Battiti di ortiche fritte
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Battiti di ortiche fritte - Annamaria Renna
FRITTE
INTRODUZIONE
Siamo destinati a percorrere una vita predefinita, spesso ingiusta ma pur sempre sorprendente.
Questo libro è dedicato a Riccardo.
Un bambino mai nato a cui è stata concessa solo l’idea predefinita di vita.
L’egoismo, la mancanza di coraggio, l’abbandono sociale, la sfortuna. Tutte queste situazioni si sono alleate affinché lui non nascesse. Eppure lui c’era e c’è!
Il ricordo melodico del suo minuscolo cuore scandisce i battiti della sua mamma.
Lì vive felice acquartierato nel suo cuore, senza tempo.
Felice e libero.
Senza malattie né dolore.
Senza cattiverie ed egoismo.
Puro e celestiale.
CAMILLE
Ore 15:15. Lo sfrigolio dell’olio circondava la pallida ciambella, che sbuffava e sembrava sopportare malvolentieri la cottura. A mano a mano che veniva girata prendeva però un colore dorato che avrebbe determinato la fine del supplizio.
Olivia era rientrata da poco a casa. Senza neanche togliersi le scarpe si era lavata rapidamente le mani ed era corsa a prendere in frigo le sue ciambelle salate, lasciate in lievitazione prima di recarsi al lavoro. Adesso era in piedi di fronte alla padella, muoveva le gambe a mo’ di balletto e incitava le ciambelle a sbrigarsi a cuocere.
In realtà quella impazienza era dovuta alla pipì che faticava a trattenere. Quel giorno a pranzo aveva mangiato un panino con crudo e mozzarella, ma le avevano rifilato del prosciutto salatissimo e non aveva fatto altro che bere per tutto il pomeriggio.
Quella sera l’avrebbe passata a casa della sua cara Emma, insieme a due altre amiche, Patty e Camille. Un evento di importanza indescrivibile: finalmente dopo quattro anni le amiche si sarebbero riunite per festeggiare il ritorno di Emma e il suo nuovo amore.
La loro amicizia era diventata negli anni come un nuovo sangue, e il cibo era il loro modo di dire «ti amo». Per questo ognuna di loro avrebbe portato qualcosa da mangiare: Olivia optò per le ciambelle salate e per le frittelle alle ortiche, di cui tutte le sue amiche andavano pazze.
Le ortiche con il loro effetto urticante
avrebbero purificato il sangue, scacciando il male.
Camille avrebbe portato le papaccelle ripiene di tonno e feta sott’olio, insieme alla sua fantastica panna cotta condita da marmellata alle rose rosse, rigorosamente bio e preparata con le sue manine: amava i fiori e le conserve fatte in casa, che le riuscivano sempre alla perfezione. Se un giorno qualcuno avesse trovato un giardino fiorito nel deserto, quella sarebbe stata la prova tangibile che lei era passata di là.
Emma invece era bravissima a grigliare, mentre Patty non avrebbe fatto mancare la mozzarella freschissima e il pane casereccio di S. Sebastiano, il tutto condito con il suo smisurato affetto. Patty cucinava solo il minimo indispensabile per campare, ma aveva ben altre qualità: prima di tutto una saggezza e una conoscenza dell’animo umano che avrebbero sicuramente messo in difficoltà i migliori saggi della Storia. Era la più grande in quel gruppetto, ed era quella che silenziosamente e con saggezza le aiutava e consigliava in ogni situazione.
Olivia si muoveva in modo concitato e cuoceva gli ultimi pezzi di ortica per poter correre finalmente in bagno, quando d’improvviso squillò il telefono.
Le bastò dare un’occhiata all’orologio sul muro per capire chi la stesse chiamando. Gettò un rapido sguardo al cellulare, valutando se rispondere o lasciarlo suonare. Era certissima che non si sarebbe trattata di una telefonata breve: era Camille, e le loro chiacchierate erano sempre lunghe. Si erano conosciute quattro anni prima, e dopo una brevissima diffidenza da parte di Camille – una francesina di 47 anni, piccola di statura, molto magra, carina e corteggiatissima – era nata presto una bella complicità.
Ciò che aveva colpito Olivia di Camille era stata la sua scanzonata franchezza, unita a una semplice generosità. E avevano molto in comune. Si erano conosciute a un cooking show in un centro commerciale: entrambe grandi appassionate di cucina, entrambe squattrinate, entrambe madri sole di ragazzi ormai adulti e andati via di casa.
E poi la stessa onestà, la stessa schiettezza! Tanto Camille che Olivia possedevano quel quid in più che permetteva all’una di colmare i limiti e le mancanze dell’altra con i giusti consigli e gesti. Due donne senza sovrastrutture né protezioni, abituate all’incertezza della loro vita e a reinventarsi giorno dopo giorno. Molto coraggiose, ma fragili emotivamente.
Camille in particolare riusciva a essere sempre allegra e scanzonata, simultaneamente matura, affidabile e materna. Era libera e bella, non si nascondeva mai dietro falsi pudori, o peggio falsi moralismi. Non lasciava mai trasparire i suoi problemi e le preoccupazioni, era sempre sorridente: se le capitava di non riuscire a mascherare bene un problema te ne rendeva partecipe come se il suo fosse solo un racconto, e non una richiesta d’aiuto.
Alla fine Olivia decise di rispondere.
«Ciao Olivia, che stai facendo?» esordì Camille con una gran risata, come era stata sua abitudine fin dalla loro prima chiamata.
«Ciao, sono in cucina, sto finendo di friggere le ciambelle per stasera.»
«Stasera? Perché, dove vai?»
«Dove andiamo casomai, Camille… Non ti ricordi che stasera ci riuniamo