurarsi e vagare incerto. Infatti, a voce bassa, quasi timoroso di quanto stava per dirmi, il buon amico soggiunse: «Ti chiedo una promessa; desidero affidare a te la custodia del mio patrimonio artistico, nel caso ch’io scompaia. Promettimi di averne cura». Lo sgridai; non volevo che pensasse a malinconie; ma finii per promettere, pur di farlo contento.
Non pensavo di essere chiamato, a distanza di poche settimane, a mantenere così singolare impegno.
Ottimo e mite Bolza, amico raro per fedeltà e per sincerità, chi avrebbe mai pensato che ci avresti lasciato tanto presto?... La tua vita, così ordinata, semplice e composta, sembrava misurata su un ritmo di bella e lunga durata. Eppure tu, forse, intuivi la prossima fine; non mi avevi mai parlato dei tuoi anni, dei tuoi piccoli acciacchi; invece quella domenica vi insistevi con una eccezionale ostinazione; nulla valeva a distoglierti da quel pensiero; e oggi, mettendo le mani nelle tue carte, da te ordinate con particolare cura, mi sembra che il triste presagio ti abbia guidato anche in questo lavoro. Ecco qui, tutte le tue poesie: elencate, divise per argomento, pronte per la tipografia; ecco, l’unico romanzo da te ben congegnato e sobriamente condotto, di gustoso sapore milanese: Addio, Madonnina! del quale mi avevi concesso la primizia e che sarò ben lieto di far presto conoscere a tutti i buoni milanesi; ecco qui, i «Fogli sparsi del tuo taccuino», così ricchi di note, di osservazioni, di pensieri, così nostalgici nella loro rievocazione; ecco, i molti «copioni» delle tue briose commedie, dei tuoi delicati «atti unici», delle scene isolate, preparate per gli amici della «Famiglia Meneghina» o per le trasmissioni alla radio.
Tutta una vasta mole di lavoro, accumulata in anni e anni di paziente, solitaria meditazione e che solamente in questi ultimi mesi il caro